Capitolo 36 - Una vera spia

La Gazzetta del Profeta

N° 102.215

12 Giugno 2022

All'ES Importa Davvero di Noi?

Nel corso degli ultimi mesi, molta dell'opinione pubblica ha trasferito la speranza di poter fermare Stillens dal Ministero ad un'organizzazione occulta nota come ES, o Esercito di Silente, apparentemente guidata da persone del calibro di Neville Paciock, Harry Potter, ed Hermione Granger-Weasley. Molti in tutto il paese sono del parere che questo gruppo stia facendo molto di più per ostacolare Stillens di quanto il Ministero sia capace. Tuttavia, noi al Profeta ci chiediamo quanto sia razionale affidare il nostro futuro ad un'organizzazione che non ci concede nemmeno un'intervista. Se un gruppo si rifiuta di rivelare le loro vere motivazioni, possiamo fidarci davvero?

~~~~

Entrai nel teso silenzio quasi-totale dell'ufficio, e per un attimo mi chiesi se fosse rimasto così tutto il tempo. Wren era ancora inginocchiata vicino a James, che non sembrava essersi mosso. Lei che gli stringeva forte la mano, sussurrandogli che era tutto okay, era l'unico suono che rompeva il silenzio. James poteva solo fare smorfie di dolore.

Albus incrociò il mio sguardo dal punto in cui era seduto contro il muro; almeno adesso aveva ripreso consapevolezza. Si era alzato le maniche del maglione, ed io mi morsi il labbro. Era come se avesse lasciato le braccia su un fornello acceso per un intero minuto. Resistetti alla voglia di correre da lui.

Colette camminava avanti e dietro, ma si fermò quando entrai. Aveva un aspetto furioso, e ricordai a me stessa di non farla mai arrabbiare così tanto. Anche senza bacchetta, sapeva essere alquanto spaventosa.

Kimmel era seduta alla scrivania. Pareva stesse facendo del suo meglio per fingere che non ci fossero studenti nel suo ufficio, sfogliando documenti e accorgendosi a malapena che fossi arrivata. Quando entrai, però, Welling si staccò dal muro su cui si era appoggiato, e allungò la mano. "Fammela vedere."

Andai da lui e gli diedi la lettera falsa. I suoi occhi scannerizzarono la pagina, poi la fece cadere sulla scrivania, proprio di fronte al viso di Kimmel. Lei la guardò, sbattendo gli occhi, poi sospirò e posò i documenti. "Soddisfatto, Ferdinand?"

"Non direi." Fece segno a Wren di alzarsi. Lei lo fece, lentamente, guardandomi incerta. James provò ad alzarsi a sua volta, ma subito fece una smorfia e tornò giù. Per fortuna, Welling non prese di nuovo il guanto; adesso giaceva abbandonato su uno scaffale. Mi chiesi come funzionasse; qualcuno doveva indossarlo perché bruciasse gli altri? Se lo avessi afferrato subito, mi avrebbe fatto male?

"Cosa dice la lettera?" Welling chiese a Wren, indicando la pergamena che ora Kimmel stava leggendo.

"Io... Non l'ho memorizzata, signore," Wren disse piano.

"A grandi linee," Welling disse con voce esasperata.

Mi morsi il labbro. Indovina, per favore. Wren si irrigidì di pochissimo, senza che i suoi occhi lasciassero il preside. "Um... Era da parte di mia madre." Welling alzò un sopracciglio; quella era la parte facile. "In poche parole ah detto... Ha detto che vorrebbe tanto che io torni da loro," Wren continuò. Quasi mi afflosciai per il sollievo, ma un'occhiataccia di avvertimento di Colette mi fermò. "Dice che mi ama," Wren finì con un quasi-sospiro, finalmente osando guardarmi.

Welling la fissò furioso per parecchi lunghi secondi, poi agitò una mano. "Fuori. Se vi becco di nuovo in quest'ufficio senza esplicito permesso, sarete peggio che espulsi."

