Capitolo 15 - Le Vacanze
La Gazzetta del Profeta
N° 102.030
10 Dicembre 2021
La Maggioranza Popolazione Magica Non Riconosce il Sarcarmo, Rivela un Nuovo Sondaggio
In seguito all'arrivo di milleduecento gufi tutti recanti lettere all'editore riguardo al fatto che c'è terrorismo dilagante nel paese, La Gazzetta del Profeta ha indetto un sondaggio per scoprire quanto il mago nella media fraintenda il sarcasmo. Avevamo aspettative molto alte per l'intelligenza della popolazione magica, ed è stato tremendamente sconcertante constatare che la maggior parte dei maghi non comprendono il sarcasmo.
I nostri risultati mostrano che la fascia d'età 11-17 ha recepito di più, mentre i gruppi più anziani tendevano ad essere profondamente oltraggiati dai commenti sarcastici nello studio invece di capire che erano sarcastici. Oltre al terrorismo, c'è anche una dilagante mancanza di conoscenza di base della lingua inglese in questo paese, a quanto sembra. Forse Hogwarts dovrebbe concentrarsi su quello invece che su Divinazione o Rune Antiche.
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La Gazzetta del Profeta
N° 102.031
11 Dicembre 2021
Il Profeta si Scusa
Il Profeta vuole scusarsi per aver insultato l'intelligenza dei propri lettori. Un'assistente di cui ci siamo già occupati ha infilato di nascosto un editoriale sulla prima pagina di ieri. Il Profeta è desolato per non averlo notato in tempo e non condivide nessuna delle opinioni espresse nell'articolo.
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Nel viaggio in treno all'inizio delle vacanze, ero consumata da due emozioni diametralmente opposte.
Una era emozione. Sia Toire che Teddy mi avevano scritto molte volte su quanto fosse meravigliosa la piccola Charis, e la loro emozione mi aveva ovviamente contagiata. Mi avevano chiesto di essere la sua madrina, il che faceva un po' paura. Ero onorata, però, e determinata ad essere la miglior madrina/cugina di sempre per quella neonata.
L'altra era ansia. Il signor Potter aveva già chiesto una volta a mia zia Andromeda di visitare mio padre, e ricevette un secco no con un rifiuto anche solo di ascoltarlo. Ero determinata a spiegare perché avevo davvero bisogno di parlargli, e forse anche a giocare la carta di Voldemort se fosse stato necessario. L'idea di visitare Azkaban era terrificante, però. Non sapevo cosa avrebbe detto, ma una piccola parte di me sperava quasi che dicesse di no.
Non avevo parlato di niente di tutto questo con i miei amici. Non volevo farli preoccupare inutilmente, in primo luogo, e al momento, erano tutti felici, sorridenti, entusiasti per le vacanze. Non volevo rovinargli l'umore. Quindi sorridevo, ridevo, e provai a concentrarmi sul lato felice del mio attuale spettro emotivo.
Teddy mi aveva mandato parecchie foto di Charis, ed in ognuna aveva un aspetto diverso. A quanto sembrava, tendeva a cambiare colore dei capelli in base a quale membro della famiglia guardava, il che diede a Toire un risveglio alquanto scioccante quando vide zia Andromeda tenere in braccio una bambina dai capelli d'argento (a quanto sembrava, alle Veela non venivano capelli grigi, e quel tratto era rimasto nella famiglia della madre di Toire, dal lato Veela). Quasi tutte le foto, in modo per nulla sorprendente, ritraevano una bambina dai capelli blu o biondi. Perfino Colette dovette ammettere che era adorabile.
"Mamma e papà stanno organizzando una festa per l'ultimo dell'anno," Albus stava dicendo. "Siete tutti invitati, ovviamente, ma non so se inviteranno tuo padre, Colette."
"Probabilmente non verrebbe, anche con l'invito," Colette disse, facendo spallucce. "Io cercherò di venire, però."
"Mamma e papà organizzavano feste per l'ultimo dell'anno ogni anno quando ero piccolo," James disse. "Poi però un anno feci cadere accidentalmente tutto lo champagne e ruppi ogni cosa del soggiorno, inclusa la palla. Mentre la stavano calando."
"Aveva quattro anni e bevette anche un'intera bottiglia di Whisky Incendiario," Albus chiarificò, scuotendo la testa. "Mamma decise che non era una buona idea con dei bambini in giro, quindi non ne abbiamo più fatta una."
"Ma ora Lily è abbastanza grande, finalmente-"
"-E anche Jame è abbastanza grande-"
"-Per farne di nuovo una!"
Alzai un sopracciglio di fronte a quella (completamente non sorprendente?) storia. "Buono a sapersi. Starò attenta a non farlo."
"La distruzione, sì, ma potremmo tranquillamente prendere una bottiglia di Whisky Incendiario per noi senza farci beccare."
"No!" Wren esclamò, girandosi per guardarlo sconvolta. "Siamo minorenni, James."
James provò a metterle un braccio attorno alle spalle. "È l'ultimo dell'anno! Saranno troppo ubriachi per notarlo!"
"Io lo noterò," disse lei, spingendo via il suo braccio. "È illegale."
James sospirò. "Wren..."
"E poi perché vuoi il Whisky Incendiario?" Colette chiese. "È disgustoso."
"E tu come lo sai?" James disse subito, apparentemente prontissimo a dirottare la disapprovazione di Wren su qualcun altro. "Tu lo hai bevuto? Oh per tutti gli ippogrifi! Eretica!"
"Anche tu lo hai bevuto, James," Wren fece notare.
Colette alzò gli occhi al cielo. "Certo che sì. Ogni volta che mio padre si comporta in modo ridicolo vado a prendere una bottiglia da quello che lui pensa essere il suo ripostiglio segreto e ne bevo un sorso di fronte a lui."
"Come fa a pensare che sia segreto se rubi da lì di continuo?" Albus chiese, curioso.
