Capitolo 11 - Bombe

La Gazzetta del Profeta

N° 101,891

3 Novembre 2021

Predatel Fanno Esplodere il San Mungo

In quello che ora si ritiene essere il più grande attacco terroristico su territorio britannico nella storia del mondo magico, l'Ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche ha subito un attentato dinamitardo questa mattina. Maghi della sicurezza che sono sopravvissuti all'attacco hanno catturato una giovane strega dall'aria sospetta, che loro credono abbia innescato le bombe. Il Ministero non si è espresso oltre, ma una fonte dichiara che, a detta sua, la strega americana è legata ai Predatel.

Le bombe sono esplose al quarto, terzo, e secondo piano, obliterando intere sezioni dell'ospedale. Pochi sono sopravvissuti alle esplosioni, e questi sono attualmente curati in ciò che resta dell'ospedale. I maghi stanno ancora cercando di accedere alle aree bloccate dall'esplosione, incluso il reparto Janus Thickey al quarto piano, i reparti Herman Pye e Luella Banglow al terzo piano, e il reparto Meredith Kingsman al secondo piano. Il bilancio delle vittime ha superato i trecentoquaranta per lo scoppio, con molte streghe e maghi pesantemente feriti o ancora dispersi. L'edificio è stato temporaneamente stabilizzato, a detta dei soccorritori, ma pulizia e ristrutturazione permanente potrebbero richiedere settimane. Per il momento, l'ospedale è in assetto d'emergenza, e accetta solo i più gravi tra i casi nei piani inferiori intatti.

Quest'atto atroce ha posto ogni livello di governo e servizio civile in allerta. Delle fonti ci rivelano che il Ministero ignorava che i Predatel fossero capaci di tali danni, ed attualmente sta arrangiando servizi di sicurezza per altre aree ad alto rischio, incluso il Ministero della Magia e la scuola di Hogwarts. Molti cittadini sono in stato di shock. Attaccare un ospedale, colmo di pazienti indifesi, dimostra che i Predatel sono davvero dei mostri peggiori di quanto avessimo mai immaginato. Solo le più vili bestie potrebbero cadere così in basso. Possiamo solo sperare che vengano arrestati presto.

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Durante il quinto anno, avevo sentito, è molto facile soccombere alla pressione e farsi sopraffare da tutto il lavoro. Non essendomi mai curata troppo dei miei voti, finora non avevo mai avuto grandi problemi, ma Trilia Bones aveva avuto un attacco di panico durante Pozioni qualche settimana prima, quindi capii che c'era una discreta possibilità. Con l'eccezione di Wren, il mio gruppo di amici era abbastanza tranquillo, per fortuna. Tuttavia, ciò mi rendeva una pessima aiutante quando altre persone del nostro anno iniziavano a piangere, o peggio, a causa dei loro compiti.

Haverna aveva preso l'abitudine di assegnarci un tema complicatissimo ad ogni lezione. Era super stressante, soprattutto in quei giorni dove avevamo un totale di 48 ore per scriverlo. A me non interessava poi tanto, sapendo che il mio voto pratico avrebbe almeno bilanciato quello teorico in quella materia, ma persino io sentivo lo stress. Secondo me, Rose fu quella che la prese peggio. Una notte, scoppiò in lacrime in mezzo alla sala comune.

Albus si precipitò ad abbracciare la cugina. "Hey, cosa c'è, Rose? Stai bene, hai capito?"

Rose scosse la testa. "No, Al, non capiresti." Guardò male il suo libro di Incantesimi.

Wren si avvicinò lentamente dietro di me. "Cosa c'è?"

Rose si asciugò gli occhi, ovviamente tentando di smettere di piangere. "Niente. Per favore andatevene."

Non ce ne andammo. "Rose, cosa c'è?"

Rose alzò lo sguardo su Wren, studiandola per parecchi secondi. Alla fine, le sue spalle si afflosciarono, e mise la testa tra le braccia. "Non lo so, non riesco a fare bene questo tema, e ci lavoro da un sacco, e non è perfetto e non capisco."

Wren mi passò accanto per sedersi sulla sedia di fianco a lei. "Hey, va tutto bene. Non tutto deve essere perfetto."

"Invece . Non capiresti. Mia madre-"

"Tua madre sarebbe fiera di te qualunque cosa tu faccia." Wren accarezzò Rose sulla schiena. "I tuoi genitori sono meravigliosi, Rose. Ti amano. Questo non cambierà solo perché non sei la copia carbone di tua madre. Non vogliono che tu sia quello, Rose."

