Capitolo 40 - Preservare la scintilla

La Gazzetta del Profeta

N° 102.224

19 Giugno 2022

Parlamento Prevede Guerra, ma Scintilla di Ribellione ES spenta, Afferma Fonte

Il Parlamento Magico ha preso le redini alla vigilia di una guerra, afferma un membro. Con Caymus Stillens che si fa sempre più audace, sembra sia solo questione di tempo prima che la guerra cada su di noi. L'ufficio auror sta ricevendo rinforzi, e Harry Potter è stato ri-confermato come Capufficio dell'Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, il che dovrebbe consolare parecchi lettori. Ciò è avvenuto nonostante le voci secondo cui Potter sarebbe il capo del misterioso ES, voci che Potter ha dichiarato essere infondate.

Tuttavia, molti membri chiave dell'ES sono stati rimossi da membri leali della comunità. Tra di essi ci sono Hermione Weasley, funzionario di alto rango nel vecchio Ministero; Lee Jordan, conduttore di un famoso talk show radiofonico; e Kalì Patil, una professoressa di Hogwarts. Costoro, assieme a molti altri, si sono trovati all'improvviso senza un lavoro, e il pubblico è avvisato che interagire con loro potrebbe rappresentare un pericolo per le persone. Per una lista completa di membri dell'ES, andare a pagina B7...

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I G.U.F.O. sembravano molto meno stressanti ormai, per qualche motivo.

Forse era il fatto che non reggevano il confronto con lo stress di guardare il Parlamento Magico formarsi. Nei giorni successivi, dozzine di persone con legami con l'ES vennero licenziate dai rispettivi lavori in tutta la nazione. Molte dozzine in più vennero licenziate perché sospettati di avere legami con l'ES, ma di fatto non ne avevano. Noi osservammo col fiato sospeso, ma in qualche modo sia il signor Potter e il signor Macmillan si tennero il lavoro. Albus e Lacy passarono ore a farci ipotesi sopra, ma nessuna era migliore dell'idea iniziale di Wren: il Parlamento aveva bisogno di un forte supporto popolare. E quando si trattava di difensori del popolo, il mondo magico non aveva meglio da offrire di Harry Potter.

Più confusionario fu il fatto che il signor Macmillan continuasse ad avere un lavoro. Lacy fu rapida ad assicurarci che ne era contentissima (dopotutto, la sua famiglia aveva a carico suo nonno al San Mungo, per lesioni da maledizioni avvenute durante la precedente guerra, quindi gli servivano i soldi), ma non lo capiva per niente. Albus offrì l'idea che licenziare il signor Macmillan avrebbe potuto coinvolgere inavvertitamente il signor Potter in qualcosa, praticamente affermando che dovevano essere tenuti entrambi o licenziati entrambi. O forse il signor Macmillan era diventato quasi altrettanto famoso per il pubblico; dopotutto, ormai di fatto l'ufficio auror lo gestiva lui, dato che il signor Potter aveva molti altri pensieri per la testa in quanto Capufficio dell'Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, e anche in quanto professore.

Teddy mi scrisse per dirmi che era riuscito a cavarsela in una perlustrazione del reparto auror alla ricerca di potenziali collaboratori dell'ES. Non sapeva come, tranne che per il fatto che era ancora in addestramento, ma non avrebbe protestato. Ora che le cose si erano messe così, era davvero importante avere membri dell'ES al governo. E ce n'erano, promise lui; la maggior parte dei membri dell'ES non erano ovvi come Neville Paciock o Ginny Potter.

Quindi I G.U.F.O. passarono monotonamente, almeno per noi. Gli altri del quinto anno non permisero a questi eventi di scavalcare le sempre più alte vette del loro panico. L'unica cosa che dava speranza alla maggior parte di loro era il sempre più vicino venerdì pomeriggio, giorno del nostro ultimo esame. A quel punto saremmo stati liberi, e saremmo tornati a casa la settimana dopo.

