Il Traditore


Una passato insieme (Layla)

«Hathor dea della musica, della danza, della poesia e dell'amore vi sia propizia».
Colui che presiede la cerimonia pronunzia la benedizione prima di aprire la danza rituale.

La zaghroutah sale al cielo di una notte tiepida mentre le note che accompagnano l'azraq avviluppano come olio aromatico i corpi dei convenuti e degli sposi, trascinandoli in movimenti fluidi, sul piccolo battello nuziale che solca le acque chete del fiume, illuminate dalla scia argentea della luna.

A suggello dell'avvenuta unione, gli sposi vengono legati per i polsi, l'uno all'altra, da nastri di bisso puro, lo stesso intarsiato nei ricami trapunti sulle vesti nuziali dei due novelli realizzate in filato makò dell'omonima zona di provenienza.

L'hanno deciso di getto, senza organizzare nulla. Non necessitano di pompa magna due anime che si appartengono. È stato semplice. L'idea è nata una sera che Marc e Layla erano su un piccolo taxi boat che li trasportava da un capo all'altro del Cairo. Alcuni occupanti avevano iniziato a danzare mentre le donne intonavano il tipico canto del buon auspicio. A Marc era piaciuto. Layla si era accorta di come gli occhi gli si erano incurvati in un riso silente.
Layla ricorda ancora quella volta, perchè le rare volte che qualcosa di simile a un sorriso compariva sulle labbra di Marc Spector, la cosa possedeva un che di miracoloso.

Dopotutto l'archeologa se n'era innamorata per la sfrontatezza, lo spirito da avventuriero così simile al proprio e l'infinita malinconia che ha sempre conferito all'ex marine l'aura di mistero che tanto l'aveva stregata.

Gli uomini non sono di tante parole.– sua madre glielo ripeteva spesso, da bambina. E Layla rammenta non lo fosse nemmeno suo padre.

Era una ragazzina, quando il dottor El-Faouly fu assassinato, durante un'importante spedizione di ricerca, eppure le riaffiora alla memoria la tenerezza dei gesti carichi di un affetto che non le faceva mancare. Gli stessi che rivede in Marc. Un mercenario, certo. Calcolatore, capace di uccidere un uomo a sangue freddo, questo Layla lo sa; non ha unito il proprio cuore a quello di un essere umano comune. Determinate scelte di vita presentano uno scotto da pagare.

Tuttavia le mani di Marc sono capaci di una immensa dolcezza che riserva solo a lei. E sono pure sporche di sangue. Di assassini, è vero. Nonostante ciò tante volte Layla si è chiesta la differenza tra i contrabbandieri e loro che, seppur archeologi, altro non fanno che trafugare beni d'inestimabile valore muniti di comode coperture chiamate "autorizzazioni governative". Tuttavia il risultato non cambia: andrebbero tutti catalogati alla stregua di ladri. Il bottino appartiene al più lesto. A chi apre il fuoco per primo, su chiunque – per necessità, s'intende – pur di ottenere la ricompensa finale. In fondo si somigliano lei e Marc, per questo le è piaciuto subito. Abile e spregiudicato, nell'intimità un amante dedito e generoso, al pari di quanto determinato sia a portare a termine una missione affidatagli.
Per questo ciò che li lega è forte come la morte, anzi più di essa stessa.

Un passato insieme (Marc)

Il suo promesso la ammira in un sorriso sornione da dietro la cortina di seta delle lunghe ciglia scure. È divertito dai suoi movimenti farraginosi, sarà così finché non avranno terminato la danza: le mani di marito e moglie incrociate. Gli sposi seguono l'improvvisato ministro di culto in un triplice giro intorno al tetrapodion al canto di tropari. Alla fine della danza, colui che ha officiato il rito ortodosso toglie la corona di fiori e foglie dal capo dei coniugi, li benedice col sacro crisma tracciando tre croci sulla fronte di ognuno e li invita a baciarsi, mentre i presenti festeggiano e porgono loro gli auguri.

«Ana bahebak, taballur jips» le soffia all'angolo delle labbra, tra le efelidi bronzee sulle guance di velluto.