Gli occhi di Rose fecero capolino verso Wren. "Ma mamma ha sempre detto che vuole che vada bene a scuola."

"E lo fai! Rose, hai E in tutte le tue materie."

Guardai Albus, che pareva insicuro quanto me. Dovevamo andarcene...? Sembrava una questione abbastanza personale e mi sentivo un'intrusa.

"Voglio solo che mamma sia fiera di me," Rose sussurrò.

"Lo è, Rose. Te lo giuro, lo è." Wren sorrise. "Parlane con lei. Non vorrebbe mai che tu ti tormenti tanto per la scuola, ne sono certa. E sono sicura che il tuo tema sia da E, così come tutto ciò che fai."

Rose sorrise grata a Wren. "Sei meravigliosa. Grazie..." Si diedero un rapido abbraccio, poi Rose fece alcune domande sul tema (cose che non mi ero nemmeno resa conto fossero importanti? Addio voto). Non avevo assolutamente idea di cosa stessero parlando, quindi Albus ed io scivolammo via e le lasciammo in pace.

"Dite che ce la farete a superare l'anno senza piangere?" Colette chiese quando ci sedemmo.

Guardai Albus. "Beh, io posso..."

"Posso anche io!" Albus disse, guardandomi male. "Quando mai mi sono stressato tanto per la scuola? Mai. Se vengo bocciato, pazienza. Evidentemente non sono fatto per quella materia, e saprò cosa non scegliere l'anno prossimo."

Colette ridacchiò. "Scommetto un galeone che entrambi cederete prima della fine dell'anno."

"Accetto," dissi, alzando un sopracciglio.

"Ottimo, mi farebbe bene guadagnare qualche soldo, e a voi farebbe bene perderli." Colette sorrise. "Pagheranno un nuovo libro."

Alzai un sopracciglio. "Forse il tuo galeone finirà sprecato a Mielandia."

Albus alzò gli occhi al cielo. "Forse non dovremmo scommettere per niente e tenerci i nostri soldi?"

"Che noia, Al, andiamo."

Albus sospirò, cercando di trattenere un sorriso. "Va bene, come volete. Niente cedimenti, okay, Astra? Colette perderà." Colette iniziò a ridere, e ben presto anche noi. Il mondo stava prendendo una brutta piega, ma quella sera, non aveva importanza.

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Il mattino dopo, a colazione, James menzionò che avrebbe saltato l'allenamento di Quidditch di quel pomeriggio. Ovviamente, non sarei andata da Fred per dirgli quello e basta, quindi pretesi una spiegazione. James disse che aveva litigato con Marcus dopo che Marcus si era messo ad insultarmi. "E quindi ho detto a Marcus di andare a... Beh, gli ho detto di infilarsi quegli articoli di giornale nel-"

"James!" Wren si allontanò da lui, con occhi sgranati per lo shock.

"Rilassati, era appropriato per la situazione." Wren non si rilassò, quindi James corresse, "Okay, forse sembrava appropriato. Ma non è grave..." Lasciò la frase in sospeso, soppesando la sua reazione (un mix di indignazione, preoccupazione, e shock che faceva abbastanza ridere), poi sospirò. "Ha tradito Astra, okay? E poi si mette ad insultarla in tutti i modi. Cosa ti aspetti che io faccia?"

"È così volgare," Wren disse, scuotendo la testa.

"Scusa." James accarezzò la spalla di Wren. "Allora non te lo dirò la prossima volta."

"Quindi Patil ti ha dato una punizione, vero?" Albus intervenne. "Per forza. Wren ha ragione, è molto volgare. Lei non le sopporta queste cose."

James sospirò. "Certo che lo ha fatto. E Marcus non ha avuto niente, perché lei 'non aveva prove che avesse fatto qualcosa di sbagliato'. È ridicolo..."

Giusto in quel momento arrivarono i gufi, trasportando la posta. Alzai lo sguardo dalla nostra conversazione per vedere se riuscivo a vedere il barbagianni di Teddy. Circa una settimana prima avevo ricevuto una lettera da Teddy e Toire, che diceva che la bambina sarebbe potuta nascere da un giorno all'altro ormai e zia Andromeda sarebbe venuta a prendermi a scuola per portarmi all'ospedale quando sarebbe avvenuto. Tuttavia, quella mattina non vidi il nostro gufo. Quella leggera delusione si trasformò in un gigantesco sollievo appena pochi minuti dopo.

