Capitolo 10 - Hestia Carrow e l'Ordine Esecutivo

AVVERTENZE: PRESENZA DI LINGUAGGIO FORTE



La Gazzetta del Profeta

N° 101,882

25 Ottobre, 2021

3 Morti, 1 Ferito nell'Esplosione di un Forno a Godric's Hollow

La famiglia Briggs si stava godendo una piacevole vacanza a Godric's Hollow mentre il loro fornello babbano è esploso, uccidendo tre dei quattro membri della famiglia che erano in cucina al momento. Il quarto, Benjamin, di dieci anni, ha subito ustioni serie. Era privo di sensi quando è stato portato di corsa al San Mungo.

Terrence Briggs, un traduttore per la Gringott, e sua moglie, Mya, erano a Godric's Hollow per visitare la famiglia. Alloggiavano in una villetta affittata con i loro due figli, Benjamin ed Alana, di sei anni. In base a quanto ci dicono gli auror che per primi son giunti sulla scena, il fornello babbano era stato incantato i modo errato. Quando è stato acceso, presumibilmente per preparare la cena, è esploso, uccidendo i tre membri della famiglia Briggs presenti al momento. Benjamin Briggs è stato trovato nella stanza accanto con ustioni gravi. I suoi nonni, residenti di Godric's Hollow, hanno dichiarato alla stampa di essere inorriditi da questo tragico incidente, e che faranno tutto ciò che possono per prendersi cura di Benjamin da ora in poi...

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A questo punto della mia vita, ero talmente abituata ad esser evitata e a sentirmi parlare dietro che onestamente non mi dava più di tanto fastidio. In passato era successo anche troppe volte. Quasi sembrava anormale l'idea di passare un anno intero con solo qualche articolo occasionale sul Profeta che mi riguardava. Certo, odiavo il fatto che metà della scuola credeva a Marcus, ed essere ignorata era incredibilmente frustrante. Ad ogni occasione, dichiaravo l'innocenza mia e di Albus. Potevo sopportare di essere un'emarginata sociale, ma non volevo che Albus fosse costretto ad esserlo.

Grifondoro era fermamente diviso sulla questione, e non avevo mai visto tanta tensione nella nostra Casa. Lacy ed iris erano riuscite a convincere la maggior parte del nostro anno e quelli inferiori che Marcus fosse una canaglia, ma la maggior parte degli studenti più grandi si fece influenzare da Marcus, nonostante i tentativi di James, Fred, e Roxanne di cambiare la cosa. I più giovani o se ne fregavano, o non sapevano cosa pensare, o credevano ad Elmer (aveva indetto una crociata per difendere il mio onore negli ultimi giorni ).

Se c'era una cosa che mi faceva infuriare, era il fatto che Marcus aveva rovinato l'unione della nostra Casa. Altro che unità nella scuola; Grifondoro non riusciva nemmeno a darsi una svegliata ed agire all'unisono. Volevo strangolare Marcus ogni volta che ci pensavo, o quando uno del settimo anno mi sussurrava "puttana" quando passavo, oppure suggeriva di fare cose molto inappropriate che non dovrebbero essere messe per iscritto.

Marcus aveva costantemente un nuovo articolo della Gazzetta del Profeta di cui parlarmi, quindi lo vedevo decisamente troppo spesso. Dovetti immaginare che usasse falsi nomi per mandare lettere al direttore del giornale in cui condannava tutto, dalla mia apparentemente sfrenata vita sessuale alla mia nuova disturbante abitudine di abusare dei miei compagni. Una mattina, mente stava arrivando, Albus diede fuoco al giornale tra le sue mani.

"Oh cielo, dice che qualcuno è morto?" Wren disse all'improvviso, fissando il giornale di Marcus mentre le fiamme lambivano la prima pagina.

Albus sbatté gli occhi, poi si girò per fissare il suo operato. "Um, non ne sno sicuro. Ero solo stanco di vederlo fare il cretino."

Colette sospirò e passò a Wren la prima pagina della sua copia del giornale. "Qualche aggeggio babbano ha avuto un guasto."

Wren fissò il giornale, poi si accigliò verso Colette. "Non sai cos'è un forno?"

"Come accidenti ha fatto un forno ad uccidere qualcuno?" Chiesi.

"3 Morti, 1 Ferito nell'Esplosione di un Forno a Godric's Hollow," James lesse. "Hmm. A quanto pare questa famiglia Briggs ha provato ad incantare il forno, e hanno sbagliato, ed è esploso. Solo uno dei figli è sopravvissuto."

"Non per mancare di rispetto ai morti o roba simile, ma come ha fatto questo a finire in prima pagina." Chiese Albus, piegandosi in avanti per vedere le foto. Una famiglia dall'aria educata con due bambini salutava e sorrideva verso la macchina fotografica sul lato sinistro; a destra c'erano i resti carbonizzati di una piccola villetta.

James fece spallucce. "Nessuna notizia al momento? Credo sia una cosa buona."

"Non proprio," Wren disse. "È impossibile che mio zio se ne stia fermo a non fare niente. Significa solo che il pubblico non ha idea di cosa sta succedendo. Le notizie ci sono; è solo che non le pubblicano."

