La Gazzetta del Profeta
N° 102.046
26 Dicembre 2021
Lestrange ad Azkaban!
Nei giorni scorsi si sono diffuse voci secondo cui Astra Lestrange abbia visitato Azkaban. Non si sa come mai ciò sia avvenuto, ma il Profeta ha l'obiettivo di portarvi tutte le storie che meritate di conoscere, e questa è una di esse. Appena si renderanno disponibili nuove informazioni, le pubblicheremo.
Si è speculato che forse Lestrange volesse solo visitare la famiglia. Come ben sa la maggior parte del mondo magico, sia Rodolphus che Orion Lestrange sono rinchiusi ad Azkaban da anni. Altri teorizzano che forse la Lestrange sia coltivando nuovi, oscuri interessi...
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Mi accorsi che in quei giorni guardavo male Ciara solo ed esclusivamente per un fatto d'abitudine. Lei non era più neanche lontanamente così irritante come un tempo. O forse ero io a non essere più neanche lontanamente così irritata.
In ogni caso, io ed i Malfoy passammo dei giorni piacevoli. Il Natale era stato molto meno brutti di quanto credevano i Potter (in primo luogo, Ciara ed Elcie avevano regalato a Scorpius una bellissima scopa da corsa, e lui ci aveva permesso di portarla a turno quando giocavamo a Quidditch). Quando non ci mettevamo ad adorare Charis, andavamo fuori a giocare a Quidditch o facendo battaglie a palle di neve Grifondoro contro Serpeverde.
Ovviamente, il fatto che mi stessi divertendo non voleva dire che mi ero scordata di mio padre. Ero ancora determinata a fare tutto ciò che potevo per lui. Feci fare le mie compere a Teddy quando arrivammo a casa quel giorno e gli comprai un maglione decente. Avevo parlato anche con zia Andromeda, chiedendo se c'era un modo per fargli avere un processo. Mi disse di non fare nulla di avventato, ma che si sarebbe informata.
Scorpius e Ciara avevano saputo della mia visita ad Azkaban. Lo sapevo perché li avevo sentiti sussurrarsi tra loro al riguardo, con tono preoccupato. Ancora non avevano parlato con me, e mi stava benissimo. Non vedevo i Potter o Wren da quando eravamo andati a Diagon Alley, quindi non avevo parlato neanche con loro.
Io stavo bene. Era questo che continuavo a ripetermi. Mi tenevo occupata, il che non era difficile con i miei cugini. Non stavo avendo più incubi, per fortuna. Almeno quella cosa si era risolta. Per la maggior parte. Ovviamente, una piccola, ragionevole vocina continuava a sussurrarmi che gli occhi blu non erano poi così rari...
Stavo bene. Non ci stavo rimuginando sopra. Ero felice e mi divertivo e mi piaceva stare con la mia famiglia.
Ma non la mia famiglia.
Le notti. Quelli erano i momenti in cui crollava tutto. Quando non potevo distrarmi con bambine carine o col Quidditch o con gli eserciti di pupazzi di neve che Scorpius provava a stregare per tirarci addosso palle di neve e vincere la battaglia a palle di neve del pomeriggio di Natale. Quando i miei pensieri potevano vagare liberi.
Come sarebbe stata la mia vita?
Se il Ministero non avesse rinchiuso mio padre in prigione senza un processo, in un atto di ingiustizia che mi faceva ribollire il sangue, come sarebbe stata la mia vita? Mia madre forse sarebbe stata viva. Non avrei mai dovuto vivere con i Lewis. Sarei cresciuta con persone che avrei amato.
Sarei cresciuta con persone che amavano me.
La mia vita sarebbe stata così diversa. Così incredibilmente diversa. Migliore. Con persone che mi amavano e mi supportavano. Forse avrei avuto dei fratellini e delle sorelline. Quel pensiero mi faceva piangere quasi tutte le notti. Pensare a ciò che mi ero persa. Pensando a ciò che il Ministero mi aveva tolto.
E così piangevo finché non mi addormentavo. Ed ogni mattina, mi svegliavo, mi lavavo la faccia, e fingevo di esser un normalissimo, perfettamente funzionante membro della società, e ignoravo il fatto che diventavo furiosa ad ogni menzione del Ministero e pronta a cadere in un episodio depressivo tutto il resto del tempo.