Ero mezza spaventata riguardo il tornare a casa. Sarei stata lontana dai miei amici, mentre Wren, Albus e James sarebbero stati tutti insieme. C'era un po' di macabra consolazione nel fatto che anche Colette sarebbe stata separata da loro, ma ben presto si trasformò in vergogna; almeno io avevo una bella famiglia, almeno potevo visitare i Potter, almeno non sarei stata del tutto sola.

Era grazie alla mia bella famiglia che ero solo mezza spaventata. L'altra metà era eccitazione. L'ultima lettera di Victoire conteneva una foto di lei, Teddy, e Charis. Charis era cresciuta così tanto da Natale. Toire aveva detto che appena qualche giorno prima aveva iniziato a gattonare. Non vedevo l'ora di vedere lei, o Toire, o zia Andromeda, o Teddy.

Prima che me ne rendessi conto, i G.U.FO. Terminarono. Incredibile. Tutto quel panico ed ansia per un paio di esami stupidi, e all'improvviso erano passati. Avremmo ricevuto i risultati verso Luglio, ci dissero gli esaminatori, ed eravamo liberi di goderci gli ultimi due giorni ad Hogwarts.

Uso 'goderci' nel senso più largo del termine, perché di certo io non me la stavo godendo. Credo sia giusto dire che James, Albus, e Colette erano nelle stesse condizioni. Perché? Perché Wren non aveva ricevuto alcuna notizia da qualcuno di connesso ai suoi genitori, e sembrava stesse cadendo nel panico.

"È passata una settimana," mi disse mentre mettevamo le cose in valigia sabato notte. Per lei era un compito facile; in qualche modo era riuscita a tenere i suoi effetti personali in ordine tutto l'anno. Io dovevo intraprendere spedizioni sotto il mio letto alla ricerca di calzini e libri dispersi. Al momento, ero nel bel mezzo di una di quelle spedizioni, e dovetti gattonare fuori per alzare lo sguardo su Wren.

"Lo so," dissi, rivolgendole un sorriso di supporto. "Ma andrà bene. Significa solo che Zaria non lo ha detto a tuo zio, il che può essere solo positivo."

"Oppure, significa che gliel'ha già detto, e lui vuole farmi soffrire facendomi aspettare," Wren suggerì, sedendosi sul suo letto.

Sospirai, mettendomi seduta anch'io e girandomi verso di lei. "Sono certa che non è quello."

"Non lo puoi sapere."

"Perché tuo zio dovrebbe voler aspettare?" Chiesi. "Ormai avresti potuto lasciare il paese."

"Ma non l'ho fatto," Wren puntualizzò. "Sapeva che non l'avrei fatto."

"Non vedo come potrebbe saperlo." Mi accigliai. "Non possiamo sapere per certo che Zaria gli abbia detto qualcosa. Magari nemmeno se lo ricorda."

Wren mi guardò scettica; entrambe sapevamo benissimo che Zaria Hempsey ricordava. "Perché non avrebbe dovuto dirglielo fino ad adesso?"

"Non lo ha incontrato ancora?" Suggerii.

"Improbabile. Era una dei suoi preferiti. Perché pensi che le abbia fatto bombardare il San Mungo?"

Alzai un sopracciglio. "A me non sembra proprio una grande opportunità."

"Forse ha altri piani per questa informazione," Wren disse, mordendosi il labbro. "Il che potrebbe essere peggio di qualunque altra cosa."

Le tremavano le mani. Mi alzai subito e mi sedetti vicino a lei, circondandola con le braccia. "Hey, andrà tutto bene," dissi piano. Lei appoggiò la testa sulla mia spalla, tremando tutta ormai mentre si faceva sfuggire qualche singhiozzo smorzato. "Ti prometto che non ti succederà nulla."

"Io... Ho paura, Astra. Non voglio morire."

Le accarezzai i capelli, cullandola avanti e indietro, senza sapere cosa dire. Perché, in tutta onestà, le mie parole e le mie promesse erano vuote. Non potevo impedire che le succedesse qualcosa, nessuno poteva. La sua paura era perfettamente valida, e questo la rendeva orribile a vedersi. Era ciò che spaventava anche me.

