~Accuse~
Luke passeggiava nel bosco, con la testa piena di pensieri.
Di solito, per andare da un posto all'altro, usava l'aria. Gli piaceva sentirsi perso e poter andare ovunque. Ma aveva bisogno di pensare, e quando si diventa della stessa consistenza dell'aria è difficile pensare. È tutto più istintivo.
Teneva gli occhi bassi. Non era attento, chiunque poteva vederlo, era fuori ogni protezione.
E gli andava bene così, per una volta.
Continuavano a tornargli in mente le parole di Nicolas.
Gli tornava in mente lui, di continuo, e odiava tutto ciò.
Non lo sopportava.
Lo odiava.
Si fermò, vicino ai pressi di un ruscello.
Sospirò e si sedette.
Gli piaceva stare tra i boschi, in città c'era sempre così tanto casino.
Macchine che inquinano, persone scontrose e pieni di ipocrisia, ignoravano ciò che i boschi potevano dare.
Sentiva il rumore del ruscello, i cinguettio degli uccelli e...qualcuno stava respirando.
E non era un respiro degli animali.
Era di un essere umano.
Si alzò in piedi, in allerta, pronto a colpire chiunque. Ma poi vide Rain, dietro un albero, che camminava verso di lui, e si rilassò.
La ragazza invece era tutto il contrario di rilassata.
Lo stava guardando, anzi lo stava accusando.
«Ma davvero Luke?» Chiese appena fu abbastanza vicina.
Luke tornò a sedersi, annoiato. «Davvero cosa, Rain?»
La ragazza lo fissò, sentiva lo sguardo di fuoco che gli stava rivolgendo.
«Ancora con questa storia? Ma davvero? Non sarà una fonte di distrazione?»
Luke chiuse gli occhi, stava cercando di rilassarsi, ma con lei era impossibile.
«Non c'è nessuna distrazione, non so di cosa parli.»
A Rain scappò un sorriso, un sorriso amaro.
La ragazza sospirò. «Non mi interessa quello che fai o chi vedi, l'importante è che questo non influisca sulla nostra missione.»
Gli lanciò un'occhiata velenosa, per poi girare le spalle e andare via.
Luke sospirò, si prese la testa fra le mani mentre sentiva ancora il rumore dell'acqua e dell'aria.
Rain, nel frattempo, si stava allontanando sempre più velocemente da Luke, sdegnata e preoccupata.
Entrò in casa, e andò dritta verso la stanza delle ragazze.
Quando entrò in camera però non vide Nathan.
Gaia era in piedi, che stava raccontando a loro qualcosa, Scarlett stava ridendo mentre Helen aveva un sorriso timido in volto. Ilenia, invece, era girata verso la finestra.
Appena lei entrò, tutte si girarono verso la sua direzione. «Dov'è Nathan?"
«Credo in cucina.» La informò Gaia.
Ebbe la tentazione di ringraziarle, l'educazione prima di tutto, giusto? Come le dicevano sempre i suoi genitori, ma non era la stessa persona di prima.
Rain entrò in cucina e vide Nathan, lui le sorrise e lei ricambiò e mentre lei si sfogava con Nathan di Luke, le ragazze stavano parlando di Rain.
«Non posso credere che sia una principessa.» disse Helen.
«Nessuno lo direbbe» Disse la corvina buttandosi sul proprio letto.
«Io qualcosa i nobile la intravedo in lei.» Mormorò Gaia.
«Nobile? Ti sembra nobile il modo in cui ci ha trattate?»
«Ha un certo portamento...»
«Certo!.» Disse sarcastica Ilenia.
«Ha un carattere di merda» Intervenne Scarlett.
«L'hai sentito a Nathan, ha detto che ha avuto un brutto passato.» disse Helen.
«Ciò non vuol dire che deve trattare male gli altri.» Sbottò Ilenia
«L'avete sentito Nathan, no? Non giudicate.» Chiuse il discorso la bionda.
«Fammi giudicare quanto voglio, tra pochi giorni saremo morte.» Sospirò Scarlett.
Ilenia si irrigidì. «Non dirlo.»
«È la verità, accettalo.» Gaia la guardò male.
«Ma come fate a stare così tranquille?» Chiese la figlia del fuoco.
Non riusciva proprio a capire, era così impensabile per lei.
Loro stavano là, a fare quello che gli dicevano Luke e Rain, tranquille, come docili cagnoline.
«Tranquille? Ma scherzi? Siamo tutto il contrario di tranquille... ma è la cosa più giusta.»