«Bahmot feek, rohy» risponde lei.

Quella notte non dorme Marc. E non è una novità per lui. Dalle vetrate della camera nuziale osserva il vento sospingere la sabbia delle dune, ne ode il sibilo tagliente ululare attraverso gli infissi dischiusi appena. Esso solleva le tende leggere, a lambire il bordo del talamo e i ricci neri della sposa che giace sul petto dell'amato. Mugola appena nel sonno, lei, quando l'uomo, in maniera premurosa, le ricopre con le lenzuola una spalla nuda, dopo avervi impresso lieve il marchio delle proprie labbra.
Il delicato tocco di quel bacio, insieme allo simún, increspano di brividi l'incarnato eneo della giovane mentre preme maggiormente il viso nell'incavo del collo del suo uomo, a godere, persino mentre dorme, degli effluvi aromatici della sua pelle.

Tic-tac, Marc Spector, tic-tac.

Il mercenario abbandona il letto in un moto di stizza. Serra a dovere le tende, ché il becco ossuto lo lasci in pace la prima notte di nozze. Non è disposto a condividere con lui finanche quel momento così personale.

Si muove adagio per non svegliare la compagna per poi, piano, la riprende tra le braccia. La stringe attento a non destarla. È il dono più bello di una vita senza amore. Layla ha preso tutto di lui, i silenzi, l'animo oscuro. Senza fare domande lei gli fa dono di qualcosa che Marc non ha mai conosciuto: le parole senso d'appartenenza, famiglia, prendono forma nel sorriso e tra le braccia di rosa del deserto. Come un cristallo prezioso, lei scintilla di mille sfumature. Non è una donzella indifesa. Scaltra e addestrata da anni di studio e lavoro nei bassifondi, taballur jips è munita di coraggio e una corazza resistente. Ha riconosciuto se stesso in lei. La tenacia, la forza. Layla El-faouly ragiona come un uomo, parla come un uomo, agisce da tale. Pragmatica, calcola il rischio al millimetro.
Mangia come un uomo, beve come un uomo. Non è un arboscello che il caldo del deserto possa essiccare. È una roccia resistente e tagliente. Si mimetizza sotto le sabbie di un sembiante angelico che sfrutta a proprio vantaggio per irretire avversari potenti che saprà come raggirare in seguito. La sua Layla non è un fiore comune, ma una rosa del deserto.

La stringe un po' di più a sé e, anche nel sonno, lei lo sente e ricambia, artigliando appena le dita sulla schiena di suo marito.
Marc immerge il viso nei suoi ricci scuri, ne aspira il dolce sentore agrumato che lo culla. Chiude gli occhi e una pace che non prova da tanto lo pervade. Stanotte non c'è posto per nessun altri che lei.

Il rostro ossuto è proprio lì, dietro le spesse cortine da camera. Lo ha chiuso fuori, Marc, insieme alle parti bizzarre della sua persona. È una mente affollata, quella di Spector. Non stanotte però. Becco parlante sbuffa la sua frustrazione dietro i vetri, può sentirlo alitargli sul collo, quasi.

Stringe più forte la sua rosa del deserto. Sa che Khonshu la vuole. È un dio geloso. Da che è un bambino, Marc è sua proprietà e, se non può avere l'esclusiva, Khonshu dà, Khonshu toglie. Toglie a Marc la ragione, i suoi affetti. Gli ha portato via suo padre facendo credere a Elias che fosse pazzo e pericoloso, al punto di doverlo rinchiudere in un manicomio.

Ora vuole Layla, in modo che Marc sia costretto a restare al suo servizio. La vuole perché, da quando c'è lei, l'incarnazione terrena della divinità egizia della luna s'è rammollita. È divenuta lamentosa e insicura. Permette alla sua mente disturbata di interferire nei piani che un dio dispotico e strambo ha in mente per il suo manichino personale. È divenuto indisciplinato, Spector. La ragazza ha fegato, invece. Khonshu è certo che lei non si farebbe tutti gli scrupoli di un uomo pieno di sensi di colpa, che diventa ogni momento più debole, specie quando nei momenti lucidi ricorda i propri misfatti.

