Capitolo 6


Andrea rispose al messaggio di Damian con un breve e coinciso "Va bene. Aspettami al nostro bar tra un'ora."

Dopo decise di raggiungere all'interno del box doccia Ashton, che quando sentì le braccia di Andrea cingergli la vita, girò il volto in sua direzione e sul suo viso comparve un ghigno divertito.

-Ce l'hai fatta, bellezza- gli sussurrò sulle labbra, mentre Andrea si sporgeva verso di lui per baciargliele.

Ashton si voltò completamente verso Andrea e gli cinse il collo con le braccia, ricambiando il bacio che mano a mano si faceva più irruente e bisognoso.

Le loro mani si posarono le une sul corpo dell'altro in carezze frenetiche e cariche di desiderio: le labbra di Ashton scesero sul collo di Andrea in un'umida scia di baci e leggeri morsi, volti al semplice scopo di far sospirare e gemere ancor di più il ragazzo che fremeva di piacere tra le sue braccia.

E mentre Andrea lasciava che il suo corpo venisse vezzeggiato ancora una volta dalle sapienti mani e dalla bocca di Ashton, Damian  guardava con fare confuso lo schermo del cellulare, seduto sulla sua poltrona girevole nell'ufficio che condivideva con Andrea.

Non poteva davvero crederci.

Andrea gli aveva risposto.

Certo, lo aveva fatto in maniera molto breve, coincisa e per nulla da lui.

Ma comunque non lo aveva ignorato e questo era già una cosa positiva.
Sbuffó e guardò il contenitore di cartone del caffè d'asporto, oramai freddo, che aveva preso per Andrea.

Oh beh, gliene offrirò un altro una volta arrivati al bar, pensò mentre con i piedi si dava una spinta sulla poltrona girevole vagando da una parte all'altra della sua scrivania con fare annoiato.

Dal momento che l'unico caso succulente era quello in mano sua e di Andrea, l'ufficio era pressoché vuoto e gli altri loro colleghi si occupavano di scartoffie varie o piccoli furti.

Dato che il tempo sembrava non passare mai, Damian decise di alzarsi dalla sua postazione per andare a prendere la metro che lo avrebbe portato al bar dove lui e Andrea erano soliti fermarsi spesso per discutere dei casi o semplicemente fare due chiacchiere in santa pace.

Durante il tragitto, il suo sguardo rimase posato in un punto non ben definito oltre il finestrino della metropolitana: aveva provato anche a giocare con  telefono o ascoltare la musica per perdere tempo ma ogni volta veniva inghiottito da questa sensazione di ansia e sgomento per ciò che lo attendeva.

Si passò con fare frustrato una mano tra i capelli corvini.

Diamine, neanche stessi andando nel covo del peggior assassino, rifletté tra sé e sé.

Certo, era anche vero che chiarire con il proprio migliore amico non era cosa di poco conto.

Anzi, tutt'altro.

Ma doveva calmarsi altrimenti gli sarebbe venuto un esaurimento nervoso ancor prima di arrivare al famoso bar.

Mentre Damian scendeva dalla metropolitana facendosi spazio sul marciapiede gremito di gente, diretto verso il luogo del loro incontro, Andrea salutò Ashton, si preparò per uscire dall' appartamento e chiamò il primo taxi disponibile per recarsi al bar.

Non aveva voglia di prendere un altro mezzo di trasporto e spintonarsi con le persone anche quella mattina.
Quella mezz'ora trascorsa in doccia con Ashton aveva sicuramente disteso i suoi nervi, ma nonostante tutto, l'ansia lo attanagliava come mai prima di allora.

Nella sua mente si susseguivano immagini di lui e Damian che chiacchieravano come avevano sempre fatto, ma era conscio del fatto che questa volta non sarebbe andata nello stesso modo: il ricordo di quel pomeriggio in casa della vittima, il modo in cui Damian si era rivoltato contro di lui, lo fecero inghiottire a vuoto ed emettere un sospiro nervoso.

