Capitolo 1

Damian camminava avanti e indietro per il suo ufficio, mentre Andrea non la smetteva di tamburellare le dita sul ripiano della scrivania.

-Damian, la smetti di fare avanti e indietro? Dai sui nervi!- esclamò Andrea, irritato, e iniziando a sfogliare le foto scattate dal medico forense, di un'altra ragazza rimasta vittima di quel pazzo omicida.

-Oh e non rompere, Andry! Dio! Sono passate meno di ventiquattr'ore e c'è già un altro cadavere!- gli rispose con tono adirato, mentre non la smetteva di camminare, e senza pensarci, passava continuamente la mano sul collo.

Proprio su quel punto.

-Questo lo vedo!- continuò Andrea, questa volta, sbattendo violentemente il pugno sulla scrivania e alzandosi di scatto dalla sedia girevole dov'era seduto, per fronteggiare il suo amico; lo prese per le braccia e lo fece voltare verso di lui.

-Smettila di tartassarti così Damian. Lo troveremo. Vuoi un caffè?- gli chiese, poi, con tono più morbido.

Damian sbuffó, irritato, ma poi lo guardò e gli fece un sorriso sghembo: in fondo Andrea voleva solo aiutarlo.
-Grazie amico, va bene- gli disse, solamente, e quando l'amico si allontanò per prendergli un caffè, Damian ne approfittò per andare al bagno.

Si guardò allo specchio un attimo, poi si abbassò verso il lavabo, aprì l'acqua e vi passò le mani sotto, a conca, per poi sciacquarsi il viso e si passò poi la mano bagnata sul collo, per rinfrescarsi.

E fu proprio in quel frangente che notò i segni delle sue unghie sulla pelle; possibile che se lo toccasse così spesso e così forte da lasciarsi dei segni?

Stava decisamente diventando un brutto vizio dettato dal nervoso e doveva decisamente smetterla, sembrava un pazzo.

Eppure non riusciva a farlo, era come se sentisse un prurito costante e farsi molto intenso: prima o poi si sarebbe dovuto far visitare.

Datosi un'ultima occhiata, uscì dal bagno, e prese posto sulla poltrona della sua scrivania, mentre Andrea gli passava la tazza piena di caffè americano, bollente.

-Smettila- gli intimó.

-Di fare cosa?- gli chiese, Damian, corrucciandosi.

-Quella cosa. Quando pensi troppo a qualcosa, corrughi così tanto la fronte che ti escono le rughe. Sembri un vecchio- lo ammonì bonariamente Andrea, ridacchiando.

Risata che contagiò anche Damian, che rise assieme a lui ribattendo - Ma smettila!- e prese la prima cosa capitatagli a tiro sulla scrivania —un pacchetto di fazzoletti aperto e quasi finito— e la lanciò contro il suo migliore amico, che si scansò e dunque non venne colpito.

Finito il caffè, si rimisero i cappotti, si salutarono con un'amichevole pacca sulla spalla, ed entrambi tornarono nel loro appartamento, mettendosi d'accordo sul vedersi la mattinata seguente in un bar poco distante dall'appartamento di Damian, in modo tale da raggiungere poi, insieme, il luogo dell'omicidio; avrebbero avuto la mattinata libera, il giorno dopo, dato che entrambi avrebbero avuto il turno pomeridiano, e così potevano sfruttarla come meglio credevano.

E perché passarla al caldo, a letto, quando invece potevano entrare nell'appartamento dove era stata trovata la ragazza, e passare una bellissima mattinata alla ricerca di qualsiasi straccio di indizio, in mezzo al tanfo di chiuso che avrebbe impregnato l'aria di quell'abitazione?

Ma nulla era meglio, in quel momento, per Damian: avrebbe fatto di tutto per trovare quel bastardo psicopatico, e non era la prima volta che metteva la sua vita al secondo posto, rispetto ad un caso.