"Beh, dopo che mi toglie la bottiglia di mano e mi dice che finirò alcolizzata come mia madre e insiste che se lo farò di nuovo mi toglierà da Hogwarts e assumerà un insegnante privato, dice che lo butterà via tutto. Ma in realtà lo nasconde solo da qualche altra parte. Il nostro appartamento è molto piccolo. Non ci sono molti posti dove nascondere parecchie bottiglie di Whisky Incendiario."
"Ferma... Tuo padre ti minaccia di toglierti da Hogwarts? E tu continui a provocarlo?" La fissai. Pensavo che le piacesse qui. Magari non quanto Beauxbatons, ma più di casa sua, almeno.
"È la sua minaccia preferita," Colette disse, alzando gli occhi al cielo. "Tutta scena. Sappiamo entrambi che non abbiamo i soldi per assumere un insegnante privato."
"Perché lo dice che sapete entrambi che non vuol dire nulla?" Albus chiese.
"Non lo so. Per ricordarmi che comanda lui?" Fece spallucce con nonchalance. "Gli piace anche dirmi che sono un'enorme delusione. A quanto sembra, farò la stessa fine di mia madre." Strinsi le labbra, e sentii quasi che stesse per crollare, ma non lo fece.
La fissai. "E questo... Questo non ti fa niente?"
"No."
La fissai. Non poteva essere vero. Essere trattata come un peso dai Lewis mi aveva fatto male, e li avevo odiati. I genitori di Wren erano terroristi internazionali e comunque avevano tutto il potere di farla piangere. Le poche volte che avevo visto i Potter delusi da Albus e James, entrambi i ragazzi ne erano usciti devastati.
Guardai il resto dello scompartimento e notai che tutti i miei amici stavano pensando la stessa cosa, scambiandosi sguardi preoccupati e fissandola. Colette si mosse a disagio. "Smettetela."
Albus le accarezzò il braccio. "Lo sai, se dovessi mai averne bisogno-"
Colette si girò a guardarlo male così velocemente che pensai stesse per cadere dal posto. "Zitto, Albus!"
Albus si fece indietro all'istante, sorpreso. "Oh, scusami..."
Rimanemmo zitti per qualche minuto, guardando qualunque cosa tranne Colette, che guardava fuori dalla finestra. Guardai il paesaggio innevato sfrecciare via, considerando l'idea di andarmene con qualche scusa. Ben presto, però, James chiese se a qualcuno andava di giocare a Spara Schiocco, e riuscimmo a distrarci tutti.
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Teddy mi stava aspettando alla stazione. I Potter per poco non lo buttarono a terra col loro abbraccio, ma alla fine lo lasciarono andare (quando lui riuscì finalmente a sputacchiare, "Oi! Fatemi respirare!"). Il signor Potter disse a Teddy che avrebbe fatto meglio a portare presto la famiglia, e che l'invito per Natale era ancora valido. Non stavo prestando molta attenzione a loro, però, perché ero troppo occupata a cercare di abbracciare Colette (alla fine si arrese e mi concesse un abbraccio prima di andare da suo padre, dall'altro lato della piattaforma), Wren (mi disse che se avessi avuto bisogno di lei sarebbe stata sempre lì, solo un po' più lontano), James (mi chiamò ragazzina e tentai di dargli un pugno. L'unica ragione per cui non lo feci, a dire il vero, fu che Teddy mi afferrò il braccio e mi tirò via, ridendo istericamente), ed Albus (aveva schivato il mio abbraccio, arrossendo, offrendomi invece la mano. Lo guardai stranita ma la strinsi comunque). Poi, alla fine, Teddy riuscì a trascinarmi via, verso la zona per Smaterializzarsi mentre la signora Potter iniziava ad elencare tutti gli "atteggiamenti impropri" (James si fece rosso e balbettò che lo stava mettendo in imbarazzo, e Wren rimase lì ferma, cercando di non ridere mentre la signora Potter entrava nei dettagli; sembrava che le piacesse mettere suo figlio in difficoltà).
"Perché il signor Potter ha detto che l'invito per Natale è ancora valido?" Chiesi mentre ci facevamo strada tra la folla. "Non ci andiamo?"
Teddy scosse la testa. "Ho dimenticato di dirtelo? Il Natale lo passiamo con i Malfoy."
Gemetti per abitudine. Il Natale con Ciara non sembrava più così male, soprattutto con Scorpius ed Elcie. Tuttavia, c'era una reputazione da mantenere, e io avrei voluto passare quel periodo con James, Wren, ed Albus. "Perché?"
"Beh, per prima cosa, sono anche la nostra famiglia e non passiamo abbastanza tempo con loro, secondo la nonna. Secondo, il Natale con i Weasley è chiassoso e pazzo e super divertente, ma non è l'ambiente migliore per una neonata. E poi, i tuoi amici li vedrai spesso; il resto della famiglia viene a vedere la piccola un giorno sì e uno no."
Dovetti ammettere che non aveva tutti i torti. "Come sta Charis?" Chiesi.
Teddy sorrise e mi diede un iPhone. "Zia Hermione lo ha preso per noi. Un cellulare. Fa foto meravigliose, anche se non si muovono. E i video invece sì! E ci sono i suoni!" Mi mostrò emozionato un paio di video tremolanti di una bambina sorridente. "Puoi anche prendere queste cose che si chiamano applicazioni che possono essere giochi o qualunque cosa vuoi!"
Alzai un sopracciglio. "La gente di solito le chiama app."
"Oh. App." Teddy si accigliò. "Che parola strana."
Feci spallucce. "Ti ci abituerai. La signora Weasley ti ha fatto vedere come mandare i messaggi?"
Teddy scosse la testa. "Non ha avuto molto tempo. Doveva tornare al Ministero."
Presi il telefono e gli feci vedere l'app iMessage. "Anche Toire ha un telefono?"
Teddy annuì. "Sapevi che se chiami qualcuno, puoi sentire la loro voce? Che ti parla? Ovunque tu sia! Non serve Polvere Volante o roba del genere!"
Annuii, scrivendo un rapido messaggio a Toire mentre parlava. Ciao, Astra è con me, tutto a posto. Poi premetti Invio.