"Oh." James si accigliò. "Non ci avevo pensato in quel modo. Hai ragione."

"Okay, chi di voi teste di segatura ha dato fuoco al mio giornale?" Marcus marciò verso di noi, con un odore di bruciato sul mantello. Non lo avevo mai visto così scompigliato da quando lo avevo beccato nell'armadio delle scope.

"Wow, non pensavo avessi un'opinione così bassa di me," James disse con finta indignazione.

Marcus strinse gli occhi. "Chiudi il becco, James. Non sto parlando con te."

"Forse se andassi in giro con carta meno infiammabile, incidenti del genere non capiterebbero," Colette suggerì, con gli occhi fissi su un articolo riguardante azioni in borsa del mondo magico. "Dovresti davvero prendere precauzioni, Dillam."

Marcus sbuffò. "Andiamo. Oggi non c'è neanche un articolo su di te, Astra. Immagino che il pubblico-"

"Cioè tu," Albus interruppe.

"-Non ha abbastanza tempo da perdere con te," Marcus disse, ignorando Albus.

"Certo. Quindi sei venuto da noi senza alcuno motivo." Alzai gli occhi al cielo. "Lasciami in pace."

Marcus si accigliò verso di me. "Astra, dovremmo davvero lasciarci tutta questa storia alle spalle, non pensi? Non era tutto più semplice quando stavamo insieme?"

Lo fissai. Faceva sul serio? "Tutto questo è colpa tua, Marcus. Le cose potrebbero essere di nuovo semplici come prima se tu chiudessi il becco e te ne andassi."

La sua espressione si indurì. "Va bene. Oh, a proposito, prima che mi abbiate dato fuoco al giornale in modo così maleducato, nella sezione editoriale ho notato un articolo molto arguto sulle spie. Credo tu possa trovarlo interessante. "Si girò di scatto e se ne andò.

"Un articolo su... Perché dovrebbe interessarci?" Albus alzò gli occhi al cielo. "È ridicolo."

"Probabilmente è su di me," Wren disse, sospirando. "Sono certa che un sacco di gente pensa che sono una spia."

"Sì, è così." Colette strinse gli occhi mentre leggeva il corto articolo. "Un vero capolavoro."

"Cosa dice?"

"Praticamente tutta la roba che ti aspetteresti: che Wren è chiaramente niente più che una spia per i suoi genitori, che deve essere incarcerata per crimini di guerra, e che sono sicuri che stia pianificando di assassinare l'intera scuola."

"Chi lo ha mandato?" James domandò, con una certa rabbia nella voce.

"Un certo 'Dallas Markham'," Colette disse, poi alzò gli occhi al cielo. "Dillam voleva davvero prendersi il merito stavolta."

"Se potessi prenderlo a pugni senza essere mandata nell'ufficio dei presidi, lo farei," dissi, facendo una smorfia e spingendo via il piatto."

"Io lo prenderò a pugni comunque," James disse, guardando male in direzione di Marcus. Mollie gli stava accarezzando il mantello bruciacchiato come se avesse ricevuto una ferita letale.

"James, no," Wren disse, accigliandosi verso di lui. "Finirai dei guai. Non ne vale la pena."

"Io dico di sì." James sospirò, sgonfiandosi leggermente. "Non dovrebbe avere il permesso di parlare di te in quel modo. Non è giusto."

Wren si strinse nelle spalle. "Va tutto bene, James. Non mi dà fastidio." James non disse nulla, ma scosse la testa, guardando male verso il nulla.

"Quindi..." Albus disse, dopo un minuto. "Mi sa che non hai ancora iniziato quel tema di Incantesimi, vero, Astra?"

"Certo che no." Partì subito una discussione con Wren riguardo il convincere il quinto anno a boicottare i temi di Incantesimi per tutto Novembre, per dichiarare che avevamo bisogno di conoscenza pratica piuttosto che teorica. Ovviamente, Wren non vedeva alcun beneficio ("Non puoi non fare i compiti! Verrai bocciata!"), ma io ero sicura che prima o poi l'avremmo convinta.

"Hey, avete sentito del professor Paciock?" James chiese mentre ci alzavamo per andare a lezione.

"Cosa è successo?" Chiesi.

"In una delle lezioni del terzo anno, c'era un Tassorosso che urlava tutte quelle sciocchezze che il Profeta continua a stampare. Lily ha detto che ha provato a sfidarlo a duello, e Paciock ha sentito. Ha dato al tizio punizione per tutto il trimestre e ha tolto 50 punti a Tassorosso. La sua stessa casa!"

"Francamente è il migliore," Albus disse, sorridendo. "Almeno abbiamo lui e papà dalla nostra parte."

James fece spallucce, fermandosi in fondo alla scalinata di marmo. "Già. Lily ha detto che è stato esilarante. Mi sarebbe piaciuto vederlo."

"Mi sa che a Carrow non piacerà, Colette disse, accigliandosi. "Se quel ragazzino ha un qualunque legame col Ministero..."

"Andrà bene, Colette," James disse. "Rilassati." Diede a Wren un veloce (e alquanto imbarazzato abbraccio e salutò noialtri con la mano. "A proposito, devo andare ad Erbologia. Ci vediamo a pranzo!"