Dopo qualche minuto, Wren si rimise dritta, ormai calma. Si era tenuta tutto dentro durante la settimana, cercando di comportarsi normalmente. Non ero sicura che avesse avuto un attimo di solitudine da che eravamo tornati. Probabilmente le aveva fatto bene, era stata una possibilità per lasciar andare tutte le sue emozioni.

"Sai, ho desiderato davvero di morire, per tanto tempo," Wren disse piano, abbassando lo sguardo.

Sbattei gli occhi, colta alla sprovvista. "Tu... Davvero?"

Wren annuì. "È iniziato il primo anno, un po' dopo Natale. E... Non so di preciso quando ho smesso. Forse la scorsa estate. So di non essere il tipo di persona per cui qualcuno vorrebbe continuare a vivere, ma ho trovato voi, e voi lo siete." Alzò lo sguardo, guardandomi negli occhi. "Adesso non voglio più morire. Voglio vivere."

Riuscii a fare un piccolo sorriso. "Sono davvero contenta che tu voglia vivere, Wren, ma te lo prometto, sei una persona migliore di tutti noi messi insieme. Spero tu arriverai a voler vivere anche per te."

Wren sorrise, il tipo di sorriso che mi rivolgeva sempre quando apprezzava le mie parole ma non ci credeva davvero. Ormai mi ci ero abituata.

"Ascoltami, starai bene," dissi seria, non dandole il tempo di dirmi che mi sbagliavo. "Diciamo che Zaria lo dice a tuo zio. Puoi inventarti qualcosa per spiegarlo, giusto?"

"Forse," Wren disse, facendo spallucce. "Dirò che Carrow stava ascoltando, e che ho dovuto dire qualcosa di assurdo in modo che non credesse a Zaria, penso."

"Bene," dissi, sorridendo. "E se Zaria cerca di ricattarti, vai tu stessa a dirlo a tuo zio."

"Non gli importerà se mi minaccia," Wren disse. "Potrebbe addirittura andarne fiero."

"Ma a quel punto lei non avrà più niente con cui minacciarti," le feci notare. "E il fatto che l'abbia detto tu a tuo zio sicuramente lo renderà più incline a crederti, giusto?"

"Possiamo sperare." Wren sospirò. "Se... Se mi dovesse succedere qualcosa, però, Astra, promettimi che non farai fare a James niente di stupido."

Non potevo impedire a James di fare lo stupido allo stesso modo in cui non potevo tenere Wren al sicuro. Sorrisi triste e annuii, però. "Certo, ci proverò."

"Grazie." Chiuse gli occhi. "Ho bisogno di schiarirmi la testa. Non posso nascondere i miei pensieri se sto così."

Le diedi una pacca sulla spalla e tornai a terra, pronta ad inabissarmi di nuovo sotto al mio letto. "Scommetto che Colette ha un incantesimo."

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Colette aveva un incantesimo (uno coreano che le aveva insegnato suo padre quando ancora andavano d'accordo), e Wren disse che aveva aiutato, anche se era stato un po' scomodo. Funzionava sopprimendo artificialmente le emozioni. Wren era un po' più stabile anche senza di esso, però, e disse che pensava di sapersi gestire quando l'effetto sarebbe svanito.

Domenica mattina, Lily venne da noi (nella sala comune di Grifondoro, perché dove altrimenti dovrebbe stare una Serpeverde?). Strinse gli occhi e incrociò le braccia e si erse in tutta la sua altezza (che in effetti era un bel po'; lei ed Albus erano quasi alti uguale, ormai). Guardai gli altri, cercando di restare seria di fronte a quella chiaramente esagerata manifestazione di serietà. Che stava succedendo di preciso? L'avevamo fatta arrabbiare in qualche modo?

Finalmente decise chi di noi guardare male: Albus. Lui alzò un sopracciglio mentre lei lo fissava silenzioso per almeno trenta secondi. Alla fine, lui scosse la testa. "Ti serve qualc-"

"Papà mi ha appena detto dove siete andati," Lily disse, interrompendolo. "Sareste potuti rimanere uccisi."

"Beh, io sto un amore," Albus disse, alzando le mani. "Sapevamo quel che facevamo." Mastodontica esagerazione, quella era, ma non dissi nulla.