I gufi della Gazzetta del Profeta erano carichi con parecchie copie ciascuno del giornale di oggi. Uno andò da Colette, allineandosi di fronte a lei e permettendole di prendere uno dei giornali. Poi, si diresse in fondo al tavolo. Colette sbadigliò, allungandosi per prendere il giornale e la tazza di caffè al tempo stesso.

"Per Merlino, James, da come parli sembra che Patil ti abbia torturato," Albus disse, alzando gli occhi al cielo verso suo fratello." Anche se ti perdi il Quidditch, è solo una puniz-"

Albus fu interrotto dal suono di Colette che si strozzava col caffè. Mi girai verso di lei, allungandomi per darle dei colpi sulla schiena. "Tutto a posto?"

Colette non rispose. Fissava il giornale di fronte a lei, con qualcosa di simile al terrore negli occhi. Presi subito la tazza di caffè dimenticata dalla sua mano e la posai, poi mi concentrai sul giornale. Appena lessi il titolo, sentii lo stomaco ribaltarsi.

Predatel Fanno Esplodere il San Mungo

"Cosa c'è?" Albus chiese, allungandosi per vedere il giornale. Un secco respiro, e un "Oh, Merlino..."

Il mondo sembrò rallentare. Non capii se era solo lo shock, ma il livello di rumore della Sala Grande si era abbassato. I Predatel avevano fatto esplodere un ospedale. A malapena riuscivo ad assimilarlo. Chi mai potrebbe cadere così in basso da...?

"Cosa?" James chiese, guardandoci attentamente dall'altro lato del tavolo. "Cosa è successo?"

Colette alzò lo sguardo, direttamente verso Wren. "È... Io..."

Wren era diventata parecchie sfumature più pallida. "I miei genitori? Cosa hanno fatto?"

Albus scosse la testa. "Loro... Wren, hanno fatto esplodere il San Mungo..."

"Hanno raso al suolo tre piani interi," Colette disse piano, guardando di nuovo il giornale. "Più di... Più di 340 morti, innumerevoli dispersi o feriti." Lei scosse la testa. "Io... Io non so..." Non credevo di aver mai visto Colette sconvolta o terrorizzata prima. Ciò rese la situazione ancora più terrificante.

"Hanno catturato qualcuno?" James chiese piano. Il suo braccio era stretto attorno a Wren, che sembrava ad un istante dal piangere.

Colette non sembrava in grado di rispondere, quindi lessi l'articolo. "Sì. Una strega dall'aria sospetta. Non ha rivelato niente, però."

James imprecò sottovoce. "Non pensate che..." Lasciò la frase in sospeso, abbassando lo sguardo su Wren, che ora guardava le porte della Sala Grande con la paura negli occhi. Guardai Albus, che sembrava spaventato quanto me. Molto probabilmente, il Ministero avrebbe portato Wren all'ospedale per identificare questa sospetta. Non sapevo se lei sarebbe riuscita a gestirlo.

Le porte della Sala Grande si spalancarono in quell'istante, e il signor Potter corse dentro. Sembrava non aver dormito la notte precedente, ma per una volta era vestito più da ufficiale del Ministero che da professore. Lo vidi cercare con gli occhi lungo il tavolo di Grifondoro e trovarci, per poi correre da noi.

"Volevo arrivare prima del giornale, dannazione," spiegò il signor Potter mentre si fermava dietro James e Wren. "Mi dispiace che tu abbia dovuto scoprirlo così. Devo parlarti, Wren. Sbrigati."

Wren si mosse tremante, ma immediatamente James si alzò al suo fianco, mettendole un braccio attorno alla vita per darle un po' di sostegno. Io guardai Albus, e ci alzammo anche noi, seguiti da Colette.

James guardò noi tre e annuì, "Veniamo anche noi."

"No," disse il signor Potter, semplicemente. "James, non ho tempo per questo."

"Papà, noi-"

"Voi non verrete, ma non ne discuteremo qui," disse il signor Potter, guardando il resto della Sala. Un sacco di studenti ci fissavano, ma molti non sembravano essere capaci di vedere nulla all'infuori dei giornali attorno a cui interi gruppi di persone erano radunati. Il signor Potter si girò di scatto e si incamminò lungo il tavolo, verso le porte. Li seguimmo come un unico gruppo.

"Noi veniamo," James disse fermamente appena le porte si chiusero dietro di noi.

Il signor Potter lo ignorò. "Wren, hanno catturato la strega che secondo loro ha piazzato le bombe. Ci serve che tu la identifichi."