"Possiamo riavere le nostre bacchette?" Chiesi, correndo verso Albus per aiutarlo ad alzarsi.

"Ma certo, cara," Kimmel disse, alzandosi prima che Welling potesse rispondere. Prese tutte e quattro le nostre bacchette dalla scrivania e le diede a me dopo che ebbi tirato Albus in piedi.

"Quella di Colette?" Albus chiese, accigliandosi. Capii che forse non aveva prestato molta attenzione prima.

Kimmel posò la bacchetta di Colette nella tasca del proprio mantello. "Con lei ne discuteremo dopo," disse lei, senza guardar nessuno di noi. "È una bella ricaduta." Colette la guardò malissimo, ma non protestò.

Welling sembrò ritornare ad essere il silenzioso, spaventoso solito sé stesso ormai, limitandosi ad annuire e guardare. Kimmel era di nuovo al comando, o così sembrava. Mi chiesi se lo era mai stata davvero.

Ci vollero sia Wren e Colette per alzare James e tutti e tre noi per aiutarlo a scendere le scale. Provava così tanto dolore che diceva di non riuscire a respirare. Sia Albus che Wren avevano delle brutte ustioni sulle braccia, notai, ma Wren non sembrava essersi resa conto della sua finché non gliela feci notare io.

"Oh. Mi ero dimenticata," disse piano. Sbatté gli occhi verso il suo braccio, dalla manica quasi carbonizzata. "Io..." Sgranò, gli occhi, e raggelò all'improvviso. "No..."

"Cosa?"

Wren guardò tutti noi. "Sapevo che mio zio avrebbe avuto altre spie qui... Ma non ho mai pensato..."

"Cosa c'è?" James chiese preoccupato.

"Vi ricordate l'ultimo dell'anno?"

"Ho passato tutta la notte a sparare musica babbana a tutto volume perché mio padre dice che mi rende una disgrazia," Colette disse in automatico.

Wren sbatté gli occhi confusa, poi scosse la testa. "No. La festa dei Potter."

"Difficile dimenticarla," Albus disse. "Perché?"

"C'era una persona che mi ha afferrato il braccio, e in qualche modo mi ha ustionata, ricordate? Aveva dei guanti, e chiaramente non si stava facendo male, ma mi ha bruciata. La signora Paciock non è mai riuscita a togliere del tutto la cicatrice."

Wren non dovette aspettare che collegassimo i puntini. "È... È proprio uguale," sussurrai. "Questo vuol dire..."

Colette sbiancò totalmente. "Oh no." Guardò tutti noi. "Come ho fatto a non capirlo?"

"Beh, Wren ha solo adesso fatto il collegamento," Albus disse. "Sono passati solo quindici minuti, giusto?"

Davvero era passato solo un quarto d'ora? Sembrava passata un'eternità da quando avevamo salito quelle scale. Scossi la testa, concentrandomi sull'altra cosa che Albus aveva detto. "Questa... Questa non è la prima volta che hai visto Welling farlo, giusto?"

Colette fissò il pavimento per un attimo, poi scosse la testa. "No. Vi ho detto che era uno psicopatico."

"Tu..." Albus sgranò gli occhi mentre arrivava alla stessa conclusione a cui io ero arrivata poco prima. "Merlino, Colette, mi dispiace così tanto... Non ti abbiamo creduto, e loro erano... Così?"

"Siamo pessimi amici," dissi, mordendomi il labbro. "Mi dispiace. Davvero tanto."

Colette stava scuotendo la testa. "Avrei dovuto capirlo prima... Io... Avrei potuto dirlo al signor Potter, oppure-"

"Basta," dissi, mettendole una mano sul braccio. Lei si tirò indietro, guardandomi in modo strano, ed io non insistetti. Volevo solo attirare la sua attenzione. "Smettila, okay? Non è colpa tua. Avremmo dovuto crederti. Avremmo dovuto esserci perché. Perché... Perché non hai insistito?"