Lily alzò gli occhi al cielo. "Sì, come no." Poi lo abbracciò forte, cogliendolo di sorpresa. "Sono contenta che non ti sia fatto nulla."

"Grazie," Albus disse, rilassandosi e sorridendo.

Lily si tirò via subito, poi si girò verso Wren. "Sei molto coraggiosa, e spero davvero che tutto finisca bene." Abbracciò anche lei, poi si tirò indietro. "Okay, beh, comunque, devo andare a fare le valigie, e assicurarmi che Elmer e Pip sappiano in che giorni vengono-"

"Elmer e Pip?" Albus gemette. "Sono fastidiosi."

"Anche tu, ma noi non ci lamentiamo," Lily disse rabbiosa.

"Mamma sa che tu ed Elmer state insieme?" James chiese.

Lily fece una pausa. "No..."

James ghignò. "Davvero? Wow, interessante. Sembra il tipo di cosa che vorrebbe sapere... Insomma, dato che ti piace così tanto guardarla con Wren e me..."

"Non osare," Lily disse in tono di avvertimento. Prima che chiunque potesse commentare, James era corso su per le scale del dormitorio dei ragazzi, con Lily che lo inseguiva tirandogli parolacce a non finire.

"Beh, avvincente," Colette disse, alzando gli occhi mentre continuavamo ad andare verso il buco del ritratto. Era la nostra ultima colazione ad Hogwarts per quell'anno (e l'ultima volta che Colette avrebbe potuto darci la versione del Profeta delle notizie fino a Settembre, dato che il giornale era bandito universalmente nelle abitazioni dei Potter e dei Tonks).

"Avrei dovuto togliere dei punti a Serpeverde per volgarità," Albus disse, sospirando.

"Non servirebbe a molto ora," feci notare. "Abbiamo già più punti di loro. Arriveremo secondi, e loro arriveranno terzi, a meno che non succede che devi togliergli, tipo, 100 punti, perché così potrebbero finire sotto Corvonero."

Entrammo in Sala Grande, che era un turbinio di studenti che correvano da tutte le parti, mentre svolgevano le loro mansioni sociali dell'ultimo minuto. Noi, che non avevamo controversie da sistemare, ci sedemmo con calma all'estremità del tavolo di Grifondoro e iniziammo a mangiare. Albus sorrise verso le clessidre giganti contro il muro. "Sono davvero contento che abbiamo battuto Eris."

"Cosa intendi?" Chiesi.

"Ha detto a Wren e me che Corvonero avrebbe sicuramente avuto più punti di ogni altra Casa, se avesse potuto dire la sua," Albus spiegò.

"Mi sa che non ha avuto niente da dire," Wren disse.

"Oh, guardate, sta parlando con Kimmel," Albus disse sorpreso, indicando verso il tavolo degli insegnanti. Guardai in quella direzione. Eris era in piedi vicino alla preside, e annuiva seria. "Dite che si sta lamentando dei punti?"

Colette guardò tetra entrambe. "Che gente marcia. Spero cadano da un dirupo tutte e due durante le vacanze."

"È un po' violento," Wren disse cauta.

"Lo sono anch'io. Lasciami in pace." La posta era arrivata mentre parlavamo, e Colette alzò un giornale per coprirsi gli occhi. Wren sospirò.

"Quello è il Cavillo?" Albus chiese dopo un minuto. "Faith ha già iniziato?"

"A quanto pare," Colette disse, spostandosi a malincuore così che lui potesse vedere da sopra la sua spalla. "Sta sfatando le diffamazioni su di lei che il Profeta ha pubblicato martedì."

"E supporta l'ES!" Albus sorrise. "Ottimo!"

"Ecco un'altra cosa buona che siamo riusciti a fare," dissi. "Welling è scappato dalla scuola, e Faith è nell'ES, e aiuta col Cavillo."

"E il Parlamento prevede guerra, quindi non penso siano grandi obiettivi," Colette disse.

"Sapevamo da un po' che la guerra stava arrivando," Wren disse piano. "Non è una sorpresa."

