Capitolo 30 - Origliare

La Gazzetta del Profeta

N° 102.172

1 Maggio 2022

Misterioso "ES" Apparentemente Comandato da Paciock si Rifiuta di Obbedire agli Standard del Ministero

La Ministra della Magia Hestia Carrow combatte da mesi per reinstaurare ordine e pace nella nazione, e ha recentemente richiesto che il misterioso "gruppo di resistenza", l'Esercito di Silente, noto come "L'ES", di entrare sotto la protezione del Ministero e di adeguarsi agli standard del Ministero nel tentativo di unire le forze contro la minaccia posta da Caymus Stillens. Neville Paciock, apparente leader del gruppo, ha rifiutato categoricamente di lasciare dichiarazioni sul fatto, ma fonti interne al Ministero dicono che ha rifiutato l'offerta di Carrow e che continuerà a comandare la sua organizzazione difensiva senza interferenze da parte del Ministero.

Poco si sa su questo gruppo, ma girano le speculazioni più assurde su chi siano i suoi membri, con voci secondo cui celebrità famosissime come Ginny Potter, Hermione Granger-Weasley, Lee Jordan, e Dean Thomas (che possiedono tutti legami con l'ES che si formò durante la guerra) siano membri chiave nelle strategie del gruppo. Mentre si dice che molti altri siano membri, ben poco si sa su questo gruppo misterioso e su come opera.

Nonostante molti cittadini apprezzano la volontà del gruppo di combattere il terrorismo in ogni modo che il Ministero non vuole (o non può) adoperare, altri la vedono come una rivolta potenzialmente pericolosa. "Senza alcun limite, questo 'ES' potrebbe tranquillamente sollevarsi e rovesciare il governo dopo aver sconfitto questo Stillens," Ci ha detto un mago del Galles. "Potrebbe essere molto peggio..."

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Caro Padre,

Credo che abbiamo finalmente trovato le prove.

Penserai che ciò che abbiamo fatto io ed Albus sia stato incredibilmente stupido, e questo perché lo è stato, ma per favore ricorda che siamo adolescenti impulsivi e roba del genere succede per forza prima o poi. Cioè, insomma, io ho la tendenza ad essere stupida più del normale, ma giuro che non andrò mai più di nascosto ad Hogsmeade.

Comunque, siamo andati insieme di nascosto ad Hogsmeade. Ho ricevuto una punizione il giorno dell'ultima visita dell'anno, e abbiamo deciso che non era giusto, quindi abbiamo preso in prestito il mantello dell'invisibilità di James e siamo sgattaiolati via. Sfortunatamente, ciò ha comportato dover dire a James dove stessimo andando (non che a lui importasse) e tentare di non farlo sapere a Wren, il che non ha funzionato. Ci ha scoperti mentre cercavamo di andarcene e si è arrabbiata molto e ci ha detto che eravamo degli stupidi idioti e tutto il resto. James ha promesso che le avrebbe impedito di dirlo al signor Potter, ma temo che lei l'abbia detto a qualcuno di ben peggiore.

Quando siamo arrivati ai Tre Manici di Scopa, nessuno ci ha prestato molta attenzione. Albus ha ordinato le Burrobirre e ci siamo seduti in fondo al locale, tenendo i cappucci alzati e cercando di non farci notare. Qualcuno sapeva che eravamo lì, però. Una strega ubriaca è caduta sul nostro tavolo e mi ha infilato qualcosa nella bevanda senza che me ne accorgessi. Per fortuna, madama Rosmerta aveva parecchi antidoti a disposizione, ma c'è mancato molto poco. E la strega è scappata.

Abbiamo sperato che fosse una coincidenza, ma quando siamo tornati James ci ha detto che Wren l'ha Schiantato ed è corsa a dirlo al signor Potter. Solo che non siamo sicuri che l'abbia detto davvero al signor Potter. È molto probabile che lo abbia detto a qualcun altro. Abbiamo provato a spiegarlo a James ma non ha voluto saperne niente (sai, stanno insieme), e ora non sappiamo se dovremmo coinvolgere il signor Potter o meno. Se James non ci ha creduto, lui lo farà?

Mi dispiace di essere uscita di nascosto. È stato stupido e sarei potuta morire e lo so bene. Zia Andromeda è venuta a scuola e mi ha rimproverata per un'ora ieri. Meglio della Strillettera che James ed Albus hanno ricevuto, suppongo, ma mi sento orribile per aver fatto preoccupare tutti, anche se è finita bene, perché sarebbe potuto non succedere.

In ogni caso, mi dispiace, e spero che tu non sia troppo arrabbiato. Probabilmente non leggerai nulla al riguardo sui giornali perché il signor Potter vuole tenere tutto nascosto, per non dare alla Gazzetta del Profeta altra benzina da buttare sul fuoco.

Con amore,

Astra

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La tensione era tornata, però stavolta era principalmente tra noi e James. Wren pareva confusa da tutto ciò, e capii che James stava mantenendo la promessa ma senza dire una parola su tutta la faccenda. Non parlava con noi, anche se sia io che Albus provammo a tirarlo in disparte più di una volta nei giorni successivi. Ogni volta che tentavamo di unirci a loro in sala comune, o di camminare insieme nei corridoi, James borbottava qualche scusa e scappava. Ciliegina sulla torta, capii che le nostre labili scuse sul perché James fosse arrabbiato con noi non stavano funzionando con Wren. Ben presto lei sembrò essere a disagio in nostra presenza tanto quanto io lo ero nella sua.

L'idea successiva fu di dirlo a Colette, ma Albus disse di essere cauti. Lei era sempre più difficile da convincere di James, e Wren e Colette erano sempre insieme. Era portata a favorire lei, anche tralasciando il suo solito scetticismo. Avevamo bisogno di trovare qualcosa di molto chiaro per dimostrarglielo, qualcosa che non poteva assolutamente essere interpretato come coincidenza.

Forse era andata a dirlo al signor Potter, Albus fece notare. Lo aveva detto a Colette, apparentemente, perché quando chiesi con nonchalance a Colette cosa era successo lei aveva risposto che Wren si era precipitata nella Stanza delle Necessità forse quarantacinque minuti dopo che ce ne eravamo andati. Aveva dichiarato di aver Schiantato James e di averle detto esattamente la storia che James aveva detto a noi. E ovviamente il signor Potter era arrivato ad Hogsmeade, più velocemente di quanto ci si potrebbe aspettare. Ma questo non provava niente.

