Capitolo 5


Silas, quella notte, osservava dal marciapiede la figura di Damian china sul computer alla ricerca di qualcosa.

Erano le due di notte, e ancora l'agente non si era deciso ad andare a dormire.

Ma per sua fortuna, Silas osservava oramai da intere settimane l'agente, dunque era perfettamente conscio del fatto che qualsiasi cosa stesse cercando così angosciosamente, alla fine avrebbe dovuto abbandonarla poiché il sonno sarebbe venuto a bussare alla sua porta tra non molto.

Sorrise tra sé e sé, pregustandosi il momento nel quale i suoi affilati canini avrebbero squarciato la morbida ed invitante carne di Damian e si sarebbe finalmente abbeverato del dolce nettare che era il suo sangue.

Mancava ancora molto al concludersi del suo piano, ma ciò non gli dispiacque poi molto dal momento che non aveva alcuna fretta.
In fondo, aveva l'eternità davanti a sé.

E mentre Silas passeggiava lungo il marciapiede sottostante l'edificio dov'era ubicato l'appartamento di Damian, quest'ultimo batteva le dita in modo frenetico sui tasti del suo pc.

Continuava a cercare qualsiasi informazione pubblica su Victoria Reyes, ma a parte i suoi profili Facebook ed Instagram ancora attivi, nulla di più.

Sbuffò infastidito e si portò le mani tra i capelli: era in un vicolo cieco.

L'unica cosa che sapeva era che il killer, quasi sicuramente, era un emulatore dell'assassino che tempo addietro avevano arrestato: il modus operandi era lo stesso, con l'unica differenza che il serial killer precedente aveva scelto solo vittime maschili.

Questo, invece, oltre a non essere ancora un killer seriale poiché aveva eliminato una sola vittima—e Damian sperava in cuor suo che rimanesse solo una—, la scelta era ricaduta su una ragazza.

Dunque, le motivazioni potevano essere anche diverse: magari questo emulatore aveva ucciso Victoria non perché pensava che fosse chissà che demone degli inferi, ma poteva anche essere un crimine passionale, volutamente mascherato imitando il modus operandi dell'altro killer.

Oppure un omicidio volto ad esorcizzare un brutto rapporto avuto con la madre durante l'infanzia, o ancor peggio, un complesso di Elettra non tanto verso la madre, quanto per la figura femminile da eliminare per poter raggiungere l'obbiettivo, ovvero il fidanzato della vittima.

Come il killer emulatore fosse riuscito a copiare—ed anche in maniera accurata— l'altro killer, non era rilevante: le informazioni di come erano avvenuti gli omicidi, volente o nolente, erano arrivate anche nelle grinfie di qualche giornalista e dunque, sui giornali e online.

Per cui, reperire quelle informazioni era un gioco da ragazzi.

L'unica cosa che poteva impressionare era, appunto, l'accuratezza dei dettagli che il killer emulatore si era premurato di rispettare.

Nulla era dettato dal caso, il modus operandi era così uguale da risultare ancora più macabro e spaventoso.

Damian se lo sentiva nell'anima che era vicino ad una pista, che stava riuscendo a risalire dal tunnel e arrivare alla luce.

Si portò le dita sul ponte del naso e lo massaggiò, come se que gesto gli potesse far arrivare la soluzione dall'alto.

Ripercorse mentalmente i piccoli sviluppi che aveva fatto, le riflessioni da poco scritte su un documento Word per non perderle, le varie e possibili turbe psichiche che potessero affliggere il killer, fino a che non gli venne un'idea.

Rilesse la parte nella quale si ipotizzava che il killer potesse avere avuto un'infanzia difficile, problemi con la madre, o un attaccamento ossessivo verso il padre.

Dunque, l'emulazione dell'assassinio non era altro che l'eliminazione della figura femminile per raggiungere il suo ideale relazionale con la figura maschile: il soddisfacimento della sua ossessione verso la figura maschile con cui si sentiva affine e da cui si sentiva attratto.

