Capitolo 16
La pioggia cadeva fitta sulle strade di Seattle, bagnando il suolo con un velo lucido. Il vicolo era avvolto in un'ombra densa, interrotta solo da sporadiche luci al neon che tremolavano debolmente. L'aria umida sembrava pesante, carica di una tensione che Damian non riusciva a ignorare. Il suo sguardo, concentrato, scrutava ogni movimento in quella notte silenziosa, ma c'era qualcosa che non andava in quella scena. Un sospetto che sembrava fuori posto, come un frammento di puzzle che non si incastra nel quadro generale.
-Guardalo,- mormorò Damian, quasi a sé stesso, mentre osservava un uomo muoversi nel vicolo. -Non si comporta come ci si aspetterebbe.-
Silas, al suo fianco, soppesò la situazione con attenzione. La figura davanti a loro era imponente, ma il suo comportamento non corrispondeva a quello di un criminale comune. Si muoveva con grazia, quasi troppo sicuro di sé.
-Non è quello che sembra,- disse Silas, il tono di voce calmo ma fermo. -Lasciami fare.-
In un attimo, Silas svanì nell'oscurità, scomparendo in un modo che nemmeno Damian riusciva a seguire. Il suo respiro si fermò per un istante, ma prima che potesse fare una mossa, il rumore dei passi veloci risuonò nell'aria. In meno di un battito di ciglia, Silas era tornato, il sospettato a terra, privo di forze, ma non senza un segno di lotta. Il sangue, visibile sulla pelle e sulla stoffa, iniziava lentamente a macchiare il terreno, ma la ferita non sembrava fatale. Un colpo preciso, senza uccidere, ma che mandava un chiaro segnale.
Damian si chinò, osservando la scena con attenzione. La figura stesa sul pavimento non si stava muovendo più, ma qualcosa nel modo in cui Silas si avvicinava gli dava un senso di inquietudine. Non era solo la situazione. Era l'interazione tra loro due. Qualcosa nell'aria si era fatto più denso.
Silas si avvicinò a Damian, con una calma inquietante. La sua mano, che portava ancora tracce del sangue dell'uomo, si avvicinò a Damian con un gesto lento, come se il contatto fosse inevitabile. -Pensi che stiamo facendo la cosa giusta?-chiese Silas, il tono della sua voce diventato più basso, più profondo.
Damian rimase immobile per un attimo, il cuore che batteva più velocemente di quanto fosse normale. La vista di quel sangue, pur non essendo una ferita mortale, sembrava avere un effetto su di lui.
Non era solo il rischio o la violenza della situazione che lo scuoteva, ma qualcosa di più profondo. La forza di volontà che lo spingeva a non cedere stava cominciando a vacillare. Una parte di lui si sentiva viva, più viva che mai. Ma non riusciva a spiegare perché.
-Silas...- mormorò, cercando di mantenere il controllo. Le parole gli sfuggivano, la sua mente sembrava non riuscire a pensare chiaramente. Ma c'era qualcosa negli occhi di Silas, uno sguardo penetrante che lo faceva sentire come se stesse guardando oltre il suo esterno, scavando in lui, cercando qualcosa che nemmeno Damian poteva vedere.
Silas, senza cambiare espressione, si avvicinò ancora di più, la sua mano insanguinata ora a pochi centimetri dal volto di Damian. -Non è solo il caso che ci tiene qui, vero?- chiese, la sua voce suadente e sicura, come se stesse leggendo nella mente di Damian.
Damian sentì un brivido lungo la schiena, una forza che lo stava cambiando senza che potesse fermarla. Ma in quel momento, la lucidità tornò, un piccolo barlume di razionalità. Si staccò dalla presa invisibile che lo stava assorbendo e, con uno sforzo, alzò lo sguardo.
-Devi smetterla di giocare, Silas,- disse, cercando di mantenere il tono fermo. -Dobbiamo chiamare la centrale. Questo uomo deve essere portato via per l'interrogatorio. Ora.-
Silas lo fissò un attimo, come se stesse decidendo se ascoltarlo o meno, ma alla fine annuì. -Come vuoi,- rispose, ma nel suo sguardo c'era ancora qualcosa che Damian non riusciva a decifrare. Un sorriso appena accennato, che sembrava più una sfida che un segno di approvazione.
Damian prese il telefono, la mano che tremava appena mentre digitava il numero per la centrale. -Abbiamo trovato un sospettato,- disse, la sua voce più dura di quanto avesse voluto. -Fate venire una pattuglia. Presto.-
Mentre il telefono continuava a squillare e le sirene della pattuglia si avvicinavano, Silas si allontanò lentamente, come se tutto fosse stato solo un gioco. Ma Damian non riusciva a scrollarsi di dosso quella sensazione, quel senso di cambiamento che era ormai impossibile ignorare. Ogni fibra del suo corpo gli diceva che qualcosa stava per accadere, qualcosa che li avrebbe cambiati entrambi.
Quando la pattuglia arrivò, i due non si mossero immediatamente. Non c'era fretta. Non ancora.
-Lasciamoli fare il loro lavoro,- disse Silas, guardando l'auto che si fermava, ma il suo sorriso non era amichevole. -Ma noi... noi ci godiamo la vista.-
Damian non rispose. Ma la verità era che non riusciva più a pensare come prima. Il rischio, la sensazione di essere sospesi tra il desiderio e il pericolo, lo stava assorbendo completamente. La chiacchierata che avrebbero avuto, quella notte, non sarebbe stata solo una questione di interrogatori. Sarebbe stata un'altra cosa. E Damian non sapeva se era pronto ad affrontarla.
Non lo sapeva affatto.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top