Capitolo 32 - La prova decisiva

La Gazzetta del Profeta

N° 102.191

20 Maggio, 2020

Cassie Williams Ancora Dispersa

In una ricerca che avrebbe dovuto richiedere solo qualche giorno, gli auror stanno cercando senza sosta Cassie Williams, bambina di sei anni figlia di una coppia di babbani che è stata assassinata due settimane fa da uno degli agenti di Caymus Stillens. Pare che la bambina sia completamente sparita, secondo una delle fonti, e le autorità sono perplesse di fronte ad un caso senza uno straccio di prova...

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"Sai dov'è Colette?"

"No," Wren disse, alzando gli occhi dal suo libro. "Non la vedo da Erbologia."

Albus si accigliò. "Ma avevate Antiche Rune oggi."

"Mi sa che l'ha saltata."

Incontrai gli occhi di Albus. Nessuno sembrava sapere mai dove fosse Colette. Veniva a lezione solo la metà delle volte, più o meno. Arrivava tardi ai pasti e si sedeva da sola in fondo al tavolo di Grifondoro. Non era nella Stanza delle Necessità, perché avevamo controllato. Wren aveva preso da James la Mappa del Malandrino un paio di volte e l'avevamo trovata a girovagare per i corridoi, o fuori, oppure rintanata in una classe vuota in un'ala inutilizzata del castello.

Albus ed io stavamo iniziando a chiederci se non stessimo tenendo d'occhio la persona sbagliata del paio, perché Wren sembrava straordinariamente ordinaria, se non più stressata del normale, cosa che lei attribuiva ai G.U.F.O. Aveva senso, ovviamente, ma no ero sicura che fosse solo quello. Sembrava preoccupata per Colette, ovviamente, ma io avevo già dichiarato che se Colette voleva tenere il broncio perché noi non volevamo dire che i presidi erano pazzi, allora andava bene così, e che poteva riunirsi a noi appena volesse tornare ad essere matura. Wren aveva finalmente rinunciato a discuterne, e ora evitavamo direttamente l'argomento.

"Dici che sta ancora creando incantesimi?" Chiesi dopo qualche minuto che fissavo il mio libro di Aritmanzia e vedendo solo i pensieri che mi turbinavano in testa.

Wren alzò le spalle. "E io che ne so?"

"Non le parli proprio più?" Albus chiese lentamente.

"Voi siete arrabbiati con lei, e lei ci sta male e spinge tutti via," Wren disse, con una certa nota affilata nella voce. "Quindi no, non le ho parlato di recente."

"Io non so perché lei è arrabbiata," dissi, alzando gli occhi al cielo. "Non è colpa mia se sta facendo la ridicola. E non siamo arrabbiati con lei."

"E lei lo sa?"

"Lo saprebbe se non fosse così testarda."

"Come se tu no lo fossi mai." Wren scosse la testa. "A dire il vero, non so che vi è preso a voi due. Far arrabbiare sia James che Colette nel giro di ventiquattr'ore, e poi non parlargli così a lungo? Non so che avete combinato, ma non li ho mai visti messi così male."

"James sta facendo l'idiota testardo," Albus disse, alzando gli occhi al cielo. "Sta facendo un macello per niente."

"Allora perché non mi dite di che si tratta?"

"Perché non è importante," dissi, accigliandomi. "E' solo James che si comporta da James."

"Stavolta è peggio del solito," Wren replicò. 

"No, è peggio di ciò che tu hai visto," Albus corresse. "Ha fatto così in passato, solo non davanti a te."

"Beh, allora sta tornando ad essere immaturo, il che è altrettanto brutto."

Sospirai. "Non è niente di che, okay?" Feci apposta a girare la pagina del libro. "Non capisco questa pozione. Mi aiuteresti?"

Wren strinse gli occhi, ma non provò a ritornare a quel discorso. Quando ebbe finito di spiegare la pozione, si era fatta quasi ora di cena, ed Albus chiacchierò costantemente mentre andavamo di sotto. E' più o meno così che stavano passando i giorni. Arrivavamo pericolosamente vicini all'argomento James, ed Albus ed io facevamo di tutto per non parlarne con Wren.