Ed è per questo che fui contenta che Ciara e Scorpius non parlarono di Azkaban. Perché sapevo che si aspettavano che parlassi (o perlomeno lo avrebbe fatto Scorpius) e poi avrebbero tentato di consolarmi. E l'unico risultato sarebbe stato far riemergere cose brute a cui non volevo pensare.
Temevo il giorno in qui la scuola sarebbe ricominciata. Ero abbastanza sicura della mia capacità di nascondere i miei sentimenti alla mia famiglia, dato che tutti sembravano trattarmi normalmente (anche se una o due volte notai degli sguardi preoccupati da parte dei gemelli). Ma sarei riuscita a nasconderlo a Colette? Albus? Wren?
No.
Circa quattro giorni dopo Natale, notai che gli intervalli tra gli sguardi preoccupati di Scorpius si stavano accorciando. A noi quattro era stato chiesto di scrivere lettere di ringraziamento per tutti i nostri regali di Natale, e per quel giorno eravamo bloccati in una delle due biblioteche di Villa Malfoy. Quando Elcie corse a chiedere alla mamma chi le avesse regalato una certa cosa, e Scorpius mi aveva rivolto quello sguardo preoccupato tre volte in un'ora, sospirai esasperata e posai la piuma. "Serve aiuto, Scorp?"
Lui sussultò. "Cosa? No. Cosa?"
"Perché mi guardi come se fossi un cucciolo affamato?"
Ciara lo guardò male, e Scorpius divenne rosso. "Ehm... Non è vero?" Disse alla fine, e Ciara si mise le mani in faccia.
Sospirai. "Va bene. Come vuoi. Mentimi spudoratamente. Va bene così."
Scorpius sospirò. "Astra, non è niente, davvero."
"Riguarda la mia visita ad Azkaban, vero?" Chiesi. "Non ho idea di come facciate a saperlo ma so che è così." Vidi Ciara muoversi per dire qualcosa, ma glielo impedii. "Vi ho sentito parlarne, quindi non negarlo, Ciara." Lei chiuse la bocca, con espressione stupita e infastidita. Mi accigliai. "Sto bene, chiaro? Smettetela di preoccuparvi per me. Non mi serve pietà."
"Non è pietà," Scorpius disse serio. "Ti giuro, non è quello."
"Allora di che si tratta?"
Scorpius guardò Ciara, che strinse le labbra. "Beh..." Si strinse nelle spalle. "Non ti conosco molto bene. Ma ti comporti come... Felice in modo anormale. Per una che ha visitator Azkaban una settimana fa."
"E tu che ne sai?" Chiesi.
"Papà aveva l'abitudine di andare a trovare il nonno qualche volta," Ciara spiegò. "Non ne parlava mai, ma ricordo che quando tornava sembrava sempre un po' turbato. Si comportava da depresso. E... Non lo so, la situazione di tuo padre è un po' più complessa."
"Quindi... Abbiamo intuito che tu stai fingendo che vada tutto bene," Scorpius disse lentamente. "Tipo, nascondi il fatto che tutto questo ti pesa. Sembra... Sembra una cosa che tu faresti."
Mi infastidì un po' il fatto che mi avessero smascherata così perfettamente (quanto sarebbe stato facile per i miei altri amici, allora?). "Ah, è così?" Dissi, cercando di decider se arrabbiarmi o se arrendermi e basta e dirgli la verità.
"Se sei preoccupata che lo diremo a scuola, puoi stare tranquilla," Scorpius disse piano. "Non lo dirò nemmeno a Rose."
Se avessi parlato con loro, si sarebbe forse alleggerito questo peso che mi opprimeva. Però, se non lo avessi fatto, probabilmente non avrei pianto. Sarei riuscita ad essere forte, o almeno ad apparire tale. Solo che avevo l'impressione che Scorpius e Ciara sapevano esattamente a cosa stavo pensando (un altro sguardo preoccupato, Scorpius!), e mi stizzii. "Lasciatemi in pace."
"Sul serio? Sto cercando di essere una buona cugina e tu mi dici di lasciarti in pace?" Ciara scosse la testa per la frustrazione.
