Capitolo 3
-Porca puttana!-
Damian imprecò sonoramente mentre sbatteva con forza la porta del suo appartamento e la chiudeva dietro di se.
Era furioso, con se stesso, e confuso, per ciò che era accaduto da lì a poco prima.
Aveva provato a telefonare ad Andrea almeno una ventina di volte, ma tutte senza risposta.
Damian non era mai stato un tipo violento.
O almeno che la situazione non lo richiedesse, soprattutto se erano in servizio.
Ma non in quel modo, non con il suo migliore amico.
Si lasciò ricadere sul divano del suo soggiorno, mentre si prese la testa tra le mani, domandandosi cosa diavolo avesse in quei giorni, cosa gli stesse succedendo, mentre il panico si faceva lentamente strada dentro di lui, totalmente all'oscuro di ciò che albergava, silenzioso, dentro di lui, in attesa di essere risvegliato.
Provò a telefonare un altro paio di volte ad Andrea, prima di rassegnarsi definitamente, farsi una doccia e andare a letto.
Totalmente ignaro dell'ombra dell'uomo che torreggiava sopra di lui.
Silas, entrò abilmente all'interno dell'appartamento di Damian.
Secoli e secoli di evoluzione, anche della sua razza e non solo della specie umana, avevano reso possibile facilitare alcune cose: prima tra tutti la possibilità di entrare indisturbati all'interno dell'appartamento della vittima scelta, senza alcun bisogno di essere invitati da essa, per entrarvi.
In secondo luogo, ma non meno importante, la possibilità di camminare di giorno quando la luce del sole non era al suo picco come nei giorni particolarmente uggiosi.
Ma altrimenti era altamente consigliato rimanere nell'oscurità.
Per questo, Silas, amava tanto l'inverno.
Il tempo era spesso piovoso, talvolta vi era anche la neve, e soprattutto il sole tramontava verso il tardo pomeriggio, il che rendeva la città di Seattle totalmente alla sua mercé, senza dover aspettare la notte, ma potendo camminare tranquillamente anche durante il giorno.
E quel giorno fu particolarmente generoso con Silas, dal momento che la pioggia continuava incessante la sua discesa sul terreno da tutta la giornata, facendo si che potesse seguire la sua preda come meglio preferiva, in qualsiasi momento, pregustandosi l'attimo nel quale avrebbe affondando i propri denti nella sua dolce carne.
Ed è così, che difatti, fece, come oramai era sua consueta abitudine, anche quella notte.
Si era avvicinato con passo felpato e silenzioso verso Damian, che dormiva placidamente steso supino e con un braccio tenuto sotto il cuscino, mentre l'altro ricadeva morbido oltre il bordo del letto.
Posò il suo naso lungo il collo, inspirando l'odore di Damian, prima di affondarvi i canini, con estenuante lentezza, prolungando il piacere e l'estasi che quel gesto gli causava.
Il sangue caldo e denso gli scoppiò in bocca nell'immediato, e Silas prese a bere, avidamente e insaziabilmente, prendendo ciò che gli era concesso.
Non oltre.
Non doveva assolutamente rischiare di prenderne troppo rispetto la sua solita dose, altrimenti il corpo di Damian avrebbe potuto avere delle ripercussioni, cosa che Silas non avrebbe davvero voluto.
L'agente doveva rimare in forze, pronto per quel momento.
Quando si staccò dalla carne dell'uomo, si premurò subito di leccare la ferita, in modo tale che rimanesse solo un segno a malapena visibile.
Poi le sue iridi ambrate si posarono sulla sua figura dormiente: lo ammirava con sguardo adorante, facendo scorrere i suoi occhi su tutta la figura dell'uomo, umettandosi le labbra.
Quando il suo sguardo si posò sulle lenzuola che si posavano morbide lungo i muscoli ben definiti dell'addome e del torace, gli occhi di Silas diventarono di un rosso cremisi, come poco prima quando lo aveva morso.