Teddy sgranò gli occhi. "Perché è diventato blu?"
"Significa che è stato inviato."
"Inviato? Cioè... Toire può leggerlo?"
Annuii, restituendogli il telefono.
Teddy lo fissò a bocca aperta. La folla ci sorpassò, tra cui degli scontrosi uomini d'affari che brontolavano sottovoce che bloccavamo il passaggio, ma Teddy non sembrò accorgersene. "Non c'è stato neanche bisogno di un gufo!"
Qualche secondo dopo, Teddy ricevette una chiamata da Toire e rispose. Potevo sentire la sua voce emozionata, che chiedeva fortissimo che cos'era quell'affare e cosa doveva farci e che diceva che veniva da Teddy, ma era vero? Teddy mi guardò inerme, e presi il telefono. "Hey, Toire, sono Astra-"
"Come? Ma qui dice Teddy!"
"Comunque, non c'è bisogno di urlare, ti sento come se fossi qui vicino a me. E lui mi ha dato il telefono. Sono proprio qui a fianco a lui."
"Oh..." Toire disse. "Fantastico!"
"Quello che hai appena ricevuto da Teddy è un messaggio. È... Praticamente è un modo per mandare lettere senza gufi."
"Wow..."
"Comunque, saremo a casa tra poco! Ciao!"
"Ciao," Toire disse, ancora con tono meravigliato. Chiusi la chiamata, e restituii il telefono a Teddy.
"Le cose che sanno fare i babbani..." Teddy scosse la testa, fissando il telefono nella sua mano.
"Sai già come usare FaceTime?"
Teddy scosse la testa, quindi gli spiegai il concetto mentre ricominciavamo a camminare. Sembrò avere difficoltà ad assimilarlo ("Aspetta, quindi posso sentirli e vederli? Quindi è come un video?" "No, ma possono sentire e vedere anche te."). Alla fine, decise di provare a chiamare Toire su FaceTime. Andammo verso una panchina in un angoletto tranquillo. Quando lei rispose, quasi all'istante sembrò far cadere il telefono, poi vedemmo la sua espressione sconvolta guardarci dall'alto. "Teddy?"
"Ciao!" Teddy disse, fissandola. "Sei bellissima su un FaceTime."
"Ciao, Toire!" Dissi, avvicinandomi a Teddy in modo che vedesse anche me."
"Oh cielo!" Toire ci fissò, poi si abbassò per prendere il telefono. Afferrò il lato della fotocamera, coprendoci la visuale.
"Come sei finito nel telefono?" Toire chiese in tono preoccupato. "È una specie di incantesimo malvagio?"
"No! Siamo a King's Cross," Teddy disse. "Astra dice che si chiama FaceTime ed è come una telefonata, però puoi anche vedere!"
Toire sistemò finalmente la presa sul telefono e riuscimmo a vederla. "Quindi io posso vedere te, e tu puoi vedere me?"
Annuii. "Figo, eh? I babbani lo fanno sempre."
Toire sorrise allo schermo. "Sei uno schianto, Teddy."
Teddy arrossì e i suoi capelli si fecero di una leggera sfumatura di rosso, e mi guardai attorno preoccupata, sperando che nessun babbano ci stesse osservando. Solo una bambina, forse di quattro anni, sembrò notarlo. Ci stava fissando con occhi sbarrati e bocca aperta, e ben presto sua madre guardò in basso, se ne accorse, e la rimproverò dicendole di non fissare gli stranieri con capelli strani, se non voleva finire nei guai appena arrivata a casa.
Toire adesso stava camminando per casa, chiedendo se il FaceTime funzionava anche in movimento. Le risposi di sì, e che poteva andare in qualunque posto ci fosse segnale e avrebbe funzionato. Né Toire né Teddy sembravano sapere cosa fosse il segnale, e dopo parecchi minuti in cui provavo a spiegare, mi arresi.
"Saremo a casa tra poco," Teddy disse. "Ti amo!"
"Ti amo anche io," Toire disse, mandandogli un bacio. "A tra poco."
Ci fu un momento di imbarazzo in cui Teddy premette parecchi pulsanti cercando di capire come spegnerlo, poi io premetti il pulsante rosso di fine chiamata e il viso di Toire sparì.
"Okay, andiamo," Teddy disse, posando il telefono in tasca. "Magari, quando arriviamo a casa, puoi farmi vedere altre cose che il telefono può fare."
Uscimmo dalla stazione e Teddy mi portò in un vicolo dall'altro lato dell'edificio. Guardammo in entrambe le direzioni, assicurandoci che la via fosse libera, poi gli presi il braccio e mi preparai per la scomodissima sensazione della Smaterializzazione Congiunta.
Sembrava che fossi stata infilata in uno strettissimo tubo, e a metà strada caddi nel panico. Una piccolissima parte del mio cervello, quella razionale, si chiedeva cosa stesse succedendo, l'avevo già fatto in passato. Ma il resto di me era andato nel panico e forse era già tutto finito ma stavo andando in iperventilazione. Sentii le mani di Teddy sulle mie braccia, sentii la sua voce come se fosse sott'acqua.
Non vedevo casa mia di fronte a me. Invece, vedevo il pavimento insanguinato di una banca. Il campo da Quidditch a scuola nel caos. Non percepivo la neve sotto i miei piedi. Invece, percepivo un duro muro invisibile dietro la mia schiena. Erba contro la mia guancia. Non sentivo più la voce di Teddy. Invecem sentivo il suono di un corpo che cadeva sotto le maledizioni di Caymus Stillens. Le urla e i pianti di studenti nel panico.
"Astra!" Urlò la voce lontana di Teddy.
"Che le succede?" Toire o zia Andromeda urlavano da ancora più lontano. Poi, "Oh, no... Non ha... Non da quando..."
Le loro voci si affievolirono, sostituite dai miei singhiozzi e dai miei disperati tentativi di respirare. E il passato... Quella notte... Mi stava inghiottendo, mi stava trascinando in un posto che avevo completamente isolato dalla mia mente.