La bionda si passò una mano tra i capelli, lo sguardo perso nel vuoto.
«Però...» Provò a dire Scarlett, ma Helen la bloccò subito.
«Però niente, non possiamo scappare via e lasciare che migliaia di ragazzi muoiono.»
«Tra l'altro, noi moriremo in ogni caso.» Osservò Ilenia.
«Esattamente, quindi non possiamo fare altro che fare quello che dicono loro, anche se inizio a non sopportare quel...Luke.»
Gaia fece una smorfia disgustata.
«Io non sopporto Rain.»
Helen mise su un broncio adorabile.
«Non ho dimenticato quello che mi ha fatto.»
Le altre continuarono a parlare, e Scarlett le ascoltata, non sapendo che nell'altra stanza stavano parlando della loro morte.
«Non si può fare!» Disse Luke.
La grigia lo fissò dritto negli occhi. «Perché Luke?»
Il moro si guardò intorno. «Perché... non sono pronte.»
«Ah ma davvero? È solo per questo?» Chiese Rain, appoggiandosi al piano della cucina
Luke la fulminò. «Certo, è solo per questo.»
Rain strinse gli occhi. «Oppure è per qualche altra ragione?»
Nathan alternava lo sguardo tra i due, senza capire.
Rain gli aveva detto di dover avvicinare il giorno del sacrificio, per ragione che Nathan non comprendeva, Luke si era arrabbiato e da allora aveva continuato a discutere, e Nathan continuava a non capire.
Perché devono sempre complicare tutto?
Luke strinse i denti. «Cosa stai cercando di insinuare?»
Rain alzò le spalle. «Se dico qualcosa lo dico per quello che ho visto. »
Luke si alzò di scatto dalla sedia. Nathan si spaventò. Sapeva che Luke non avrebbe mai alzato un dito su qualcuno, aveva troppo rispetto per la vita. Ma mai dire mai.
«Non capisco perché ne stai causando un dramma, non stavo facendo niente, ma in ogni caso non si può fare, non è una scusa quella che dico, è la verità.
Hai visto Gaia no?»
Indicò la porta delle ragazze.
«Non ha sbloccato tutto il potere, manca lei, e se lei non è pronta non si può fare niente.»
Poi girò le spalle e scattò verso la porta, andandosene.
Rain guardò male la porta, Nathan la fissò, ma lei stava ancora guardando la porta.
Alla fine, il ragazzo decise di seguire Luke.
Non fu difficile capire dove si trovava, conosceva quel bosco meglio delle sue tasche, e la terra era il suo elemento.
Era un gioco da ragazzi, per lui, capire dov'era Luke.
Infatti lo trovò, ai piedi di un ruscello, che guardava l'acqua, con le mani in tasca e il corpo teso.
«Luke...» Sussurrò Nathan.
Il moro non si voltò. «Ti ha mandato lei per vedere se ero scappato?»
Nathan scosse la testa, lo fece istintivamente dal momento che sapeva che Luke non poteva vederlo.
«Non è stata Rain, sono venuto per capire...se quello che penso è vero.»
Luke sorrise amaramente. «E cosa pensi?»
«Nicolas.» Un solo nome, tanti significati.
Luke annuì lentamente, poi si girò di scatto. «Scommetto che la pensi come lei, non è vero? Voi siete uguali, tutti uguali, sempre contro di me, ogni cosa che faccio non vi va bene. Mai. E poi tu...» Lo guardò disgustato.
«Tu sei il suo cagnolino, faresti di tutto per lei, per avere un suo sorriso, anche accettare di uccidere quattro ragazze.»
Nathan ci rimase molto male, con le lacrime agli occhi disse: «Non capisco come tu possa dire queste cose. Non faccio questo per lei! È vero, sono innamorato di lei, ma non accetterei mai di uccidere quattro ragazze solo per renderla felice, se lo faccio è perché capisco che è una cosa giusta, per il bene comune.»
Luke aprì la bocca per parlare, ma Nathan non aveva finito.
«Quello che fai tu, sempre, è giudicare, pensare di conoscere i pensieri degli altri, pensare di capirli al primo sguardo, e mi dispiace ma non li capisci per niente. E adesso te la prendi con me perché non te la puoi prendere con te stesso...» Fu bloccato dalla mancanza d'aria.
Luke aveva le mani strette in pugno, dopo un secondo aprì le mani.
Nathan tornò a respirare e, con le lacrime agli occhi, si alzò.
Lo guardò ferito «Rispetto per la vita, eh?»
Poi se ne andò, lasciando Luke da solo con i suoi fantasmi.
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