Mentre ci dirigevamo a Trasfigurazione, feci andare Wren e Colette qualche passo più avanti, e mi tirai vicino Albus. "Sono solo io, o Wren sta sorridendo di più ultimamente?"

Albus si accigliò, pensandoci per un secondo, poi un sorriso gli apparve in viso. "Onestamente, credo di sì. Chissà perché?"

Alzai un sopracciglio. "Sul serio? Non lo sai? Deve essere per forza James."

Albus scosse la testa, sorridendo ancora. "Chi avrebbe immaginato che sappia essere una buona persona quando vuole. O almeno, un buon fidanzato." Si fermò, accigliandosi. "Stanno già insieme?"

"Io... Non sono nemmeno usciti insieme, Albus... Onestamente non ne ho idea..."

"Certo che no!" Lacy apparve al mio fianco, prendendomi a braccetto. "Devi uscire con qualcuno almeno due volte, o andare ad un Ballo del Ceppo, per stare ufficialmente insieme a qualcuno." Sorrise. "Sono così adorabili! Spero che si sposino. Andrò al loro matrimonio. Ooh!" Si girò verso Iris, che era giusto dietro di noi. "Magari potete organizzare una doppia cerimonia! Loro e te ed Eric!"

Iris divenne color scarlatto, e io agitai una mano verso Lacy. "Shh, Wren potrebbe sentirti..."

Lacy rise, poi tornò indietro da Iris. Albus ed io ci guardammo l'un l'altra, poi scoppiammo a ridere a nostra volta. In effetti Lacy aveva più o meno riassunto la mia opinione su tutta la faccenda, anche se rifiutavo di ammetterlo, e mi ero accorta che Albus provava lo stesso.

James aveva detto che stavolta era diverso rispetto a Mackenzie. Già da ora, mi ero accorta che si comportava in modo diverso. Non tentava di mettersi in mostra pomposamente, come aveva fatto con Mackenzie, non provava a "fare l'uomo" o roba del genere. In realtà era molto dolce. Una piccola, speranzosa parte di me, la parte che non era stata calpestata dalla mia pessima fortuna, predisse un futuro meraviglioso per quei due. Al diavolo la logica, io volevo la marcia nuziale.

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Quel sabato c'era la nostra prima gita ad Hogsmeade. Albus, Colette, ed io avevamo in mente di andare solo ai Tre Manici di Scopa, e dopo magari in una delle librerie (Colette aveva detto che c'erano alcuni vecchi libri sulla natura degli incantesimi che voleva trovare). James e Wren, ovviamente, ci andarono insieme.

Quella mattina mi svegliai presto e vidi Wren rannicchiata sul davanzale della finestra tra i nostri letti, che fissava la foresta. Mi misi un lenzuolo attorno alle spalle e mi sedetti di fronte a lei. "Buongiorno," dissi sbadigliando.

Wren mi fece un sorriso svogliato, poi rivolse di nuovo lo sguardo verso la finestra. Le misi una mano sul ginocchio. "Stai bene?"

"Sì. Bene."

Sospirai. "Oh per favore. Cosa succede?"

Wren scosse la testa. "È una stupidaggine."

"A maggior ragione dovresti dirmelo, allora, e toglierti il pensiero dalla testa."

Wren strinse le labbra. "Non lo so... È solo... E se fosse tutto uno scherzo?"

"Cosa intendi?"

Wren si girò per guardarmi. "Non lo farebbe, giusto? Chiedermi di uscire per scherzo? Ho letto che cose del genere succedono... E, insomma, è James..."

Sbattei gli occhi. "Oh cielo, no, James non lo farebbe." Wren mi guardò scettica. "Okay, va bene. Forse lo farebbe a qualcun altro. Ma mai a te. Gli piaci tantissimo. Davvero. Non te ne sei accorta?"

Wren fece spallucce. "È difficile da capire..."

"Fidati di me, James non ti farebbe mai una cosa simile. Quando mai ti ha fatto del male di proposito? O ha anche solo provato a darti fastidio? Per lui tu sei speciale su tutto un altro livello anche rispetto ad Albus o Lily o i suoi genitori." Sorrisi. "Mi sa che sta cercando il coraggio di farlo da mesi, ora che ci penso."

 Wren  mi sorrise. "Grazie. Sei troppo buona per me, Astra."

Avrei protestato (casomai, era il contrario), ma aveva un sorriso bellissimo e non volevo rovinarlo. Mi limitai ad abbracciarla. "Basta che mi fai fare la damigella d'onore quando vi sposerete, va bene?"

"Oh, cielo, Astra, no..." Wren si allontanò da me, rossa in viso. "È un solo appuntamento."

"Scusa," dissi, con un sorrisetto furbetto in volto. "Ma dovevo dirlo."

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Sia Wren che James sembravano esageratamente nervosi (ma anche emozionati) quando li lasciammo al confine di Hogsmeade e ce ne andammo per contro nostro. Ci allontanammo di qualche metro, poi Albus disse, "Tre Manici di Scopa?" Io annuii, e Colette fece spallucce, quindi andammo in quella direzione. Mi guardai indietro verso Wren e James solo una volta. O due. Sembrava andare tutto bene.