Lei alzò le spalle. "So cavarmela da sola, Astra."

"Lo so." Guardai Albus, che pareva orripilato quanto me. "Ma non sei costretta a farlo."

Colette mi fissò per un secondo, poi cambiò repentinamente argomento. "Non sembrava sapesse che tu sei una spia, Wren." Fece apposta a continuare a camminare.

"Mio zio è molto riservato su chi sono le sue spie," Wren disse. "Non conosco nessun altro, in effetti. Nessuno sa più dello stretto necessario. È uno dei modi in cui impedisce alle persone di diventare troppo potenti."

"La tua copertura non è saltata, vero?" Albus chiese.

"Ne dubito." Wren pareva preoccupata, però. "Beh, dovrò spiegare cos'era quella lettera, ovviamente, ma dirò semplicemente che vi stavo prendendo in giro, seguendo la teoria di Colette perché sapevo che non saremmo mai riusciti ad uscire dal castello."

James inciampò giusto in quel momento, e Colette ed io gli mettemmo un braccio a testa attorno alle nostre spalle per aiutarlo. "Beh, non possiamo fare molto finché papà non torna," riuscì a dire, anche se lo sforzo di camminare e parlare allo stesso tempo sembrava pesargli. "Almeno si è bevuto la nostra storiella. A questo punto possiamo solo sgattaiolare ad Hogsmeade, suppongo."

"Possiamo?" Girai la testa per fissarlo. "James, tu non vai da nessuna parte. Non... Non possiamo farlo oggi."

Nessuno mi diede manforte. "Beh... Siamo più o meno costretti, Albus disse dopo un momento. "Non c'è tempo per rimandare. E se Welling fa sapere a Stillens cos'è successo? Gli ci vorrà al massimo un'ora per scoprire che Katreena non ha scritto a Wren, e che stiamo chiaramente architettando qualcosa."

"Suppongo che dobbiamo farlo adesso," concordai, sospirando. Eravamo giusto fuori l'infermeria.

"Dobbiamo prima vedere la signora Paciock," Colette disse fermamente. "Anche tu ed Al. Poi possiamo elaborare un piano."

Lily ed Eviana ci aspettavano giusto dietro le porte, con la signora Paciock. A quanto sembrava, le avevano detto che Wren, Albus e James erano stati feriti. Lily rimase a bocca aperta quando vide il fratello.

"Svelti, portiamolo ad un letto," disse la signora Paciock, prendendo il suo braccio da me. Lei e Colette lo aiutarono a sistemarsi su una delle brandine, dove crollò di faccia sul cuscino. I minuti successive furono occupati interamente dalla signora Paciock che correva avanti e indietro, cercando pozioni ed effettuando incantesimi e dicendo di continuo a Wren di sedersi, che James sarebbe stato bene, ma il suo braccio no se non avesse smesso di muoversi.

"Credevo che la signora Paciock non sapesse come guarire queste ferite?" Dissi piano a Colette.

"Potrei aver creato un incantesimo," Colette disse, osservando la signora Paciock affannarsi con James. "È molto rudimentale, ovviamente; lascia cicatrici e non toglie del tutto il dolore. Ma aiuta a guarire, e impedisce che l'ustione si infetti. Non so se è abbastanza potente da funzionare su James, però."

Albus dichiarò si sentirsi perfettamente bene dopo che l'incantesimo fu eseguito su di lui, stessa cosa per Wren. Appena la signora Paciock diede il permesso riluttantemente, lei tornò di corsa da James, tenendogli la mano e inginocchiandosi sul pavimento vicino al letto in modo da trovarsi all'altezza dei suoi occhi. Io andai da Albus e mi misi alla fine della brandina su cui era seduto lui, e guardammo la signora Paciock occuparsi di James. "Cosa faremo?" Chiesi piano.