Sospirai. "Posso cavarmela da sola, Malfoy."
Ciara strinse gli occhi. "Se fosse vero, lo faresti adesso. Ma dato che non lo stai facendo, credo sia lecito pensare che ti serva un aiutino."
"Già," Scorpius concordò, in tono molto meno infastidito. "Siamo in pensiero per te."
"Non dovete esserlo."
"Invece sì." Scorpius iniziò a giocherellare con la piuma. "Non sei proprio la migliore a nascondere le tue emozioni, sai."
"Così mi hanno detto." Nessuno dei gemelli rispose. Era molto strano, passare dalla frustrata noia di Ciara per la mia testardaggine alla preoccupazione di Scorpius per lo stesso motivo. Sospirai. "Non è niente di che, okay? È solo che non... Non ho ancora accettato del tutto la cosa."
"Quindi lascia che ti aiutamo," Scorpius disse. Posò la piuma sul tavolo e appoggiò le braccia sul bordo. "Sfogarsi aiuta."
Abbassai lo sguardo sulla piuma stretta nel mio pugno. Sospirai e rilassai la mano, facendo cadere la piuma sul tavolo. "Non è niente, davvero.
Nessuno dei due disse nulla. Mi chiesi se avessero paura di dire qualcosa di sbagliato e di distruggere qualunque cosa stesse per succedere. Metà di me sperò che lo facessero. L'altra metà fu contenta che non lo fecero.
"È solo..." dissi alla fine, accasciandomi leggermente. "Non lo so. Sono davvero arrabbiata. Per tutto. Sono arrabbiata con il Ministero e con gli auror. Perfino col signor Potter. Mio padre... Sapevate che non ha avuto un processo, vero?"
Ciara scosse lentamente la testa. "Mamma e papa non parlano molto di loro."
"Oh." Guardai fuori dalla finestra. "Beh, non l'ha avuto. Non hanno nemmeno detto a mia madre cosa stava succedendo. Non l'hanno nemmeno aiutata. È morta e non sarebbe successo se avessero fatto qualcosa. E... A nessuno importa. Nessuno ha mai fatto niente per questo, non hanno mosso un dito. Nessuno lo farà mai. Mio padre marcirà per sempre ad Azkaban perché non gli importa. Non è giusto."
Sentii le lacrime accumularsi, esattamente ciò che temevo, e me le asciugai rabbiosamente. "Sarei potuta crescere con gente che mi amava. Ma non è successo. E questo perché nessuno ha provato a fermarli, ed è tutto così stupido e sbagliato e ingiusto. Quante altre persone ci sono lì come mio padre? Persone che non hanno ascoltato, a cui hanno rovinato la vita. Rovinata per persone come me. E non faranno mai niente al riguardo; non avranno mai bisogno di farlo. Ed è tutto così orribile."
Per un attimo ci fu silenzio, mentre la potenza delle mie parole echeggiava per la stanza. La rabbia che contenevano rimbombava contro i muri. Alla fine, Ciara annuì lentamente. "Già. È orribile. Mi dispiace."
"Non voglio pietà," sbottai.
"Non è pietà la mia," disse lei, alzando un sopracciglio. "A te la pietà non serve. Sai cavartela da sola." Un accenno di sorriso. Alzai gli occhi al cielo.
Scorpius si allungò sul tavolo per accarezzarmi la mano. "Sei forte, Astra. Lo supererai." Si fermò per un attimo, con espressione pensierosa. "Cosa farai?"
"Non lo so," dissi. "Cosa posso fare?"
"Petizione al Ministero?" Ciara suggerì.
"Come no." Lo stesso Ministero che pensava fossi una pazza bugiarda. Certo.
"Beh, allora, non lo so. I cambiamenti richiedono tanto tempo," Scorpius disse. "Ma penso che riuscirai ad ottenere qualche risultato. Magari quando finirà questa storia che sei inaffidabile. Ma non ci vorrà molto prima che salti fuori un'altra persona per il Ministero da screditare."
Non menzionai che era molto improbabile, considerando che la Carrow sembrava avercela con me per aver minacciato il suo mondo pacifico con la mia storia. Sorrisi di fronte al suo ottimismo, però, e sentii che un po' di esso mi stava contagiando. "Lo pensi davvero?"