Non avrebbe iniziato di certo ora.

~~~

Una volta tornato nel suo appartamento, controllò l'ora: era l'una e mezza passata di notte.

Damian si passò una mano sul viso, fin su ai capelli corvini scompigliati all'insù, con fare stanco.

-Diamine come passa il tempo- sussurrò a se stesso, per poi recarsi in bagno, spogliarsi ed accendere il getto d'acqua calda della doccia, per poi infilarsi nel box.

L'acqua scendeva sul suo corpo come una dolce e morbida carezza, poggiandosi sui muscoli scolpiti grazie all'allenamento che faceva in palestra e che lo aiutava a mantenersi più che in forma: stillava lungo la sua possente schiena e sulle spalle, sui pettorali, e poi lungo le dune di muscoli degli addominali ben visibili.

Una volta che si fu lavato, mentre l'aria era satura di vapore e profumata, aprì il box doccia, prese un morbido asciugamano in spugna che si era preparato precedentemente sulla maniglia esterna del box, e se lo avvolse in vita.

Poi ne prese un altro nel mobile apposito che si trovava accanto al lavabo, e se lo portò ai capelli, per frizionarli e asciugarli.

Portò poi la sua mano destra sul grande specchio, posto sopra al lavabo, e tolse la condensa che si era formata: il suo viso e la sua figura divennero mano a mano più nitide con lo scomparire del sottile velo di vapore, e i suoi lineamenti ora, erano ben visibili.

Damian aveva un bel viso con una fronte non troppo larga e una mascella ben definita, una barba folta e curata che gli delineava le guance, labbra sottili ma carnose, un bel naso dritto, capelli corvini tenuti sempre all'insù in maniera disordinata grazie all'uso del gel per capelli, ma che gli ricadevano, ora, morbidi e bagnati sulla fronte, e due penetranti occhi verdi come due giade, incorniciati da due sopracciglie nere e folte.

L'immagine riflessa nello specchio, mentre si asciugava i capelli e il corpo, tutto sommato, non gli dispiaceva: insomma, per avere venticinque anni era un bell'uomo, che dimostrava anche meno dell'età che aveva quando si radeva il viso.

Fu mentre si asciugò il petto, risalendo poi sul collo, che fece caso, di nuovo, a quei piccoli fori rossastri che spiccavano sulla sua pelle olivastra.

Li toccò delicatamente, e come se fosse stato investito da un'improvvisa carica elettrica, sentì il suo corpo bruciante a causa del suo stesso tocco, e un attimo dopo, il buio.

Aveva perso i sensi.

~~~

-Silas, sei sicuro di volerlo fare?- chiese, Ashton, al suo migliore amico da secoli.

Entrambi, osservavano dalla finestra del bagno, il corpo di Damian steso a terra, ancora privo di sensi.

-Non potevo fare scelta migliore- rispose, con tono compiaciuto, Silas, mentre osservava la muscolosa schiena di Damien, umettandosi le labbra.

Ashton roteò gli occhi e sbuffò, per niente d'accordo con l'amico.
-Non è che lo devi scegliere solo perché ha un bel culo e due muscoli  messi a posto, Silas. Non è una cazzata ciò che stai cercando e facendo. Devi smetterla di giocare- lo ammonì.

Silas, per tutta risposta, continuando a guardare il corpo di Damian con occhi languidi, che dal castano dorato che erano passarono a rosso cremisi, ridacchiò.

-Oh amico mio, credimi. Questo è solo l'inizio dei giochi- gli rispose con voce sicura di se, ma che ad Ashton non prospettava nulla di buono.

E fu quando i due amici si persero nella notte fredda di Seattle, che Damian, riprese lentamente i sensi.
Sbatté due volte le palpebre, prima di rendersi conto di trovarsi riverso sul pavimento del bagno.

-Cosa diamine- sussurrò, facendo leva sulle braccia, e tirandosi su a sedere, piano, portandosi poi la mano destra sulla fronte.

E fu guardandosi attorno, che si rese conto che probabilmente doveva iniziare a preoccuparsi, poiché, mentre cercava di issarsi in piedi, venne colpito da un leggero giramento di testa che lo portò quindi ad afferrare il bordo del lavabo per non perdere di nuovo l'equilibrio.

Una volta che fu sicuro di essersi ripreso, si sciacquò il viso e con l'asciugamano ancora in vita, si avviò in camera da letto.