"Non lo so," Albus disse. Guardò Colette. "Dobbiamo riprenderci la tua bacchetta."

"Come vorresti fare?" Chiese lei, accigliandosi. "Kimmel se la terrà sempre in tasca, ora che l'ho rubata una volta."

"Io... Io non lo so." Sbatté gli occhi. "Perché te l'hanno tolta?"

"Perché ce l'avevano loro in primo luogo?" Chiesi.

Albus annuì. "Cosa sta succedendo?"

Colette si girò verso il muro. "Non è importante."

"Sì, direi che lo è," dissi, accigliandomi. "Perché Kimmel ha detto che devono parlare di nuovo con te? Cosa è successo, di preciso?"

Sospirando, lei abbassò lo sguardo sul letto, giocherellando con un filo scucito del lenzuolo. Finalmente, alzò la testa. "Haverna mi ha mandato da loro perché ha scoperto che ho creato quel maledetto incantesimo dei glitter, ricordate?" Annuimmo; quel giorno era difficile da dimenticare. "Non ammisi di averlo fatto. Ovviamente, credettero ad Haverna e non a me."

"Welling usò il guanto allora?" Albus chiese piano.

Lei fece un profondo respiro. "Beh... sì. E hanno lanciato una sorta di incantesimo tracciante sulla mia bacchetta. Suppongo che gli avrebbe fatto sapere se avessi tentato di creare incantesimi, anche se non so come. E Welling mi disse che dovevo riflettere sulle conseguenze del dire bugie e che sarei dovuta tornare dopo qualche giorno. E quando lo feci, sarei dovuta essere pronta a dire la verità."

"Glielo hai... Glielo hai detto?" Chiesi piano.

"Pensi che sia stupida? Sono abbastanza sicura che creare incantesimi da minorenni sia illegale qui, Astra." Lei alzò le spalle. "Pian piano è sempre diventato peggio. Non lo so." Esitò, evitando ormai il nostro sguardo. "Da allora avveniva ogni pochi giorni. E non è sempre il guanto. Welling è piuttosto... Creativo, direi." Sbirciai verso Albus, che guardava la nostra amica con un misto di pietà ed orrore sul volto che in qualunque altro momento l'avrebbe fatta infuriare. "Ho preso in prestito la bacchetta di Wren per creare l'incantesimo per le ustioni," Colette continuò. "Suppongo che Welling debba averlo scoperto in qualche modo, perché ieri mi ha detto che sapeva che stavo aggirando il loro incantesimo tracciante, e mi ha preso la bacchetta."

"È per questo che stavi studiando magia senza bacchetta ieri notte?" Albus chiese.

"È difficilissima," disse lei, sospirando. "non so cosa farò."

"Deve essere contro le regole confiscare la bacchetta di uno studente, soprattutto durante gli esami," dissi.

"Welling afferma di essere al di sopra delle regole."

"Non lo è."

"Chi verrà a imporglielo?" Colette disse. "Kimmel? Il gruppo dei consiglieri? Se è spalleggiato da Stillens, dubito seriamente che tutto ciò possa fargli effetto." Lei scosse la testa. "In ogni caso, oggi non abbiamo tempo."

"Forse James ti presterà la sua bacchetta quando usciremo di nascosto," Albus suggerì. Si alzò in piedi per andare a chiedere.

Lily ed Eviana si avvicinarono in quel momento. Lily sembrava totalmente in trance, ma si riprese leggermente quando mi vide. "Come possiamo aiutare?"

"Cosa?" Chiesi.

"È ovvio che non siete andati dove dovevate andare," Lily disse. "Possiamo aiutare. Magari possiamo tenere distratti i presidi. Magari già che ci siamo possiamo far cadere Welling dalle scale."

Eviana sorrise. "Possiamo inondare il quinto piano di panna montata! Pip voleva farlo l'ultimo giorno di scuola, forse adesso sarebbe meglio."