Una leggera neve iniziò a cadere, il che normalmente avrebbe reso il villaggio molto più allegro, ma on avevo portato un cappello e mi stava andando nei capelli. La neve andava bene quando era a terra, ma non avevo mai visto gli effetti collaterali delle nevicate. Significavano solo cielo coperto ed aria umida.

I Tre Manici di Scopa fu un cambiamento caldo e benvenuto, Sbattei i piedi per togliermi la neve dalle scarpe all'ingresso, poi seguii Albus verso il bancone per comprare un caldo boccale di Burrobirra.

Madama Rosmerta mi squadrò per un attimo dopo aver ordinato. "Tu sei quella Lestrange, vero? Quella sui giornali?"

Guardai incerta Albus. "No... Non io..."

"Oh per favore. Sei identica a tuo padre, tu." Strinse gli occhi verso di me, mantenendo la mia Burrobirra. "Non causerai guai nel mio locale, giusto?"

"No, signora..." Presi docilmente la mia Burrobirra e Albus mi portò verso un tavolo in fondo al locale. Colette era già seduta, con la sua Burrobirra in mano.

"Cosa c'è...?" Alzò un sopracciglio, mostrando il più piccolo accenno di preoccupazione.

"Niente, davvero." Alzai gli occhi al cielo. "Solo le bugie del Ministro che arrivano lontane e causano solo guai."

"Oh." Colette si strinse nelle spalle mentre Albus ed io ci sedevamo vicino a lei. "Beh, inizio a pensare che ci siano dementi ovunque."

"Qualcuno potrebbe dire che sei tu la demente," Albus disse sotto voce.

"Vieni a dirmelo in faccia, Potter," Colette disse in automatico, poi bevve un sorso di Burrobirra.

Albus sorrise. "Certo. Così mi faccio maledire in quattordici modi diversi. Un piano brillante."

"Furbo," disse lei, annuendo. Non sentii cosa disse dopo, però. In quel momento, accadde per caso che guardai verso la porta, e vidi Marcus entrare, con Mollie Francis a braccetto.

Per qualche secondo, mi limitai a fissarli, mentre tutto il dolore di quella sera dell'armadio delle scope mi inondava di nuovo. Ben presto, entrambi avevano delle Burrobirre, e si dirigevano verso un tavolo vuoto. Marcus incontrò brevemente il mio sguardo, ed un ghigno attraversò il suo viso per un istante.

"Astra...?" Colette si accigliò verso di me. Anche Albus mi guardò, prima che entrambi seguissero il mio sguardo. Albus chiuse la mano a pugno sotto il tavolo mentre Marcus si sedeva al tavolo di fianco al nostro. Potevo vedere entrambi dietro la testa di Colette.

Colette incrociò il mio sguardo. "Hey. Ignorali e basta."

"Vuole solo farti ingelosire," Albus disse a bassa voce, respirando lentamente e rilassando la tensione nel suo corpo. Strinsi le labbra e mi obbligai a guardare in basso sul mio boccale.

"Oh Signore mio..." Sentii Colette gemere. "Sei in pubblico, Marcus Dillam." Alzai lo sguardo e vidi lui e Mollie ignorare Colette e pomiciare dietro di lei. Colette si girò di nuovo verso di noi, scuotendo la testa. "Andiamocene."

Non mi mossi, quindi Albus mi tirò gentilmente in piedi, prese la mia Burrobirra, poi mi condusse verso la porta.

"Che faccia tosta..." Colette scosse la testa mentre la porta si chiudeva dietro di noi.

"Stai bene?" Albus chiese, spostandosi in modo da essere direttamente di fronte ai miei occhi.

Mi strinsi nelle spalle. "Credo di sì. Non lo so. Li odio."

Albus annuì. "Ha senso."

"Ignorali, Astra," Colette disse, mettendomi una mano sulla spalla. "Nessuno dei due vale il tuo tempo."

Albus annuì. "Ha ragione."

Mi guardai indietro verso la finestra. Non riuscivo a vederli, e ne ero grata. "Sì. Okay." Mi costrinsi a sorridere. "Cosa altro dovevamo fare oggi?"

"Possiamo tornare al castello, se vuoi," Albus disse, accigliandosi. "Capisco se non vuoi fare nient'altro."

"No," Dissi, scuotendo la testa, sentendomi come se mi stessi svegliando da una trance. "Sto bene." Sorrisi di nuovo, stavolta più sinceramente.

Albus mi studiò per un secondo, poi sospirò, scuotendo la testa. "Sei troppo testarda, Astra." Fece spallucce. "Okay, quindi cosa facciamo?"

"Le librerie sono sempre un'ottima scelta," Colettte disse, indicandone una più in là. La seguimmo nel negozio e prontamente la perdemmo nella sezione sulla teoria magica. Albus ed io ci scambiammo uno sguardo, poi andammo verso la piccola sezione di fiction magica. Passammo il pomeriggio a prendere libri a caso dallo scaffale, leggendone i primi capitoli ad alta foce, peer poi inventarci il resto della storia a turno. Chiunque diceva la storia più simile a quella scritta nel riassunto sul retro vinceva uno Zellino. Per la maggior parte, eravamo così terribilmente fuori strada che era impossibile da stabilire, ma Albus arrivò a fine giornata leggermente più ricco di me.