Wren abbassò lo sguardo. "Io... Io..." Scosse la testa. "Non so se io..."

Il signor Potter le piazzò gentilmente una mano sulla spalla. "Per favore. Ci servi tu. La sospettata ha menzionato un'altra bomba che non è ancora esplosa. Non abbiamo molto tempo."

Wren sembrava ancora molto riluttante, ed io mi feci avanti. "Signor Potter, per favore ci lasci venire. Non penso che dovrebbe andare da sola."

"Giusto," James concordò. "Insomma, dopotutto, lei è la... Mia amica." Sbatté gli occhi, ed io ero abbastanza sicura che era stato sul punto di dire un'altra cosa.

Il signor Potter scosse la testa. "No. È troppo pericoloso. Se fosse per me, Wren non si muoverebbe da qui finché non avranno portato la strega da qualche altra parte per interrogarla, ma non c'è abbastanza tempo. Voi quattro rimanete qui." Si sollevò un coro di proteste da tutti e quattro, ma il signor Potter si limitò a scuotere la testa.

"Io non vado," Wren disse dopo un secondo.

Il signor Potter smise di parlare. "Come?"

"Io non vado se non vengono anche loro."

Il signor Potter si accigliò. "Sai quanto è pericoloso lì? Non voglio portare te da sola, Wren, figuriamoci tutti e cinque."

"Lo so... È che..." Ci guardò. "Non posso farcela. Da sola." Wren abbassò lo sguardo e borbottò qualcosa di simile a, "Non voglio vedere altri edifici esplosi."

Il signor Potter si accigliò verso tutti noi per qualche attimo, poi sospirò. "Va bene. Ma rimarrete incollati a me. Non andate in giro, chiaro?"

Annuii in automatico. Per quanto avrei amato esplorare un pericoloso ed instabile edificio esploso, sarei rimasta col signor Potter. E poi, io personalmente sarei andata come supporto morale per Wren, non perché ero attratta da situazioni pericolose (sperai che non ci fossero giornalisti della Gazzetta del Profeta nell'ospedale).

Scuotendo la testa, Il signor Potter fissò le scale. "Ginny mi ucciderà."

"Ti ucciderebbe anche se portassi solo Wren," Albus fece notare.

"Mi sa che è vero." Il signor Potter ci rivolse un sorriso stanco. "Allora speriamo solo che non mi uccida la Carrow. Quella è una possibilità seria."

Misi un braccio attorno a Wren mentre salivamo i gradini. "Stai bene?"

"No." Anche Wren mi mise un braccio attorno alla vita. "Ma sto meglio di come sarei stata. Grazie."

"È a questo che servono gli amici, no? Non ti lascerò mai sola."

Raggiungemmo l'ufficio del signor Potter molto in fretta. "Andremo al Ministero con la Metropolvere e prenderemo una macchina," disse il signor Potter. "Volevo Smaterializzarmi, ma ovviamente adesso non va più bene." Scosse la testa. "Ve lo giuro, se uno solo di voi fa qualunque cosa..."

"Non faremo nulla, papa," Albus disse. "Non preoccuparti."

"Perché non possiamo andare direttamente all'ospedale con la Metropolvere?" Chiesi.

"Hanno chiuso tutte le entrate tranne quella dalla strada, per sicurezza. Possono controllarla meglio. Andiamo, non c'è tempo da perdere." Il signor Potter prese un vaso dalla mensola del camino e lo porse a tutti. Presi una manciata di Polvere Volante, poi quando venne il mio turno la usai. Non prendevo spesso la Metropolvere. Non mi piaceva. Come al solito, sbattei il gomito su un cancello di passaggio mentre ero sulla strada per il Ministero e mi feci sfuggire parole alquanto volgari quando inciampai contro Colette ed Albus dall'altra parte.

Il signor Potter organizzò subito una macchina per noi. Qualcuno ci rivolse uno sguardo strano, ma la maggior parte di streghe e maghi che ci incrociavano sembravano troppo assonnati o preoccuparti per notarci. Nemmeno io ebbi molto tempo per fissarli, perché il signor Potter ci condusse di fretta verso un garage del ministero e ci indicò un minivan dall'aspetto comune.

"Sul serio? Quella è una macchina del Ministero? Un minivan?"

Il signor Potter alzò un sopracciglio. "Ti sembra questo il momento di discutere i gusti del Ministero in fatto di auto, Astra?"