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Mi svegliai nel mio letto. La luce che veniva dalla mia finestra era lieve; doveva essere quasi ora di cena. Come ci ero arrivata lì? Non ricordavo di aver salito le scale. E nemmeno di essere entrata in casa.
Tutte le cose che avevo cercavo di dimenticare ormai da mesi erano tornate, e per quanto provassi a infilarle di nuovo in quell'angolino remoto della mia mente da cui erano fuoriuscite, non se ne andavano. Non mi Smaterializzavo da quella notte. Doveva essere stato quello a scatenare il tutto.
Mentre mi mettevo seduta, la testa di zia Andromeda fece capolino dalla porta. "Oh, sei sveglia," disse, con espressione sollevata. "Come stai?"
Mi strinsi nelle spalle. "Adesso bene, credo."
Zia Andromeda si sedette sul bordo del mio letto. "Ti senti meglio?" Mi mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
La mia risposta automatica era dire sì, ma non mi uscivano le parole. "Io... Non lo so..."
Zia Andromeda mi accarezzò la mano. "Pensi di aver bisogno di un Guaritore? O forse uno di quei dottori della mente babbani... Psicologi, credo?"
Scossi la testa. "Io... Penso sia stato solo il fatto di Smaterializzarmi. Non è che tutt'ad un tratto mi troverai in ginocchio. Almeno, non è mai successo prima."
Zia Andromeda annuì. "Era ciò che sospettavamo, ma ho pensato che tu ti conoscessi meglio. Hai bisogno di parlarne?"
Scossi la testa. "Ho bisogno di dimenticare."
Zia Andromeda annuì. "Va bene così, tesoro. Abbiamo tutti delle cose che vogliamo dimenticare." Nei suoi occhi c'era una tristezza che capivo, ma non sapevo esattamente di cosa stesse parlando, riferito a sé stessa. Forse era così che andavano le cose. Non potevamo capire davvero cosa aveva passato un altro, ma potevamo capire il bisogno di spingere tutto via e dimenticarlo.
"Quando ti senti pronta, c'è una certa piccola Lupin che muore dalla voglia di conoscerti," zia Andromeda disse in quel momento, alzandosi.
Quello mi diede una gran voglia di alzarmi e di correre di sotto. Corsi in cucina e trovai Teddy e Toire che giocavano con un fagottino tra le braccia di Toire. Entrambi mi guardavano. "Stai bene?" Teddy chiese, alzandosi.
Annuii. "Sì. Vorrei conoscere Charis, però..."
Victoire mi ronzò attorno per cinque minuti abbondanti, facendomi prendere un cuscino e un lenzuolo dal soggiorno e facendomi sedere sulla grande poltrona nello studio e tirandomi indietro i capelli così che Charis non provasse a mangiarseli. Finalmente, mise la piccola tra le mie braccia, e fu meraviglioso.
Escludendo Blaise e Cameron Lewis, non ero mai stata con dei bambini piccoli (e pure loro non contavano, dato che al tempo avevo quattro anni, e a malapena mi era concesso di stare nella stessa stanza loro). La piccola Charis era minuscola, e mi fissava con degli occhioni marroni. Mentre la guardavo, un po' rapita, i suoi capelli assunsero lo stesso colore biondo dei miei. Le accarezzai i capelli con un dito, e lei si allungò e lo afferrò, con una presa sorprendentemente forte. Le sorrisi, e ricevetti in cambio una risatina mentre Charis agitava il mio dito.
"Hey, ciao, Charis," dissi a bassa voce. "Come sei dolce... Mi chiamo Astra. Sono tua cugina. Sei così preziosa."
Sarei potuta rimanere seduta con lei, perfettamente soddisfatta, per ore. Ahimè, dopo un po' Charis iniziò a fare i capricci. Victoire decise che doveva essere affamata, e prese la bambina per andare ad allattarla. Alzai lo sguardo su Teddy, che guardava entrambe con così tanto amore negli occhi che mi venne voglia di sorridere. "È bellissima, Teddy."
Teddy annuì. "Sì, bellissima. Ha preso dalla famiglia di Toire."
"È adorabile," dissi, alzandomi e posando cuscino e lenzuolo sulla poltrona.
Teddy annuì di nuovo. "Ho quasi finito l'addestramento da auror, sai, ma non penso che ci trasferiremo per il momento. Non possiamo permetterci un appartamento con Charis."
Sorrisi. "Beh, mica è una cosa brutta? Significa solo che starete con me."
Teddy ridacchiò. "Hai ragione. E nonna si è offerta per badare a Charis quando si farà più grande, così anche Toire potrà trovare lavoro, e potremo iniziare a risparmiare dei soldi."
"Perfetto! Vedi, se ve ne andate, perdete una babysitter."
"Nah, faremo venire te via Metropolvere, quando avrai finito la scuola." Teddy si allungò per provare a scompigliarmi i capelli, ed io lo schivai, ridendo.
I giorni successivi furono bellissimi. Provai a tirare in mezzo Azkaban un paio di volte con zia Andromeda, ma lei non ne voleva saperne niente. Alla fine, decisi di tentare con dei sottili accenni, perché l'approccio diretto chiaramente non stava funzionando. Con quello sull'orlo del dimenticatoio, mi concessi di concentrarmi un po' di più sulla famiglia, passando ogni momento libero a giocare con la piccola Charis e ad adorarla con Teddy e Victoire.
I Weasley andavano e venivano di continuo. Avevo un flusso costante di gente con cui parlare, tutti i cugini di Albus e James. Anche i Potter vennero a trovarci svariate volte, il che mi rese felice. Ovviamente, tutti e tre i miei amici passarono un sacco di tempo a provare a convincermi di passare il Natale con loro, ma non potevo farci nulla. Alla fine, James e Wren si arresero, ma Albus insistette con Teddy e Toire, poi con zia Andromeda, prima che la signora Potter gli dicesse di lasciarli in pace.