In un certo senso lo era, però. Avevo sperato che l'ES avrebbe potuto occuparsi di Stillens in fretta, e che forse i suoi seguaci si sarebbero semplicemente disgregati. Magari non si sarebbe arrivati a niente di grosso. Sfortunatamente, non poteva essere così.

"Se riescono a convincere abbastanza gente a credere a ciò che scrivono nel Cavillo, allora forse la guerra non sarà così male. Non ci saranno troppe persone a combattere l'avversario sbagliato," Albus disse.

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Ci fu un banchetto la nostra ultima sera a scuola, come sempre. Lo saltammo. C'erano parecchi motivi dietro questa decisione.

Il primo: Kimmel era stata assolta dalle accuse di collaborazione con Welling e Stillens, sia dal Ministero che dall'ES. Colette aveva annunciato a voce alta che non voleva mai più vedere quella donna di nuovo, e che si sarebbe alzata e se ne sarebbe andata nel bel mezzo del suo discorso al banchetto (sarebbe stato sicuramente un ammasso di fesserie). Noialtri non volevamo che Colette venisse espulsa.

Il secondo: James aveva capito solo da poco che il "Controllo Smancerie" che sua madre aveva attuato durante le vacanze di Natale non si sarebbe fermato durante l'estate. Anzi, probabilmente sarebbe stato molto, molto peggio, perché Lily aveva scoperto in qualche modo che James e Wren si erano baciati (due volte!) e aveva immediatamente scritto a casa al riguardo. Lui voleva passare la notte accoccolato a Wren, prima di dover passare tutta l'estate a non meno di dieci Bibbie di distanza l'uno dall'altra.

Il terzo: nessuno di noi era dell'umore di festeggiare. Stillens aveva ottenuto esattamente ciò che voleva, e noi avevamo sventato esattamente lo 0.01% dei suoi piani. Wren ci assicurò che costringere Welling a fuggire fosse un'ottima cosa, ma sembrava del tutto insignificante se confrontato con l'immenso potere che Stillens possedeva adesso. Aveva già il MACUSA in pugno; ora poteva aggiungere il Ministero alla lista.

Il quarto: A causa di quanto detto sopra, io volevo davvero conoscere la sua prossima mossa. Aveva ciò che voleva, vero? A parte poche piccole, insignificanti cosucce, come il mio cadavere, o gli altri due Doni della Morte, non c'era altro che voleva dal Regno Unito. Ciò voleva dire che si sarebbe spostato altrove, adesso? Parte di me sperò che lo facesse, che non sarebbe stato più un nostro problema. Il resto di me sapeva che era una cosa orribile e crudele in cui sperare. Non avevamo avuto una vera occasione per parlarne, però, ed io volevo parlarne coi miei amici e vedere cosa ne pensassero.

Il quinto: Albus finse di avere mal di stomaco. Dico 'finse' perché sicuro come la morte non aveva mal di stomaco. Era solo una scusa per non farci spiegare gli altri quattro motivi a chi avesse chiesto.

"Il Profeta sta pubblicando una lista di noti cospiratori dell'ES in continuo aggiornamento," Colette ci informò da una poltrona vicino al camino. Il fuoco non era acceso, dato che finalmente era arrivato il clima caldo (beh, caldo per la Scozia).

"Non ce l'hanno ancora messo papà?" Albus chiese assentemente, mentre rovistava in mezzo alla gigantesca pila di oggetti persi e ritrovati che si era ammassata nella stanza nel corso della giornata. Non sapevo di preciso cosa cercasse.

Lei scosse la testa. "Non riesco a capire se sono solo incredibilmente stupidi o se c'è qualcosa sotto."

"Nessuno può capirlo," Wren disse.

James sospirò. "Il supporto pubblico non può essere così importante da dover tenere mio padre in mezzo."

"Forse preferiscono tenerlo dove possono controllarlo?" Suggerii. "Limitare ciò che può fare per l'ES facendolo concentrare sull'insegnare e sul gestire gli auror?"

"Forse c'entra anche quello," Wren disse, annuendo. "Quando... Cioè, se posso, cercherò di scoprirlo..."