Quando arrivammo in Sala Grande, individuai James seduto a circa metà tavolo, con la maggior parte dei ragazzi del quinto e del sesto anno. Wren si girò verso di noi. "Vi unite a noi?" Albus ed io scuotemmo entrambi la testa, e lei sospirò. "Va bene, come volete." Lei andò da James, mentre io ed Albus ci sedemmo da soli parecchi metri più in là.

"Prima o poi dovrà cedere, no?" Albus chiese, sospirando.

James non sembrava per niente turbato dal tutto. Avevo sperato che due settimane gli sarebbero bastate a capire la verità, ma evidentemente non era così. Non sapevo quanto tempo avevamo ancora.

"Non lo so," dissi. "Lo spero, ma non lo so."

"Dobbiamo fare qualcosa."

"Cosa possiamo fare? Se i miei sogni non lo convincono, che altro ci resta?"

"Se abbiamo origliato Colette minacciare Wren di continuare, e James ancora non ci crede, lo farà mai?" Albus posò la forchetta, abbattuto. "Mi sa che stiamo combattendo una battaglia persa. Forse è ora di andare da papà."

Indicai il tavolo degli insegnanti. "Stanotte non possiamo. E' andato via di nuovo." Il signor Potter se ne andava per ore o giorni o interi fine settimana di recente, in missioni da auror o per l'ES di cui non parlava a nessuno. Non sapevamo mai con certezza quando ci sarebbe stato o no."

"Quando torna, allora," Albus disse. "Dobbiamo farlo."

Sospirai. Non volevo essere d'accordo. Volevo gestire la cosa per conto nostro, volevo che fossimo effettivamente in grado di fare qualche cosa da soli. Non avevamo mantenuto il segreto tutto quel tempo con quel preciso obiettivo? "Forse," concessi. "Vedremo."

Il giorno dopo era un sabato. Mi svegliai molte ore più tardi del solito (forse perché avevo passato al notte a girarmi e rigirarmi), quindi quando arrivai giù in Sala Grande, Wren ed Albus erano tra i pochissimi studenti rimasti.

"Wow, ti sei decisa a svegliarti," Albus disse, alzando un sopracciglio. "Pensavo fossi andata in letargo in anticipo."

"Ho provato a svegliarti quando stavo scendendo, ma eri proprio svenuta," Wren disse, sorridendo.

Io ridacchiai. "Dormire è la parte più bella del sabato." Sbirciai verso il tavolo degli insegnanti. Era vuoto eccetto per il professor Milligan, che era mezzo addormentato, con la testa appoggiata su una mano. "Tuo padre è tornato?"

"No," Albud disse, accigliandosi leggermente. Riconobbi lo sguardo: Sei stupida? Wren è proprio qui! Tuttavia, se Wren avesse voluto sapere se il signor Potter se n'era andato, avrebbe potuto scoprirlo comunque con la stessa facilità. 

Anche Wren guardò il tavolo degli insegnanti. "Tuo padre se ne è andato?"

"Sì," Albus disse, facendo spallucce. "Mi sa che stavolta è per l'ES."

Lei si accigliò. "Speriamo torni presto."

"Non lo vogliono tutti?" Sorrisi. "Gli auror sono bravi, ma il signor Potter è il migliore."

"Ed è anche un insegnante molto più bravo dei supplenti," Albus concordò. "Voglio andare bene ai G.U.F.O. Almeno meglio di James. E lui ha preso O in Difesa Contro le Arti Oscure!"

"Oh, a proposito di James," Wren disse, "Mi ha detto di dirvi che stamattina è al campo di Quidditch, a preparare nuove strategie per l'anno prossimo, e voleva farvele vedere."

Alzai un sopracciglio. "Davvero?" Sbirciando rapidamente verso Al, capii che stavamo pensando la stessa cosa. Strategie di Quidditch? Non gli serviva il nostro parere. Ma era un'eccellente scusa da dire a Wren, se voleva davvero incontrarci per qualche altro motivo. Forse si era finalmente convinto.