Verso le quattro, tornammo alla sezione sulla teoria magica. Colette era seduta sul pavimento, in mezzo a parecchie pile di libri. Attualmente sembrava star confrontando due libri, e borbottava sottovoce. Albus mi guardò incerto, quindi io mi limitai a sospirare. "Ci vediamo al castello, Colette?"

Lei annuì distrattamente. "Sì. Come dici tu." Alzai un sopracciglio verso Albus, poi ce ne andammo. Colette sarebbe rimasta lì finché il proprietario non l'avesse cacciata via a calci.

Era ancora un po' presto per tornare da Hogsmeade. La maggior parte degli studenti rimaneva più a lungo possibile: fino alle sei. Io però non avevo molta voglia di andare da qualche altra parte, e nemmeno Albus, quindi partimmo verso il castello.

"Pensi che James e Wren si siano divertiti?" Albus chiese, guardandosi indietro verso il villaggio.

"Lo spero." Mi accigliai. Alla menzione di Wren, la mia mente volò a quella sera sulla torre di Astronomia, quando loro due avevano provato a consolarmi. "Hey, ricordi la settimana scorsa, subito dopo tutta quella storia con Marcus, quando tu e Wren siete venuti a rallegrarmi?"

Albus mi guardò sospettoso. "Sì..."

"Tranquillo, non mi sto struggendo per il mio amore perduto," dissi, alzando gli occhi al cielo. "Sto pensando a quello che a detto Wren. Tutta quella roba... Sul non riuscire a capire la differenza tra bene e male."

Albus annuì lentamente. "Già. Me lo ricordo. Sappi che non l'hai gestito benissimo."

"Ma grazie. Non lo sapevo." Scossi la testa. "Secondo te cosa dipende? Sembrava quasi che... Come se abbia perso la coscienza? Ma non è vero, dico bene? Perché sa che ciò che fa suo zio è sbagliato. E che ciò che ha fatto lei è sbagliato. Ma... Non lo so."

"Nemmeno io." Albus si fermò in mezzo alla strada, mettendomi una mano sul braccio per far fermare anche me. "Ascolta, però: Non mettere in mezzo questo discorso. Non penso che lei voglia parlarne. Se e quando vorrà, ci saremo per lei, ma non è pronta. Non metterle pressione."

Annuii, accigliandomi. "Certo. Ovviamente. Sono solo... Troppo curiosa."

"Beh, per adesso, non puoi soddisfare questa curiosità." Albus ricominciò a camminare. "Le faresti solo del male."

Lo raggiunsi in fretta. "Da quando sei diventato così bravo a dare consigli, Al?"

"Sono sempre stato bravo. È solo che tu non ascolti quasi mai. "Albus mi sorrise. "Non roteare gli occhi. Sai che ho ragione."

Ed è proprio per questo che lo faccio," dissi, roteandoli di nuovo per buona misura.

Albus aprì la bocca per dire qualcosa, ma giusto in quel momento, avvistammo il castello.  C'era una folla abbastanza grossa di studenti fuori dalle porte, che si spintonavano a vicenda. Albus ed io ci scambiammo uno sguardo, e subito corremmo verso le porte.

"Cosa è successo?" Chiedi ad uno degli studenti all'esterno della folla. Lui fece spallucce, quindi io presi la mano di Albus e mi infiltrai nella folla, trascinandolo con me.

Finalmente raggiungemmo le porte, e trovammo la fonte del blocco all'ingresso. C'era il professor Paciock e, sorprendentemente, Hestia Carrow, l'uno di fronte all'altra. Carrow continuava a sbirciare incerta verso la folla crescente di ragazzi che assisteva all'alterco. "Neville, non te lo sto chiedendo. Devi andartene. Hai perso il tuo incarico qui."

"Non dovresti avere il potere di farlo, Hestia, e lo sai." Paciock si guardò intorno. "Hogwarts è sempre rimasta separata dall'interferenza dello stato. Tutto questo è sbagliato."

"È qui che sbagli tu," Carrow disse, ergendosi in tutta la sua altezza e guardandolo male. "Sono atteggiamenti come questo che hanno lasciato il mondo magico in uno stato di arretratezza per secoli. È giunta ora di andare avanti, e ciò significa migliorare il sistema educativo."

"Sappiamo entrambi che l'educazione non c'entra," disse Paciock. Indicò gli studenti. "Questi ragazzi possono testimoniare; sono stato il miglior insegnante che potevo essere. Tu non vuoi che qualcuno dica la verità."

"E questo cosa dovrebbe dire?"

"Lo sai benissimo. Non dire che non hai ascoltato esattamente ciò che è successo ad Astra Lestrange lo scorso Giugno, direttamente dalla sua bocca. Non dire che non hai visto le prove di un potere più grande in gioco. Ciò che sta succedendo ora non è il lavoro di due terroristi fuori controllo. È tutto calcolato. Lo sai, Hestia. Apri gli occhi. Smettila di renderti cieca alla verità. Non metti in pericolo solo te stessa. Metti in pericolo il nostro mondo."