Sì, forse lo aveva detto al signor Potter. Ma questo non voleva dire per forza che non avesse parlato prima con qualcun altro.

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Cara Stellina,

Conosco mia zia, e so che ti ha rimproverato meglio di quanto io potrei mai fare (temo di non avere molta esperienza in questo campo) quindi ti dirò solo quanto sono immensamente contento che la tua stupidità non ti sia costata la vita. Sei sicura di stare bene? Non sei rimasta troppo scossa?

Mi dispiace tantissimo di sapere della tua amica. Ho sperato, come sono certo abbia fatto pure tu, che avresti trovato un modo per zittire questi pensieri. Soprattutto considerando il passato, sono sicuro che sia terribile da affrontare. Sono felice che tu abbia qualcuno dalla tua parte in tutto ciò.

Ovviamente, ciò che è successo non dimostra niente, e devo ammettere che dubito che il signor Potter accetterà con piacere questa ipotesi. Sembra anche avere una forte predilezione per Wren Predatel, tra l'altro, e costringerlo a scegliere tra voi due potrebbe non finire bene. Se fossi in te, farei ciò che posso fare con le mie forze. Investiga ancora, in qualunque modo puoi. Non coinvolgere altri finché non hai prove tangibili, non solo le tue parole e le tue congetture.

Per adesso, per favore resta al sicuro. Non fare niente di avventato, e non farlo fare nemmeno ad Albus Potter. Non parlare a nessuno dei tuoi sospetti a meno che non sai con assoluta certezza che puoi fidarti di loro. Ti voglio bene, e ti penso sempre.

Con affetto,

Orion

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Mi girai e rigirai nel mio letto. Era mattina presto, così presto che probabilmente pure gli elfi domestici dormivano ancora. Io, però, non riuscivo a dormire. Avevo problemi a dormire da settimane, ovviamente, tra gli incubi e lo stress. Quella notte, la luce delle stelle sembrava troppo forte. Mi buttai il cuscino in testa e lo tenni lì finché non mi sentii scivolare via.

Ero in un piccolo salotto, illuminato da parecchie lampade opache e da un gran camino. Due sedie vuote incorniciavano il fuoco, ed un rigido divano era appoggiato al muro di fronte. La stanza sembrava alquanto spoglia, come se non fosse davvero una stanza in cui la gente viveva. Nessuna foto appesa ai muri, nessun tappeto a terra, nessuna cianfrusaglia sulla mensola del camino. Avrei pensato che la stanza fosse abbandonata se non avessi visto l'uomo appoggiato al camino, con la schiena rivolta verso di me.

Gli girai lentamente attorno. Sembrava familiare. Inquietantemente familiare. Quando vidi il suo volto, mi si mozzò il fiato e feci un passo indietro. Caymus Stillens.

La porta si aprì, e Stillens alzò lo sguardo. Io feci lo stesso. Un uomo che non riconobbi spinse una ragazza che decisamente riconobbi nella stanza. Wren fissò suo zio con espressione neutrale, come se si stesse sforzando di non mostrare emozioni. Stillens, invece, sorrise. "Ciao, Wren. È bello vederti." Lei annuì soltanto. "Mi aspetto che tutto proceda bene?" Continuò lui.

"Confermo," Wren disse.

"Quindi, cosa puoi dirmi?" Disse lui, con un accenno di avidità nella voce.

"Non mi avresti chiamata se non ci fosse qualcosa di preciso che vuoi sapere," disse lei piano.

"Ragazza intelligente," concordò lui. "In effetti, qualcosa c'è. Mi servono più informazioni su Harry Potter. La ragazzina Lestrange non è la nostra maggior priorità, ma se hai idee per la sua situazione, sarebbero apprezzate."

"Ultimamente Harry Potter è assente per quasi metà settimana," Wren disse lentamente. "Non ci dice dove va. So che è raramente per il Ministero."

"Ah, quindi è per l'ES. Hai scoperto chi sono i capi?"

"No."

Per un attimo, ci fu silenzio, e rimasero semplicemente a fissarsi. Dopo un secondo, Caymus Stillens annuì, sembrando soddisfatto. "Va bene. Impegnati di più. E devi scoprire dove va Potter. Dove prende le sue informazioni?"

"Si rifiuta di parlarne. Potrei provare a scoprirlo, però."

"Ti conviene farlo," Stillens disse, annuendo. "E la ragazza Lestrange?"

"Astra è... All'erta. Non si metterà in situazioni pericolose per un bel po'."

"Si fida di te, però?"

"Assolutamente."

"Sarà meglio per te che lei si trovi da sola, presto," disse lui, stringendo gli occhi."

Wren abbassò lo sguardo, annuendo. "Ci proverò."

La scena iniziò a vorticare in polvere mentre continuavano a parlare.

Per quanto ci abbia provato, non riuscii a mantenerla. Mi svegliai sudando freddo nel silenzio del nostro dormitorio. Potevo sentire il calmo respiro delle mie cinque compagne, il sussurro del vento contro le finestre, il suono lontano del Lago Nero contro la riva. Mi sedetti, imponendomi di fare respiri lunghi per calmare il battito cardiaco. Quello non era stato un incubo. Non era sembrato un incubo, almeno. Per la prima volta da mesi, sentii di aver avuto un altro dei miei sogni.

Mi venne un pensiero, ed io uscii dal letto e attraversai lo spazio tra il mio e quello di Wren. Lei dormiva tranquilla, coi capelli scuri che sembravano quasi neri contro il cuscino. La cosa importante era che era , e non da qualche parte con suo zio. Quindi, se il mio era stato un sogno vero, era nel passato, e non potevo essere sicura al 100% di quando fosse quel passato.

Non era peggio così, però? Voleva dire che poteva risalire ad un momento qualunque. Mi sedetti sul bordo del mio letto, con le lacrime che minacciavano di uscire. Ecco la mia prova. La prova che non ero pazza. La prova che non ero paranoica. La prova che avevo ragione. Non ero mai stata più delusa di avere ragione.

Non è una prova tangibile, dovetti ricordarmi. Albus mi avrebbe creduta, ovviamente, e questo fatto avrebbe aiutato a convincere James e Colette, ma nessun altro mi avrebbe presa sul serio.