"Spero davvero che facciate pace," Wren stava dicendo. "Però non siate troppo cattivi, okay? Se sta cercando di scusarsi..."

"Saremo civili," Albus disse, rivolgendole un sorriso. "Sono certo che torneremo tutti amici entro stasera."

Finimmo in fretta la colazione, poi ci separammo da Wren (doveva andare a chiedere alla professoressa Patil una cosa sui compiti di Trasfigurazione o roba simile) e ci dirigemmo fuori. Faceva freddo, e il cielo grigio minacciava pioggia. Con pochi studenti fuori, era calmo e pacifico, si sentiva solo il lontano rumore delle onde sul Lago Nero.

"Dici che si è convinto davvero?" Albus chiese.

"Per forza. Quale altro motivo avrebbe di parlarci? E di inventarsi una scusa appositamente per Wren, se si tratta di altro?"

Albus sorrise. "Finalmente."

Raggiungemmo il campo. Era vuoto e silenzioso, ovviamente. "Spogliatoi, scommetto," dissi, "Più privacy." Albus ed io corremmo verso gli spogliatoi di Grifondoro.

Aprii la porta. "C'è nessuno? James?" Nessuna risposta. Alzai gli occhi al cielo ed entrai, cercando le luci. Ovviamente voleva spaventarci. Non mi aspettavo che ammettesse di aver avuto torto senza fare qualcosa per compensare.

"Hey, James, siamo qui," Albus disse, andando verso la porta dello spogliatoio maschile. "Esci."

Ancora nessuna risposta. Sospirai esageratamente di proposito. "Dobbiamo metterci a cercarlo. Che idiota."

Insieme, cercammo sia nel lato dei maschi che in quello delle femmine. Sorprendentemente, non trovammo tracce di lui. A quel punto, capii che Albus stava iniziando ad inquietarsi. Gli sorrisi. "Forse è solo nello spogliatoio di Serpeverde o Corvonero o qualcosa del genere. Scommetto che in questo momento sta rotolando dalle risate."

"Forse," Albus concesse, guardando a disagio la porta.

"Andiamo, proviamo prima Serpeverde. Mi pare quello che secondo lui controlleremmo per ultimo." Uscii dalla porta e mi incamminai verso il centro del campo.

"Astra, aspetta..." Mi girai e vidi Albus immobile davanti alla porta, che fissava qualcosa sopra la mia testa. "Mi sa che James non c'è," disse piano. Lentamente, alzai lo sguardo e mi venne un groppo in gola. Un uccello solitario volava in cerchio sopra di noi, avvicinandosi man mano al terreno.

Imprecai sottovoce, poi sbirciai verso l'entrata del campo. Con orrore, vidi parecchi brutti ceffi, coperti da mantelli neri, che entravano con le bacchette sguainate.

"Astra, che facciamo?" Albus disse piano, ora proprio dietro di me.

"Combattiamo," dissi, estraendo la bacchetta. Se riusciamo a superarli e ad arrivare all'entrata, possiamo correre e seminarli. Ma dovremo farci strada con la forza."

A circa dieci metri di distanza da noi, l'uccello atterrò e si trasformò subito in Isaac Predatel. Sorrise malignamente, stringendo forte la sua bacchetta. "Astra Lestrange, che piacevole sorpresa. E hai portato un amico."

Albus si fece piccolo piccolo dietro di me. Io puntai la bacchetta contro Isaac, guardandolo male. "Vattene."

Lui agitò la bacchetta, ed io lanciai istintivamente un Sortilegio Scudo. La maledizione, qualunque essa fosse, rimbalzò senza far danni, ed Isaac ringhiò.

"Expelliarmus," Albus urlò. Isaac deviò facilmente l'incantesimo.

Mi guardai alle spalle e vidi gli altri, quattro di loro, avvicinarsi rapidamente. Incontrai lo sguardo di Albus per un istante. "Io prendo quei quattro se tu pensi a Predatel," dissi. Lui annuì, poi si girò per premere la schiena contro la mia e fronteggiare Isaac Predatel.