A quel punto calò il silenzio. Colette aveva palesemente smesso di leggere, e fissava il giornale. Albus fissava il muro, facendo cadere la carta delle Cioccorane che teneva in mano. James si morse il labbro, e tirò Wren giusto un po' più vicino.

Mi ritrovai a fissare il pavimento. Se era una parola così orribile. Se non fosse successo qualcosa a Wren. Era un se così enorme, incombente, e nessuno di noi poteva fare assolutamente nulla al riguardo. Così tanti se mi occupavano i pensieri, e così tante cose dipendevano da essi. Se Teddy e Victoire riuscissero a stare al sicuro. Se le brave persone al Parlamento fossero riuscite a strappare il potere ai corrotti. Se Faith e Xenophilius Lovegood fossero riusciti a convertire le persone tramite il Cavillo. Se i membri dell'ES al Profeta fossero riusciti a smascherare Kyler Dillam. Se Welling fosse stato catturato. Se fossimo riusciti a sopravvivere tutti. Se il padre di Colette non l'avesse cacciata di casa, se i Potter fossero riusciti a restare a galla in tutta questa situazione, se Stillens non fosse venuto a cercarmi di persona. Se, se, se. Perché avevano inventato quella parola? Perché permettere che così tante cose tutte insieme fossero in quell'equilibrio precario? Non ero pesante abbastanza da far pendere la bilancia per nessuna di loro. L'impotenza mi schiacciò il petto, sentii la claustrofobia circondarmi come una nebbia.

"Qualunque cosa facciamo, falliremo," Albus disse abbattuto. "Non c'è alcuna speranza."

Per un attimo le sue parole restarono pesanti nell'aria. Tendevo ad essere d'accordo. Così tanti se. Di certo non tutti si sarebbero risolti a nostro favore.

"Non è vero," venne la voce di Wren, piccola nello spesso silenzio dei nostri pensieri. "Abbiamo l'un l'altro. Ci sono tante persone a combattere."

"Non è abbastanza," Albus disse.

Wren si sporse in avanti per vederlo. "Non lo sappiamo, Al."

"Odio non sapere," Albus disse. Lanciò la carta delle Cioccorane che teneva in mano verso la pila di oggetti assortiti. Veleggiò per aria (in modo molto deludente, devo dire) e atterrò delicatamente in cima alla pila. "Odio dover stare qui fermo a guardare tutto che si sgretola, e non poterci fare niente. Odio non sapere cosa succederà."

"Non possiamo mai sapere cosa succederà," Wren puntualizzò. "Non in modo sicuro."

"Possiamo avere un'idea abbastanza precisa," Colette disse. "Ma adesso? Niente."

Wren guardò entrambi. "Il mondo potrebbe sgretolarsi. Avete ragione. Non possiamo farci niente. Nessuno di noi è abbastanza forte da tenere insieme i pezzi da soli. La cosa importante è che non crolliamo anche noi. Dobbiamo avere speranza."

"Sperare che finisca bene, anche se ci vorrà un po' di oscurità per arrivarci," James concordò, sorridendo leggermente.

Wren annuì, senza neanche un accenno di sorriso. "E ascoltate, qualunque cosa dovesse succedermi, voi quattro non potete crollare."

"Non succederà nulla," dissi subito, sulla difensiva.

Wren mi guardò. "Non lo so, Astra, per quanto mi piacerebbe crederlo."

"Qualunque cosa accada, io sarò con te," James disse, prendendole la mano. "E se non ci sarò, verrò da te. Verremo tutti. Te lo prometto, non lascerò che niente ti faccia del male."

Wren lo guardò, e per un attimo pensai che potesse piangere di nuovo, ma non lo fece. Si limitò a sorridere, poi si guardò intorno. "Sentite, se non riuscite ad avere speranza per voi stessi, abbiatela per gli altri." Lei incrociò il mio sguardo, rivolgendomi un piccolissimo sorriso. Non riuscii a non sorriderle a mia volta.

"Che cosa intendi?" Albus chiese. Si era alzato dalla pila ed era venuto a sedersi vicino a me.