"Adesso basta," Carrow disse, con la bacchetta in pugno. Sbirciò verso gli studenti radunati lì attorno, più silenziosi di quando lo fossero mai stati in classe. I suoi occhi incrociarono Albus e me, e vidi la paura diventare rabbia. "Smettila subito."

"Per quanto tempo bloccherai la luce?" Paciock chiese, ignorandola. "Per quanto tempo questi studenti dovranno vivere nell'oscurità? Questi ragazzi conoscono Astra Lestrange. Sanno che tutto ciò che il Ministero ha detto su di lei sono bugie. Ammettilo, Hestia. Dì al mondo cosa sta succedendo. Salverà delle vite."

"Via da qui!" Carrow schioccò le dita, e due auror che erano rimasti vicino al muro si avvicinarono.

Il professor Paciock alzò le mani. "Posso fare da solo." I suoi occhi incontrarono per l'ennesima volta quelli della Carrow. "Conosci la verità. Fanne ciò che vuoi, ma dovrai prenderti la responsabilità di tutte le perdite che le tue scelte causeranno."

Gli auror lo spinsero via, spingendo attraverso gli studenti. Guardai Albus, che pareva orripilato. "Lo ha... Lo ha licenziato sul serio..."

Scossi la testa, "È sbagliato. È tutto sbagliato." Senza pensare, prima che Albus potesse trattenermi, corsi dalla Carrow. "Non può farlo."

La Carrow mi guardò male. "In effetti, posso. Il tuo vecchio professore si è dimostrato inadatto all'insegnamento. Ha lasciato che i suoi pregiudizi personali interrompessero le lezioni."

"Anche la professoressa Haverna lo fa, ma non la vedo sul piede di guerra contro di lei!" Sbattei un piede. Non mi interessava di apparire infantile in quel momento.

La Carrow mi guardò dalla testa ai piedi. "Astra, temo ci siano molte cose di questo mondo che ancora non capisci. Sei ancora molto giovane."

"Al diavolo! E al diavolo anche lei!" Strinsi gli occhi. "Se pensa che licenziarlo farà credere a tutti le sue bugie, si sbaglia!"

Carrow mi guardò fredda. Volevo che si arrabbiasse con me. Potevo gestire una persona arrabbiata. La odiavo con tutta me stessa, e la sua freddezza rendeva tutto ancora peggiore. "Astra, mi dispiace, ma non posso scommettere l'intero governo sulla storia francamente ridicola di una ragazzina. Lo sai. Non sto mentendo su nulla. Ho solo dato al Ministero i fatti che potevo fornire. Se puoi trovare un modo di confermare la tua storia-"

"Lo sa che non posso farlo," dissi, vacillando. "L'unica altra persona presente era Pouri..."

Carrow mi sorrise, ma somigliava quasi ad un ghigno. "Esattamente, Dunque temo che non c'è niente che io possa fare."

"Astra." Alzai lo sguardo e vidi il signor Potter a qualche metro di distanza, con Albus. Scosse la testa. È una causa persa. Non ne vale la pena.

Sospirai, poi mi girai di nuovo verso Carrow. "Buona giornata, Ministra."

Lei si accigliò. "Buona giornata."

Mi girai e andai verso il signor Potter, sentendomi sconfitta. "Come è potuto... Perché...?"

Il signor Potter scosse di nuovo la testa. "Andiamo nel mio ufficio, ti va?"

Mentre salivamo di sopra, il peso della colpa iniziò a farsi sentire. Se il professor Paciock non mi avesse difesa, non sarebbe successo. Ovviamente, era stato ciò che aveva visto Lily in classe a causarlo. Ed ora non c'era più. Non riuscivo a capire.

"Non dovrebbe essere consentito," Albus disse mentre chiudeva la porta dell'ufficio del signor Potter. "È tutto sbagliato, vero?"

Il signor Potter annuì. "È tutto molto, molto sbagliato." Sospirò, sedendosi pesantemente sulla sua sedia. "Non riesco a credere che siamo arrivati davvero a questo punto."

"Non capisco. Perché non ha licenziato anche te, papà? Di certo sei una minaccia maggiore del professor Paciock?"

"Non necessariamente. Non qui. Qui ad Hogwarts sono una minaccia inferiore ai piani di Hestia che a capo degli auror. Hestia non oserebbe licenziarmi a meno che le cose non andassero molto male. Ma di certo non voglio che succeda."

"Perché no?" Albus chiese.

"Sono certo che sai che abbiamo bisogno di membri dell'ES ad Hogwarts, vero?" Il signor Potter sorrise stancamente. "Ne abbiamo solo tre ora, a meno che Hannah Paciock finisca per rimanere. Però, onestamente va bene così. Tutto si risolverà per il meglio. Non temete. Ora, Neville può dedicare più tempo a comandare l'ES."

"Aspetti, come?" Alzai lo sguardo. "Pensavo lo comandasse lei l'ES?"

"Lo feci, al mio quinto anno. Ma stavolta sembrava più naturale che comandasse Neville, dato che ha guidato molte più persone nell'ES quando il preside era Piton. In passato lo hanno seguito tutti. Sa cosa sta facendo."

Guardai Albus, che sembrava a sua volta leggermente sorpreso. "Oh. E chi sono i tre membri dell'ES qui?"