Una cosa molto utile nei duelli è non dare indizi al tuo avversario su quale incantesimo stai lanciando. Come si fa? Lanciandolo in modo non verbale, ovvio. Lanciai parecchi Schiantesimi contro le persone coi mantelli. Tre li evitarono, quello a destra se ne beccò due e andò giù. Gli altri lo presero come segnale per iniziare ad attaccarmi. Iniziai lentamente a muovermi verso destra, tirando Albus con me. Isaac stava lanciando una raffica di maledizioni che Albus a malapena riusciva a bloccare. Se solo non fossimo stati presi tra due fuochi, sarebbe stato tutto un po' più equo.

Sentii Isaac urlare  "Crucio!" Prima che Albus potesse fare alcunché. Lanciai un Sortilegio Scudo su entrambi, lasciandomi il fianco scoperto ma assorbendo la maledizione. Qualcosa mi punse al braccio della bacchetta, ed io soffocai una serie di imprecazioni e lanciai Stupeficium nella vaga direzione dei tizi coi mantelli. 

"Ci sono," Albus disse, lanciando un suo Sortilegio Scudo su sé stesso. "Non farti colpire per proteggere me."

Annuii, troppo concentrata a parare una serie di incantesimi per parlare. La raffica durò parecchi minuti, ed Albus ed io arrivammo ad un punto in cui potevamo solo lanciare Sortilegio Scudo dopo Sortilegio Scudo, sussultando quando qualche maledizione minore ci raggiungeva.

"Crucio!" Urlò uno dei tre. La bloccai, ma sentii il mio scudo crollare di nuovo. Lanciai un incantesimo disarmante, ma lo mancai. Prima che potessi riprovarci, aveva lanciato di nuovo Crucio. Lanciai il Sortilegio Scudo mezzo secondo troppo tardi, e vidi la maledizione colpirmi un attimo prima che la sentissi.

"No!" Albus urlò, e poi la mia vista venne oscurata da lampi di dolore, e forse ho urlato. Caddi in ginocchio, sentendo dolore per tutto il corpo come se mi stessero stracciando in tanti pezzi.

Si fermò. Alzai lo sguardo e vidi Albus in piedi davanti a me, che manteneva a fatica il più potente Sortilegio Scudo che avessi mai visto. Riuscivo a vederlo addirittura, vedevo la curva blu lucente, e non solo le maledizioni che vi rimbalzavano. Aveva la faccia contorta per lo sforzo di mantenerlo, e venne spinto indietro da un paio di impatti più forti, ma non lo vidi cedere. Per un attimo, rimasi a fissarlo, a bocca aperta, poi mi rimisi subito in piedi.

Albus alzò un braccio per tenermi dietro di lui. Tutti e quattro avanzavano, spingendoci lentamente verso gli spalti. Il Sortilegio Scudo di Albus continuò a brillare intensamente, e vidi una ferocia nei suoi occhi che non avevo mai visto prima. Per questo, non cercai di spingere via il suo braccio, ma rimasi a lanciare maledizioni da dietro di lui.

L'incantesimo di Albus non avrebbe retto per sempre. Nonostante fosse il più potente che avesse mai eseguito, sapevo che prima o poi si sarebbe infranto. L'entrata al campo era troppo lontana per tentare una corsa, ma non sapevo cos'altro avremmo potuto fare. Lentamente, iniziammo a spostarci in quella direzione, ed io concentrai le mie maledizioni sul tizio ammantato più vicino all'entrata.

Lo scudo di Al iniziò a tremolare. Ne lanciai uno mio, meno potente, il che voleva dire dividere la mia attenzione tra quello e il lanciar maledizioni. I quattro si avvicinavano, ed Isaac ci rideva contro. "La tua morte sarà molto dolorosa," disse lui, mentre io cercavo di ignorarlo. "Il ragazzo cadrà rapidamente, ma tu, Astra Lestrange, implorerai la morte per anni."

"No!" Albus urlò di nuovo, e per un attimo il suo scudo brillò più intensamente, di nuovo potente. Isaac lo guardò male.