"Abbiamo bisogno anche di qualcos'altro," Lily disse, annuendo. "Se sono entrambi impegnati, allora nessuno dei due potrà andare in ufficio finché non sarà troppo tardi.

"Ce l'hai quell'incantesimo della palude di tuo zio George? Possiamo metterlo sulle scale, e Welling potrebbe cadere," Eviana suggerì.

"Perfetto!" Lily sorrise e si girò di nuovo verso di me. "Quando dovremmo farlo?"

Guardai Colette. "Um, dateci cinque minuti, okay?" Corremmo da Wren, James, ed Albus, e spiegai l'offerta di Lily.

James sorrise debolmente. "Sembra perfetto. Voi ragazzi potete farcela. Mentre Albus dava a Colette la bacchetta di James, lui disse, "Prenditene cura, per favore. Davvero non voglio dire a mamma che me ne serve una nuova."

Colette alzò un sopracciglio. "Oh no, volevo lanciarla dalla torre di Astronomia."

"Simpatica."

Picchiettai sul braccio di Wren. "Dobbiamo andare, okay?"

Wren si morse il labbro, senza muoversi. "Io rimango," disse lei.

Colette, Albus ed io ci scambiammo una rapida occhiata. "Wren, abbiamo bisogno di te," Albus disse lentamente. "Come faremo ad incontrare la Ministra da soli?"

Wren non incrociò il nostro sguardo. "Non posso lasciarlo da solo."

James le strinse la mano. "Hey, starò bene, okay? Scommetto che Lily verrà da me quando ha finito. Non restare per me." Riuscì a sorridere di nuovo. "Però resta al sicuro. Per favore."

Wren lo guardò per un attimo, e non riuscii a capire cosa stesse pensando. James la guardò, ovviamente preoccupato, ma non sapevo se era paura che rimanesse o paura che se ne andasse. "Okay," disse piano lei, dopo un po'. Poi si piegò in avanti, molto rapidamente, e lo baciò. James sembrò sorpreso, le sue guance si tinsero di rosso, ma sorrise quando lei gli lasciò la mano e si alzò. "Starò al sicuro," promise lei, sorridendogli di rimando.

La tirammo via, verso Lily ed Eviana, che discutevano emozionate piani per i loro diversivi. La palude sulla scalinata di marmo ora includeva un alligatore incantato (si sperava che fosse abbastanza da tenere uno dei presidi distratto per dieci minuti abbondanti), mentre la panna montata sarebbe stata incantata per attaccarsi come colla a tutto ciò che toccava, il che avrebbe fatto venire un infarto a Gazza (il che avrebbe distratto l'altro preside per almeno un'ora).

"Forse non dovremmo tornare lassù," Wren disse a bassa voce mentre uscivamo.

"Non abbiamo tempo di arrivare ad Hogsmeade," dissi fermamente.

Lily ci guardò preoccupata. "Cosa sta succedendo, di preciso? Starete bene?"

Albus si morse il labbro. "Lo spero, Lils. È molto importante, però."

Eviana ci sorrise tristemente. "Buona fortuna. Dateci una mezz'oretta, okay? Chiamiamo Pip ed Elmer e ci prepariamo subito."

Annuimmo, e ci dividemmo; Lily ed Eviana corsero verso la sala comune di Tassorosso. "Sapete, forse dovremmo prendere la Mappa," Wren suggerì.

"E i nostri mantelli," Albus disse, annuendo. "Hai la borsa di James? C'è dentro il mantello dell'invisibilità. Non possiamo entrarci tutti, ma ci aiuterà a tornare nel castello."

Wren aveva ancora la borsa appesa alla spalla, per fortuna; i presidi non avevano pensato di confiscarla. Ora che sapevamo chi era Welling, ne eravamo immensamente più felici; praticamente avremmo consegnato a Stillens un altro Dono della Morte su un piatto d'argento.