Marc serra le palpebre tra i capelli della donna che ama. Ha paura possa svanire al risveglio, così vuole restare vigile per non perderla, ma la stanchezza ha la meglio e, sopraffatto, s'addormenta tra le braccia di colei che lo ama senza inchieste.

Dorme ora, Marc, e la mente lo trasporta in un passato doloroso.

Ricorda, verme! La ragazzina. E tutto il resto. Sei stato tu.

The Jerk, lo stronzo – Alterazioni psicotiche

Sì, la ricorda, in un dormiveglia tormentato da visioni nefaste.
Li ha uccisi tutti. Le mani tremanti grondano sangue fino agli avambracci. Ha gli occhi fuori dalle orbite mentre sfila i cappucci con i quali ha coperto i volti delle vittime. Cade sulle ginocchia, in preda all'orrore, quando riconosce il volto, deformato dal foro del proiettile di una calibro 38, dell'uomo che per lui è stato un amico e un padre: il dottor Aralune e accanto lo stimato collega del Cairo. La testa ovattata, le dita ad asciugare un rivolo del violento conato di vomito che non ha trattenuto alla vista dello scempio di cui è stato capace.

– Stronzo, sei stato tu!– una voce strisciante serpeggia in tono sardonico nelle tempie che martellano. Lacrime di un tormento che si rinnova senza soluzione di continuità gli offuscano gli occhi. Un vociare concitato giunge alle sue spalle; si volta in tempo per vedere gli uomini di Bushman puntare la pistola verso una ragazzina. La strattonano per i capelli con violenza, scaraventandola al suolo. Uno degli scagnozzi, un viscido prossimo alla quarantina, le sfiora una coscia, con fare lascivo, in un'espressione compiaciuta. Fa risalire le sudice dita lungo il fianco fino a insinuarle sotto la t-shirt immacolata, ora sporca di terra, la cui stoffa leggera copre le forme acerbe di colei che è solo una bambina. Non avrà più di quattordici anni. Altri due, della stessa età del primo, la tengono per le braccia, schiena al terreno. L'hanno imbavagliata per attutirne le urla e perché non possa morderli, come poco prima. Sono tutti intenti a pregustare il momento di spassarsela a turno.

Essere inutile, te ne stai ancora a guardare? Ti godi lo spettacolino, pervertito?

«Taci, maledetto!» sibila Marc a denti stretti.

Una pugnalata alle spalle arresta la mano viscida sullo stomaco immacolato della giovanetta.

L'urlo che si leva dalla gola dell'animale distrae gli altri due, prima che stramazzi al suolo. Marc si scaglia su di loro con tutta la veemenza che ha in corpo. Viene mancato più volte dagli affondi dei coltellacci degli energumeni di Bushman; la sua costituzione, più esile di quella degli avversari, gli consente notevole vantaggio. Come una scheggia, elude gli attacchi riuscendo ad arrampicarsi su un muricciolo abbastanza alto da garantirgli una posizione di vantaggio che gli permette di piombare loro alle spalle, ancora. Con uno slancio si aggrappa al collo di un altro degli uomini, recidendogli la giugulare di netto. A breve fa lo stesso con l'ultimo rimasto, mentre lancia un'occhiata alla ragazzina.

La riconosce. È la figlia del collega di Aralune, al Cairo. È giunta insieme a suo padre per la prima spedizione che l'avrebbe iniziata alla carriera da archeologa. La ragazzina lo fissa con occhi atterriti. Ha il viso e i vestiti sporchi del sangue che, durante il combattimento, le è schizzato addosso. Marc le sussurra qualcosa per rassicurarla che non intende farle male. Lei trema, terrorizzata, fino a che le mani di Spector non la liberano del pezzo di stoffa che le ha segnato il viso da parte a parte. Una volta slegata, corre verso i corpi riversi su loro stessi, poco lontano.
Un guaito straziante si leva inutilmente contro il sole che picchia sulla piana degli scavi. Un uomo esanime giace tra le esili braccia di uno scricciolo devastato dal dolore. Ha due occhi scuri e furenti come una notte di burrasca. Impreca qualcosa a un fato inclemente che le ha portato via suo padre. Con occhi vitrei e carichi di rancore osserva l'uomo di fronte a lei. Marc non è in grado di decifrare come si senta, le va incontro per assicurarsi di metterla in salvo ma un violento colpo alla nuca gli fa perdere i sensi.