Colette mi scrisse pochi giorni dopo l'inizio delle vacanze per dirmi che le gemelle Dubois erano lì e morivano dalla voglia di vedermi. I Potter sarebbero andati a Diagon Alley il 18, forse mi sarei potuta unire a loro? Chiesi a zia Andromeda, che sorprendentemente rispose di sì (mi ero abituata anche troppo a dei 'no' su ogni argomento, anche se tendevo a chiedere solo cose del tipo "Posso andare al processo di Wren Predatel" oppure "Posso andare a trovare mio padre ad Azkaban").
La sera del venti, mi resi conto che non avevo idea di che regali fare a tutti per Natale, e questa era forse la mia unica occasione per comprare regali. Mi sedetti per compilare una lista. Un libro dall'aria noiosissima sulla creazione d'incantesimi per Colette. Un nuovo kit per la manutenzione per la scopa di lusso per James, e magari una nuova mazza da Battitore. Un cappello da Grifondoro per Elcie, giusto per stizzire Ciara. Elencai tutte le persone a cui tenevo, e rimasi a fissare una lista di circa venti persone, di cui solo due mi stavano mettendo difficoltà. Albus e Wren.
Pensereste che avrei capito cosa comprare ai miei migliori amici di sempre prima che agli altri, ma non era decisamente il caso. Fissai il foglio, mentre per la testa mi passava un'idea orribile dopo l'altra, tutte inutili e tutte stupide che mi facevano venire voglia di rinunciare. Il problema era che sapevo che entrambi erano fin troppo premurosi e i loro regali sarebbero stati probabilmente perfetti e super affettuosi, ed io volevo fare lo stesso. Solo che non sapevo come.
Alla fine, mi sentii appisolarmi, col foglio ancora davanti. Contrastai il bisogno di dormire con tutte le mie forze (dovevo pensarci quella sera, o al mattino mi sarei sentita ancora più persa). Dopo un po' il sonno vinse, ed io appoggiai la testa sulle braccia e mi lasciai andare.
Il vento mi soffiava contro. Il terreno sfrecciava via, molto più in basso. Era buio, ma qualcosa oltre quello sembrava oscurarmi la vista. Una sorta di nebbia nera.
Guardai in avanti. Volavo verso una casa. Una grande. Con un sussulto, la riconobbi. Villa Malfoy.
Ci fu una risata acuta proprio sopra di me. Alzai lo sguardo e vidi un pallido volto da oltretomba ghignare in modo inquietante. Iniziai ad urlare e ad andare nel panico, e mi sentii cadere, cadere. Una voce urlò che ero indegna del mio nome, e sopra di me ci fu un lampo verde, che mi inseguì nella notte...
Mi svegliai nel panico e sbattei la testa contro qualcosa di duro. All'inizio, non sapevo dove mi trovassi. Mi dimenai come una pazza e feci cadere la lampada, il che non aiutò. La schiena e il collo mi facevano male, e non sapevo perché. Mi misi seduta e capii di essere su una sedia. Di fronte alla mia scrivania.
La porta si spalancò. "Astra, stai bene?"
Era zia Andromeda, bacchetta sguainata, che cercava aggressori nella mia stanza. Ci volevano occhi per guardarla, con quei solitamente ordinati capelli tutti scompigliati come una criniera grigia, con la camicia da notte che creava uno strano contrasto con il suo solito abbigliamento.
La fissai, mentre la realtà mi travolgeva. "Sto... Sto bene... Un incubo..."
Finalmente mia zia si concentrò su di me, col volto incupito dal timore. "Un incubo? Sei sicura di stare bene?"
Mi strinsi nelle spalle, alzandomi in piedi incerta. "Mi vengono spesso." Un'idea mi balenò in mente. "Era... Era su Voldemort..."
Lei sgranò gli occhi, e all'improvviso temetti che stesse per svenire. La condussi al mio letto, e ci sedemmo entrambe sul bordo. "Tu... Sogni spesso Tu Sai Chi...?"
Annuii. "Sono solo incubi. Non sono veri. Ma..."
"Perché?"
Abbassai lo sguardo. "Quella... quella... Durante quella sera, della terza prova, Stillens mi ha detto perché vuole me, nello specifico. Crede che Voldemort sia mio nonno."
Zia Andromeda sussultò, poi scosse la testa, prendendomi il braccio. "È un'assurdità, Astra. A Tu Sai Chi non importava un accidente di mia sorella. Non avrebbe mai... Mai procreato con lei..."
"Il signor Potter me lo ha detto," dissi, annuendo. "Però... Comunque..." Deglutii, con la bocca improvvisamente secca. "Ho paura." La mia voce era un sussurro.
Mia zia mi mise un braccio attorno alle spalle. "Oh, amore..."
"È... È questo il vero motivo per cui voglio conoscere mio padre," dissi piano, contrastando uno strano bisogno di piangere. "Sento che lui lo saprà di certo. Che è l'unico che potrebbe saperlo. E può mettermi l'anima in pace." Zia Andromeda mi stava guardando, ma io non la guardai. Mi sarei messa a piangere per davvero se lo avessi fatto. Mi concentrai sul pavimento e sul non far cadere le lacrime.
"Mi dispiace, Astra. Ho fatto tutto quello che potevo per proteggerti. È che è così difficile capire quale sia la cosa giusta da fare." Mi tirò un po' più vicino a sé. "Se sei sicura di poterlo sopportare, suppongo che potrei mandare un gufo ad Harry."
Mi appoggiai sulla sua spalla. "Grazie..."
Rimanemmo in silenzio per un po', in quello che forse era il momento più intimo che avessi mai avuto con lei. Non avevo mai avuto una vera figura materna nella mia vita, e ad essere onesti, non avevo mai visto zia Andromeda come tale, prima. Sembrava sempre così severa. Ma forse era il lavoro di persone come lei essere protettiva. Mi voleva davvero bene, al di sotto di quello.
Alla fine, zia Andromeda mi mise tra le coperte e tornò a dormire, lasciandomi con la promessa che la prima cosa che avrebbe fatto al mattino sarebbe stata scrivere al signor Potter. Mi addormentai in fretta, e non ricordai nessuno dei miei sogni.