"Fermi!" Una voce risuonò per il campo, e per un'istante tutti ci immobilizzammo e ci girammo verso l'entrata del campo. Qui, con la bacchetta in mano e il fuoco negli occhi, c'era la professoressa Patil. Prima che Isaac o uno dei suoi scagnozzi potessero reagire, lei lanciò uno Schiantesimo che abbatté un secondo tizio ammantato. "Astra, Albus, correte!"

Non perdemmo tempo a ponderare l'idea. Approfittando della distrazione, Albus fece cadere il suo scudo e corremmo a tutta velocità verso la professoressa Patil, mentre lei continuava a lanciare Schiantesimi. Ovviamente, ci volle solo qualche secondo perché i nostri nemici si riprendessero dalla sorpresa, e a quel punto ci inseguirono. Lanciai un incantesimo dietro di me, e sentii un grugnito infastidito, ma i passi continuavamo ad avvicinarsi.

Raggiungemmo la professoressa Patil, e lei ci tirò entrambi dietro di sé, alzando le braccia con fare protettivo. Isaac e i due uomini rimasti si fermarono, con le bacchette puntate contro di lei. "Gli auror saranno qui presto," disse piano la professoressa Patil, indietreggiando lentamente. "Quando ve lo dico, correte verso la foresta. È più vicina del castello." 

"E lei?" Chiesi, cercando di non sussultare.

"Me la sono cavata contro i Mangiamorte, Astra," disse lei, sorridendo. "Posso gestire Isaac Predatel."

"Non ne sarei tanto sicuro," Isaac disse, poi lanciò una violenta maledizione. La professoressa Patil la bloccò, poi gli scagliò contro uno Schiantesimo.

I due scagnozzi si scambiarono uno sguardo, poi iniziarono a lanciare incantesimi senza sosta contro la professoressa Patil. Isaac rise, poi si unì. Albus ed io rispondemmo, ma la professoressa Patil ci fece da scudo contro le maledizioni peggiori. Un paio passarono attraverso il suo Sortilegio Scudo, ma lei si limitò a fare una smorfia e continuò a lottare.

Continuammo ad indietreggiare verso l'uscita del campo, ed Isaac e i suoi seguaci ci seguivano. Sentii urla lontane, molto probabilmente degli auror, e continuai i miei tentativi di disarmare.

Gli Scudi della professoressa Patil si stavano indebolendo. "Ora," sussurrò lei, ma io scossi la testa. Albus la pensava come me, a quanto sembrava. Non l'avremmo lasciata sola. Isaac l'avrebbe uccisa senza pensarci due volte, e gli auror erano ancora troppo lontani per intervenire.

Resistemmo per parecchi secondi, Albus ed io impedimmo ai due tizi coi mantelli di girarci intorno lanciandogli contro tutti gli incantesimi che ci venivano in mente. La professoressa Patil si concentrò su Isaac, e ciò andò bene a tutti, perché lui si era concentrato su di lei. Io decisi di concentrarmi solo su una persona.

La voce di Isaac infranse la mia concentrazione, però.

"Avada Kedavra!"

Quell'incantesimo, l'incantesimo che mi avevano detto non si potesse bloccare. Sbattei gli occhi, e per un momento mi trovai di nuovo alla Gringott, su un pavimento zuppo del sangue di un drago, a guardare la luce lasciare gli occhi di Pouri quando lo colpiva. Stavo per vederlo di nuovo?

Potrei aver urlato no, o forse è avvenuto solo nella mia testa, ma all'improvviso ero di nuovo nel presente, e il tempo sembrò fermarsi mentre mi mettevo davanti la professoressa Patil e allungavo il braccio della bacchetta. Eseguii in fretta e furia il gesto per un Sortilegio Scudo.

Isaac strinse la sua bacchetta, mettendo più forza nell'incantesimo, e quando colpì il mio scudo venni spinta indietro dall'impatto.

Ma riuscii a resistere. Lentamente avanzai, spingendo con tutto il mio peso, con tutta la mia forza, contro quel Sortilegio Scudo.

Gli altri avevano smesso per un attimo di combattere, fissando quell'intensa battaglia di volontà. Persino i due che avevamo temporaneamente abbattuto, che ora erano usciti dal campo, si fermarono a guardare. Ignorai tutto ciò, fissando Isaac Predatel dritto negli occhi. Lui ricambiò con una ferocia che avrebbe spaventato un leone.