"Dobbiamo trovare della Polvere Volante da qualche parte," Colette disse. Non abbiamo tempo di cercarla nel loro ufficio."

"Sono certo che papà ne abbia un po'," Albus disse, accigliandosi. "Prendeva la Metropolvere dal suo ufficio continuamente."

Ci dividemmo; Albus e Colette andarono a prendere la Mappa e i nostri mantelli, e Wren ed io corremmo a prendere in prestito un po' di Polvere Volante dall'ufficio del signor Potter. I corridoi erano sostanzialmente vuoti, eccetto che per l'occasionale fantasma volteggiante che non ci notava, o Pix, che iniziò a berciare delle strani canzoncine finché non divenne chiaro che eravamo decise ad ignorarlo e a non reagire. Volò via a tormentare qualcun altro quando raggiungemmo l'ufficio del signor Potter.

Iniziai ad aprire i cassetti immediatamente mentre Wren chiudeva la porta. Per un secondo, rimase imbambolata lì, senza aiutare. Alla fine alzai lo sguardo per guardarla. "Dici che starà bene davvero?" Sussurrò lei.

Mi fermai. Da un lato, questa sarebbe potuta diventare facilmente una conversazione per la quale non avevamo tempo. Dall'altro, bastava un'occhiata per capire quanto fosse preoccupata. Si rigirava tra le mani l'orlo del suo maglione, fissandomi con occhi che imploravano un conforto. Sospirai. "Lo spero. Sono sicura che starà bene. La signora Paciock se ne è occupata già in passato."

"Non era così grave, però," Wren puntualizzò. Si morse il labbro, sbattendo rapidamente gli occhi, e capii che stava per piangere. Andai subito ad abbracciarla.

"Hey, andrà tutto bene," dissi piano. "Torneremo al massimo tra tre ore, e James starà benone, d'accordo?" Feci un passo indietro, tenendole le spalle, e le sorrisi. "Andrà tutto bene."

Lei riuscì a fare un mezzo sorriso, che stabilii essere più che sufficiente, poi si asciugò una lacrima. "Grazie. Scusami."

"A posto," disse, rivolgendo di nuovo la mia attenzione alla ricerca della Polvere Volante. "Sono preoccupata anche io. Per James, e Lily ed Eviana, e in effetti un po' per tutto."

Aprii un altro cassetto e sorrisi. C'era un vaso pieno di Polvere Volante. Lo alzai, e Wren mi sorrise e mi passò un sacchetto per prenderne qualche manciata. "Spero che stiamo facendo la cosa giusta," disse lei.

"Mi sta che stiamo facendo l'unica cosa che possiamo fare," dissi. "Questo vuol dire che non è proprio una questione di giusto o sbagliato, no? Non fare niente è sbagliato."

Lei annuì. "Suppongo di sì."

"Dici che basta?"

"Un altro po'. Dovremo usarla per andare al Ministero e anche per tornare. Abbastanza per far viaggiare ognuno di noi tre volte."

Ne aggiunsi ancora un altro po', giusto per sicurezza, poi Wren chiuse il laccetti del sacchetto e lo posò nella borsa di James. Poi corremmo fuori. "Come spiegherai tutto ciò ai tuoi genitori?" Chiesi.

"Non lo so. Immagino dipenda da come andrà." Mi guardò, poi sorrise incoraggiante. "Mi inventerò qualcosa, però. Non preoccuparti. Sono piuttosto brava con le scuse."

"Immagino sia vero," concordai. Guardai il mio orologio. Avevamo circa quindici minuti prima che i ragazzi facessero scattare i loro diversivi. "Dici che anche Kimmel lavora per tuo zio?"

"Non ne ho idea." Lei si accigliò. "Penso di no. Non credo che Welling sappia che sono una spia, dopotutto. Due di loro sicuramente sarebbero riusciti a non far saltare la loro copertura, no? Anche se lui non poteva rinunciare ad usare il guanto e farsi smascherare, lei avrebbe dovuto fermarlo. Ma non lo ha fatto, quindi non penso che lo sappia anche lei."