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La mattina dopo, andai a casa dei Potter tramite Metropolvere con zia Andromeda, che aveva deciso che parlare col signor Potter in persona potesse essere una buona idea. Piombai nella loro cucina e addirittura buttai a terra Albus. James mi aiutò a rialzami e disse ad Albus che sembrava uno sfigato lì sul pavimento. Aiutai Albus ad alzarsi mentre zia Andromeda appariva.
Il signor Potter alzò gli occhi dal Cavillo. "Oh, Andromeda, non sapevo venissi anche tu."
"Non vengo. Mi piacerebbe parlare con te, però."
Il signor Potter si alzò subito e fece strada verso il suo studio. "Di cosa devono parlare?" James chiese, accigliandosi mentre la porta si chiudeva dietro di loro.
"Di qualcosa che non è minimamente affar tuo, James Sirius," disse la signora Potter, senza neanche alzare lo sguardo dalla sua copia di una rivista sul Quidditch. Bevve un sorso di caffè mentre James si avvicinava di soppiatto alla porta. "E non permetterti di origliare."
"Va tutto bene, signora Potter," dissi, sedendomi al tavolo. "Riguarda me."
Finalmente alzò gli occhi. "Come?"
Mi strinsi nelle spalle mentre tutti si giravano verso di me. Non riuscii a non spostarmi a disagio sulla sedia, non mi piaceva essere al centro dell'attenzione. "Voglio andare a trovare mio padre..."
"Cosa? No!" Albus esclamò. "Lui è..." Lasciò la frase in sospeso dopo un'occhiata della madre.
"È una faccenda molto seria," disse la signora Potter, chinandosi in avanti per studiarmi. "Sei sicura di poterlo sopportare?"
Annuii. "Devo farlo."
"Perché?" Wren chiese. Mi fissava con espressione persa.
"È solo... Non lo so. Voglio sapere chi sono. Chi è la mia famiglia." Mi strinsi nelle spalle, abbassando lo sguardo. "Non lo so."
Ci fu silenzio per qualche attimo, poi James mi diede una pacca sulla spalla. "Puoi farcela. Buona fortuna."
Gli sorrisi. "Grazie."
Mi guardai attorno in tempo per vedre Wren ed Albus scambiarsi uno sguardo preoccupatissimo, e la signora Potter che mi guardava impietosita. Chiusi gli occhi e feci un respiro profondo, contrastando l'impulso di arrabbiarmi con loro. Avevano motivo di preoccuparsi, ovviamente. Dopotutto, stavo parlando di andare ad Azkaban. Non me l'ero cavata bene coi Dissennatori prima del quarto anno (Onestamente, chi può cavarsela in mezzo ai Dissennatori?) E adesso avevo ricordi un centinaio di volte peggiori.
Quando aprii gli occhi, Wren aveva un sorriso forzato (almeno, pensai che lo fosse. Non riuscivo a capirlo sempre, ma date le circostanze...). "È molto coraggioso da parte tua."
Albus annuì rigidamente. "Molto coraggioso," fece eco, fissando il suo piatto vuoto come se desiderasse che lo inghiottisse.
"Grazie." Mi alzai e mi girai verso James. "Quando ci vediamo con Colette?"
"Alle undici. Vogliono andare a trovare Étienne e Faith, e loro hanno la pausa pranzo alle 11:15."
"Bello!" Sorrisi, consapevole di sembrare una che si stava impegnando anche troppo per cambiare argomento. Non mi importava. "Non vedo l'ora di rivederli. E tu, Albus?"
Lui mi fissava, leggermente stranito. "Nemmeno io, credo."
"Sarà divertente," Wren disse, alzandosi. Notai che le tremavano le mani.
"Ce ne andremo appena tuo padre e Lily vengono di sotto," disse la signora Potter, girando una pagina della rivista.
"Andiamo da Lily," James disse, afferrandomi il braccio e correndo fuori dalla porta, con me che gli inciampavo dietro.
Rallentò sulle scale, e mi lasciò il braccio. Me lo massaggiai, alzando gli occhi al cielo. "Ma che divertimento."
"Scusami. Ho solo pensato che a Wren ed Albus servisse un secondo per... Sai... Assimilare la cosa, credo."
Abbassai lo sguardo. "Mi aspettavo un po' di supporto in più."
"Te lo daranno," James disse, corrucciandosi. "Sono solo preoccupati per te. Puoi biasimarli?"
Dovetti scuotere la testa. Lo capivo, anche se non mi piaceva. Entrambi erano apprensivi per natura. James? Non tanto.
James stava ancora parlando. "Soprattutto Wren, ovviamente. A quanto pare suo zio ha una mini Azkaban in cui l'ha rinchiusa in passato." Lo vidi stringere il pugno mentre parlava. "Forse sta pensando a quello, chiedendosi perché mai tu voglia infilarti di tua volontà in una situazione come quella."
Non avevo pensato a quello, e annuii pensierosa. "Vero. Immagino che lei sappia cosa si prova."
"Se mai incontrerò suo zio, lo ucciderò."
Mi fermai, guardando James stupita, sorpresa dalla rabbia repressa nella sua voce e dalla minaccia assurda che aveva appena fatto. "Cosa?"
"Lo ucciderò."
Sbattei gli occhi. "James, Stillens è molto potente. Mi ha quasi uccisa. Ha... Ha ucciso Pouri..."
"Tutte ragioni in più per finirlo."
Sospirai. "Onestamente mi piacerebbe, non dico il contrario. Ma se proverai ad ucciderlo, probabilmente sarai tu a morire. E comunque, deve affrontare un processo. Sono certa che voi maghi avete una pena peggiore della morte da dargli."
James mi guardò. "Non mi interessa. Lo ucciderò." E prima che potessi dire altro, aveva iniziato a correre per il resto delle scale e sfrecciò nel corridoio, chiamando Lily e interrompendo bruscamente la conversazione.
Rimasi sulle scale per un attimo, non sapendo se dovevo seguirlo o no. Alla fine scelsi di no, e scesi in cucina. Wren ed Albus uscirono dalla porta appena ci arrivai. "Oh, ottimo." Wren mi abbracciò. "Non volevo essere scortese o roba del genere-"
"No, va tutto bene," dissi. "Ho praticamente sganciato una bomba senza avvertirvi."