Borbottai un no e salii dietro insieme a Colette ed Albus. Non avevo un'idea precisa di dove si trovasse il San Mungo, ma ero abbastanza certa che ci arrivammo a tempo di record, evitando il traffico e districandosi in spazi in cui non avremmo dovuto poter passare. Il signor Potter stava parlando al guidatore a voce bassa, e nessun altro di noi si sentiva dell'umore di fare conversazione, dunque fu un viaggio molto silenzioso.

Ci fermammo di fronte ad un grosso edificio di mattoni rossi. Sembrava un grande magazzino, ed io mi accigliai mentre James usciva dalla macchina. Sopra c'era scritto il nome Purge and Dowse Ltd. E i manichini nelle vetrate, oltre ad essere ricoperti di polvere, esponevano moda di circa quindi anni prima. Grossi cartelli all'ingresso dicevano Chiusi per Rifornimento. Guardai scettica gli altri.

"Sbrigatevi, ora," disse il signor Potter, dirigendosi verso una delle vetrate. Il manichino femminile nella vetrata indossava una tuta verde lime. Il signor Potter si avvicinò al vetro. "Harry Potter, qui per conto del Ministero."

Guardai dubbiosa Albus, ma lui non sembrava pensare che fosse strano. Guardai di nuovo il manichino, e rimasi a bocca aperta. Avrei potuto giurare che avesse appena annuito. Un attimo dopo, il signor Potter stava spingendo James e Wren attraverso il vetro, e loro sparirono.

"Ma che-"

"Andiamo, Astra," Albus disse, spingendomi avanti. Feci un passo avanti, con Albus al mio fianco. Attraversammo quella che sembrava acqua, ma eravamo asciutti quando raggiungemmo l'altro lato.

Eravamo in quello che sembrava l'atrio di un ospedale, ma era molto più caotico. A destra vedevo delle scale, e macerie che le ostruivano. Streghe e maghi feriti erano stesi su giacigli lungo i muri, con i Guaritori che gli ronzavano intorno e davano assistenza. Vidi degli auror di pattuglia, e gruppi di soccorritori che cercavano di salire le scale.

Il signor Potter apparve dietro di noi, diede una rapida occhiata in giro, poi ci condusse verso una porta pesantemente controllata. Gli auror si fecero da parte per lui, e il signor Potter aprì la porta e ci fece correre giù per una stretta scalinata.

"Dove stiamo andando?" Sussurrai ad Albus mentre scendevamo le scale.

"Nel seminterrato, credo. Non sono mai stato quaggiù." Indicò un cartello sul pianerottolo. "Al primo piano interrato c'è il magazzino. Al secondo c'è l'ala psichiatrica. Al terzo laboratori di ricerca."

"Non sapevo che i maghi sapessero qualcosa sulla psichiatria."

Albus si accigliò. "Non penso che ne sappiamo qualcosa."

"Allora cosa c'è a fare un'ala psichiatrica?"

Il signor Potter aprì la porta del Piano Interrato 2. Ci fece segno con la mano di entrare. Mi guardai intorno, e capii che i maghi non sapevano un tubo di psichiatria. Eravamo in un lunghissimo corridoio, pieno di finestre e porte. A distanza di parecchie porte era accumulato un gruppo di persone. Mentre percorrevamo il corridoio, vidi una persona in ogni stanza, tutti di età variabile. Informazioni su ognuno di loro erano affisse vicino a ciascuna porta. Le persone non sembravano in grado di vederci dalle finestre; intuii che fossero vetri a senso unico. "Quindi la soluzione del mondo magico alle malattie mentali consiste nel rinchiudere la gente e basta?" Sussurrai.

"Io... Non lo so..." Albus sembrava leggermente orripilato.

"Sì," Colette disse, accigliandosi. "Insomma, alcune di queste persone sono davvero pazze a causa di maledizioni e sono un pericolo, ma il resto no. Semplicemente non sanno come curarli."

Dovetti costringermi a smettere di guardare le persone mentre passavamo. Sembravano tutti così miserabili.

Raggiungemmo il gruppo in fondo. Era composto principalmente da auror, con qualche Guaritore verso l'esterno. In mezzo a tutto ciò c'era Hestia Carrow, che guardava all'interno della camera d'isolamento di fronte alla quale ci trovavamo. Sbirciai dentro, e vidi una ragazza su una sedia, di neanche tre anni più grandi di me. Era stata legata per le braccia e per le gambe, ma a lei non sembrava importare. Guardava male verso il vetro a senso unico. Da dove mi trovavo io, sembrava stesse guardando direttamente la Ministra.

