Capitolo 8



Silas e Ashton camminavano fianco a fianco con passo lento lungo le strade poco affollate di Seattle.

La notte aveva oramai fatto capolino e chi si aggirava per le strade erano per lo più gruppetti di giovani che andavano a divertirsi da qualche parte, vestiti eleganti e tirati a lucido per l'occasione, oppure stanchi lavoratori che si trascinavano con fare stanco verso la prossima stazione della metro o verso il primo taxi disponibile.

Silas sbuffó una risata quando un gruppo di giovani gli passò di fianco e una ragazza, le cui morbide forme erano avvolte in un vestito color oro e pieno di paillettes, gli fece un occhiolino e un sorriso malizioso incurvò le labbra rosso fuoco per attirare la sua attenzione.

Che tentantivo patetico, pensò Silas non curandosi minimamente della ragazza e proseguendo la passeggiata.

-Che cazzo, però- grugnì Ashton infastidito mentre leggeva il messaggio che Andrea gli aveva appena inviato, in risposta al suo.

-Che ti prende?- gli chiese Silas, monocorde.

-Quello stronzo di Andrea mi ha lasciato a secco. Dice che deve lavorare per l'indagine. Sai che vuol dire questo, vero?- domandò al suo amico con una punta di nervosismo nella voce.

Silas sospirò e ridacchiò.
-Certo che lo so, ma non comprendo come tu possa preoccupartene. Lascia correre Ashton, il mare è pieno di pesci- asserì.

Ashton roteò gli occhi in risposta.
-Parli proprio tu Silas, dico davvero. Che farai questa notte?- gli chiese, posando il cellulare nella tasca interna del suo cappotto.

Silas scrolló le spalle.
-Attenderò pazientemente il ritorno di Damian a casa, così potrò godermi la mia solita routine notturna- gli rispose umettandosi le labbra al pensiero del sangue di Damian su di esse.

Ashton inarcò un sopracciglio.
-Come fai a sapere che tornerà a casa e che, invece, non se la starà spassando da qualche parte?- domandò scettico.

Silas rise di gusto a quella affermazione.
-Oh Ashton, amico mio, fidati. So perfettamente che tornerà- asserì sicuro Silas.

Da quando si nutriva di Damian—oramai erano passate già due settimane—Silas iniziava a sentire come il legame con il giovane agente si stava andando a formare sempre di più.

Sapeva che ogni volta che eseguiva il rituale—oltre a dissetarsi con la linfa vitale del giovane e a dargli il proprio sangue— stava dando vita ad un processo genetico e di trasformazione che ben presto avrebbe attecchito sull'organismo umano di Damian, disintegrandolo lentamente fino a che le cellule vampire non avrebbero preso il sopravvento.

Si passò le dita sul labbro, riflettendo sulla questione.
Sapeva che per il momento le cellule sovrannaturali che gli aveva donato si stavano solo affiancando al sistema genetico dell'umano: questo processo avveniva in modo tale che il corpo di Damian accogliesse queste cellule senza che le percepisse come dannose, in modo tale che l'invasione nel sistema avvenisse senza intoppi.

Avveniva una sorta di adattamento, come se il codice genetico di vampiro si aggiungesse a quello umano, una sorta di codice genetico extra.
Sarebbe stata questione di poco tempo e da lì a breve, Damian avrebbe iniziato di nuovo a percepire gli scompensi fisici che caratterizzavano la transizione, proprio come era avvenuto i primi giorni, poco tempo dopo che le prime cellule di vampiro avevano attecchito alle sue cellule umane.

Presto Damian, presto sarà tutto finito, pensò tra sé e sé: un lieve ghigno gli incurvò le labbra, stuzzicato dall'attesa per quel momento.