Si risveglia di soprassalto in assenza d'aria. La sua sposa dorme serena accanto a lui. Ne ricorda gli occhi che sanno di una conoscenza antica, ben più datata dell'incontro nel deserto del Wadi Rum in Giordania. Ha volontariamente rimosso quei ricordi Marc. Si ritrova dove non vorrebbe. Ripercorre, in preda a un rimorso bruciante, il patto sottoscritto ai piedi della statua di Khonshu dove fu abbandonato ormai morente, dopo l'agguato.

La divinità gli promise di mantenerlo in vita e guarirlo. Marc accettò e, in cambio, Khonshu garantì al mercenario che nessuno avrebbe associato la sua persona all'omicidio di Jeremias Aralune e dei suoi collaboratori. Marc chiese alla divinità di dimenticare, anche lui, quegli accadimenti orribili legati alla perdita dell'amico Jeremias.

Khonsu però lo rivuole a suo servizio e viene meno al patto col mercenario. Cambia le carte in tavola e restituisce a Marc ricordi confusi e dolorosi, persino nel sonno della sua prima notte di nozze.

Nei ricordi della sua mente confusa, al risveglio dell'incubo in cui rivive la morte di Jeremias e del padre di Layla, Marc pensa, di fatto, di aver compiuto la strage per amore di guadagno e di essersi fatto corrompere da Bushman, alla fine, ai danni di Aralune. Invece il destino lo ha giocato perché Bushman si è servito di un insospettabile braccio destro per dare anche a Marc il benservito. Questo però Spector, non lo ricorda. Konshu manipola la sua mente già turbata.

Gli occhi colmi di disperazione, si riveste silenziosamente. Rivolge un'ultima occhiata alla sua sposa ancora addormentata. Non potrà più guardarla né toccarla. Non ne è degno. Ha tradito anche lei. Una solitudine eterna è il salario dei suoi molti peccati.

Abbandona l'albergo poco prima del sorgere dell'alba. Il becco parlante è lì pronto a raccogliere il figlio prodigo, che gli riserva un'occhiata carica di puro disprezzo.

Tic-tac, Marc Spector, tic-tac.

Spazio Autrice:

Zaghroutah: è una forma di suono vocale, tra il canto e l'ululato, che viene praticata dalle donne in tutto il Medio Oriente e in vari paesi del sub-continente africano. La zaghroutah è il suono che per eccellenza rappresenta l'immensa gioia, e viene di solito eseguita in occasione di matrimoni. Viene mostrata nell'episodio tre della serie Moon Knight, mentre Marc e Layla si trovano sul battello che li sta conducendo dall'antiquario Anton Mogart.

Azraq: danza tradizionale egizia.

Tetrapodion: una credenza dove all'interno sono contenuti i calici utilizzati durante un rito matrimoniale ortodosso.

Tropari: canti di natura processionale.

«Ana bahebak, taballur jips»: «Ti amo, rosa del deserto.»
«Bahmot feek, rohy»: «Ti amo da morire, anima mia.»

Simún: vento del deserto.

In questo capitolo ho evocato i trascorsi tra Marc e Layla, ponendoli su due piani temporali tra passato e presente. Tutta la narrazione si dipana in questo modo.

E sì, nella mente di Marc alberga, come da canone, un terzo alter sanguinario: Jake Lockley. È lui la mano assassina. Né Marc Spector, né Steven Grant. Tuttavia i ricordi del mercenario sono ancora alterati dal suo disturbo dissociativo di identità, potrebbero pertanto non corrispondere pienamente alla realtà. Senza contare che anche Khonshu si diverte a tormentarlo per tenerlo sotto il proprio giogo. Non ci resta che continuare questo viaggio per scoprirlo.

A presto, figli della vendetta.

Nives🌙

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