Guardai di nuovo verso Wren, poi mi alzai di scatto. Inutile tentare di dormire ormai. Mi misi un lenzuolo attorno alle spalle ed uscii silenziosa dalla porta, scendendo le scale, e andai in sala comune.

La stanza era vuota, il fuoco era un mucchietto di braci semispente. Mi diressi verso il davanzale di una finestra e mi rannicchiai in un angolino, raccogliendo le ginocchia contro il petto. Perché stava succedendo? Come poteva farlo? Dopo che noi l'avevamo perdonata e protetta e fatto di tutto per farla sentire al sicuro e amata. Mi venne un pensiero agghiacciante. Era questo il piano dall'inizio? Forse era per questo che era riuscita a scappare. Forse gliel'avevano permesso. Forse tutto ciò che pensavo di sapere su Wren Predatel era una bugia.

Appoggiai la testa contro la fredda finestra. Di certo c'era qualche altra spiegazione. Forse era stato davvero un incubo iper-realistico. Forse avevo solo frainteso cosa era successo. Forse era staro durante il secondo o il terzo anno. Scossi la testa, sbattendo gli occhi passivamente. Nessuna di quelle aveva senso, ed io lo sapevo. Non c'era alcuna alternativa. Wren ci stava tradendo. Di nuovo.

Mi addormentai con la guancia premuta contro il vetro. Quando gli elfi domestici vennero a ravvivare il fuoco, uno di essi mi svegliò e mi offrì un sacco di cose per scaldarmi, inclusa una borsa dell'acqua calda, quindici lenzuoli, e un bricco d'acqua bollente. Rifiutai la gentile offerta e tornai di sopra. Gli studenti iniziavano a svegliarsi. Mi preparai in fretta e tornai in sala comune per aspettare Albus.

Ci volle un po' di tempo perché arrivasse, ma per fortuna fu prima che venissero Wren e Colette. Lo tirai fuori dalla stanza con un "Questa è urgente," sussurrato. Lui mi seguì con un'espressione preoccupata e zero domande.

"Ho fatto un sogno," dissi mentre giravamo l'angolo di un corridoio vuoto.

"Cioè, uno vero?" Albus chiese, corrucciando le sopracciglia.

Annuii. "C'era Wren. E suo zio. Lei stava... Lei gli stava dando informazioni."

"Sei sicura?" Albus chiese, sbattendo gli occhi.

"Completamente. Lei le ha detto quanto spesso tuo padre sparisce, e che di solito è per l'ES, non per il Ministero. E ha detto che non sa chi sono gli altri capi dell'ES, ma che proverà a scoprirlo.

"Albus si accigliò. "È strano. So che James ne conosce almeno qualcuno oltre al signor Paciock e papà. Come zia Hermione, e Lee Jordan. James gliel'avrebbe detto se lei l'avesse chiesto."

"Forse lei non ha pensato di chiederglielo," dissi, facendo spallucce. "È una cosa buona. Speriamo di riuscire a convincere James prima che lui le dica qualcosa del genere."

Annuii lentamente. "Ha detto anche che avrebbe provato a scoprire dove tuo padre trova le informazioni."

Albus sbiancò. "Quello... Oh no, non ci avevo neanche pensato. Papà deve avere delle fonti all'interno. Se lei scopre chi sono..."

Annuii. "Sarebbe molto brutto."

"Dovremmo dirlo a papà?"

Scossi la testa. Forse il modo di pensare di mio padre mi stava finalmente entrando in testa. "Non ancora. Non so se ci crederà."

"Sei sicura?" Albus non pareva convinto.

"Sì. Insomma, probabilmente direbbe che ho avuto sogni iper-realistici su Voldemort, e quelli si sono rivelati come semplici incubi. Direbbe che potrebbe essere la stessa cosa."

"Ma non lo è," Albus disse.

"No, non lo è. Ma davvero non so come spiegare la differenza."

Lui si strinse nelle spalle. "Cosa possiamo fare, allora?"

"Non lo so. Rimaniamo cauti? So una cosa; lei ha detto che pensa che ci fidiamo di lei, o almeno, lo pensava, quando è successo. Quindi abbiamo un vantaggio."

Albus annuì, con espressione grama. "Almeno una cosa."

"Forse dovremmo tenerla d'occhio da vicino. Colette e James si fidano di lei, ma noi non possiamo permettercelo."

Albus concordò, e decidemmo che da quel momento in poi, nessuno dei due avrebbe lasciato Wren sola per quanto potevamo. E questo non voleva dire per forza che lei doveva saperlo. Anche se Albus era un po' a disagio all'idea di spiarla, noi avevamo ancora il mantello dalla settimana precedente, e io pensai che seguirla senza che lo sapesse potesse essere il metodo migliore in certi casi.

Tornammo di corsa in sala comune, per mettere in moto il nostro piano. A Pozioni quel giorno, mi infilai tra Wren e Colette e finii in coppia con lei. Albus si assicurò che venissero messi in coppia per un progetto di Trasfigurazioni. Io andai con lei e Colette in biblioteca, e rimasi con Wren dopo che Colette se n'era andata nella sezione degli incantesimi sperimentali. A fine giornata, non avevamo ottenuto assolutamente nulla se non confondere Wren col nostro essere appiccicosi. Addirittura mi aveva chiesto se mi sentissi bene. Io feci spallucce ed annuii e piombai sul divano in sala comune.

"Okay..." Wren mi guardò in modo strano e poi si diresse verso le scale. Io imprecai silenziosamente. Ora sì che sarebbe stato strano seguire lei e Colette in dormitorio. Insomma, non c'era molto che poteva fare lassù, considerando che non sarebbe stata sola, ma Colette era capace di entrare in un mondo tutto suo se si appassionava ad un libro di incantesimi. Albus catturò il mio sguardo dall'altro lato della sala. Rimasi seduta per qualche attimo, poi dichiarai ad alta voce che mi serviva il mio libro di incantesimi per studiare, e schizzai verso la porta.

Sentii voci tese mentre salivo le scale. Sembrava venissero dal nostro dormitorio. Colette e Wren erano le uniche lì, quindi già così era strano. Mi fermai fuori la porta e mi avvicinai al buco della serratura, e riconobbi la voce di Wren.

"-seguita per tutto il giorno, credo abbiano dei sospetti o qualcosa di simile."

"Non essere ridicola," disse la voce di Colette. "Di cosa dovrebbero essere sospettosi?"