"Prima o poi," Ciara disse, annuendo. "Tu combatti per le cose a cui tieni. Prima o poi cederanno."
Sorrisi ai miei cugini. In quel momento tornò Elcie, quindi non ebbi modo di dirgli che mi avevano aiutata, un pochino. Forse avrei comunque pianto fino ad addormentarmi per il passato che avrei potuto avere. Ma non sarei stata così priva di speranze per il futuro che poteva ancora essere.
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Mi vergogno di dire che quando andai dai Potter all'ultimo dell'anno, passai una decina di minuti a cercare di evitare Albus e Wren e la chiacchierata che mi avrebbero costretto a fare. Ciara e Scorpius mi avevano aiutata davvero. Non sapevo quanto lo avrebbe fatto ricominciare daccapo.
Certo, sapevo che non mi sarei potuta nascondere da loro per sempre, e una volta che avessero visto Teddy e Toire e avevano svolto tutta la manfrina di chiedere come stava Charis (era rimasta a casa con zia Andromeda), avrebbero saputo che ero nei paraggi. Dovevo passare la notte lì, dannazione. Era solo... In teoria ero io quella forte. Entrambi i miei amici avevano bisogno della mia forza, in misura variabile.
Ma questa? Questa non era forza. Ciara e Scorpius erano riusciti a vedere un lato di me che non mi piaceva mostrare. Soprattutto non alle due persone che più di tutte volevo supportare. Come potevo farlo se non riuscivo nemmeno a supportare me stessa?
Finalmente, mi videro. "Astra!" Albus esclamò. "Ti abbiamo cercata dappertutto."
"Oh, davvero? Vi ho cercati anche io," mentii.
Albus si guardò intorno nel salone affollato, poi ci portò nel corridoio buio. "Come... Come è stato?"
Mi strinsi nelle spalle. "Insomma, non lo so. È stato tante cose."
"E tuo padre...?" Wren chiese.
Sentii le lacrime pungermi gli occhi, ed abbassai lo sguardo. "Molto bene. È... È ancora sano di mente. Abbiamo parlato per tutto il tempo che avevamo."
"È una buona cosa," Albus disse.
Annuii. "Io... Niente di tutto questo è giusto. Lo odio. Quello stupido Ministero mi ha letteralmente rovinato tutta la vita."
"Sì. Lo hanno fatto." Wren mi accarezzò il braccio. "Mi dispiace."
"Voglio che mio padre abbia un processo," dissi. "Il signor Potter ha già praticamente detto no, però..." Mi strinsi nelle spalle. "Non lo so. Non mi piace essere inerme."
Albus annuì. "Nemmeno a me. Forse... Forse papà potrà fare qualcosa al riguardo."
Strinsi le labbra. "Ne dubito. Non è molto contento di me attualmente."
"Perché?"
"Io... Ho anche parlato con Rodolphus Lestrange."
"Cosa?"
"Chi?" Wren arrossì leggermente quando sia Albus che io la guardammo straniti. "Cioè, chiaramente è imparentato con te, ma in che modo?"
"Marito di Bellatrix," Albus disse, girandosi di nuovo verso di me. "Era già impazzito quando papa lo arrestò di nuovo."
"Lo è ancora, su questo non ci piove," dissi, annuendo. "È andato in escandescenze quando gli ho detto chi ero. Ha detto che ero una disgrazia per il nome dei Lestrange."
"Se qualcuno è una disgrazia, è lui," Albus disse deciso. "Lui e Bellatrix."
Sorrisi leggermente. "Oh, lo so. Fidati, non mi importa di cosa pensa il Ministero, io non mi considero una digrazia per molte persone. Di certo non per la mia famiglia."
"Bene."
Albus mi diede un abbraccio imbarazzato, poi lo fece Wren. "Certe cose richiedono tempo, Astra. Ma so che prima o poi riuscirai a fare qualcosa, ne sono certa."
"Grazie," dissi, sorridendo mentre mi allontanavo. "Comunque, James dov'è?"
"Cerca un posto dove baciare Wren senza che mamma li scopra," Albus suggerì, il che attirò un'occhiataccia e una spinta da Wren. Albus si limitò a ridere.