"Sembrava che non le piacesse ciò che stava facendo," concordai. "Quindi mi sa che non è lei quella cattiva."

Wren mi guardò in tralice. "Sul serio, Astra?"

"Che c'è?"

"Sono entrambe persone orribili, anche se Kimmel non è collegata a mio zio."

Feci spallucce. "Sì, beh, immagino di sì. Ma non è pessima come Welling. Non ha fatto niente."

"Non ha nemmeno impedito niente. Rimanere a guardare passivamente gli altri subire crudeltà e non fare niente per fermarle, soprattutto quando hai il potere per farlo, è grave tanto quanto partecipare alla crudeltà in sé."

Si fermò, aspettando una risposta, suppongo, ma non avevo una da darne. Non ci avevo mai pensato in quei termini. Non avevo mai pensato che non fare niente potesse renderti malvagio come chi commette orribili crimini o atrocità. Ma forse era così. Dopotutto, le persone indifferenti, o troppo spaventate per resistere, sono ciò che consentono la maggior parte delle cose orribili del mondo di continuare.

Dopo un secondo, Wren continuò. "Kimmel non sta facendo nulla di illegale, il che è terribile perché, molto probabilmente, manterrà la sua posizione se tutto questo verrà fuori. Ma è un mostro tanto quanto Welling, perché si comporta come se fosse tutto fuori dal suo controllo quando non è così. È crudele quanto lui." Si sistemò la tracolla della borsa di James, evitando il mio sguardo; pensava che non fossi d'accordo? "È per questo che faccio tutto ciò, sai. Fare il doppio gioco. Perché non me ne starò ferma a guardare mio zio distruggere tutto mentre potrei fare qualcosa al riguardo. Voglio fare tutto ciò che posso per fermarlo."

A quel punto cadde il silenzio. La guardai per un minuto. "Hai ragione. Non... non ci avevo pensato." Lei alzò lo sguardo, ed io continuai. "Non so se sarebbe così tremenda da sola, ovviamente, ma Kimmel è orribile insieme a Welling. È una codarda."

Wren annuì. "Ed è una cosa terribile da essere."

La guardai, cercando di leggere tra le righe e capire se aveva fatto quello che sembrava aver fatto in automatico: prendere ogni menzione di codardia e rigirarla su sé stessa. Lei fissava il vuoto, persa nei propri pensieri. "Tu non sei una codarda," dissi piano.

Lei sussultò, rivolgendomi un rapido sguardo che confermò i miei sospetti. "non ho mai detto di esserlo."

"Lo stavi pensando," puntualizzai. "E non lo sei, chiaro?"

"Lo so," disse, sorprendendomi. "Ma lo sono stata. E sto cercando di rimediare."

"Lo hai già fatto."

Lei scosse lentamente la testa. "Forse non ci riuscirò mai."

Avrei potuto insistere, iniziare a discutere, ma Wren non sembrava sconvolta. In quel momento, l'ultima cosa di cui avevo bisogno era dover raccogliere i pezzi dopo che lei fosse crollata, soprattutto quando sembrava perfettamente a suo agio con lo stato delle cose, con lei che provava a rimediare per qualcosa che secondo me non lo richiedeva. Sospirai, ed ignorai la rapida occhiata timorosa che lei mi lanciò. Forse dovevo imparare a lasciare che gli altri risolvessero i propri problemi, coi propri metodi.

Raggiungemmo il corridoio presso l'entrata dell'ufficio dei presidi. Colette aveva deciso che ci saremmo incontrati su una scalinata nascosta che si apriva un po' più in fondo nel corridoio rispetto all'ufficio. Saremmo potuti restare a controllare che uscissero per occuparsi dei guai di Lily ed Eviana, e chela via fosse libera.