Uno dei Guaritori stava parlando con la Carrow quando arrivammo. Lei sembrava traumatizzata. Per quanto la odiassi, non potei non provare un po' di pietà. Se fossi stata Ministra, e fosse successa una cosa simile, non avrei saputo cosa fare.

Wren fissò attraverso il vetro quando raggiungemmo la Ministra. Per una volta, non ci guardò male. Sembrava quasi spaventata, anche se quando vide che il signor Potter non aveva portato solo Wren, un po' della paura sparì. "Cosa ci fanno loro qui?"

"Non avrebbero permesso a Wren di andare da sola," disse lui, scuotendo la testa. "Non avevo il tempo di discutere."

La Carrow si limitò ad annuire. Prima che potesse dire altro, una voce disse, "Anche questo piano sarebbe dovuto esplodere... Forse la bomba è solo in ritardo..."Mi guardai attorno, sconcertata, poi capii che era stata la ragazza in isolamento a dirlo, la cui voce era stata magicamente trasmessa nel corridoio.

Scuotendo la testa, la Carrow spiegò, "Continua a dirlo. Ovviamente, abbiamo degli auror in cerca di altre bombe, ma non hanno trovato ancora niente." Si girò verso Wren. "La riconosci?"

Wren alzò lo sguardo dal vetro e annuì. "Sì. È Zaria Hempsey."

La Carrow strinse le labbra. "Niente con cui possiamo farla parlare?"

"È andata ad Ilvermorny, ovviamente. Non può essersi diplomata più di due anni fa. È da allora che fa lavoro sporco per la mia famiglia." Wren sospirò. "Ma non credo che tutto ciò le farà qualcosa. Deve sapere che mi avreste portato qui per rispondere a queste domande."

La Carrow sospirò esasperata. "Ma davvero? Beh, cosa suggerisci di fare? Non abbiamo molte opzioni qui!"

"Possiamo solo vedere come andrà," disse il signor Potter, sospirando. "Insomma, sono sicuro che Wren abbia ragione. Ma è la nostra miglior possibilità."

"Lasciatemi parlare con lei," Wren disse all'improvviso.

Guardai i miei amici, allarmata. Vidi il mio terrore riflesso sui loro volti. La Carrow e il signor Potter sbatterono gli occhi, e guardarono Wren. "Cosa?"

"Lasciatemi parlare con lei," Wren ripeté. "Non penso che se lo aspetti."

La Carrow esitò. "Sei sicura che sia una buona idea? Ha dimostrato di essere pericolosa."

Wren annuì. "Non mi farebbe del male, non penso. E poi, è immobilizzata. È la nostra opzione migliore, no?"

Il signor Potter sembrava molto poco convinto, ma Wren gli rivolse uno sguardo colmo di significato. Alla fine, lui sospirò e disse, "Va bene." Chiamò con un cenno della mano uno dei Medimaghi lì intorno. "Potrebbe spegnere l'altoparlante?" Lui e Carrow si mossero verso due telefoni montati sul vetro. La Carrow sembrava sospettosa, e chiese come mai fosse necessario togliere l'audio, ma il signor Potter si limitò a scuotere la testa. "Per una volta, Hestia, fidati di me."

Wren si mosse verso una porta, dove un auror aveva la mano sulla maniglia, pronta ad aprirla, ma James le prese la mano. "Wren, aspetta. È pericoloso."

Wren gli sorrise. "Starò bene, okay? So quello che faccio."

James ci guardò. Io per prima pensavo che Wren avesse perso la ragione. Se sapeva che stava per parlare volontariamente con una terrorista pazza che molto probabilmente le avrebbe fatto del male, immaginai che sapesse ciò che faceva. Ma Wren non sembrava troppo spaventata.

L'auror aprì la porta quando Wren si avvicinò. Appena lei passò, lui la chiuse a chiave di nuovo. Non potevo più sentire ciò che stava succedendo, ma vidi il viso di Zaria Hempsey assumere uno sguardo sorpreso, poi emozionato. Wren sembrava spiegarle qualcosa, o dirle qualcosa. Ci dava le spalle, quindi non potei provare a leggerle le labbra. Per quale diavolo di motivo avevano staccato l'audio? Zaria sembrò confusa per un secondo, ma subito ciò divenne qualcosa di simile all'orrore, poi alla rabbia. Tentò di balzare dalla sedia, e di lanciarsi verso Wren, ma le corde la tennero ferma. Wren sussultò comunque. Ora Zaria stava urlando, lo capivo, ma non avevo idea di cosa stesse dicendo. Sbirciai verso il signor Potter e la Carrow.