Oh, non vedeva davvero l'ora.

~~~

Ashton si trovava fuori dal locale —il The Bank—dove lavorava come barman.

Era poggiato contro il muro e fumava svogliatamente una sigaretta: inspirava lentamente il fumo e lo rilasciava piano, osservando la nuvola di fumo uscire dalle sue labbra e disperdersi nell'aria.

Prese il suo cellulare dalla tasca inferore dei suoi jeans e rilesse il messaggio di Andrea: un ringhio di frustrazione uscì dalle sue labbra.

Perché diavolo spreco tempo con lui?, si domandò.

La risposta però la conosceva già: Ashton era troppo pigro per trovare qualche altro ragazzo da sedurre, soggiogare e da cui dissetarsi.

Era diverso da Silas, lui aveva bisogno di trovarsi bene e a suo agio in compagnia delle sue vittime per berne il sangue, mentre il suo amico sembrava non aver problemi a farlo anche con persone che non gli andavano a genio.

Inoltre Ashton, con Andrea si trovava bene: il sesso era grandioso e il sapore del suo sangue era così dolce che era quasi difficile farne a meno.

Sbuffó infastidito e roteò gli occhi pensando a Silas e a quanto il suo piano per trasformare Damian in vampiro fosse stupido e sconsiderato: dopo la loro passeggiata lo aveva lasciato proseguire per la strada che portava all'appartamento dell'agente e lui aveva preso un taxi che lo avrebbe portato al night club dove lavorava.

Era arrivato in anticipo e dunque aveva deciso di fumarsi una sigaretta prima di entrare.

Rimise il telefono in tasca e lanciò il mozzicone di sigaretta a terra schiacciandolo poi con la suola della scarpa.

Entrò nel locale passando dalla porta sul retro e subito le luci accecanti e la musica assordante lo investirono: era un vampiro dunque era abituato a muoversi in spazi bui o con poca luce, ma le luci psichedeliche e la musica a tutto volume infastidivano non poco i suoi sensi da vampiro.

Fortunatamente aveva una buona sopportazione e riusciva a lavorare senza problemi: si sistemò dietro al bancone, salutò gli altri due colleghi intenti a preparare cocktail e si mise al lavoro anche lui, prendendo le ordinazioni rimaste.

Sarebbe stata una lunghissima nottata, ma era sempre così al The Bank.

Il locale era lussuoso, le pareti erano in marmo nero con venature dorate e l'arredento era in elegante e lussuosa pelle, dove figli di persone importanti e miliardari si divertivano a spendere il loro tempo e, soprattutto, i loro soldi.

Una ragazza dai capelli bruni lasciati sciolti lungo le spalle, alta e dal fisico asciutto, avanzò verso il piano bar e si appoggiò al bancone mettendo in mostra il seno e il corpo fasciato da un aderente vestito nero.

-Ehi bello, fammi un Martini- ordinò la ragazza, nella voce non vi era gentilezza o malizia, nonostante il suo linguaggio del corpo suggerisse altro.

Ashton annuì e con movimenti esperti preparò il drink alla ragazza poi glielo porse sopra un sottobicchiere con il logo del locale stampato sopra.

La ragazza sorrise impercettibilmente, prese il bicchiere e se lo portò alle labbra dipinte di rosso: bevve il drink lentalmente, tenendo lo stelo della coppa Martini con la mano sinistra, mentre la destra era impegnata a giocare con alcune ciocche di capelli.

Le sue mani erano sottili ed eleganti con le unghie smaltate di nero, le labbra erano morbide e carnose, gli occhi blu risaltavano sulla carnagione olivastra ed erano in contrasto con i suoi capelli castani scuri.

Ashton dovette ammetterlo mentre il suo sguardo si posava sulla sua figura: era davvero bella, e nonostante lui preferisse i ragazzi al gentil sesso, quella ragazza lo stuzzicava parecchio.

Si voltò per posare alcuni bicchieri sporchi nel lavandino dietro di sè quando una voce lo fece irrigidire sul posto.

Non è possibile, pensò.
Lui qui?

-Ehi sorellina! Hai aspettato molto?- chiese il ragazzo che si sistemò nello sgabello accanto a quello dove era seduta lei.

A quelle parole, Ashton si irrigidì ancor di più: voltò leggermente il viso in direzione dei due ragazzi e grazie alla sua perfetta vista da vampiro riconobbe perfettamente il viso di Andrea.

-Si stronzo, grazie per avermi fatta aspettare- rispose con fare sgarbato la ragazza mentre poggiava il bicchiere oramai vuoto sul ripiano del bancone.

Andrea sbuffó -Oh Liz, non fare l'antipatica. Ti avevo spiegato che ero occupato prima, inoltre non sapevo che fossi arrivata in città. Pensavo fossi ancora in Italia-

Ashton ascoltava la loro conversazione come uno spettatore indesiderato, che rimaneva in disparte e nascosto per non farsi scoprire.

Ecco perché quella ragazza lo aveva attirato fin da subito: era la sorella di Andrea.

Una risata amara si fece strada sul suo volto, si girò verso il collega chiedendogli di prendere l'ordine di Andrea quando sentì la sua voce morbida ma squillante ordinare una birra: il collega annuì e Ashton si scusò dicendo di dover uscire un attimo.

Una volta fuori, l'aria fredda e la notte lo avvolsero come una calda coperta, portando un po' di pace nel suo animo confuso: sospirò con fare stanco, si portò una mano tra i capelli e volse il suo sguardo al cielo.

Non andava bene per niente, se iniziava a scappare ogni qual volta vedeva l'agente solo per il suo recente rifiuto.

Si morse con forza il labbro: un sottile rivolo di sangue uscì e iniziò a colargli nel mento, ma la sua lingua frenò la sua discesa e ripulì il suo volto dal sangue.

Deciso a non scappare—era un vampiro, diamine!— tornò all'interno del locale e alla sua postazione precedente, ma quando si avvicinò al bancone per prendere altre ordinazioni, un moto di fastidio si fece strada dentro di lui: Liz e Andrea non c'erano più.