Magari nella sua infanzia poteva essere stato solamente un attaccamento affettivo, di grande stima, il voler essere al centro dell'attenzione della figura paterna, senza la figura materna ad interferire.

Damian sapeva perfettamente che il complesso di Elettra, di solito, era riconducibile ad una figura femminile, una bambina ad esempio, che sviluppa un forte attaccamento verso la figura paterna tanto da volere l'eliminazione della figura materna.

-Ma certo!- esclamò Damian, sbattendo forte il pugno contro la scrivania, col tono di chi ha appena vinto alla lotteria.

C'era riuscito.

Forse aveva un profilo psicologico dell'assassino.

Damian, a questo punto pensava che il killer fosse un ragazzo psicologicamente instabile, il quale non si sentiva a suo agio con sé stesso ed era privo di autostima.

Questo l'aveva portato sicuramente a sentirsi fermamente legato alla figura di Victoria—ragazza insicura e un po' timida, che camminava sempre con passo incerto e rispondeva con voce tremula e balbettante a chi le rivolgeva la parola— con il quale avrebbe poi instaurato un rapporto di estrema fiducia reciproca.

Il rapporto con la ragazza però, ad un certo punto, si sarebbe inclinato: l'aggiunta del ragazzo di Victoria al loro duo, deve aver portato un sentimento di confusione nel killer.

Il ragazzo della vittima, scoperto grazie ai social network, Killian Gauthier—o, quantomeno, Damian sperava che il ragazzo che in molte foto appariva in compagnia di Victoria fosse lui—era un ragazzo che viveva alla giornata, non sembrava avesse un lavoro fisso ma sicuramente ostentava sicurezza: quella a cui il serial killer mancava, e sentendosi al centro dell'attenzione da parte di Killian in alcune serate che passavano insieme, deve aver scatenato in lui una sorta di ossessione e il desiderio di eliminare Victoria una volta per tutte.

Si ricordava che Andrea, quando quel giorno si trovavano entrambi nell'appartamento della vittima, aveva trovato cianfrusaglie e foto della vittima con amici e il fidanzato—magari uno dei ragazzi in foto era proprio il killer stesso—ma era troppo preso da quella strana, ma al tempo stesso andrenalinica, sensazione di stordimento che gli scorreva nelle vene, per potervi davvero prestarci attenzione.

Ad ogni modo, era fiero del risultato.

Aveva stilato un profilo psicologico del presunto killer, e sperava con tutto se stesso di non sbagliarsi.

Si annotò il nome e cognome di Killian e l'indirizzo dove abitava, trovato tramite il sito dell'FBI su cui aveva fatto accesso mettendo le proprie credenziali.

Una volta terminato il tutto, finalmente chiuse il pc.

Ma la sua mente aveva deciso di non abbandonarlo ancora, difatti si trovò a ripensare ad Andrea.

Erano giorni che si evitavano, sia telefonicamente che di persona.

Sapeva di aver esagerato quella volta, aveva provato a chiedergli scusa e avevano finito per discutere, di nuovo.
Si ripromise che la mattina seguente si sarebbe presentato in ufficio con un caffèlatte macchiato, con una bustina di zucchero e cacao amaro spolverato sopra, per Andrea, in modo tale da sperare in una conversazione pacifica.

Si alzò infine dalla scomoda sedia e dopo essersi sgranchito per bene, si avviò al bagno per darsi una rinfrescata prima di andare a letto, ignaro di Silas che lo attendeva paziente sul davanzale della finestra della camera, confondendosi nella notte e aspettando il momento giusto per entrare e banchettare con il suo sangue.

Il corpo di Silas, illuminato dalla luce della luna, era in tensione poiché con le braccia faceva leva per potersi tenere aggrappato al davanzale della finestra.

Sembrava che facesse un'enorme fatica a tenersi in equilibrio, ma era solo mera impressione: i suoi muscoli, non possenti ma ben definiti, guizzavano al di sotto del cappotto nero che portava, e le sue gambe snelle erano ancorate al muro, mentre le sue iridi ambrate saettavano da una parte all'altra della stanza.

