Capitolo 17

Il vicolo era avvolto in un silenzio denso, spezzato solo dal rumore della pioggia che colpiva il suolo. La luce dei lampioni tremolava, creando ombre distorte sulle pareti, come se la città stessa stesse respirando in modo trattenuto.
Damian era teso, il corpo rigido e lo sguardo fisso su Silas, che sembrava non preoccuparsi minimamente di tutto ciò che li circondava. Si muoveva come se fosse a casa in quel buio, il passo lento, misurato. Eppure c'era qualcosa negli occhi di Silas, una profondità che sfidava Damian, una calma inquietante che stava mettendo a dura prova la sua già fragile lucidità.

Damian fece un passo avanti, il cuore che batteva forte nel petto, non solo per l'adrenalina. -Cosa diavolo sta succedendo?- la sua voce, più bassa di quanto avrebbe voluto, tremava di rabbia. -Come hai fatto ad atterrarlo e renderlo inerme così facilmente? Che tipo di gioco stiamo facendo?-

Silas non si mosse, se non per alzare appena un angolo delle labbra in quel sorriso che ormai conosceva troppo bene. -Gioco? Oh, Damian,- rispose con voce morbida e suadente, -la tua idea di gioco è un po'... limitata.- Si avvicinò a lui di un passo, i suoi occhi più scuri e più intensi, come se stesse studiando ogni dettaglio della reazione di Damian.
-Non è tutto sempre come sembra. E non siamo qui per fare solo i poliziotti, giusto?-

Damian sentì una fitta nel petto. La tensione tra i due era palpabile, una linea sottile che rischiava di spezzarsi in qualsiasi momento. -Non mi piacciono i giochetti da quattro soldi, Silas. Non quando le persone muoiono. Non quando ogni cazzo di cosa sembra... strana.-

Silas rise, ma non era una risata divertita. Era qualcosa di più profondo, come se stesse ridendo di un segreto che Damian non riusciva a capire. -Tu sei sempre così serio, eh? Ti fa paura, vero?-
Fece un passo ancora più vicino, la sua presenza diventava invadente, come se stesse cercando di far perdere la presa che Damian aveva sulla realtà. -Non ti sei ancora reso conto che la morte e il sangue sono parte di questo mondo? È la linfa che scorre in tutto. E non possiamo farci niente.-

Damian si irrigidì, un fremito di frustrazione e di qualcosa di più antico che si agitava dentro di lui. -Quindi è questo che sei, Silas? Un cacciatore di sangue, un predatore?- le parole uscirono più aspre di quanto avesse voluto. -Mi sembri più una bestia che un uomo.-

Silas lo guardò con uno sguardo penetrante, un'intensità che sembrava allungarsi nell'aria. I suoi occhi, rossi e dorati come quelli di un predatore, brillavano di una luce che non era umana. -E tu pensi di essere diverso?- rispose, il suo tono ancora morbido, ma pieno di una minaccia sottile che si faceva strada tra le parole. -Pensi davvero che tu sia solo un uomo, Damian? Guarda come reagisci. Lo senti anche tu, quel... bisogno, vero?-
Fece una breve pausa, avvicinandosi ancora di più, e Damian poté sentire il suo respiro, caldo contro la pelle. -Non c'è nulla di sbagliato. Non se sai cosa fare con esso.-

Damian deglutì, sentendo una strana pressione dentro di sé, come se stesse scivolando su una lastra di ghiaccio sottile. Ma non riusciva a distogliere lo sguardo da Silas. -Non sono come te,-rispose, ma la sua voce non suonava più tanto convinta. -Non... non ho bisogno di... di questo.-

Un sorriso più amaro prese forma sulle labbra di Silas, e in un attimo, senza che Damian potesse fare nulla, lo spinse contro il muro dietro di lui con una forza che lo lasciò senza fiato. Il respiro di Damian si fermò per un istante, la testa che sbatté contro la superficie fredda del muro. -Oh, davvero?- sussurrò Silas, le mani che bloccavano Damian, la pressione sul suo petto che lo schiacciava ancora di più.

Damian guardò Silas, il battito del suo cuore accelerato, il corpo che reagiva in modi che non poteva controllare. Ma c'era qualcosa di diverso, qualcosa che cresceva dentro di lui, una sensazione che non riusciva a fermare. Il sangue. Il sangue che si era mescolato nel vicolo, che ora sembrava consumarlo.

Silas non si mosse, gli occhi fissi su Damian con una calma che sfiorava l'onnipotenza. Con un movimento rapido e preciso, le sue labbra sfiorarono la pelle di Damian, il respiro caldo che gli accarezzava la carne. Senza dire una parola, Silas affondò rapido i canini sul collo di Damian, con la bocca che si posava sulla sua pelle, passando da una leggera carezza, ad un affondo che lacerava le membra.

Damian tremò, i sensi che si aguzzavano. Il piacere che non voleva, la confusione che lo assaliva. "Silas..." sussurrò, la sua voce rotta, ma non riuscì a dire altro.
Era pietrificato sul posto.
La sensazione era troppo intensa, troppo avvolgente.
Il cuore gli martellava nel petto, la testa sembrava esplodere.

Silas si staccò improvvisamente, i suoi occhi fissi su Damian con una scintilla che non faceva altro che alimentare la confusione che lo invase. Non c'era violenza, non c'era odio, solo... qualcosa di inaspettato e incomprensibile che stava lentamente prendendo il sopravvento.

-Vedi?-disse Silas, con un sorriso affilato e provocatorio, come se niente fosse mai successo. -Non tutto è come sembra, Damian. E tu... sei più simile a me di quanto tu voglia ammettere.-

Damian si appoggiò al muro, il respiro affannato, cercando di ritrovare il controllo. La sua mente stava correndo, il sangue che ancora pulsava nelle vene con una forza che non riusciva a domare. Ma in quel momento, Silas si allontanò, come se nulla fosse accaduto.

-Ci vediamo in centrale,-disse Silas con nonchalance, camminando verso la luce della strada. -Non dimenticare di fare il tuo lavoro, agente.-

Damian rimase fermo, lo sguardo perso nel buio del vicolo.
La mano premeva forte sul suo collo, il sangue sgorgava veloce, macchiandogli la mano e scendendo verso il polso, oltre la manica della giacca.
La confusione non lo lasciava, ma una sensazione più intensa stava prendendo piede. Una parte di sé che non poteva più ignorare.

Il predatore e la preda. E lui non sapeva più da che parte stava.

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