"Sì, lo hai fatto," Albus disse, arrangiando un sorriso. "Starò preoccupato per te finché non ritorni, se ti sta bene."
Annuii, sorridendo "Bene." Girandomi di nuovo verso Wren, dissi, "Non ho neanche pensato a... Sai... Tuo zio e la sua-"
Wren scosse subito la testa. "No, Astra, per favore no." Le sue mani ripresero a tremare, ed io feci un passo indietro.
"Mi dispiace. Non volevo... Mettere quel discorso in mezzo."
"Va tutto bene," Wren disse, abbassando lo sguardo. Fece qualche lento respiro, poi mi guardò di nuovo. "Però non voglio pensarci." Annuii comprensiva.
"Wren?"
Alzammo tutti gli occhi sulle scale e vedemmo James in cima, ma mentre registravo il fatto lui stava già scendendo. "Stai bene?"
"Sto bene," disse lei, ma ciò non le impedì di sciogliersi tra le sue braccia quando la abbracciò. Mi avvicinai ad Albus, sentendomi come se mi stessi intromettendo in un momento privato (sentii che mi stavo pian piano abituando all'idea di loro due, stranamente). Prima che potessi fare qualcosa, però, la porta della cucina si spalancò e Wren e James si spinsero via l'un l'altra come se si fossero scottati. James provò ad appoggiarsi al muro con nonchalance, ma calcolò male la distanza e cadde a terra all'indietro. Wren riuscì a reggersi su di me e su Albus, e Albus le mise un braccio attorno alle spalle come se fosse stata lì tutto il tempo.
Mezzo secondo dopo, la testa della signora Potter fece capolino dalla porta. Si accigliò sospettosa. "Spero di poter credere di non aver interrotto atteggiamenti poco consoni in luogo pubblico."
"Non per ammetterlo," James disse dal suo posto sul pavimento, in cui stava facendo del suo meglio per comportarsi come se non stesse seduto a terra, "ma tecnicamente, non sarebbe stato in luogo pubblico, visto che siamo in privato..."
La signora Potter strinse gli occhi verso suo figlio. "Fate quello che vi pare aldilà del sesso, ma non fatelo in casa mia, per favore e grazie."
"Niente da vedere, mamma, tranquilla," Albus disse subito. "Li tengo d'occhio io."
La signora Potter rivolse un ultimo sguardo sospettoso a James e Wren, poi disse, "Siamo pronti ad andare appena i piccioncini sono pronti," e sparì dietro la porta della cucina.
"Ma... È normale?"
"Oh, sì," James disse, sospirando. "Mamma è paranoica. Si insospettisce se siamo a meno di tre metri di distanza. Sembra pensare che io sia il tipo di cattivo ragazzo che tipo... Fa... Quelle cose... Alle persone..."
"Chiariamoci, lui è un cattivo ragazzo," Albus mise in chiaro. "Solo non quel tipo di cattivo ragazzo."
"Credo che abbia paura che Lily possa vederci mentre ci baciamo, o roba simile," Wren disse.
"E noi nemmeno lo abbiamo mai fatto!" James esclamò.
Lily li guardo entrambi in modo strano. "Wow. Sono scioccata."
"Oh, certo, perché tu hai già baciato qualcuno," James sbottò, rimettendosi in piedi.
"Forse l'ho fatto," Lily replicò, guardandolo male.
Entrambi i Potter maschi la fissarono. "Come prego?" Albus disse, fissandola. "Hai baciato un ragazzo?" Lily arrossì e borbottò qualcosa che somigliava fin troppo a "Dovevamo allenarci," poi scivolò dietro la porta della cucina prima che potessimo chiederle altro.
"Beh, questa è una cosa che dobbiamo chiarire," James disse, accigliandosi.
"Non adesso, però," dissi, alzando gli occhi al cielo. "Preferirei sapere di preciso perché tua madre non si fida di voi?"
"Non c'è un motivo," James disse, scuotendo la testa. "Davvero non mi viene in mente un motivo."
"Non è che ci siamo mai baciati prima," Wren aggiunse.
"Mamma non lo sa," Albus fece notare.
"Come dici tu." James ci superò e andò verso la porta della cucina. "Andiamo, prima che mamma si insospettisca di nuovo."
Tornammo in cucina e vedemmo che mia zia se n'era andata, e il signor Potter che si stava mettendo in cappotto. Pochi minuti dopo, eravamo tutti arrivati al Paiolo Magico tramite Metropolvere. La signora Potter ci disse di incontrarci lì e diede soldi a tutti i suoi figli, poi ci lasciò liberi. James fece strada verso una piccola caffeteria in cui Colette aveva suggerito di incontrarci mentre Lily se ne andò per conto suo, urlando dietro di sé che Elmer e Pip dovevano incontrarla da un'altra parte quindi non dovevamo preoccuparci.
"Dite che ha baciato uno di loro?" James chiese mentre ci sedevamo ad un tavolo.
"Dico che non sono affari nostri," Wren disse. Dopo un momento di riflessione, aggiunse, "E se stesse solo cercando di fare la grande, e non si è baciata con nessuno?"
Albus scosse la testa. "No, lei non le sa raccontare le bugie. Questa non lo era."
"Ha altri amici maschi?" Chiesi. Non riuscivo a figurarmi Pip o Elmer che baciavano Lily, almeno non come allenamento. "Forse era qualcun altro."
"Io... Io non lo so..." James si accigliò preoccupato. "Al?"
Lui fece spallucce. "Non faccio caso alle persone con cui passa il tempo. Non è come te, con solo, tipo, due amici che non erano prima amici miei."
James guardò male Albus ma non provò a difendersi. "Almeno i tuoi amici preferiscono me. Giusto?" Si girò verso Wren e me per conferma.
"Mmmm, in realtà scelgo Albus," dissi, facendo spallucce. "Niente di personale."