"La speranza è un'abitudine, Albus," Wren disse. "Fidatevi. So come ci si sente a perderla. Ma se ognuni di noi riesce ad avere speranza per tutti gli altri, alla fine inizieremo a trovare la speranza per noi stessi."

"Ha ragione," dissi, dando un colpetto col gomito ad Albus. "Ci siamo ancora tutti l'uno per l'altra, quindi non tutto è ancora perduto. Possiamo sperare per noi, almeno."

A quel punto gli occhi verde chiaro di Albus incrociarono i miei. Sorrise. "Forse hai ragione."

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Nel tragitto verso casa giocammo a Spara Schiocco con Rose e Scorpius. Anche loro due sembravano abbattuti, e mi chiesi quanto ne sapesse Rose dell'ES, e quanto aveva detto a Scorpius. I genitori di Scorpius ne facevano parte? Non volli chiedere. Ebbi il presentimento che la risposta fosse no.

Avere Rose e Scorpius lì fu positivo, perché ci impedì di parlare di cosa sarebbe potuto accadere a Wren. Quella conversazione non avrebbe raggiunto alcun risultato, eccetto far spaventare Wren ancora di più, e io sentivo che lei stava appena incominciando a riprendere le redini delle proprie emozioni.

Il Binario 9¾ era affollatissimo come sempre. Ci facemmo strada tra la folla, cercando la signora Potter e Teddy. Colette si accodò a noi, ed io non dissi nulla al riguardo. Non vedevo suo padre da nessuna parte, ma forse era in fondo al binario.

"Mamma!" All'improvviso Albus mi scansò, correndo ad abbracciare la mamma. In piedi di fianco a lei c'era Teddy; lasciai il baule che stavo trascinando e corsi da lui.

"Hey, piccoletta," disse lui, abbracciandomi e scompigliandomi i capelli. "I G.U.F.O. Sono andati bene?"

"Penso di sì," dissi, sorridendo. "Non vedo l'ora di andare a casa."

Sia Lily che il signor Potter raggiunsero il nostro gruppo dopo un po' (Lily aveva salutato Eviana, Pip, ed Elmer in lacrime, come se non li rivedesse mai più). Nel frattempo, il binario stava cominciando a svuotarsi.

"Colette, tuo padre è qui?" Wren chiese piano.

"No." Colette si guardò attorno. "Non c'è. Mi sa che torno con la Metropolvere."

"Da dove?" Albus chiese.

Tutti stavano rivolgendo la loro attenzione su di lei, adesso. Colette fece spallucce, un po' a disagio. "Paiolo Magico?"

"È abbastanza lontano," Wren fece notare.

"Non fa niente."

Teddy si fece avanti. "Io ed Astra dobbiamo prendere un taxi proprio per il Paiolo Magico, così possiamo andare a casa in Metropolvere. Puoi venire con noi."

"Grazie," Colette disse.

Non riuscii a capire cosa stesse pensando di preciso. Suo padre non era venuto a prenderla, però. Quindi si aspettava che lei non tornasse a casa? Quando uscimmo da King's Cross insieme, le diedi un colpetto con la spalla. "Se... Se ne hai bisogno, puoi venire a stare da me. Sono certa che a zia Andromeda non dispiacerà."

Colette si accigliò. "Non è necessario, ma grazie." Non insistetti oltre.

Dopo aver salutato un ultima volta i Potter e Wren, Teddy ci aiutò a caricare i nostri bauli nel bagagliaio. Quando la macchina partì, Teddy chiuse il vetro tra noi e il tassista e si girò verso di noi. "Indovinate?"

"Cosa?"

"Ricordate quei due tirocinanti che avete incontrato alla Gazzetta del Profeta?" Annuimmo. "A quanto pare, non si fidano molto del Parlamento, il che non è la reazione tipica. Sospettavano che ci fosse qualcosa sotto, perché voi quattro eravate lì appena prima che succedesse tutto. Oltre a questo, hanno scavato un po' e hanno scoperto i suoi legami con Stillens. E sono andati dritti da Michael Corner con le prove." Teddy alzò un sopracciglio, sorridendo. "Siamo appena passata da uno a tre membri dell'ES nella Gazzetta del Profeta."