La Carrow stava fissando la scena con espressione sconvolta. Vidi il signor Potter avvicinarsi a lei e dirle a bassa voce, "Potrebbero esserci spie ovunque, Hestia. Non farlo trapelare." Qualunque cosa volesse dire. Più tardi avrei chiesto.

Dopo qualche minuto, Wren iniziò ad arretrare verso la porta. L'auror alla porta balzò in piedi e la aprì per lei. Per qualche attimo, sentii la voce di Zaria urlare insulti che dovevano avere un senso per i maghi americani. Wren era pallida, ma arrangiò un sorriso mentre andava verso la Carrow e il signor Potter. "Non ci sono altre bombe. E non sa perché le è stato detto di piazzarle. Il suo complice è morto nell'esplosione."

La Carrow sembrava sconvolta. "Bene..."

"Grazie, Wren," disse il signor Potter. Sorrideva, e nei suoi occhi riconobbi quel luccichio paterno come l'orgoglio che riservava ai suoi figli, e a quelli che aveva 'adottato' come suoi.

La Carrow si accigliò verso Wren ed il signor Potter. "Abbiamo delle cose di cui discutere."

"Ma certo, concordò il signor Potter. "Tutto a suo tempo." Carrow annuì.

Wren tornò da noi e il signor Potter iniziò a parlare con alcuni degli auror. "Stai bene?" James chiese con urgenza.

Wren annuì, e lasciò che James la abbracciasse. Sorrisi leggermente. "Cosa hai detto per farla arrabbiare tanto?"

Wren scosse la testa. "Non è importante. Non mi va di parlarne."

"Va bene." Mi strinsi nelle spalle. In tal caso, l'avremmo chiusa lì. Costringere Wren a parlare non andava mai bene, come già sapevo.

Il signor Potter venne da noi. "Ci vorrà un po' prima che possa chiedere a qualcuno di riaccompagnarvi a scuola. Potreste andare all'ingresso, per favore, e non interferire col lavoro degli altri?"

Annuimmo, e ce ne andammo. Dovetti ammettere, il reparto psichiatrico era inquietante, nonché triste. Non mi dispiaceva andarmene da lì. James fece strada fino alle scale e si sedette su una delle panche di legno in mezzo all'atrio. Guardammo i Guaritori correre da ogni parte, nel tentativo di aiutare le persone. Ogni pochi minuti arrivavano nuove persone su delle barelle. Dalle scale riuscivo a vedere la luce del giorno. In un ospedale con quattro piani sopra questo, non era una buona cosa. In generale, però, l'atrio sembrava intatto. Mancavano pezzi di soffitto in alcuni punti, ma a parte ciò, sembrava stabile.

"C'è qualcosa che possiamo fare per aiutare?" Albus chiese subito.

James scosse la testa, seguendo con gli occhi un Guaritore. Wren era appoggiata alla sua testa, con sguardo rivolto al pavimento, e James la teneva stretta con un braccio, come per timore che gliela strappassero via.

"Ci basta non interferire," Colette disse, osservando una bambina che stava venendo trasportata dal piano di sopra. Tutto il suo lato destro era un ammasso sanguigno, e lei piangeva ed urlava. Un Guaritore corse da lei e provò a darle sollievo, ma alla fine dovette farla svenire.

"Oh porca miseria..." Sbirciai verso Albus, e seguii il suo sguardo verso il muro dietro di noi. Anche lì c'erano persone stese in file ordinate, ma non c'erano Guaritori che gli correvano intorno. In effetti, tutti sembravano evitare quella zona, tranne per qualche Medimago che portava giù delle barelle. Sapevo il perché, senza dover chiedere. Quelle persone non erano ferite. Erano morte.

I morti erano disposti lungo tutto il muro, che era molto ampio. Ce n'erano a dozzine. Alcuni avevano persone attorno che piangevano o li scuotevano o li pregavano di vivere. Mi sentii un groppo in gola e dovetti distogliere lo sguardo.

"È quel bambino dell'articolo," Albus disse con voce roca. "Quello che ha perso la famiglia nell'esplosione di quel forno." Guardai aldilà della sua testa. Ebbene sì, il bambino era il più vicino a noi. I suoi occhi vitrei fissavano il soffitto, ed era ricoperto di sangue e polvere. Mi stupì il fatto che Albus l'avesse riconosciuto, anche se ora notavo la somiglianza con la foto del giornale.