Divenne evidente che nessuno di loro sapesse davvero dove fosse James, quindi per evitare che Albus continuasse a fare il simpatico suggerii di cercarlo. Uscimmo dal corridoio, tornando nell'affollata e chiassosa festa. Tutt'intorno c'erano persone che più o meno riconoscevo, auror e gente che potevo giurare di aver visto sulle figurine delle Cioccorane, ma in versione più giovane. Ci facemmo strada tra la folla verso la porta principale ed uscimmo fuori, dove un gruppo di ragazzi più piccoli giocavano al gioco del fazzoletto più in là nel giardino, e più vicino, un paio di adolescenti che volavano su delle scope.
"Hey, eccovi qui!" James urlò dall'alto. Al buio, dovetti sforzarmi per distinguere qualcosa in quella vaga ombra volante. "Stiamo giocando a Quidditch, prendete le scope!"
Wren borbottò qualcosa riguardo alla paura delle altezze e andò a sedersi con un paio di persone che parlavano in disparte. Riconobbi i lucenti capelli biondi di Luna Scamander.
Gli occhi mi si stavano abituando. Mentre salivo sulla scopa che mi aveva dato Albus, riuscii a distinguere Lorcan e Lysander Scamander che si passavano la Pluffa sopra la testa di Hugo Weasley. Parecchi altri cugini Weasley volavano lì intorno, insieme ad Andrew Paciock, Cedric e Clarissa Rogers, e parecchie altre persone che non riconobbi. Si sentì la voce di Fred urlare per riportare l'ordine, senza successo.
Volai verso le persone raggruppate a terra. C'erano Lacy, Eric, ed Iris. C'erano anche gli altri Paciock. Robby Thomas e Leah, la sorella di Lacy. Elizabeth Finch-Fletchley e Trilia Bones. Un paio di altri studenti che riconobbi ma di cui non ricordavo i nomi. Lily, Elmer, Eviana, e Pip erano seduti ad un paio di metri di distanza da loro, e ridevano a crepapelle. Era difficile capirlo, nel buio, ma sembrava quasi che Lily ed Elmer fossero seduti spalla a spalla.
Riportai la mia attenzione ai volatori, che stavano ancora cercando di organizzare una partita di Quidditch.
"Non comandi tu, Fred!" Clarissa stava urlando. "Anche io sono capitano di una squadra!"
"Anche io!" Andrew urlò. "Li facciamo noi i capitani: io e Clarissa!"
I gemelli Scamander esultarono, volando in cerchio attorno a Clarissa.
"È una stupidaggine!" Fred disse a voce alta. "All'ultima partita abbiamo battuto Tassorosso, quindi dovrei essere io capitano, non Andrew!"
James volò da me e alzò gli occhi al cielo. "Ormai sono dieci minuti buoni che litigano. Ho provato a votare altre persone come capitani, ma mi hanno detto tutti di stare zitto."
Alzai un sopracciglio. "Divertente." Poi alzai la voce. "Voto Fred come arbitro!"
Clarissa, Andrew, e Fred si immobilizzarono a mezz'aria e mi guardavano. Sentii il bisogno di giustificare la mia idea. "Siamo onesti, è quello con più conoscenze tecniche, giusto? E non sarà di parte per nessuno, perché vi dividerete me e James, e tutti gli altri giocatori di Grifondoro."
Tutti e tre si guardarono l'un l'altro a turno, poi volarono verso di me. "Cioè dici che dovrei, tipo, pensi che dovrei fare quello che fa Madama Bump?" Fred chiese.
Annuii. "Se non lo fa nessuno, passeremo tutta la notte a litigare sui dettagli."
Clarissa ed Andrew guardavano Fred. "Quale onore," James disse in tono drammatico. "Il nostro Fred Weasley, arbitro di Quidditch."
Fred annuì lentamente. "Posso farlo." Tirò fuori un fischietto dalla tasca (ma davvero si portava dietro un fischietto ovunque andava? Forse era stato un regalo di Natale. Se lo avesse usato durante gli allenamenti...) e ci soffiò dentro. "Organizzate le squadre!"