E fu allora che le sue fantasie vennero interrotte: una risatina isterica risuonò nella stanza, portando Silas a girarsi di scatto verso il punto da cui proveniva il suono, ringhiando sommessamente.
-Bene, bene, bene. Guarda che bel bocconcino che abbiamo qui- esclamò la figura femminea che, dondolando i fianchi in maniera sensuale, raggiungeva Silas e usciva dall'ombra, illuminata solamente dalla flebile luce che proveniva dal lampione fuori l'edificio.
-Cosa ci fai qui, Succube?- chiese Silas, con un ringhio che minacciava di fuoriuscire dalla sua gola.
La Succube rise, una risata sghignazzante e terribilmente fastidiosa.
-Voglio solo assaggiare questo pasticcino- sussurrò, mentre continuava la sua avanzata, sempre più vicina al vampiro e Damian.
Silas la guardò, e questa volta fece in modo di essere più chiaro.
-Avvicinati ancora di un passo, e ti stacco la testa. Intesi?- la minacciò.
La Succube, ghignò malignamente in sua direzione.
-Come ti scaldi in fretta, Silas. Eppure abbiamo spesso condiviso delle prede.- cercò di proseguire, il demone.
Ma Silas interruppe il proseguire del demone, con un gesto rapido le afferrò il collo e strinse abbastanza da
spaventare la Succube.
-Non mi ripeterò ancora, viscido essere. Levati dalla mia vista, o lo farò io- le sibilò all'orecchio, aumentando la presa sul suo collo.
La voce della Succube era ridotta ad un rantolo indefinito, a causa della presa ferrea della mano del vampiro sul suo collo, per cui si limitò solamente ad annuire in risposta con gli occhi ridotti a due fessure, per la rabbia.
Con uno scatto, Silas la lasciò andare, spingendo il corpo della donna lontano dal proprio, e un attimo dopo, la Succube era scomparsa e un ghigno compiaciuto comparve sul volto del vampiro.
Diede un'ultima occhiata a Damian, prima di uscire da quell'appartamento e confondersi tra i pochi cittadini che ancora animavano le fredde strade di Seattle.
E mentre Damian riposava sereno, tutto il contrario avveniva per Andrea.
La sua mente continuava a viaggiare, a sentire la presa ferrea di Damian sul suo corpo, il suo cuore che batteva forte contro lo sterno, il sangue che aveva preso a fluire più rapidamente, assieme al suo respiro fattosi più corto e rapido.
Si massaggiò il ponte del naso con le dita ed espirò, frustrato.
Sapeva perfettamente di avere una cotta stratosferica per il suo migliore amico, ma non avrebbe mai pensato che la situazione potesse degenerare in quel modo solamente con un contatto un po' più rude del solito.
Certo, Damian sembrava avesse reagito come se fosse stato attaccato, e questo lo aveva destabilizzato in un primo momento, ma dopo era subentrato il fattore fisico, il calore del suo corpo, la presa forte e decisa sul suo polso, e tutto era semplicemente andato a farsi benedire.
Ogni sua terminazione nervosa era sull'attenti, e il suo corpo era smanioso di farsi toccare, ancora e ancora.
L'ennesimo sospiro risuonò nella stanza, ma ora a seguito di quello, un gemito ed un ansito.
Ripensare a tutto ciò, lo aveva portato ad un unica soluzione: far scendere la propria mano sul suo membro, e frizionarlo con movimenti decisi, seguendo un saliscendi familiare, fino a che l'orgasmo non arrivò togliendogli il respiro, mentre due occhi verdi come due giade e una chioma di capelli corvini dal taglio a spazzola, non la smettevano di tormentargli i pensieri.
NOTE AUTRICE:
Ecco il terzo capitolo!
Ebbene sì, era questo che Andrea "nascondeva".
Molti di voi avranno pensato a chissà cos'altro, e beh, se fosse davvero così, allora vorrebbe dire che ho fatto bene il mio lavoro ;)
Spero che vi stia piacendo, per qualsiasi cosa sono qui!
Un abbraccio,
BlueIrys ❣️
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top