Guardia Colette, sorridendo, e anche lei sembrava piacevolmente sorpresa. "Benissimo," dissi.

"Ora viene il bello: ad entrambi sono stati offerti posti come reporter amatoriali, inizieranno alla fine del loro tirocinio in autunno. Quindi sono nel posto perfetto per ficcanasare per noi." Teddy sorrise. "Non è magnifico?" Colette ed io annuimmo.

Quando ci fermammo fuori al Paiolo Magico, il tassista ci guardò in modo strano. Ovviamente, lui non vedeva nulla se non una zona molto decrepita di Londra. Aspettammo che andasse via per entrare.

Il pub era pieno da scoppiare di famiglie che mangiavano insieme. Vidi parecchi dei miei compagni di classe mentre attraversavamo la porta verso i camini, e ne salutai alcuni. Sembravano tutti così felici di essere insieme. Più che felici, in realtà: sembravano tutti un po' sollevati. Dopo tutto quello che era successo, tutti loro avevano superato un altro anno, ed erano di nuovo insieme. Io provavo lo stesso sollievo, in effetti, giusto un po'. Sarei tornato presto a casa.

Tededy fece andare prima Colette, per assicurarsi che se ne andasse davvero, e che non avesse intenzione di fittare una stanza al Paiolo Magico o cose del genere. Sorrisi e la salutai con la mano mentre lei spariva tra le fiamme, mentre Teddy faceva un incantesimo sul mio baule per farlo rimpicciolire in modo che potesse trasportarlo nella Metropolvere. Poi venne il nostro turno di andare.

La cucina era esattamente identica a come la ricordavo, tranne che per il cancello per bambini sulla porta verso il salone. Non c'era nessuno, ma c'era una pentola il cui contenuto si mescolava da solo. Mi spostai mentre Teddy appariva nel camino dietro di me. "Siamo a casa!" Urlò lui, ed io sorrisi mentre zia Andromeda si precipitava giù per le scale.

"Astra!" Mi diede un abbraccio e mi baciò la fronte. "Com'è andato il viaggio?"

"Bene," dissi, sorridendo. "Abbiamo giocato tutto il tempo a Spara Schiocco."

Zia Andromeda sorrise, annuendo. Mi chiesi se avrei avuto una sgridata sull'essere andata di nascosto al Profeta. Forse avrebbe aspettato che disfacessi i bagagli.

Un rumore al cancello per bambini mi fece girare in quella direzione. La piccola Charis aveva gattonato fin lì, ed ora stava cercando di tirarsi in piedi aggrappandovisi. Teddy sgranò gli occhi, e corse a prenderla in braccio. "No, tesoro, non puoi," disse. "Potresti farti male."

"Non credo che capisca cosa stai dicendo," dissi, sorridendo comunque.

Teddy sorrise a sua volta. "È una bambina molto intelligente, Astra." Guardò Charis. "Vuoi salutare zia Astra? Sì?" Me la passò.

Charis mi guardò coi suoi occhioni. Oggi erano blu, come i suoi capelli. Sorrisi, sicuramente non si ricordava di me, ma non mi importava. "Ma ciao, Charis."

Allungò una manina e mi prese i capelli. Mentre lo faceva, anche i suoi iniziarono lentamente a diventare biondi. Lei ridacchiò, e lo feci anche io. Provai un fortissimo senso di pace, lì in piedi, con Charis in braccio. Anche se il mondo stava per finire, perlomeno l'avevo vista sorridere di nuovo.

E all'improvviso, nel buco nero che era il futuro, mi sembrò di vedere una lucina. Era tutto ancora buio, oppressivo, spaventoso, ma qualcosa c'era. Qualcosa aldilà della disperazione e della miseria dell'arrendersi. Era speranza. In tutta quell'oscurità, la speranza era la scintilla che avrebbe illuminato la nostra via.




Spigolo autore

E finisce qui un altro libro!

Appena possibile pubblico il solito capitolo finale con curiosità varie. Stavolta ci saranno anche i Faceclaim dei personaggi principali!

Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento, e di andare a leggere l'originale che merita davvero.

Alla prossima!

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