"Io non... Insomma, so che hanno avuto una discussione con James. Sembrava che riguardasse questo."

"Almeno lui non ha creduto alle loro parole," Colette disse. Sentii lo scricchiolio del letto quando lei evidentemente ci si sedette sopra.

"Non è questo il punto," Wren disse, suonando frustrata. Ci fu una pausa, poi, "Non posso farlo più."

"Cosa?"

"Non posso farlo più," Wren ripeté. "Vado a dirlo a-"

"No, Wren!" Colette disse secca. "Non puoi! Ti uccideranno, insieme a tutti quelli che ne sono a conoscenza. Lo vuoi davvero? Ne vale la pena?"

"Non posso più mentire!"

"Wren, devi essere forte."

"Io... Non posso."

"Beh allora, vatti a scavare la tua tomba, perché io di certo non ne ho intenzione."

Istintivamente, afferrai la maniglia e piombai nella stanza. Un secondo dopo, capii che avrei potuto scoprire di più se fossi rimasta calma fuori, perché entrambe le ragazze in quel momento mi stavano fissando, con espressioni terribilmente colpevoli, e ovviamente non avrebbero continuato a discutere in mia presenza. È solo che ero rimasta così sconvolta. Wren, per quanto era stato doloroso pensarlo, era una sospettata probabile. Mi ci ero già abituata. Ma Colette? Non riuscii a non guardarla a bocca aperta. Anche lei era coinvolta'"

"Ciao, Astra," Colette disse calma, dopo un momento. Si allungò verso il suo comodino e prese un libro. "Ci stavamo solo confrontando su un progetto per Antiche Rune. Va tutto bene?"

Ora sia io che Wren la stavamo fissando. Sbattei gli occhi, e riuscii a balbettare, "Bene..." La mia mente lavorava così velocemente che quasi mi faceva male. Balbettai qualcosa sul mio libro di Incantesimi, poi rovistai per la stanza per qualche secondo per cercarlo. Lo trovai e mi alzai, alternando lo sguardo tra loro due. Wren non si era mossa da dove era quando ero entrata, ma Colette stava leggendo il suo libro come se nulla fosse successo. Decisi di fare lo stesso, rivolsi un sorriso a Wren, e corsi fuori.

"Albus," sibilai appena scesi dalle scale. Lui sussultò, poi balzò in piedi e corse da me. Qualcuno ci fece una fischiatina, ed io gli rivolsi una brutta occhiataccia.

"Non ci crederai," sussurrai, tirandomelo verso una sedia nell'angolo più isolato della sala.

"Cosa?" Albus chiese piano, prendendo il mio ormai dimenticato libro di Incantesimi e aprendolo. "Non fare troppo l'esuberante, ricorda; stiamo studiando Incantesimi."

"Lo so, lo so," dissi piano. Riferii subito ciò che avevo sentito per sbaglio. Quando finii, il volto di Albus aveva perso ogni traccia di colore.

"Loro... Colette... È coinvolta?"

Annuii, mordendomi il labbro. "Non c'è altra opzione."

"Ma... Come..." Albus scosse la testa. "Sembrava... Quasi come... Quasi come se lei stesse costringendo Wren a farlo."

"Magari è così," dissi piano. "Certo, forse non è cominciata così."

"Wren nemmeno conosceva Colette quando è tornata," Albus concordò.

"Ma Colette deve averla scoperta in qualche modo," dissi. "E ora che Wren vuole tirarsi indietro, Colette la sta costringendo, immagino. Suppongo che ci guadagni qualcosa, a non dire nulla."

"Cosa?" Albus chiese.

"Non lo so. Non è importante." Guardai verso il camino. James stava ridendo, felicemente ignorante, con i suoi amici, del tutto inconsapevole di ciò che Wren e Colette stavano facendo. "Ciò che conta è che tutta questa storia è diventata infinitamente più complessa. E infinitamente peggio."

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Decidemmo che la nostra unica opzione era di comportarsi come se fosse tutto a posto, come se niente fosse fuori posto, e come se io mi fossi bevuta la scusa di Colette del 'confronto su Antiche Rune'.  Avremmo semplicemente continuato a provare a tenere d'occhio Wren, dato che lei sembrava ancora essere la messaggera, se il mio sogno era accurato. Quindi, il giorno dopo andammo ad Incantesimi tutti insieme, proprio come al solito. Mi sentivo un po' meno spaventata da Wren in quel momento. Perlomeno era parsa riluttante. Forse c'era un modo per aiutarla, se fossimo riusciti in qualche modo a farle sapere che sarebbe stata bene. Forse era Colette quella di cui dovevamo preoccuparci.

Quella settimana mi stavo sforzando di prestare attenzione durante Incantesimi, perché avevo finalmente scoperto l'assoluta gioia di far imbestialire Haverna facendo esattamente ciò che si aspettava da me. Ascoltavo in classe, prendevo appunti, rispondevo pure alle domande con risposte da libro che stupivano Rose. E anche se Haverna sembrava costantemente infastidita, non poteva fare nulla, perché io stava facendo tutto bene. Cosa doveva fare? Mandarmi nell'ufficio del signor Potter perché ero una studentessa troppo brava? Probabilmente pensava che avessi qualcosa in mente, ma davvero mi godevo solamente l'espressione frustrata sul suo volto quando rispondevo correttamente ad una domanda.

Quel giorno, mentre prendevo appunti, tutti quanti sembravano un po' meno silenziosi del normale. Ovvio, la partita contro Serpeverde era quel fine settimana, e tutti non vedevano l'ora. Giravano voci secondo cui il nuovo Battitore di Serpeverde fosse chiunque da Nico Jasper (altamente improbabile) a Scorpius Malfoy (un po' più probabile) fino a Merlino (impossibile...?). Ciara stava mantenendo molto bene il segreto, anche se Fred dichiarava che glielo avesse detto. Quando noi gli chiedemmo chi fosse, però, lui disse che lei gli aveva fatto giurare di mantenere il segreto, il che mi portò a pensare che lei non gli avesse detto nulla. Perché avrebbe dovuto affidare un segreto a Fred Weasley, e perché lui avrebbe dovuto mantenere un segreto per Ciara Malfoy?