Non sarebbe durato per sempre. Sentii che stavo iniziando a cedere, e decisi che dovevo fare qualcosa. Isaac sembrò prepararsi a spingere più forte, il che avrebbe potuto infrangere il mio scudo. Alzai lo sguardo. Forse, avrei potuto spingerlo in alto, via da me. Dovevo solo avere il giusto tempismo.

Guardai Isaac attentamente. Dopo qualche secondo, lo vidi tirare leggermente indietro il braccio, e mi preparai. Stava per farlo. Quando lui mi rivolse un'occhiata perfino peggiore, ed io vidi un getto di luce più intensa attraversare il suo incantesimo, all'improvviso mossi la bacchetta verso l'alto, lanciando in alto il mio Sortilegio Scudo, ed il punto d'impatto.

Il botto fu comunque abbastanza forte da farmi cadere all'indietro, ma gli incantesimi esplosero sopra di noi, senza ferire nessuno. Albus tentò di tirarmi su in fretta, e per un breve istante, la professoressa Patil si girò verso di me, per assicurarsi che stessi bene.

Dietro di lei, vidi Isaac agitare la sua bacchetta, brandendola per aria con violenza come fosse una spada.

Un incantesimo che sembrava fatto di fuoco viola ne scaturì.

Prima che potessi emettere un qualunque suono, colpì la professoressa Patil in pieno petto. Lei sussultò, poi inciampò.

Albus ed io le impedimmo di cadere, ed io mi preparai per un altro assalto mentre la appoggiavamo rapidamente sull'erba la nostra ormai svenuta professoressa. Ma non successe niente. Dei passi che correvamo mi dissero il perché, mentre tre auror correvano davanti a noi. Isaac stava già volando via, e i suoi amici ammantati erano a metà strada verso la Foresta Proibita. Mentre qualche altro auror arrivava, io mi stesi a terra, esausta. Lasciai che parlasse Albus, che spiegasse che eravamo caduti in un'imboscata (volevamo solo vedere se aveva lasciato l'orologio nella sua divisa da Quidditch, dichiarò lui),  e che la professoressa Patil era stata colpita da chissà quale maledizione. Entro pochi minuti, lei fu portata via ("Scommetto che qui ci vuole il San Mungo," sentii uno degli auror dire), e noi venimmo scortati in infermeria mentre gli auror continuavano a cercare i tre che erano scappati.

Stavamo entrambi bene. Qualche graffio e qualche livido, ed Albus aveva quella che sembrava una brutta scottatura che la signora Paciock dichiarò per fortuna essere solo superficiale, ma entro un quarto d'ora ci sistemò e ci fece uscire dall'infermeria.

Quando uscimmo dalle porte, James saltò in piedi da dove si era seduto dall'altro lato del corridoio. C'era un panico preoccupato nei suoi occhi. Non mi aspettavo di trovarlo lì, anche se suppongo avesse scoperto cos'era successo. "Oh, grazie a Merlino, state bene." Ci tirò entrambi in un forte abbraccio, poi si tirò indietro. "Sentite, mi dispiace di aver fatto lo stupido. Cioè, ancora non sono d'accordo, ma..." Lui lasciò la frase in sospeso ed Albus ed io ci scambiammo uno sguardo. "Cosa?"

"Um, possiamo dirti cos'è successo?" Chiesi. "Niente speculazioni, solo i fatti precisi. Deciderai tu che conclusione trarne."

"Ma certo," James disse, con espressione insicura. "Certo che potete."

Albus si morse il labbro. "Noi... Beh, siamo andati al campo perché qualcuno ci ha detto che volevi vederci, per discutere strategie di Quidditch per l'anno prossimo. Quel qualcuno era... Wren."

"E tu non c'eri," dissi piano. "Siamo stati sorpresi da Isaac Predatel e qualcuno dei suoi terroristi."

James sbatté gli occhi. "Io... lei... Cosa?"

Annuii. "La professoressa Patil è arrivata, ed è forse l'unico motivo per cui siamo qui, al sicuro, e non da qualche parte ad essere torturati da Stillens."