Fece cadere l'asciugamano di spugna sul parquet, mettendo in mostra i suoi muscoli guizzanti e ben definiti delle gambe, glutei e inguine, dove vi era l'inconfondibile duna a forma di  V del bacino che venne coperta da un paio di boxer in cotone nero, aderenti, che si infilò per poi, subito dopo, indossare una maglia del medesimo colore e coricarsi a letto.

Il sonno lo travolse presto, quasi appena la sua nuca si posò sul morbido cuscino del letto king size che padroneggiava sulla camera da letto, semplice e abbastanza spoglia, dotata di due comodini posti ad entrambi i lati del letto, un enorme armadio a cinque ante, e un semplice lampadario moderno sul soffitto.

E vuoi per la lunga e pesante giornata trascorsa, vuoi per quel mancamento avuto poco prima, Damian era così stanco e stremato, che proprio non avvertì neppure che la grande finestra che aveva in camera e che dava sulla città, a cui lui, ora, dava la schiena, si aprì, lasciando entrare un ragazzo alto, seppur non quanto Damian, con i capelli castani scompigliati e dal taglio a spazzola, gli occhi castano dorato, che divennero ben presto di un rosso cremisi.

Questo era ciò che la flebile luce del lampadario esterno, che si infrangeva sulla finestra, dava modo di scorgere del ragazzo, che avanzava con passo felpato verso l'agente dell'FBI che dormiva placidamente, con respiro tranquillo.

Una volta che gli fu vicino, si avvicinò al collo dell'uomo ed inspirò l'odore dolciastro del bagnoschiuma misto ad un odore forte e frizzante, quello della pelle di Damian.

Si leccó le labbra, affamato.

-Ciao bellissimo Damian- gli sussurrò, carezzando dolcemente con la lingua il nome dell'uomo, per poi, avvicinarsi ancor di più e far scattare i canini, che si allungarono in due perfette, bianche ed affilate zanne che si infransero sul collo olivastro dell'agente, centrando perfettamente e riempiendo i buchi precedenti.

Il sapore dolce e metallico del sangue, irruppe come una tempesta nelle papille gustative del vampiro, che succhió e bevve, avido, e insaziabile per un lasso di tempo indefinito.

Quando fu sazio abbastanza, si portò il pollice sul viso per togliere gli ultimi residui di sangue caldo che gli era colato sul mento, per poi portarselo alle labbra e leccarlo via.

E poi, avvenne il suo momento preferito: dopo aver leccato i fori sul collo dell'agente, in modo tale da renderli quasi del tutto cicatrizzati e, quindi, meno grandi e visibili di ciò che in realtà erano, si portò il polso alle labbra, e con un ghigno compiaciuto sul volto, se lo morse, succhiando il proprio sangue e, tenendolo poi nella bocca, si avvicinò lentamente a quella di Damian.

Lo baciò proprio come aveva fatto le sere prima di questa, e come aveva fatto anche la prima volta, posando delicatamente le labbra su quelle dell'uomo, per poi, grazie al fatto che Damian le teneva schiuse, "Sempre pronto per me" gli piaceva pensare al vampiro, riversargli in bocca il proprio sangue, carezzandogli leggermente la lingua con la propria, prima di staccarsi, e guardare l'agente con occhi languidi.

Proprio come la sera prima, e le altre prima di questa, quel leggero tocco, così dolce e così diverso dai suoi soliti modi d'approccio, bastò per incendiare di semplice e pura primordiale passione il corpo del vampiro, che però dovette trattenersi e limitarsi ad osservare il corpo di Damian con occhi liquidi di piacere.

-Non vedo l'ora che tu sia pronto, mio Damian- gli sussurrò, con voce calda e sensuale, all'orecchio, per poi scomparire nella notte.

Dimenticandosi, però, questa volta, di un piccolo dettaglio, che fece svegliare di malumore Damian, la mattina seguente, mentre, imprecando ad alta voce, si alzava e, rabbrividendo per l'aria fredda che era entrata in camera, andava a chiudere la finestra, sicurissimo che fosse ben chiusa la sera precedente e domandandosi cosa stesse succedendo.

NOTE AUTRICE:

Ecco il primo capitolo!

Spero vivamente che vi piaccia 🍀

Per qualsiasi cosa non esitate a contattarmi ❣️

Un abbraccio,

BlueIrys

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