~~~

Damian camminava con passo svelto mentre era diretto al suo appartamento, il fiato che fuoriusciva dalle sue labbra creava piccole nuvole di condensa mentre il suo torace si alzava e si abbassava con ritmi veloci.

-Dio quanto posso essere stupido?!- imprecò contro sé stesso, salendo di fretta le scale del condominio, maledicendosi mentalmente per gli eventi da poco accaduti.

Aprì la porta e la chiuse sbattendola con forza, si tolse le sneakers quasi lanciandole e si lasciò cadere con pesantezza sul divano.

-Sei un grandissimo coglione- sibilò tra i denti portandosi le mani sul e volto fin sopra i capelli, sospirando frustrato.

Damian si sentiva inghiottire sempre di più da un senso di colpa che lo stava lacerando dall'interno.

Non sapeva neanche lui cosa diavolo gli fosse preso, perché avesse baciato il suo migliore amico e iniziato a vezzegiargli il corpo con la bocca, la lingua e...chissà grazie a quale forza divina alla fine si era fermato in tempo.

I ricordi di quei momenti iniziavano a fargli visita, sempre più chiari e più limpidi ora che non aveva la mente inebriata dall'alcool.

Che poi, che scusa ridicola, pensò.
Non avevo bevuto così tanto da poter giustificare questa cazzata.

Ricordava perfettamente come le sue labbra si erano posate sul corpo tonico del suo migliore amico, lambendo ogni centrimentro di pelle disponibile, creando scie umide di baci fino ad arrivare all'elastico dei boxer dove per fortuna si era fermato appena in tempo.

Aveva alzato il viso e guardato il viso di Andrea che in quel momento era arrossato, le labbra erano gonfie per i baci e gli occhi liquidi di piacere.

-Non adesso- aveva sussurrato sommessamente Damian, per giustificare un qualche modo la sua interruzione: gli aveva dato poi un bacio morbido e lento, si era scusato e lo aveva salutato lasciando poi l'appartamento, cercando di mascherare la sensazione di sconvolgimento che lo aveva travolto a causa delle sue azioni.

Non che fosse sconvolto perché stesse per fare un pompino ad un ragazzo, ma lo era perché quel ragazzo era il suo stramaledetto migliore amico!

Ricordò che era stato Andrea a posare per primo le labbra sulle sue.

Che fosse preso da lui?
E da quanto?

-Oh Dio...- piagnucoló Damian, mentre mille domande gli si accavallavano una dietro l'altra nella mente, e nessuna a cui dare una risposta.