Clarissa ed Andrew si scatenarono per scegliere i giocatori. Rimanemmo con qualche cugino Weasley avanzato, ma molti dichiararono che comunque non volevano giocare, volevano solo volare.
Finii nella squadra di Clarissa con Albus, il che fu piacevole. Lei era un capitano molto più incoraggiante rispetto a come mi ero abituata con Fred in quei mesi. Fred lanciò un qualche incantesimo al Boccino per renderlo fosforescente e lo lasciò libero, poi iniziò la partita.
Ero Cercatrice contro Dominique Weasley. Era molto aggressiva, si tuffava verso ogni cosa che somigliava al bagliore del boccino. Ciò includeva le lucciole e la punta della bacchetta di Lacy quando lei si era stancata del buio e aveva lanciato Lumos. Cercai di non farmi distrarre da lei.
Giocammo per tanto tempo. Occasionalmente, Dom o io acchiappavamo il Boccino, e i punti si resettavano, ma continuammo a giocare. Ogni tanto, una delle persone a terra urlava l'ora. Lily aveva appena urlato che erano le 11:30, forse l'ora di iniziare a tornare dentro, quando vidi una scintilla di luce volare vicino a me, appena nella mia visuale periferica. Mentre mi giravo a guardarla, il mondo esplose.
Okay, non tutto il mondo. Solo l'enorme albero nel giardino dei Potter, quello vicino a cui erano seduti tutti. E non esplose, prese solo fuoco. In mezzo secondo, tutto passò da una chiacchierata piacevole alle urla.
L'albero non fu l'unica cosa ad illuminare la notte dopo qualche momento. Quasi tutti d'istinto erano corsi verso la casa, ma mentre si avvicinavano, larghi pennacchi di luce arrivarono da tutte le direzioni, sfondando porte e finestre. Si sentirono delle urla da dentro casa. Non capii cosa stesse succedendo finché non vidi uno dei getti di luce deviare pesantemente prima di mancare la casa e di colpire il terreno a qualche metro di distanza. Quando la luce di spense apparve una persona, ammantata e con la bacchetta alzata in segno di minaccia. Altre figure ammantate si vedevano dalle illuminate finestre rotte. Era un attacco.
Atterrai con la scopa e rimasi a guardare, all'erta. Molti ragazzi si erano sparpagliati. Altri (capeggiati da James) cercavano di organizzare una controffensiva. Un paio di pennacchi di luce atterrarono vicino a loro, e ben presto molti dei ragazzi più grandi stavano duellando.
Qualcuno mi afferrò il braccio. Mi girai di scatto, bacchetta alla mano, pronta a combattere. Mi rilassai sollevata quando vidi che era solo Wren. Tuttavia, lei sembrava spaventata. Alla luce dell'albero in fiamme, vedevo terrore vero. "Astra, devi andartene da qui."
Sbattei gli occhi. "Non posso andarmene!"
"Non capisci? Deve essere opera dei miei genitori. E scommetto quello che vuoi che sarebbero entusiasti di catturare te."
"Non posso lasciare tutti qui," dissi di nuovo. "Guarda, James sta combattendo. Ed Al. Non farò la codarda." Provai a girarmi e andare via, ma Wren mi prese di nuovo il braccio.
"Non è essere codardi! È essere furbi! Astra, sei impazzita?"
"Lasciami andare!"
"Astra, sul serio, devi andartene da qui. Non penso che tu capisca-"
"Capisco eccome!" Urlai. "Ma non lascerò che la mia famiglia si faccia del male." Strattonai via il braccio e corsi prima che lei potesse fare altro.
La casa era in fiamme. In alcune sezioni. Il mondo intero era in fiamme. Incantesimi volavano in tutte le direzioni. Nei secondi che avevo perso, lo scenario attorno a noi era quasi diventato una battaglia. Corsi verso la casa, superando amici e compagni di classe. Dovevo trovare Teddy e Toire.
Superai di corsa un paio di figure ammantate, sperando che mi ignorassero. Per sfortuna, con la coda dell'occhio, li vidi indicarmi ed inseguirmi. Mi gettai nel caos della casa, sperando di seminarli in fretta.