Comunque, il 5 Maggio, andammo ad Incantesimi e nessuno si stava concentrando. Ero molto fiera di me stessa perché una volta tanto non ero la studentessa distratta contro cui Haverna si arrabbiava. Stavolta era Lacy, che si era messa a scarabocchiare sulle pagine del suo libro invece di guardare Haverna disegnare un diagramma dei movimenti di bacchetta per creare una Passaporta. Haverna tolse cinque punti a Grifondoro e proseguì con la lezione. Lacy incrociò le braccia e si accigliò verso il suo libro, brontolando qualcosa ad Iris. Qualche minuto dopo, però, mentre Haverna era girata di schiena, la vidi alzare la bacchetta e puntarla verso la lavagna.

Uno scoppio di glitter rossi colpì la lavagna e ricadde sulle prime file di studenti. Aveva completamente eliminato il diagramma. Lacy si guardò intorno nell'aula, soddisfatta, mentre un paio di persone scoppiarono a ridere e subito cercarono di coprirlo con colpi di tosse.

Haverna raggelò, poi si girò lentamente, con un'occhiataccia gelida. "Chi è stato?"

Lacy posò in fretta la bacchetta sotto il banco, ma Haverna sembrava sapere comunque che era stata lei. "Signorina Macmillan, posso vedere la sua bacchetta?"

Riluttante, Lacy la consegnò. Haverna non le tolse gli occhi di dosso mentre eseguiva un Prior Incantatio sulla bacchetta. Dopo un attimo, si accigliò. "Non ho mai sentito parlare di questo incantesimo. Dove lo ha imparato?"

"Non lo so," Lacy disse, stringendo le spalle abbattuta. "Letto da qualche parte, immagino."

Haverna alzò un sopracciglio. "Ah davvero? Interessante. Somiglia molto a quello che ha colpito uno studente del sesto anno qualche settimana fa. Credo che sia stato Albus Potter ad usarlo prima di me, sì?"

Albus si irrigidì di fianco a me. "Um, cosa? Non ricordo-"

"Dove avete imparato questo incantesimo voi due?" Haverna restituì a Lacy la sua bacchetta. "Usare incantesimi che trovate fuori dai libri di scuola approvati può essere pericoloso, soprattutto se non sono mai stati testati o se non sapete cosa fanno."

Albus sbirciò verso Lacy, che annuì leggermente, poi fece spallucce verso Haverna. "Lo abbiamo imparato da un libro."

"Quale libro?"

"Non ricordo."

"Era un libro della biblioteca," Albus disse utilmente, come se ciò restringesse il campo.

Haverna alternò lo sguardo tra loro due, poi scosse la testa. "Punizione, per entrambi. Ogni giorno, inclusi i fine settimana, finché non vi ricordate il nome del libro. O forse della persona che vi ha insegnato l'incantesimo, e lei può dirmi che libro era."

"Professoressa, la partita di Quidditch tra Grifondoro e Serpeverde è questo sabato," Albus protestò subito. "Sono nella squadra, devo esserci."

"Beh, suppongo che tu debba rinfrescarti la memoria prima di sabato."

Sospirai. Stavo andando così bene: niente punizioni o punti persi in quasi una settimana. Era un mio record personale. Ma suppongo che dovesse finire prima o poi. Albus doveva essere presente alla partita, e comunque, tecnicamente, ero stata io ad insegnarlo a Lacy. Colette non lo avrebbe ammesso, ovviamente - ammettere di aver creato l'incantesimo l'avrebbe messa in un mare di guai, più di quanti ognuno di noi avesse mai affrontato se contiamo ciò che avrebbe potuto fare suo padre. Io potevo sempre dichiarare che era stato Teddy a parlarmene; di tutta la mai famiglia, lui era quello che più probabilmente sarebbe stato al gioco e avrebbe rimandato le domande a dopo. Mentre Haverna si girava per continuare la lezione, alzai riluttante la mano.

"Qualcosa da aggiungere, signorina Lestrange?" Haverna chiese, con un'evidente frustrazione sottintesa nella voce che, per una volta, non era diretta a me.

"Um... Sì. Gli ho insegnato io l'incantesimo."

Dall'altro lato dell'aula, Colette imprecò sottovoce.

Haverna alzò un sopracciglio. "Interessante. E dove lo hai imparato?"

"Beh..."

Colette sospirò. "Sta mentendo, professoressa."

"No, non sto mentendo," dissi  decisa, guardandola male. Se lei non voleva gettare la maschera, non lo avrei fatto nemmeno io.

Era troppo tardi, però. Haverna si girò verso Colette sorpresa, poi i suoi occhi si strinsero. "Ah davvero?"

"No, non è vero, non la ascolti-"

"Sì, è vero," Colette disse. "Cioè, non del tutto, perché lei gli ha insegnato l'incantesimo, ma tutti hanno imparato da me."

"Ah. Capisco." Haverna disse, con tono gelido. "E dove ha imparato questo incantesimo, signorina St. Pierre? O è una delle sue specialità?"

Colette esitò per un attimo, ed un sorrisetto arrogante apparve sul volto di Haverna. "Nel mio ufficio, entrambe. Ne parleremo dopo la lezione." Rivolse ad entrambe un sorrisetto gelido che bloccò le mie proteste sul nascere e mi limitai a raccogliere le mie cose. Colette uscì prima di me, e non riconobbe la mia presenza finché non ci sedemmo nell'ufficio di Haverna.

"Mi dispiace," dissi. "Non volevo coinvolgerti."

"Non lo hai fatto," Colette disse calma. "Mi sono coinvolta da sola. Non è colpa tua se Lacy a volte fa la stupida." Lei fece spallucce. "Prima o poi doveva succedere. Non ti avevo detto che ho scoperto Haverna gironzolare attorno alla Stanza delle Necessità ultimamente?"

"Sì, l'hai fatto." Sospirai. Era questo il modo di Colette di buttarci fuori strada? Magari avrei agito come se mi ci avesse buttata. "E' così orribile. Perché non può lasciarti in pace?"

"Non lo so." Colette guardò male il muro. "Capirei se facessi tutto questo senza misure di sicurezza, ma ci sono."

Sospirai, guardando fuori dalla finestra. Il sole spuntava tra le nuvole quel giorno, filtrando sul Lago Nero e facendolo scintillare. "Cosa pensi che farà?" 

"Lo dirà al signor Potter, scriverà a mio padre. Non ne sono sicura." Lei mi guardò. "Speravo che non se la prendesse anche con te."