Il suo telefono prese a squillare e interruppe i suoi pensieri: gli era appena arrivato un nuovo messaggio.

Ma appena recuperò il telefono dalla tasca anteriore dei jeans e lesse il messaggio, non poté far a meno di imprecare mentalmente e continuarsi a dare dello stupido.

Il mettente era Andrea.

-Ehi ragazzone, che serata eh? Diavolo, ancora non riesco a razionalizzare.
Ad ogni modo mi piacerebbe se domattina ci rivedessimo per parlare...sento già la mancanza delle tue labbra su di me. Fammi sapere splendore, mi raccomando!
Baci, Andrea :*-

Fu solamente un miracolo che permise a Damian di non scaraventare il suo telefono sul pavimento.

Imprecò sonoramente per la milionesima volta nell'arco di quella sera: era davvero con l'acqua alla gola, quella situazione non ci voleva proprio, soprattutto adesso che erano nel bel mezzo dell'indagine e le ricerche stavano andando nel migliore dei mondi.

-Cazzo...-sibilò a denti stretti e posando la nuca sullo schienale del divano, porgendo le sue iridi verdi al soffitto, totalmente ignaro della presenza che lo osservava da dietro la finestra del soggiorno.

~~~

Silas, celato dall'oscurità, osservava Damian: un sorriso sghembo sul volto diafano increspava all'insù le sue labbra e gli occhi divenuti cremisi erano fermi sulla figura dell'agente.

Poteva notare le piccole gocce di sudore scendere dalla fronte del giovane fin lungo il collo, la fronte aggrottata in uno sguardo corrucciato, e sentire chiaramente il frenetico palpitare del suo cuore.

-Cosa ti tormenta?- sussurrò contro il vetro della finestra.

Rimase a seguire la sua figura con lo sguardo, fino a che si ritrovò a sussultare: Damian aveva posato gli occhi su di lui.

Damian, con lo sguardo perso sul soffitto, percepì all'improvviso una strana sensazione: era un qualcosa di sinistro, inquietante e che ti faceva rizzare i peli delle braccia.

Il suo sguardo si posò sulla finestra, e per un breve istante li vide: due occhi cremisi che lo guardavano immersi nel buio.

Scattò in piedi come una molla, il suo cuore prese a battere veloce mentre si impadronì di lui una sensazione ancor peggiore di quella di prima: la percezione di essere una preda, braccata e indifesa.

Strinse le mani a pugno e raggiunse la finestra a grandi falcate, aprendola con forza e portando il volto al di fuori: non c'era nessuno.

Un flebile sospiro e una risata sommessa uscirono dalle sua labbra mentre si apprestava a richiudere la finestra.

-Quanto sono stupido, meglio che vada a dormire- si disse, incamminandosi verso la camera da letto ignaro del predatore che lo aspettava paziente e assetato proprio dietro la porta.

Mi avevi quasi scoperto Damian.
L'unico e il solo che ci abbia tentato.
Sapevo di aver fatto bene a sceglierti, pensò Silas passandosi la lingua lungo i canini appuntiti che iniziarono ad allungarsi.

Fu questione di pochi minuti: Damian si addormentò quasi subito, il respiro regolare e il ritmo lento e calcolato del suo cuore risuonarono nelle orecchie del vampiro come una dolce melodia.

Si avvicinò al suo collo, vi passò la lingua lentamente e, un istante dopo le sue zanne squarciarono la morbida carne invitate, facendogli scoppiare in bocca il denso, caldo e dolce sangue.




NOTE AUTRICE:

Ringrazio come sempre la mia carissima amica e beta-reader Schwertmaid per la sua bravura nell'aiutarmi con la revisione del capitolo e correzioni varie. Davvero, grazie 💙💙

Perdonate il ritardo di questo capitolo ma sto avendo qualche problemino di salute e sono da poco reduce da un intervento dunque per un po' sono dovuta stare a riposo!

Spero capiate e che il capitolo vi piaccia!

Al prossimo capitolo,
BlueIrys 💙

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