"Possiamo sederci da qualche altra parte, per favore?" Sentii la mia voce chiedere. Avevo visto persone morte in passato. Gli occhi del ragazzo mi ricordavano Pouri, Evie. All'improvviso mi venne voglia di vomitare, ma anche di piangere. Non sapevo cosa stavo per fare, ma sapevo che non sarei potuta rimanere vicino a quei fissi occhi vitrei un secondo di più.

"Hey, hey, va tutto bene," Albus disse gentilmente. Mi accorsi che ora era in ginocchio di fronte a me, e che ero sul punto di iperventilare. Feci un profondo respiro, concentrandomi su Albus. I suoi occhi non erano fissi, vitrei, e morti. I suoi occhi erano decisamente vivi e, in quel momento, colmi di preoccupazione. Mi prese la mano. "Possiamo andare a sederci altrove." Annuii lentamente, e lo seguii per sedermi dall'altro lato della sala, contro il muro, dove non potevamo vedere le file di morti ma non davamo fastidio.

"Stai bene?" Albus chiese dopo qualche minuto.

"Sì. Scusami."

"No, va bene così." Albus mi accarezzò il ginocchio. "Non posso neanche immaginare cosa si prova."

"Fa schifo." Guardai i miei amici, ancora sulla panca. "Dici che Wren sta bene?"

Albus si accigliò. "Credo di sì? Forse? Con lei è difficile capirlo."

Annuii concorde. "Secondo te cosa ha detto a Zaria Hempsey?"

"E chi lo sa."

"La Carrow sembrava sorpresa. Hai notato? Tuo padre gli ha detto di non dire niente."

"Non ci avevo fatto caso," Albus disse, guardandomi con interesse.

"Forse ha detto a Zaria tutti i segreti che ha già detto a tuo padre?" Mi accigliai. "Ma di certo loro sanno già che lo ha fatto." Non riuscivo proprio a pensare a niente che Wren potesse sapere che Zaria non si sarebbe aspettata. "Hmm."

"Forse era qualcosa che ha scoperto che non avrebbe dovuto sapere?" Albus suggerì. "Intendo che forse, mentre era via, ha ficcanasato in giro e ha trovato qualcosa di grosso, qualcosa che papà non ha detto alla Carrow."

"Forse." Mi strinsi nelle spalle. "Immagino che spiegherebbe perché non ne vuole parlarne. Forse è un segreto."

Albus sospirò. "Vorrei che non fosse costretta a farlo. La Carrow è ridicola. Perché avrebbe dovuto portare Wren qui? Perché non portare Hempsey da un'altra parte?"

"Perché il governo è stupido," dissi. Dopo un secondo, però, mi sentii obbligata ad aggiungere, "Però, insomma, ha minacciato con un'altra bomba. Forse non hanno avuto il tempo."

"Già. Suppongo di sì." Si guardò intorno. "È tutto così terribile. Non riesco a credere che qualcuno potrebbe fare una cosa del genere..."

"Stillens è pazzo. È solo... È strano, non lo so. Mi sembra così casuale."

"Lo so." Albus si mosse leggermente ed appoggiò la schiena al muro dietro di lui. "Perché far esplodere un ospedale? Non capisco..."

"Non lo so." Sospirai. "È tutto sbagliato. Non lo so."

Passò circa un'ora prima che un auror venisse per riportarci al Ministero in modo da poter prendere la Metropolvere per Hogwarts. Ero contentissima di andarmene. Non mi ero mai sentita così inerme, seduta lì a guardare e non sapendo cosa fare. Era una cosa che spezzava il cuore.

Quando tornammo a scuola, scoprimmo che le lezioni del giorno erano state cancellate. Una marea di studenti aveva persone affette dal disastro. Non avevo mai percepito una tale nuvola al di sopra di Hogwarts come feci quella notte, nella Sala Grande. L'umore era più tetro che mai. Così tante persone non avevano notizie dei loro parenti o amici che erano lì, e molti di più sapevano che erano in condizioni critiche o già andati.

Ricevetti una lettera da Teddy, in cui mi assicurava che Toire non aveva avuto bisogno di andare quel giorno, e dicendo quanto era grato di questo. Mi sentii così sollevata, ma questo mi fece sentire in colpa. Perché io dovevo ricevere sollievo quando gli altri ricevevano solo un cuore spezzato? Per me non aveva senso. Non ce l'ha ancora. Le tragedie non hanno mai senso.




Spigolo autore

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Alla prossima!

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