"Fa niente. E poi, era strano non avere punizioni un giorno sì e uno no." Io sorrisi, e Colette alzò gli occhi al cielo. "A proposito, come sta venendo il contro-incantesimo?"

"Ancora nessuna fortuna. Credo di star affrontando la cosa dal punto di vista sbagliato."

Passammo il resto dell'ora a inventarci metodi per far sparire i glitter, una conversazione molto tranquilla in confronto alla voce che mi ruggiva in testa, con più carburante di quanto ne avesse da mesi. Io avevo appena suggerito un incantesimo per evocare uno straccio e un po' di Windex (i babbani avevano alcuni prodotti per pulizie innovativi che avrebbero funzionato benissimo) quando Haverna aprì la porta. "Venite con me, ragazze."

"Dove stiamo andando?" Chiesi, alzandomi in piedi e mettendomi la borsa sulla spalla. Il signor Potter sarebbe stato forse arrabbiato, ma comprensivo. Speravo che ci stesse portando da lui.

Le mie speranze vennero demolite qualche secondo dopo. "Dai presidi. Se una studentessa mette costantemente in pericolo sé stessa e gli altri, è una faccenda che devono affrontare loro."

Sbirciai rapidamente verso Colette; per un istante era raggelata, abbandonando la sua maschera indifferente. Questa storia diventare potenzialmente molto più brutta molto in fretta. I presidi erano stati nominati da Carrow, per iniziare, la quale non si sarebbe fatta scrupoli a punire una sedicenne per qualcosa del genere, soprattutto se era nota come mia amica. I presidi potevano anche tranquillamente sospendere o espellere Colette, il che sarebbe stato orribile. Nonostante i miei nuovi sospetti su di lei, l'idea di non vedere mai più Colette mi causò una fitta di tristezza. Dopotutto, dovevo ammettere che non avevo tutte le risposte. Forse mi sbagliavo, pensai, prima che la voce sopprimesse quel pensiero con un rimbombante Non sbagli. Non riuscivo davvero a trovare un modo per spiegare questa situazione. Ciò non riduceva la pietà che sentivo guardando Colette mentre seguivamo Haverna per i corridoi.

Haverna ci lasciò nel corridoio mentre lei andava a parlare in privato ai presidi. Furono dieci minuti molto lunghi, e nessuna delle due disse niente di importante, Finalmente, tornò giù, sorridendo arrogante, e ci mandò di sopra a incontrarli.

Kimmel e Welling sembravano alquanto formidabili dietro la loro scrivania condivisa. Non dissero nulla quando ci avvicinammo, ci guardavano solo, ci studiavano. Welling pareva sospettoso, alzandosi quando entrammo (forse per spaventarci, mi aspettavo), mentre Kimmel sembrava preoccupata.

"Ci è stato fatto presente che lei ha creato incantesimi, signorina St. Pierre," Welling disse alla fine.

"Ah davvero?" Colette chiese con voce perfettamente neurale. Io sbattei gli occhi. Era sempre stata Wren l'attrice naturale del nostro gruppo, ma forse Colette era altrettanto brava.

"Mia cara, ti rendi conto di quanto sia pericoloso?" Kimmel disse, scuotendo la testa. "Potresti essere rimasta uccisa, o avresti potuto uccidere uno dei tuoi amici." A quel punto mi indicò, e Colette mi guardò a disagio. "Temo che non possiamo tollerare questo tipo di atteggiamento qui," Kimmel continuò. "Soprattutto considerando che la professoressa Haverna ti ha detto che ciò era inaccettabile oltre due anni fa..."

"Davvero un evento increscioso," Colette disse, annuendo. "Se solo sapessi di cosa state parlando."

Kimmel si accigliò confusa verso Colette, prendendosi un secondo per elaborare. "Tu hai creato incantesimi, corretto?"

"Così dice lei," Colette rispose con espressione neutrale.

"Ho chiesto se è vero, non cosa dice la tua professoressa."

Colette non rispose. Io guardai, preoccupata. Stava cercando di farli arrabbiare?

Welling si girò verso di me, girando attorno alla scrivania finché non dovetti girarmi per guardarlo. "La signorina St. Pierre crea incantesimi nel suo tempo libero?" Chiese senza troppi fronzoli.

Io guardai Colette; lei mi restituì uno sguardo curioso, come se fosse ignara tanto quanto i presidi. "Um... Non lo so."

Welling scosse la testa. "Inutile. Puoi andare."

Io sbattei gli occhi; anche Colette sembrava un po' confusa. Rimasi lì impalata per un attimo, finché Welling non mi fece cenno di uscire con la mano, alzando un sopracciglio. Lanciai un ultimo sguardo a Colette, poi corsi fuori.

Per qualche attimo, rimasi in dubbio se aspettarla in fondo alle scale o andare a lezione. Per come si erano messe le cose, non mi aspettavo che se ne andasse presto, quindi alla fine decisi di correre ad Erbologia. I corridoi erano vuoti, segno chiaro che la lezione era iniziata e che io avrei fatto ritardo. Corsi per i corridoi e giù per le scale prima di schizzare finalmente fuori. C'era un vento frizzante nonostante il sole, e rabbrividii mentre correvo verso le serre.

L'intera classe alzò lo sguardo quando io aprii la porta. Il professor Milligan sorrise interrogativo. "Mi scusi, dovevo parlare con la professoressa Haverna," dissi piano, scivolando verso Albus e Wren al tavolo in fondo.

"Dov'è Colette?" Wren sussurrò. Spinse leggermente il suo libro verso di me così che potessi vedere a che pagina eravamo.

"A parlare con i presidi," disse piano. "Loro mi hanno fatto andare. Colette stava fingendo di non sapere di cosa parlassero quando me ne sono andata."

Albus e Wren si scambiarono uno sguardo preoccupato. "Non va bene," Albus disse. "Potrebbe finire in un mare di guai."

Colette non venne ad Erbologia. O a pranzo. Nel frattempo che finì Storia della Magia, avevo iniziato a sospettare che fosse semplicemente andata nella Stanza delle Necessità, ma quando passammo di lì si aprì subito, ed era decisamente vuota.

"Pensi che stia bene?" Wren chiese mentre tornavamo in sala comune.

"Sono sicura di sì," dissi, con voce meno sicura delle mie parole. "Conosce tanti posti dove andare per stare sola." Non sapevo come funzionassero sospensioni ed espulsioni. Avrebbe avuto modo di parlare prima con noi, giusto? Di certo non l'avevano espulsa sul serio.