Non erano ancora lì. Tirai indietro l'arazzo che nascondeva la scalinata cosicché il più piccolo spicchio di corridoio fosse visibile, poi controllai il mio orologio. Dieci minuti. Lily aveva l'impressione che avremmo sentito l'esplosione di panna montata (dopotutto, sarebbe successa solo un piano sopra di noi), il che sarebbe stato il nostro segnale. Se non fossimo riusciti a sentirlo, però, avremmo dovuto fidarci del loro tempismo.

"Hey!" Sussultai e lasciai l'arazzo; Albus e Colette erano apparsi dietro di noi sulla scalinata. "Ce l'abbiamo," Albus sussurrò, agitando la Mappa per aria. Colette passò a Wren e me i nostri mantelli mentre lui metteva la bacchetta sulla pergamena e sussurrava, "Giuro solennemente di non avere buone intenzioni."

L'inchiostro si diffuse sulla mappa come una gomma da cancellare al contrario, e ci raccogliemmo attorno ad essa per tentare di individuare i presidi. Non fu difficile; erano ancora nel loro ufficio, Welling passeggiava e Kimmel era seduta alla scrivania. Mi chiesi se Kimmel fosse arrabbiata con lui per aver fatto del male ai miei amici. Mi chiesi se avesse anche solo il coraggio di parlarne.

Ci fu un forte Boom da qualche parte sopra di noi, e la scalinata tremò leggermente. "Ecco qua," sussurrai. Mi irrigidii leggermente, senza volerlo, mentre tutti ci chinavamo di nuovo sulla Mappa.

"Ecco Gazza," Wren sussurrò dopo qualche minuto. Lui e Mrs. Purr si erano incontrati su un corridoio di questo piano; in effetti, potevo sentire le sue lamentele se sforzavo l'udito. Si fece più forte mentre si avvicinava, poi ci superò, poi salì le scale per l'ufficio dei presidi.

Circa due minuti dopo, lo seguirono fuori di corsa. Sentii entrambi brontolare quando passarono. Aspettammo un minuto intero, con Albus che li controllava sempre sulla Mappa del Malandrino, poi silenziosamente salii la scala e spostai leggermente l'arazzo. Nessun rumore nel corridoio. "Via libera," Albus sussurrò qualche gradino più sotto. Comunque uscii cauta, guardandomi attorno per ogni evenienza. Non c'era nessuno.

"Andiamo," Colette sussurrò, spingendomi in avanti. "Non abbiamo molto tempo."

Ci mettemmo a correre per il corridorio e su per la scalinata. Colette disse di nuovo la parola d'ordine ("parità," mi è parso di capire), e la porta si aprì. "Temevo l'avessero cambiata," Ammise quando entrammo.

"Avete la Polvere Volante?" Albus chiese. Wren annuì e passò il sacchetto. Colette andò per prima, poi Albus, poi Wren.

Feci un profondo respiro, fissando le fiamme verdi dissiparsi dopo Wren. Tutto questo era pericoloso. E dopo di questo, non si poteva più tornare indietro. Non potevamo certo tornare qui. Non avrei saputo nemmeno come fare, onestamente. Cosa si doveva dire? Ufficio dei Presidi, Hogwarts? In ogni caso, apparire dritti nell'ufficio di Ferdinand Welling era probabilmente una sentenza di morte.

Chiusi gli occhi. Perché esitavo? Avevo usato la Metropolvere in passato. Non era difficile.

È davvero la cosa giusta da fare? Sussurrò la mia mente, facendo eco a Wren. Così tante cose possono andare storte. E se non possiamo cambiare nulla?

Scossi la testa. Se non potevamo cambiare niente, non potevamo cambiare niente. Ma non sarà perché non ci abbiamo provato. Con quel pensiero in testa, presi una manciata di Polvere Volante ed entrai nel fuoco.




Spigolo autore

Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento, e di andare a leggere l'originale che merita davvero.

Alla prossima!

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top