"Mi ferisci, Astra." James si concentrò su Wren. "Andiamo... Di certo sono meglio di Albus..."
Wren pareva perplessa. "Beh... Meglio come fidanzato, sì..."
"Cosa vorrebbe dire?"
Wren fece spallucce. "Mi piacete entrambi in modi diversi. Ovviamente. Se così non fosse, non starei con te, ti pare?"
"Oppure staresti con entrambi," suggerii, e in risposta tutti e tre fecero una smorfia e mi dissero che ero pazza.
Non aspettammo molto prima che Colette arrivasse, seguita dalle due ragazze Dubois. Squittirono e ci abbracciarono e si dissero un sacco di cose tra di loro in un rapidissimo francese. In un istante, sembrò, squadrarono Wren e James (erano seduti vicini quando le gemelle erano entrate, col braccio di James attorno alle spalle di Wren).
"Oh, quindi sei tu che sci hai rubato James, no?" Amélie disse, alzando un sopracciglio giocosa.
"Buona pveda," Françoise la rassicurò. "Non suffisciente per noi, forse, ma porfetta per te."
"Non che tu non sei alla nostra altezza!" Amélie mise in chiaro, dando una gomitata nelle costole alla sorella. "Ma lui è un buon... È adatto a te, io ponso." Le gemelle si guardarono l'un l'altra, poi squittirono e abbracciarono di nuovo Wren.
"Possiamo aiutarvi ad organizzare il matrimonio?"
Wren sbatté gli occhi. "Um..."
Per fortuna, Colette intervenì. Disse qualcosa in francese (forse gli disse di piantarla; le gemelle sembrarono leggermente offese), e si piantò tra Wren e le gemelle così che non la schiacciassero in un altro abbraccio nell'immediato futuro.
Ormai erano quasi le 11:15, quindi uscimmo dalla caffetteria (la strega dietro al bancone sembrò sollevata, avevamo occupato quasi tutto lo spazio disponibile) e attraversammo verso gli uffici di Diagon Alley della Gazzetta del Profeta. Un uomo era seduto su una panchina di fronte all'edificio, ma balzò in piedi quando ci vide. "Ah, le mie sorelle preferite!"
Le gemelle corsero da lui e lo abbracciarono, e Colette si avvicinò a me e mi disse che erano appena venute da lì, quindi non sapeva perché si comportassero come se non si vedessero da mesi. Quando finalmente si allontanarono, Ètienne alzò lo sguardo e mi notò. "Astra?" Sorrise e venne a stringerti la mano. "Mi fa tanto piacere rivederti!"
"Altrettanto," dissi, sorridendo imbarazzata. "Um, come stai?"
"Alla grande," Étienne disse. "Faith è stata molto accogliente."
Continuò a parlare tutte le cose belle che c'erano a Diagon Alley e in generale in Inghilterra (a quanto sembrava, i maghi sul continente erano più sparpagliati). Ben presto, Faith uscì, e dopo un altro giro di saluti, andammo al Paiolo Magico per pranzare.
"Come va il lavoro?" James chiese a Faith quando ci sedemmo. Contrastai l'impulso di alzai gli occhi al cielo. Lavorare al Profeta non era una carriera che ammiravo molto. Colette non contrastò l'impulso, notai. Per fortuna Faith non la stava guardando.
"Oh, non è granché," Faith disse, ridendo. "Sono finita nei guai ultimamente. Ho infilato di nascosto un mio editoriale nel giornale. A quanto pare, i lettori non lo hanno gradito molto. In generale, però, è bellissimo. Lo adoro."
Colette la stava fissando adesso. "Quale editoriale?"
"Oh, qualcuno ha fatto il sarcastico in un articolo e abbiamo ricevuto un sacco di lettere da parte di persone che pensavano che fosse serio. Sono io quella che deve gestire reclami del genere, quindi mi sono stufata e ho scritto un pezzo al riguardo. Pensavo che se ne sarebbero accorti prima di mandare in stampa."
Colette sembrava sapere esattamente di cosa stesse parlando, e l'espressione infastidita aveva dato posto all'ammirazione. "Wow. Sono stupita."
Faith fece spallucce. "Il mio capo non l'ha presa troppo male. Anzi, lei ha pensato che fosse abbastanza divertente. Ma per questioni di regolamento, sono stata bandita dalla sala montaggio." Fece spallucce. "Tanto non mi piaceva molto lì. È soffocante e piena di gente che si crede chissà quale genio perché sa leggere."
Colette e Faith si lanciarono in una discussione su tutto ciò che c'era da odiare del Profeta (La lista di Faith era molto più corta di quella di Colette, e Colette fu abbastanza furba da non menzionare la maggior part delle sue ragioni). Fu molto piacevole, ma fin troppo presto Faith ed Étienne dovettero tornare ai loro lavori e le gemelle e Colette dovevano tornare all'appartamento di Colette ("Mio padre non sapeva che dovevo incontrare qualcun altro e per qualche motivo i Dubois non vogliono che le gemelle girino per Londra solo con me"). Noi quattro rimanenti andammo a fare le compere di Natale, e riuscii a trovare tutto ciò che avevo scritto, insieme ad un bellissimo maglione per Albus (considerando che non sembrava indossare mai nient'altro, mi sembrava adatto) che volevo incantare perché non si rovinasse o strappasse, respingesse la pioggia, e non si restringesse. Per Wren, Albus mi aiutò a trovare parecchi libri su persone che avevano superato una brutta infanzia che le comprammo entrambi.
Alla fine, dovemmo tornare al Paiolo Magico. Si stava già facendo buio mentre mi preparavo a tornare a casa tramite Metropolvere, prima che i Potter tornassero alla loro. Prima di andare, però, il signor Potter mi prese in disparte.
"Sei davvero sicura di voler incontrare tuo padre?"
Annuii decisa. "Certo."
Lui annuii, con espressione grave. "Va bene, Il 21, allora. Tre giorni."
Spigolo autore
Se la storia vi piace, vi chiedo di lasciare un voto, un commento, e di andare a leggere l'originale che merita davvero.
Alla prossima!
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