"Beh, uno è papà," Albus disse, picchiettando con la mano sul ginocchio mentre rifletteva. "E la professoressa Patil?" Il signor Potter annui. "Ma... Chi altro?"

Il signor Potter si alternò a guardarci entrambi, ovviamente pensando se fosse il caso di dircelo. "Questa informazione rimane tra noi, sono stato chiaro? Fatelo presente a Wren, James, e Colette, quando ignorerete ciò che ho appena detto e glielo direte."

Annuimmo energicamente. "Ma certo."

"Okay." Il signor Potter si avvicinò leggermente. "L'ultimo membro dell'ES è la professoressa Haverna."

Sbattei gli occhi, poi scoppiai a ridere. "Buona questa!"

"Sul serio però, chi è?" Albus chiese, nel bel mezzo di una sua risata.

Il signor Potter ci stava guardando serio. "È la professoressa Haverna. Era nell'ES sotto Neville, al suo terzo anno."

"È serio?" Smisi di ridere, mentre la confusione m'inondava. "È... È davvero Haverna?"

Il signor Potter annuì lentamente, come se fossimo dei neonati. "Sì. È lei."

"Oh." Albus sbatté gli occhi. "Wow. Questa non me lo sarei mai aspettata."

"Ed è esattamente per questo motivo che è perfetta per il ruolo," disse il signor Potter, picchiettandosi la tempia. "Potete chiedere a lei, se volete."

Guardai Albus. "Um... No grazie."

"È solo... Io non capisco. Ha letto gli articoli del Profeta in classe e ha detto che hanno completamente ragione su Astra."

Il signor Potter annuì. "Mi odia ancora, Al. E sono abbastanza sicuro che non vi sopporti. Crede ad Astra, ma in modo riluttante. Attacca solo la persona di Astra, giusto?"

Annuii lentamente. "Sì. Fa così."

"Non la tua storia. Parte di ciò che fa potrebbe essere solo una recita. Non ne sono del tutto sicuro. Ma ti crede."

"Oh." Mi accigliai. "Avrei voluto che venisse licenziata lei, invece del professor Paciock."

Il signor Potter sorrise. "Fai attenzione, adesso. Se parli in questo modo, Hestia troverà un modo per espellerti."

Alzai gli occhi al cielo, e mi alzai. "È tutto uno schifo."

"Decisamente," concordò il signor Potter. "Ma prova a fare in modo che non influenzi il tuo rendimento. Non possiamo farci niente. Non era un evento inaspettato."

Sospirai, ed Albus ed io uscimmo. "E adesso?" Albus chiese.

"Dovremmo andare a chiedere ad Haverna se fa davvero parte dell'ES," dissi. "Se non altro, si arrabbierà perché lo sappiamo, e discutere con lei potrebbe farmi sentire meglio."

Albus annuì, rivolgendomi un sorrisetto sghembo. "Ma certo." Andammo di corsa verso il suo ufficio, evitando un gruppo del quarto anno che circondava delle piangenti Anna e Alyssa Paciock. Giuro che in qualunque altro momento mi sarei fermata e avrei cercato ci aiutarle, ma ora non era il caso. Avevo la sensazione che non avrei aiutato per niente.

Piombammo nello studio di Haverna dopo aver bussato una volta sola. Sembrò sorpresa di vederci ma, tipicamente, si imbronciò subito. "Cosa volete?"

"Fa parte dell'ES?" Chiesi, sedendomi su una delle sedie di fronte alla sua scrivania.

Haverna strinse gli occhi. "A quanto pare Harry si è messo a spiattellare tutti i nostri segreti, dico bene?"

"No!" Albus disse, sulla difensiva. "Ci ha detto solo quello!"

Haverna strinse le labbra. "Commovente. Se saprò che ne avete parlato a qualcuno, vi metterò in punizione per il resto dell'anno. Ora, se non vi dispiace..." Indicò la porta.

Quindi crede ad Astra?" Albus chiese, sporgendosi sulla sedia. Non capivo come qualcuno potesse guardarlo male quando aveva quella curiosa luce emozionata negli occhi, eppure male lo guardò.

Haverna non rispose per un minuto. Sembrava che si stesse chiedendo se darmi la soddisfazione di farmi sapere che mi credeva. Alla fine, sospirò. "Sì."

"Ma ha detto che il Profeta ha completamente ragione su di me. E mi ha chiamato illusa bugiarda."

"Non ho dubbi sul fatto che tu sia un'illusa bugiarda," Haverna disse, alzando le sopracciglia. "Hai dimostrato di portare solo guai nella mia classe. Tuttavia, su questo singolo, piccolo argomento, non credo che tu menta. Ora fuori dal mio ufficio o vi metterò entrambi in punizione."

Guardai Albus, ed uscimmo subito. Appena fummo fuori portata d'orecchio, scoppiammo a ridere. Quella giornata era uno schifo, ma almeno c'era quell'unico momento. Una volta tanto avevamo battuto Haverna.

Il mio malumore tornò in fretta, però. Nel frattempo che raggiungemmo la sala comune, sentii un pozzo di colpa nel mio stomaco che non riuscivo a colmare. Mi sentivo la nausea. Colette, Wren, e James erano seduti ad un tavolo vicino ad una delle finestre, tutti con espressione grama. Mi feci cadere su una sedia di fronte a loro e misi la testa sul tavolo.