La sua era semplice curiosità: oramai percepiva l'odore di Damian così bene da percepirlo come se fosse il suo, dunque non aveva davvero bisogno di osservare per capire quando l'agente sarebbe arrivato nella camera da letto.
Lo avrebbe percepito.

La sua chioma corta e castana era ben sistemata, seppur qualche ciuffo ribelle gli ricadeva sulla fronte, ma ciò non gli causava troppi problemi dal momento che i suoi capelli raggiungevano a stento la punta dell'orecchie, e dunque non erano abbastanza lunghi da coprirgli la vista.

A lui piaceva tenerli su con un po' di gel, per darsi quell'aria sbarazzina, quasi da ragazzino, nonostante lui fosse tutt'altro che un ragazzino qualsiasi.

I suoi lineamenti, illuminati dalla luna, risultavano ancor più delicati di quanto già non fossero: la sua mascella non era troppo definita, il mento non troppo pronunciato e il naso sottile e un poco all'insù gli conferivano un aspetto fine, totalmente in contrasto con l'aspetto che il suo viso assumeva quando la sua natura di predatore della notte riaffiorava.

Le sue labbra carnose ma sottili si incurvarono all'insù in un ghigno divertito quando percepì chiaramente l'odore di Damian invadere la stanza, e se le umettò passandoci sopra la lingua con fare affamato.

Certo, il suo era più un fine di piacere che di fame, insomma, non era mica un animale come alcuni della sua specie.

Però, aveva anche lui le sue esigenze ogni tanto, e come quella notte, capitava che non si fosse saziato abbastanza prima di bere da Damian.

Dunque, era più bisognoso del solito.

-Oh, beh, starò attento- rifletté
sommessamente tra sé e sé, mentre osservava Damian coricarsi a letto.