"Mi dispiace," Albus disse, mettendo la mano sulla spalla del fratello.

James sbatteva gli occhi per l'incredulità. "Io... Lei non può... Perché lo ha detto? Io non gliel'ho mai detto, ovviamente."

"Lo sappiamo," Albus disse.

James fissò noi, poi il pavimento. "Lei... Lei vi ha portati in una trappola?" Albus ed io non rispondemmo, ci limitammo a guardarlo, lasciando che collegasse da solo i puntini. "Io... È l'unica... Perché?"

"Non lo so," dissi piano, rischiando di singhiozzare. "Ce lo stiamo chiedendo da così tanto."

"Non posso..." Si morse il labbro. "Come ha potuto? Come ha potuto?" Gli tremò la voce, o per le lacrime trattenute, o per la rabbia, o per entrambi. "Pensavo... Ci siamo fidati di lei, e lei... Ci sta tradendo... Di nuovo..."

"Mi dispiace," dissi piano. "Vorrei che non fosse vero."

James scosse la testa. "Non può andare avanti così."

"Che vuoi dire?" Albus chiese.

"Voglio dire che dobbiamo fermarla." James si accigliò, e la sua voce era ferrea. "Papà non c'è, vero? Dovremo occuparcene da soli."

"Cosa?" Rivolsi uno sguardo preoccupato ad Albus.

"Dobbiamo affrontarla," James disse. "Dobbiamo farlo. Questa storia deve finire."

"Non possiamo!" Esclamai. "Sei impazzito?"

"Non può sapere che sospettiamo di lei," Albus disse. "La sua famiglia troverà in modo di tirarla fuori prima che potremo fare qualcosa di utile."

James scosse la testa. "Dobbiamo. Venite. Scommetto che è in biblioteca o qualcosa del genere."

"James, no." Stavo iniziando ad allarmarmi. "Devi rifletterci per bene, e calmarti. Non possiamo essere avventati."

"Non sto facendo l'avventato!" James esclamò, sbattendo il piede in una manifestazione di rabbia che mostrava l'opposto delle sue parole. Sospirò. "Mi sa però che è meglio affrontarla in qualche posto privato."

"Quindi non la biblioteca," Albus disse, annuendo subito. "O la sala comune. O un qualunque posto dove possiamo essere sentiti. Bene." Si accigliò verso di me. Nemmeno io sapevo cosa fare. Ovviamente, fargli rimandare la quesitone almeno per un po' gli avrebbe dato più tempo per pensare...

"Possiamo trovare un modo per farla stare sola domani," James disse, annuendo.

"James, sul serio-" Albus stava dicendo, ma io lo interruppi.

"Okay, come vuoi," dissi. "Basta che mi prometti che ci penserai per bene stanotte, come si deve, e che deciderai se è davvero la cosa migliore da fare."

James strinse gli occhi. "Lo è."

Strinsi le labbra. Non sarebbe finita per niente bene.

~~~~

Caro padre,

Stavolta non è colpa mia. È di Wren, oltre ogni dubbio. Ha detto ad Albus e me che James Potter voleva vederci nel campo da Quidditch stasera, che voleva preparare delle strategie per la prossima stagione. Quando siamo arrivati, però, non c'era nessuno, e siamo stati attaccati da Isaac Predatel. La professoressa Patil ci ha salvati. Non so come facesse a sapere che eravamo lì, ma è arrivata in tempo per aiutarci a contrastarli finché non sono arrivati gli auror. Isaac Predatel e gli altri sono tutti scappati, ma la professoressa Patil è stata colpita da un paio di maledizioni e l'anno portata di corsa al San Mungo.

Albus ed io stiamo bene. Nessuno dei due si è fatto male seriamente. C'è una cosa brutta, però. Quando abbiamo detto a James cos'è successo, ha finalmente capito la verità su Wren. E ha detto che deve affrontarla. Abbiamo provato a farlo ragionare, ma non so cosa possiamo fare.

Con affetto, Astra.





Spigolo autore

Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento, e di andare a leggere l'originale che merita davvero.

Alla prossima!

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