Parte 1 - New Ham

Rimasi estremamente sbalordito quando, facendomi spazio tra la folla urlante, vidi Allie e Will ammanettati. Lexie scimmiottava qualche frase propagandistica mentre Harry cercava di calmare gli studenti di "New Ham" che per qualche strano motivo apparivano realmente inferociti. Ero disorientato, non riuscivo a capire cosa stesse succedendo.

Poi lo vidi; Campbell era appoggiato alla porta della scuola, esattamente dietro a quella che sembrava essere un'esecuzione. La prima immagine che il mio cervello riuscì a elaborare fu il viso di Sam. Mi guardai intorno, ricercando i suoi occhi azzurri tra lo sciame di adolescenti furibondi, ma non fui in grado di riconoscere la sua chioma rossastra.
Iniziai a preoccuparmi.

Che cosa stava succedendo? Perché la ragazza che fino a quel momento era riuscita a mantenere la pace nella nostra comunità era stata arrestata? Come aveva fatto Campbell a conquistare così tanto potere?

Riuscii, tra uno spintone e un altro, ad arrivare fino ai piedi dello scalone che conduceva alla porta d'ingresso, dove la Guardia e Campbell osservavano soddisfatti la scena che si stava sviluppando proprio sotto i loro occhi:  

- Harry, che sta succedendo? - chiesi a bocca semiaperta.

Quasi simultaneamente il silenzio pervase il piazzale. I secondi sembravano passare più lentamente del solito:

- Siete tornati! - gridò Allie quasi commossa:

- Sì Allie... - risposi stupefatto:

- Avete trovato qualcosa?

- Sì! terreno, selvaggina, ruscelli e laghi pieni di pesci!

I ragazzi di West Ham sembravamo sollevati e quello che era iniziato come un leggero brusio ora si era tramutato in un'esplosione di gioia e speranza.

- Allie, che succede?- chiesi io;

A quel punto Luke avanzò di scatto, quasi frapponendosi tra me e quelli che fino ad allora erano stati coloro che ci avevano guidato:

- Amico, sono successe delle cose...

- Quali cose? - domandai innervosito:

- Allie e Will sono sotto arresto... Ti spiegheremo tutto, non preoccuparti,-
sussurrò quasi imbarazzato il capo della Guardia:

- È ora di andare, - ordinò Harry.

Sotto lo sguardo rigido e freddo della folla, Luke e la ormai estinta squadra di football che ora componeva la Guardia della città, costrinsero Allie e Will a entrare nella jeep con la quale probabilmente erano arrivati.

- Tornate a casa! - gridò Lexie, - stasera, cena alle 6 come al solito nella caffetteria. Vi terremo aggiornati sulle prossime mosse che decideremo di fare e sulle elezioni per il consiglio.

Per la prima volta da ormai 5 mesi avevo paura. Ero completamente terrorizzato.

Le mie gambe sembravano tremare al ritmo impazzito del battito del mio cuore. Ero disorientato. Cercai di chiedere che cosa fosse successo, ma nessuno sembrava volermi ascoltare, come se quello che stava capitando non fosse altro che una vergogna per la nostra comunità, qualcosa che non doveva essere detto. Iniziai ad avvertire uno strano senso di nausea e la testa iniziò a girarmi. Sembrava di essere stati catapultati per la seconda volta nel giro di nemmeno un anno in un altro universo.

Cercai di calmarmi. Ricominciai a riprendere il controllo del mio respiro. Ispirare. Espirare. Era come se mi fossi dimenticato come si facesse. Lentamente il battito cominciò a diminuire; avvertivo il sangue nelle vene scorrere più lentamente e piano piano riacquistai la capacità di intendere e volere.

Il mio pensiero ritornò a Sam: bruscamente gettai lo zaino a terra, cercando disperatamente il cellulare. Non riuscivo a trovarlo e l'ansia di averlo perso nei boschi mi pervase la mente, annebbiandomi gli occhi. Iniziai a sudare freddo... dove cazzo lo avevo messo!
Iniziai a cercare nelle tasche del giubbotto che indossavo: era l'Helly Hansen di papà, un parka da trekking che aveva comprato quando lui e mamma avevano deciso di iniziarsi a dedicare alle passeggiate in alta quota. Avrà avuto come minimo 25 anni.

Cercando il telefono mi fermai a pensare svariati istanti a tutte quelle volte in cui avevo fallito nel dire loro la verità... "allora ragazzo, come va con le femmine?" "Grizz, non doveva venire quella certa Leslie a cena da noi stasera?" "Tesoro, con Leslie come va?" Cazzate! Avevo paura... Ero spaventato all'idea che non riuscissero ad accettarmi; L'unico figlio dei Visser, stella nascente del football locale e importante figura di spicco del liceo di West Ham, schifoso finocchio? Mio padre non sarebbe mai riuscito ad accettare l'idea che suo figlio, colui su cui sempre aveva investito, andasse a letto con altri uomini.

Proprio per questa ragione avevo deciso di lasciare la città, di lasciare tutti coloro che amavo per paura che non mi potessero amare più... ero riuscito a ottenere una borsa di studio per la New York University, mi sarei traferito... ma proprio quando l'ultimo semestre stava volgendo al termine, ci ritrovammo tutti imprigionati qui, nella città da cui tanto volevo scappare.

Le mie assennate riflessioni vennero interrotte quando riuscii a trovare il cellulare che, per azzardo, era finito nel piccolo taschino interno del giaccone. Ormai la folla si era diradata e soltanto pochi ragazzi del secondo anno erano rimasti sul piazzale, forse domandandosi, proprio come me, cosa fosse accaduto. Frettolosamente scorsi tutti i contatti fino a quando non trovai quello di Sam:

- Dove sei? - domandai in preda al panico:

"Rispondimi, cazzo", sussurrai tra me e me.

Pochi secondi dopo un messaggio apparse sullo schermo del mio telefono. Iniziai a correre.

Arrivai alla clinica sfinito. Avevo corso per circa 3 miglia senza mai fermarmi, il sudore mi bagnava le guance mentre i sospiri che emettevo si condensavano quasi istantaneamente per colpa del freddo di dicembre. Accumulai le ultime forze che mi rimanevano e mi incamminai affrettatamente  verso l'entrata; in preda a emozioni contrastanti, corsi verso il reparto di maternità.

Percorsi tutto il corridoio del piano terra e, una volta arrivato in fondo, spalancai la porta che mi divideva dalla hall del reparto: Sam era lì, in piedi, davanti alla porta. Aveva un aria stupefatta, quasi commossa; i suoi grandi occhi azzurri mi fissavano, mentre il cuscino che teneva in mano gli cadeva rapidamente dalle braccia. Mi corse incontro. Non potei fare altro che abbracciarlo, mentre entrambi iniziammo a piangere. Sentivo il suo calore, la sua contentezza, le emozioni che lo stavano pervadendo. Tremava. Ci guardammo per alcuni istanti, secondi che nella mia testa sono sembrati a dir poco infiniti. Mi baciò accarezzandomi il viso, come solo lui, durante tutta la mia vita, aveva saputo fare.

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