Se pensavo che fuori fosse brutto, non era niente in confronto al dentro. Da tutte le parti, la gente combatteva, i piatti erano rotte, le tende avevano preso fuoco. Vidi la signora Potter duellare ferocemente con due delle figure ammantate insieme. Non c'erano né Teddy né Toire. Mi feci strada verso il corridoio, che era sorprendentemente vuoto. Iniziai a correre, dirigendomi verso il soggiorno, ma una figura ammantata uscì dalla porta prima che lo raggiungessi.
"Salve, cara," disse la voce dolce. Katreena Predatel abbassò il cappuccio e mi sorrise. Crudelmente. "Spero di trovarti in buona salute."
Mi girai per tornare indietro ma sbattei contro un'altra figura ammantata. Alistair Hellion. Lui ridacchiò minacciosamente e mi spinse in dietro. "Non rimarrai in buona salute ancora a lungo, non quando avrò finito con te."
"Calmo, Alistair, non vogliamo spaventarla," Katreena lo rimproverò. "Lo prometto, mio zio sarà generoso con lei."
Alistair guardò male. "Non può umiliarmi e farla franca."
"Non puoi disubbidire a mio zio e farla franca," Katreena sbottò. Si girò di nuovo verso di me con un sorriso. "Ora, cara, verrai con noi, in silenzio, e non ti verrà fatto nulla."
Mi feci indietro. "Stai mentendo."
"Come puoi dirlo?"
"Non puoi nemmeno impedirgli di fare del male alla tua stessa figlia," dissi velenosa. "Che in teoria tu ami."
Katreena strinse gli occhi. "Accidenti, ti credi così furba." Venne verso di me, mi prese il mento con la mano, e mi fissò negli occhi per un attimo. Poi, guardò Alistair. "Inizio a pensare che hai intuito qualcosa di buono, con quella storia del 'non in buona salute'."
Non ebbi il tempo di reagire prima che mi spingesse indietro. Prima ancora che sbattessi contro il muro, lei lanciò il suo incantesimo, quello congelante. Soffocai un urlo mentre un fuoco gelido mi inondava il braccio, congelandolo lentamente. Finì in fretta, ma solo per lasciar fare ad Alistair, capii. Lui disse qualcosa, e all'improvviso venni sollevata in aria e sbattuta a terra. Un dolore lancinante al braccio della bacchetta. Abbassai lo sguardo e lo vidi piegato ad un angolo innaturale. Non potevo esserne certa in quella poca luce, ma credetti di riuscire a vedere l'osso spuntare dalla pelle.
"Non dire che non amo mia figlia," Katreena sibilò. Venne dove mi trovavo io sul pavimento, e guardò il mio braccio. Ero rimasta senza fiato, ma ora non riuscivo a muovermi. La bacchetta di Alistair era puntata su di me. Un qualche incantesimo per tenermi ferma.
"Non dire che non posso proteggere mia figlia," Katreena sussurrò, abbassandosi sulle ginocchia per avvicinarsi a me. Cercai di contrastare l'incantesimo, ma la bacchetta era volata via dalla mia mano.
Katreena mi prese gentilmente il braccio. Bastò quello a farmi sussultare per il dolore. "Non dire che Isaac ed io non abbiamo fatto tutto questo per lei." Ad ogni parola, mi storceva violentemente il braccio, facendomi piangere per tutto il dolore al braccio, che mi faceva vedere puntini neri.
"Soffrirai, Astra Lestrange, e quando Stillens avrà finito con te, non riconosceranno nemmeno i resti."
In quel momento, accaddero due cose. Uno, il potere dell'incantesimo che mi teneva ferma si affievolì leggermente, e scoprii che potevo contrastarlo e muovere il braccio buono alla ricerca della mia bacchetta. Due, una delle porte si spalancò e la battaglia si spostò nel corridoio. Un'auror stava inseguendo una figura ammantata, ma la abbatté. Poi, ci vide, e sgranò gli occhi. Prima che Katreena o Alistair potessero reagire, la auror corse verso di loro, lanciando incantesimi. L'ultima cosa che ricordo è che erano spariti, ed un volto preoccupato che riconoscevo vagamente dal traghetto per Azkaban mi stava fissando. Poi, persi i sensi.
Spigolo autore
Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento, e di andare a leggere l'originale che merita davvero.
Alla prossima!
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