"Hai sentito, eh?" James chiese mentre sentivo Albus avvicinarsi con una sedia.

"Sì. Ne abbiamo parlato anche con papà. Dice che va bene così. Darà più tempo a Paciock di comandare l'ES."

"Come?" E così Albus spiegò tutto ciò che avevamo sentito dal signor Potter, e poi da Haverna. Io tenni la testa sul tavolo, limitandomi a gemere occasionalmente quando pareva necessario.

"Astra, stai bene?" Wren chiese, quando Albus ebbe finito. "Hai bisogno di stenderti?"

Mi misi subito seduta, e vidi la stanza girarmi intorno mentre cercavo di riprendere l'orientamento. "No, sto bene. Benissimo."

"Okay..." Wren mi guardava preoccupata, e alla fine scosse la testa. "Ne sei assolutamente sicura?"

Onestamente, addormentarmi era l'unico modo plausibile che mi venisse in mente per farmi passare questo orribile senso di colpa, quindi finii per cedere. Wren ed io salimmo in dormitorio insieme, e le chiesi del suo appuntamento mentre mi preparavo per dormire.

"È andata bene?" Wren chiese, facendo spallucce. "Non lo so. Non ho molta esperienza su certe cose." Lei sorrise. "James è così dolce."

"Quelle sono parole che mai avrei pensato di sentir qualcuno pronunciare," dissi, ridacchiando. "Però ne sono lieta."

Wren annuì, sedendosi sul suo letto. "Già. È stato bellissimo."

Mi bloccai nell'atto di pettinarmi i capelli. Albus aveva detto di non mettere in mezzo quel discorso... Ma una distrazione avrebbe spostato la mia attenzione lontano dalla colpa che sentivo. "Tu pensi che James sia una brava persona, vero?"

"Ma certo...?" Wren inclinò la testa, fissandomi curiosa. "Perché non dovrei?" Uno sguardo corrucciato si diffuse lentamente sul suo volto. "Astra, non dirmi che-"

"Quindi, le persone buone le sai distinguere? E per quanto riguarda quelle cattive? Pensi che Voldemort fosse una persona cattiva, vero? Bellatrix Lestrange? Che mi dici di Hitler? O tuo zio? Lui è cattivo, vero?"

Wren mi fissava sorpresa. "Ovviamente quelle sono tutte persone cattive. Astra, non sono una psicopatica..."

"Ok, e Stalin?"

"Ast-"

"O i tuoi genitori? O Castro?"

"Seriamen-"

"O Donald Trump? O-"

"Stai zitta, Astra!"

La fissai, presa in contropiede. E da quando Wren urlava? Mi stava guardando malissimo, tremando leggermente. Rilasciai un sospiro. Non avrei dovuto parlare di questo. Di certo non avrei dovuto iniziare così. Ma ora non potevo fermarmi. "Mi dispiace... Sono solo confusa, Wren. Sto cercando di capire cosa succede nella tua testa."

Wren mi fissò freddamente. "Non penso che tu possa."

"Allora dammi una mano." Mi alzai e andai verso il bordo del suo letto. Wren si allontanò da me. "Per favore, Wren. Voglio solo aiutarti."

Wren si stava rigirando l'orlo del maglione tra le mani. Ci fu qualche attimo di silenzio prima che parlasse. "È solo... Non lo so. Io vedo le cose molto meno in bianco e nero di come le descrivi tu. Eris Prince non è per forza una persona cattiva. Forse semplicemente non sa di cosa parla. Ma... Insomma, lo so che non dovrebbe comportarsi come fa, ma non sta facendo nulla di neanche lontanamente brutto come ciò che hanno fatto altri prima..." Wren scosse la testa. "Non lo so. È molto più complesso di così. Lo so che vuoi capire, Astra, ma nemmeno io capisco cosa sta succedendo. Se mai dovessi capirlo, ti farò un fischio, ma..." Si strinse nelle spalle, inerme. "Mi dispiace."

"No, dispiace a me. Non avrei dovuto parlarne." Mi avvicinai leggermente a lei, e Wren non si mosse, quindi le misi un braccio attorno alle spalle. "Non sto cercando di rovinarti la giornata. Mi dispiace."

Wren mi rivolse un sorriso svogliato. "Grazie." Si girò per guardarmi. "Non stai cercando di distrarti, vero?" Abbassai lo sguardo, e Wren mi prese la mano tra le sue. "Astra, il licenziamento del professor Paciock non è stato colpa tua. Non tormentarti. Sarebbe successo in ogni caso, se il Ministero non credeva a te o al signor Potter o a chiunque altro."

Scossi la testa. "Mi sento comunque responsabile."

"Va bene così. Puoi sentirti responsabile di tutto il bene che farà quando avrà più tempo per l'ES."

Sorrisi. "Sì, perfetto. Se succederà."

"E succederà." Wren si alzò, sorridendomi. "Staremo bene entrambe, giusto?"

Ricambiai il sorriso. "Giusto."

I smiled back. "Right."







Spigolo autore

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Alla prossima!

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