"Sono sicuro che prima o poi verrà," Albus disse, iniziando a tornare verso la sala comune. "Scommetto che sta solo cercando un posto nuovo per allenarsi che Haverna non potrà trovare." Sorrise. "Dici che dovrei suggerire la Camera dei Segreti? Sono l'unico che può entrarci, oltre a Nico Jasper, e non credo che sappia dov'è."

Mi accigliai scettica. "Scommetto che dirà di no. Lo sai, è molto indipendente."

"Vero," Albus concordò. Ci scambiammo uno sguardo da sopra la testa di Wren. Forse quello era un buon momento per lasciare qualche messaggio, magari per far capire a Wren, tra le righe, che se si era messa in qualche pasticcio e voleva tirarsene fuori, noi potevamo aiutarla. "Um, Wren," Albus disse, capendo la mia idea, "Come va la vita?"

Lei lo guardò in modo strano. "Che intendi? Sono stata con voi tutto il giorno."

"Oh, non lo so, in generale?"

Lei mi guardò, e arrangiò un sorriso. "Um... Bene..." Smise di camminare. "Perché? È tutto a posto?"

"Alla grande, perché chiedi?" Dissi, forse un po' troppo in fretta.

"Tutti e due vi state comportando in modo strano. Da un bel po'."

Sbirciai verso Albus. "Strano? Davvero? Non lo avevo notato."

Wren scosse la testa. "Okay, allora. Cosa volete che vi dica?"

"Cosa?" Albus chiese.

"Quando chiedete come va, cosa vi aspettate che io dica? A quale parte di 'in generale' vi riferite?"

Ci scambiammo uno sguardo. "Um." Dissi. "Giusto. Intendevo solo..." Mi venne un'idea improvvisa. "Come va con Antiche Rune?"

Non capii se me lo ero immaginato o se Wren si era irrigidita per un attimo. Prima ancora che potessi capire se avevo visto qualcosa, lei mi stava rivolgendo un altro sguardo strano. "La materia? Un po' difficile, ma non troppo brutta. Tante cose da imparare a memoria. Perché?"

"Semplice curiosità," Albus disse. "Astra ha detto che tu e Colette stavate litigando per questo qualche giorno fa, quindi ci chiedevamo se fosse tutto a posto."

"Sì, tutto a posto," Wren disse.

"A proposito..." Dissi lentamente. "Se dovessi avere mai bisogno di parlare di qualcosa... Noi siamo qui per te. Per qualunque cosa."

Wren annuì lentamente, sembrando ancora confusa. "Grazie, Astra. Lo so, ma ti ringrazio."

Lo sai davvero? Avrei voluto chiedere. Ebbi l'impressione che avesse capito di cosa stavo parlando appena avevo menzionato Antiche Rune. Magari eravamo almeno riusciti a farle capire che voleva venire da noi se aveva bisogno di aiuto. Certo, non l'avevamo gestita benissimo, dovevo ammetterlo; Wren sembrava un po' a disagio mentre tornavamo verso la sala comune e se ne andò dritta da James appena attraversammo il buco del ritratto.

Albus ed io ce ne andammo in un angolino vicino alla porta, accontentandoci di essere nella stessa stanza per il momento, e cercammo seriamente di metterci a studiare Astronomia. Albus sussurrò che era stata un'idea brillante, menzionare Antiche Rune, ma che forse dovevamo allentare la presa per un po'.  Io concordai, sospirando. Nella peggiore delle ipotesi, potevamo sempre dire che volevamo chiedere davvero della materia (quello che lei e Colette avevano avuto era un litigio serio, dopotutto.)

Ci volle un po' prima che Colette tornasse. Invece di andare da James e Wren e dagli altri attorno al fuoco, venne da noi zitta zitta. Quasi non l'avevo riconosciuta; invece della sua solita indifferenza e naturale autostima, Colette sembrava un po' tesa. "Dove sei stata?" Chiesi, offrendole un sorriso.

Lei si accigliò. "L'ufficio dei presidi? C'eri anche tu."

"Oh, beh, sì," dissi, annuendo. "Ma dopo?" Lei si accigliò, e io mi corrucciai. "Di certo non sei stata lassù tutto questo tempo?"

Colette annuì lentamente, abbassando lo sguardo sul tavolo. "Sì."

Spostai la mia cartina astronomica. "Cosa è successo?"

"Ho continuato a dirgli che non sapevo di cosa stessero parlando. Dopo un po', Welling si è arrabbiato." Lei sbatté gli occhi, scuotendo la testa. "Io... è pazzo davvero."

Mi accigliai, sbirciando verso Albus. Non era vero. Quante volte ero stata mandata nell'ufficio dei presidi e la cosa peggiore che mi ero beccata era stata una punizione? Anche se lui era pazzo, cosa di cui dubitavo, Kimmel non lo era. Forse qualunque punizione le avevano dato (non l'espulsione, perlomeno) le sembrava una pazzia, ragionai. Ero sicura che come minimo le avessero imposto regole severe su cosa poteva fare, viste le circostanze. "Che intendi?" Chiesi.

Lei mi guardò con occhi quasi spiritati. "È pazzo. Quelle cose che la gente dice di lui, sono vere."

"Colette, quelle sono solo voci," Albus disse piano, con cautela. "Nessuno ci crede davvero, tranne forse qualche primino."

Colette si accigliò. "Non mi credete?"

"Non è questo," dissi subito. "Sei arrabbiata, ovviamente,  quindi capisco che ti sembra che stiano facendo gli ingiusti, qualunque cosa abbiamo fatto. Non è una questione di non crederti."

"Beh, di quale questione si tratta, allora?" Chiese lei bruscamente, alzandosi. "Perché mi sembra proprio questo il caso. Perché dovrei mentirvi? Su Welling, poi?"

Albus ed io ci scambiammo uno sguardo. Perché dovrebbe mentirci? Mi venivano in mente un paio di motivi.

"Non è questo, Colette," Albus stava dicendo, "Ma devi essere ragionevole. Welling non si è mai cmoportato davvero da pazzo. Non puoi andare in giro a buttare parole come quella quando la gente ha già paura di tutto. Sei sicura che non sia solo preoccupato della tua incolumità?"