Non sapeva davvero cosa aspettarsi da quell'incontro, ma mentre scendeva dal taxi e pagava l'autista, di una sola cosa era certo: non vedeva l'ora di specchiarsi di nuovo in quelle sue giade bellissime che erano gli occhi di Damian.

Damian varcò la soglia del bar e subito il famigliare tintinnio del campanellino posto sullo stipite della porta risuonò all'interno del locale.

Mentre si dirigeva verso il solito tavolino che lui e Andrea erano soliti occupare, salutò con un sorriso e cenno della mano i ragazzi dietro al bancone impegnati a preparare caffè e altre bevande varie.

Si sedette su una sedia in legno e paglia posta accanto ad un tavolino quadrato, anch'esso in legno, dall'aria anonima.

Il locale, invece, era ben curato: i colori delle pareti richiamavano l'intenso caldo colore del caffè tostato e il neutro colore del latte fresco.

Era all'interno del loro bar preferito, e quando la cameriera arrivò vicino a Damian per chiedergli cosa volesse ordinare, lui le rispose che stava aspettando Andrea.

La cameriera annuì  in risposta e Damian ne approfittò per chiederle se potesse portare un caffèlatte bollente, con una bustina di zucchero e un po' di cacao spolverato sopra, una volta che il suo amico avrebbe varcato la soglia del bar.

Per lui, invece, un semplice cappuccino con una fetta di crostata di albicocche.

La cameriera annuì e se ne andò, lasciando di nuovo Damian in balia dei propri pensieri: per cercare di mascherare il suo evidente nervosismo, reso ancora più chiaro dalle sue dita che tamburellavano nervosamente contro la superficie di legno del tavolino, prese il suo cellulare e iniziò a leggere qualche e-mail e vedere se ce ne fosse qualcuna di interessante.

Ma, qualche istante dopo, il familiare tintinnio della campanella sulla porta del bar si fece risentire.

Damian voltò lo sguardo in direzione dell'entrata del locale e, finalmente, vide il suo migliore amico che, togliendosi il cappuccio della felpa da sopra la testa, entrava con il suo solito fare spavaldo e a grandi falcate all'interno del bar.

Deciso a non palesare ancora la sua presenza, si prese qualche secondo per notare sul volto di Andrea un'espressione spaesata e confusa di chi, tra mille volti, ne sta cercando uno in particolare.

Andrea, effettivamente, era confuso.

Il suo sguardo saettava tra i tanti volti presenti all'interno del locale, e si stava già facendo strada nel suo petto una sensazione mista a disagio e delusione poiché non riusciva proprio a vedere Damian all'interno del bar.

Stava per decidersi ad andarsene quando il suo migliore amico decise, finalmente, di palesarsi.

La fioca luce del tempo uggioso che entrava dalle finestre illuminò il bel volto di Damian rendendo i suoi capelli corvini lucenti e i suoi occhi ancora più verdi di ciò che Andrea ricordava.

Dio, quanto mi sei mancato, pensò Andrea mentre avanzava verso di lui ostentando una sicurezza che però non possedeva affatto.

Damian, d'altro canto, una volta che se lo trovò di fronte, gli fece un sorriso tirato per poi sedersi di nuovo, imitato dall'amico.

-Ehi, sei arrivato- disse Damian con tono fermo ma con un briciolo di allegria mal trattenuta nella voce.

Perché sì, era davvero contento che Andrea si fosse presentato davvero al loro incontro.

-A quanto sembra, sì- rispose Andrea con una punta di sarcasmo nella voce.

Damian stava per rispondere quando furono interrotti dalla cameriera, che portò loro le ordinazioni che Damian le aveva gentilmente chiesto di portargli una volta che Andrea avesse varcato la soglia del bar.

La ringraziarono entrambi e quando la cameriera si congedò, un silenzio imbarazzante cadde su di loro.

Fu Damian ad interromperlo, tossicchiando.