-Ci rivediamo, splendore- sussurrò Silas, mentre entrava nella stanza e iniziava il suo rituale preferito.

~~~

La mattina seguente, Damian si sentì più riposato del solito.

Da quando gli erano arrivati i risultati delle analisi prescrittegli da Kalya, e non avevano rivelato nulla di anomalo, era la prima volta che si svegliava senza il trillo fastidioso della sveglia e che si sentiva sereno e per nulla stanco.

Si voltò ad osservare la sveglia e segnava le sette e venti di mattina: dieci minuti più tardi la sua sveglia avrebbe suonato, dunque decise di disattivarla dal momento che non ne avrebbe avuto più bisogno.

Poco prima di alzarsi guardò verso la finestra e notò che il cielo plumbeo minacciava pioggia a gran voce.

E prima che si apprestasse a farlo, onde evitare di uscire di casa con il diluvio, decise di alzarsi.

Ma, appena mise piede fuori dal letto e si issò in piedi, sentì che qualcosa non andava.

O meglio, si sentiva stranamente più attivo e pimpante del solito, e lui non era affatto una di quelle persone che appena si svegliano la mattina hanno voglia di sorridere o di abbracciare felici il mondo.

Tutto il contrario.

Lui la mattina si alzava con un po' di malumore e stanchezza, faceva colazione in religioso silenzio perché infastidito da qualsiasi cosa prima di prendere il suo caffè, e generalmente non era mai attivo prima di essersi sciacquato il viso con l'acqua fredda.

Invece, quella mattina, si sentiva pieno d'energia.

Scrollò le spalle come se nulla fosse, e pensò che il grande passo fatto la sera precedente con le indagini lo avesse portarto ad acquisire una maggiore serenità.

Dunque, si avviò tranquillamente in bagno per farsi una doccia e una volta finito, si vestì e si diresse in cucina per prepararsi il caffè.

Poco dopo uscì di casa, diretto in metropolitana per raggiungere il dipartimento, ma non prima di essere passato dalla caffetteria di fronte per mantenere fede al programma stilato la sera precedente: il caffè di scuse per Andrea.

Stava giusto varcando la soglia dell'ufficio dove risiedeva anche la scrivania di Andrea, quando però si accorse che non c'era.

Chiese alla segretaria che si trovava all'ingresso, ma lei gli rispose che

Andrea Davis non si era ancora fatto vedere.

Damian trovò la cosa strana dal momento che solitamente era lui quello perennemente in ritardo, e non Andrea.

Decise di tornare nel suo uffici, seppur titubante e con addosso una strana sensazione di ansia e preoccupazione per il suo amico: pensò poi di telefonargli, mandando a fanculo il suo orgoglio.

Il telefono di Andrea squillava e squillava, peccato solo che lui fosse troppo occupato per rendersene conto.

Attualmente si trovava nel proprio letto a rigirarsi tra le lenzuola con il bel ragazzo dai capelli rossi con cui era uscito la sera precedente, Ashton.

Le mani di entrambi vagavano frenetiche le une sul corpo dell'altro, tastando e stringendo i muscoli guizzanti che si tendevano ad ogni movimento.

Le loro bocche erano fameliche, legate da baci irruenti, umidi e bisognosi.

La pelle era rossa, con graffi, leggeri segni di morsi e qualche succhiotto, tracce della passione ardente che li aveva travolti.

Ashton affondava nel corpo caldo e invitante di Andrea più e più volte, strappandogli ansiti e gemiti incontrollati di piacere, facendolo inarcare sotto di sé mentre l'altro ripeteva il suo nome come la dolce ma al tempo stesso disperata litania di chi anelava a godere ancora e ancora.

Chi avrebbe fatto caso in un momento simile, del fatto che non si stesse presentando a lavoro e che il suo telefono stesse squillando intrappolato all'interno del cappotto, lasciato a terra praticamente sull'uscio della porta di casa?

Beh, sicuramente non Andrea e sicuramente non in quel momento, mentre cavalcava l'onda dell'orgasmo e veniva macchiando i loro stomaci, seguito poco dopo dal suo amante dai capelli ramati.

Solo dopo che Ashton fu uscito da lui e dopo che si furono scambiati altri baci e coccole, Andrea, poco prima di raggiungere il suo amante sotto la doccia, si alzò diretto in cucina a bere dell'acqua e lì poté sentire chiaramente il suo telefono squillare.

Lo afferrò dalla tasca interna del cappotto e quando lo ebbe tra le mani e lesse le dieci chiamate perse di Damian e un suo breve e coinciso messaggio, si maledì mentalmente per non aver risposto.

-Ehi, bellezza, non mi segui?- si sentì chiamare da Ashton, con voce squillante per farsi sentire nonostante lo scrosciare dell'acqua della doccia.

-Arrivo!- gli rispose Andrea, ma prima di avviarsi verso il bagno e raggiungerlo, decise di dare una riletta più accurata al messaggio di Damian.

-Ho delle novità sulle indagini. Dove sei?
C'è un caffè che ti aspetta.
Chiamami-

E al pensiero che Damian si fosse preoccupato su dove fosse e gli avesse preso un caffè, gli fece inevitabilmente battere il cuore più forte.

Si accese in lui un barlume di speranza di un possibile chiarimento con Damian e ora l'aspettativa di rivederlo di nuovo e passare del tempo con lui rendeva la presenza di Ashton non così allettante come
prima.

Certo, aveva passato una bellissima notte di passione, ma ciò che lui desiderava era un altro, e nessuno avrebbe mai potuto davvero prendere il posto di Damian nel proprio cuore.

NOTE AUTRICE:

Salve a tutti!
Ecco il nuovo capitolo!
Spero che vi piaccia e scusate per il ritardo ma gli esami e il lavoro mi assorbono completamente!

Ringrazio di cuore la mia amica Schwertmaid per aver dato un'occhiata al testo e avermi aiutato con le correzioni e a migliorare alcune frasi <3

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