"Assolutamente no." Colette borbottò qualcosa sul fatto che non riusciva a crederci. "Va bene. Non mi importa. Non ascoltatemi." A quel punto si girò e marciò verso i dormitori ignorando del tutto Wren.

Wren ci lanciò uno sguardo preoccupato, poi si alzò e venne da noi. "Sta bene?"

"Colette sembra pensare che i presidi siano impazziti," Albus disse, alzando gli occhi al cielo. "Non ci ha detto cosa hanno fatto. Le avranno messo qualche incantesimo sulla bacchetta per tenere traccia degli incantesimi che fa o roba simile."

"Cioè, capisco che è arrabbiata, ma sta decisamente esagerando," dissi, scuotendo la testa. "E si è arrabbiata con noi quando glielo abbiamo fatto notare. Arrabbiata perché non le abbiamo creduto.

Wren si accigliò scettica. "Sembrava molto scossa, in realtà. Siete sicuri che non fosse seria?"

Albus si accigliò. "Sia io che Astra siamo stati lassù parecchie volte."

"Per ogni genere di motivo," aggiunsi.

"Sì, esatto. Non hanno mai fatto nulla di davvero ingiusto, anche se all'inizio non sembrava così." Albus ridacchiò. "Anzi, direi che quella volta che Pouri ha costretto James e Ciara ad andare al Ballo del Ceppo insieme sia stata più ingiusta di qualunque cosa Kimmel e Welling abbiano mai fatto."

Wren ci stava fissando, con un misto di scetticismo e qualcosa che non riuscii a distinguere. "Okay... Beh, io vado a parlarle."

Tirai verso di me la mia cartina astronomica. "Onestamente, possiamo trovare un modo per aggirare qualunque punizione le abbiano dato. Può prendere in prestito la bacchetta di qualcuno, se le serve, oppure possiamo coinvolgere Lacy ed Iris e Rose e permetterle di allenarsi in dormitorio. Falle capire che non è la fine del mondo. Vivrà."

Wren sorrise e annuì e andò via. Per un attimo, io ed Albus confrontammo le nostre cartine, poi Albus mi diede un colpetto al fianco. "Non le segui?"

Sbirciai verso le scale dei dormitori. "Hai il mantello?"

Albus mi passò la sua borsa. Me la misi in spalla e cercai di mantenere un atteggiamento normale mentre andavo verso le scale. Appena fui fuori dal campo visivo, presi il mantello luccicante dalla borsa e salii pianissimo le scale, stando attenta a saltare i gradini che scricchiolavano.

Non c'erano suoni mentre salivo le scale, avvicinandomi alla nostra porta. Sembrava che non ci fosse nessuno dentro. Mi abbassai per spiare dal buco della chiave, ma vedevo solo oscurità. C'era solo un lieve mormorio proveniente dall'interno, che potevo solo sentire da molto vicino. Sospettai che avessero piazzato qualche incantesimo sulla porta. Magnifico. Afferrai la maniglia, sperando di aprire di qualche millimetro senza che se ne accorgessero, ma era chiusa a chiave. provai di nuovo, e sentii il borbottio interrompersi. Merda. Balzai all'indietro e mi spinsi contro il muro. Un secondo dopo, la porta si aprì, e Wren uscì sul pianerottolo. "Chi è?" Si guardò intorno, ed io trattenni il fiato, pregando che non venisse avanti. Era così vicina che avrei potuto allungarmi e toccarla. Così vicino che lei avrebbe potuto allungarsi e toccare me.

"Non c'è nessuno," disse alla fine, girandosi per tornare della stanza. "Mi sa che ce lo siamo immaginato..." Le sue parole si attutirono quando la porta si chiuse. Rilasciai il fiato che avevo trattenuto. C'era mancato pochissimo. Provai un'ultima volta a premere l'orecchio contro il buco della serratura, ma fu inutile. Alla fine dovetti ammettere la sconfitta e tornai di soppiatto giù.

Ci avevano scoperti. Sapevano che sospettavamo qualcosa, anche se non sapevano quanto fossimo vicini alla verità. Convincere James era diventato decisamente più importante. Se fossimo riusciti a portarlo dalla nostra parte, avremmo avuto una possibilità.

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Caro Padre,

So di aver ragione. Ancora non è verificabile, purtroppo, ma sono successe due cose questa settimana che lo dimostrano.

Ho fatto un sogno. Non so se ti ho raccontato dei miei sogni, ma a volte ne faccio alcuni che corrispondono ad eventi veri. E so che lo sono, perché ho sognato Bellatrix Lestrange e le sue sorelle prima di sapere chi fossero, e ho sognato cose su Wren che sono successe davvero tra secondo e terzo anno. Ho persino sognato la notte della sua fuga. Non ne ho mai avuto uno errato.

Ho fatto sogni iper-realistici anche su Voldemort, ovviamente, che pensavo fossero tra questi 'sogni da Legilimens' (Colette li ha chiamati così), ma si è scoperto che non lo erano. Ora vedo le differenze, quelle che prima non notavo. Forse potrebbe essere successo questa volta, ma non penso proprio. Ho sognato Wren e suo zio. Gli stava dando informazioni sul signor Potter e l'ES, e su di me. Non so dove fossero ma sembrava molto reale. È stato orribile. So che la maggior parte delle persone non ci crederebbe, ma per Albus e me dimostra tutto senza ombra di dubbio.

Non sarebbe così male se non fosse per la seconda cosa. Mi ero già convinta che Wren ci avesse traditi, ma più tardi quel giorno, ho origliato accidentalmente un litigio tra lei e Colette St. Pierre, un'altra delle mie migliori amiche. Wren stava dicendo che era stanca di mentire, e che non voleva continuare a fare una certa cosa, e Colette sembrava minacciarla, costringendola a star zitta. Albus ed io temiamo che sia coinvolta anche Colette, addirittura che sia lei la mente. È tutto molto peggio di quanto pensassimo. Cosa possiamo fare? Dovremmo dirlo al signor Potter?

Ho paura. Non so più di chi fidarmi. Vorrei che tu fossi qui, vorrei poterti vedere e parlarti davvero. Mi manchi.

Con affetto, Astra.



Spigolo autore

Orario pessimo ma non mi interessa, ho accumulato anche troppo ridardo.

Sono desolato per l'attesa enorme, ma come al solito gli esami rubano ogni secondo di tempo...

Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento, e di andare a leggere l'originale che merita davvero.

Alla prossima!

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