-Allora, Andrea. Io volevo parlarti, riguardo gli ultimi progressi fatti nell'indagine, ma ciò che mi preme di più è chiarire l'incomprensione che c'è stata tra di noi e che...- iniziò il discorso con voce ferma ma un poco tremolante, segno che l'agitazione stava prendendo il sopravvento, ma fu interrotto bruscamente da Andrea che non perde tempo a dire la sua.

-Perché mi hai attaccato in quel modo?- chiese monocorde, all'amico.

Per Damian, quella domanda, fu come ricevere un pugno nello stomaco.

Era perfettamente conscio del fatto che quel suo gesto, quel pomeriggio di qualche giorno addietro, aveva inevitabilmente scosso e sconvolto il suo migliore amico.

Ciononostante, ripensarci e ricordare quel momento equivaleva ad una pugnalata in pieno petto o ad un pugno nello stomaco ben assestato.

Damian sospirò e prese a girare il cucchiaino all'interno del suo cappuccino con fare annoiato, posando lo sguardo sulla bevanda calda e cercando le parole giuste per giustificare quel suo gesto.

-Mi... Mi dispiace davvero Andrea, credimi. Neanch'io so cosa mi sia preso in quel frangente ma, di questi tempi, non mi sento propriamente me stesso. Ci sono delle giornate nei quali mi sembra che tutto vada per il verso sbagliato e sembra che le forze mi vengano meno mano a mano che la giornata trascorre. Altri, invece, nei quali mi sento pieno di energie e in grado di spaccare il mondo- iniziò a spiegare parlando lentamente e scandendo bene le parole.
Fece un breve sospiro e poi proseguì.
-So che questo non giustifica quella reazione nei tuoi confronti, ma tutt'ora non so spiegarmi il perché di quel gesto. Posso solamente prometterti che non accadrà più e dirti che sono veramente desolato per ciò che è successo. Mi manchi, mi manca la nostra amicizia e averti a fianco a me durante le indagini, a scervellarci su mille e possibili soluzioni per chiudere il caso- asserì infine, per poi trovare il coraggio di guardare Andrea dritto negli occhi.

I grandi occhi blu di Andrea si posarono su Damian: scrutarono il suo viso, si persero nei verdi occhi dell'amico che sembravano aver perso quella lucentezza che li contraddistingueva sempre, segno che stava male quanto lui per quella situazione.

Quando Damian aveva ammesso che gli mancava, il cuore di Andrea aveva perso un battito.

Si mordicchiò nervosamente il labbro inferiore, continuando a scrutare il viso dell'amico finché non decise di rispondere al suo lungo monologo.
-Allora... Non so cosa dire- iniziò, la sua voce era tremolante, i suoi denti non la smettevano di torturarsi il labbro e i suoi occhi iniziavano a saettare tra ogni oggetto posto sopra il tavolino, gesto volto all'obbiettivo di sfuggire allo sguardo penetrante di Damian.

Se avesse sostenuto ancora quelle due bellissime giade che erano i suoi occhi, non sarebbe riuscito a proseguire il suo discorso perché la voglia irrefrenabile di avventarsi sulle sue labbra avrebbe preso pieno possesso del suo corpo.

-Sono seriamente sconvolto- proseguì, ma il suo tono di voce non era affatto migliorato: sembrava stesse compiendo un enorme sforzo, eppure, stava solamente parlando.

-Lo so che lo sei, è comprensibile. Ma vedi...- iniziò Damian, interrompendo per un istante il filo del discorso di Andrea che però, si premurò di riprendere subito.

-N-non interrompermi. Cazzo, se continui a parlare non riuscirò più a spiccicare una parola- gli rispose, ed il suo solito modo colorito di parlare si  ripresentò come una vecchia amica, facendo sorridere in modo quasi impercettibilmente Damian, che non fiatò e lo lasciò proseguire con un lieve cenno della mano.

-Dicevo —prima che tu, stronzetto che non sei altro mi interrompessi—che sono sconvolto ma anche stupito. Sono sconvolto per come ti eri comportato con me ma sono ancor di più stupito di come tu sia riuscito, con uno dei tuoi soliti sproloqui del cazzo, a farmi ricredere sulla situazione. Ciò non vuol dire che ti ho perdonato su due piedi, ma sta a significare che posso cercare di passarci sopra, con il tempo s'intende. E ora che abbiamo chiuso con questi discorsi smielosi, sono proprio curioso di sapere cosa ti sei inventato signor Damian "so tutto io"- assenti, in fine, mimando con le mani le virgolette nell'ultima parola detta con un pizzico di sarcasmo, volto a voler spezzare quel clima di tensione che era diventato quasi familiare tra di loro, negli ultimi tempi.

Damian ridacchiò sommessamente, e si sentì travolgere da un'inaspettata senzanzione di benessere e leggerezza: sembravano tornati quelli di un tempo nel giro di pochi minuti, e ciò significava solamente quanto la loro amicizia fosse sincera e forte.

-E va bene, Andry - iniziò Damian, sancendo la fine del discorso e chiamando l'amico con il tipico vezzeggiativo che era sempre stato abituato ad usare - lascia che ti mostri la mia bravura da agente e gli ultimi sviluppi sul caso- disse, prendendo dal suo zaino il fascicolo contenenti le informazioni che aveva estrapolato dal signor Reyes, il padre di Victoria, e il profilo psicologico del killer che lui stesso aveva stilato.

Damian, decise di non pronunciarsi oltre riguardo la loro discussione, poiché Andrea, con il suo discorso, aveva già reso ben chiaro il fatto che fosse tutto chiarito, almeno in parte: capiva perfettamente che ci sarebbe voluto tempo perché il suo amico lo perdonasse del tutto ma, per il momento, si sarebbe certamente fatto bastare questa loro unione.

Rimasero al bar anche per pranzo, alla fine.

Damian gli raccontò per filo e per segno di quando era andato dal signor Reyes per chiedergli informazioni, gli fece leggere il foglio contenente il presunto profilo del killer—su cui Andrea si trovò piuttosto d'accordo— e prepararono la prossima mossa successiva: interrogare amici, ex fidanzati ed altri familiari.

Entrambi non vedevano l'ora di rimettersi al lavoro, insieme e in sintonia come prima.

E mentre Damian si crogiolava nella sensazione di tranquillità e spensieratezza che provava, come se tutte le sue colpe fossero state espiate, e Andrea cercava di frenare il suo cuore che batteva sempre più forte per via delle forti emozioni scaturite dall'amicizia ritrovata con Damian e dai suoi occhi su di lui —che gli facevano desiderare ancor di più averlo accanto non solo come semplice amico— dall'altra parte del marciapiede dov'era situato il bar, vi era Silas che osservava la scena con un ghignetto divertito dipinto sulle labbra.

Il tempo uggioso gli forniva l'occasione perfetta per fare due passi anche durante le ore diurne senza correre il rischio di qualche danno permanente causato dal sole.

-Ma tu guarda i piccioncini laggiù- sussurrò più a sé stesso che ad altri.

-Oh Andrea, goditi ancora questi pochi attimi che ho deciso di offrirti con il tuo tanto desiderato e amato Damian, perché a breve sarà mio, e tu, ancora una volta, non potrai farci nulla. Potrai solamente guardarlo allontanarsi dalla tua vita e finire tra le braccia di un altro.- proseguì per poi allontanarsi indisturbato vedendo, prima di voltare il suo sguardo altrove, i due agenti che ridevano tranquilli ignari di ciò che di lì a breve avrebbe sconvolto totalmente le loro vite.

NOTE AUTRICE :

Ecco il nuovo capitolo!

Scusatemi ancora per il ritardo ma sto cercando di fare del mio meglio!

Spero vi piaccia!

Ringrazio la mia cara amica Schwertmaid  per avermi aiutato con la revisione e correzione del capitolo 💙

Un abbraccio,

BlueIrys!

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