Moondust

Capitolo IX

"La lucentezza del sole, mi darà il tempo necessario per seppellire il mio amore nella polvere lunare".

-Jaymes Young

Le sue pupille nere erano tutto ciò che vedevo. Quel nero incandescente nascosto nel baratro di un universo senza fine.
Le dita contro la mia carne. Il suo respiro su di me. L'irresistibile odore di passione e seduzione.
Tentazione e persuasione.
Ariana non parlava, mi guardava e basta: la mia presa sulle sue cosce, la sua schiena contro il muro.
Le ossa del mio bacino incastrate tra il calore delle sue gambe.  Un decifit  nel capire a cosa stesse pensando, a tradurre il mistero nel suo sguardo.
Una donna che spesso e volentieri, appariva come un inaccessibile manoscritto.
-Ariana...?-
Non aveva ancora risposto alla mia domanda, lasciandola vagare come un mina senza meta. Una nave senza destinazione.
-Di qualcosa...!-
Apparivo frustrato, come d'altronde, sempre. Incapace di leggerla. Inadatto per capirla.
Avvolti da un silenzio infossato e irremovibile. Eppure la sua mano poggiava  sulla mia guancia, chinata su di me. Come la luna incurvata verso le stelle.
-Castiel...-sussurrò piano.
Le sue unghie nella mia carne, alla base delle mie spalle.
Le dita chiuse a coppa, dietro il collo.
E poi, lenta riprese a sfiorami con le sue labbra. Sul lato sinistro della mia faccia. Percorrendo la superficie della mia pelle fino all'orecchio; il quale prese tra i denti.
La sua bocca umida e calda, un movente per farmi perdere lucidità. Tutto il controllo che potevo possedere. Attraversato da un forte senso di estasi primordiale. Un adrenalina crescente. Un erezione istantanea.
Mi avvicinai di più con l'intento di averla totalmente su di me, tuttavia, senza alcun preavviso, mi strappò l'orecchino argentato.

Rapida e assertiva.

Ma abbastanza da farmi sanguinare.

Abbandonai la presa, imprecando fortemente. Una mano sul mio orecchio. Lo sguardo esterrefatto. Indignato.
Confuso.
-Ma che cazzo ti prende?-
Mi guardai le dita sporche di sangue. Il dolore pungente sul lobo sinistro.
Ariana sputò l'orecchino a terra, l'indifferenza nel suo sguardo. A momenti, come se non mi avesse appena strappato un orecchino con i denti.
-Ti sei fottuto il cervello?-
Se un minuto fa era sembrata inespressiva, ora incarnava l'ira in persona.
Gli occhi incendiati, di una rabbia struggente da metterti in allerta.
Non risposi subito, forse accecato dalla forza del suo sguardo sprezzante. Ostile. Cattivo.
-Castiel! Che merda ci fai qui?!-
Trasalii appena, colto di sorpresa.
Era davvero raro, sentirla alzare il tono della voce. Esternare le sue emozioni così prontamente.
Sbattei le ciglia, osservando quel volto così bello anche quando sporco di rancore.
-Castiel! Cazzo non vogl-
La interuppi, scuotendo la testa.
-Non sono affari tuoi-ribattei, ora infastidito.
Ariana sembrò sgranare gli occhi per qualche secondo, e poi furiosa mi spinse a terra, facendoci perdere l'equilibrio.
Atterrammo sul pavimento con un tonfo, un botto che si sarebbe udito anche nelle altre stanze, se non fosse per la musica alta.
Cercai di rialzarmi invano, venendo atterrato di nuovo. Ariana si sedette su di me a cavalcioni.
-Ripeti di nuovo quella cazzata!-
Ricambiai la sua espressione alterata, mostrandole quanto fossi irritato. Provato.
E questo perché a volte, facevo molta fatica ad assimilare i suoi sbalzi umorali.
-Ciò che faccio della mia vita non ti riguarda-risposi schietto.
Lei socchiuse gli occhi, il capo leggermente inclinato. Il corpo rigido, in tensione.
-Non essere stupido...- inveì lei.
Le parole strette tra i denti bianchi. Il suo viso a qualche centimetro dal mio.
Potevo sentire il mio cuore battere all'impazzata, un trambusto interiore.
Chiusi gli occhi per qualche istante, mortificato. Avvilito.
Per avere solamente pensato di
di mandare tutto all’aria.
-Fanculo Castiel! Rispondimi!-
Le sue parole impregnate di frustrazione. Insoddisfazione.
-Non c'è molto da dire- replicai.
La sua mano stretta in un pugno sulla mia cravatta.
Sospirai, prima di parlare. Una voglia matta di fumare, per alleviare l'agitazione.

-Sono qui come spia, tutto qui-

-Tutto qui?-ripeté, facendosi beffe di me.
Un sorriso sarcastico, sadico e disonesto.
-Non ti credevo così deficiente, così scemo…-
La guardai dal basso, arrabbiato, ma anche stanco.
-Sì sono un coglione, insomma perché sperare di vederti. Perché rischiare tutto per niente!- commentai sconfitto. Cercai di mettermi a sedere. E stavolta me lo permise, restando però ancorata sulle mie gambe. Le sue ai lati delle mie.
Per un attimo, mi parve in conflitto, stordita dal mio parlare. Mi guardò con più insistenza, con più foga.
-Io non ti ho chiesto di rischiare nulla. Te ne devi andare...-ribatté gelida.
Mi sentii mancare alla sua risposta, e per l’ennesima volta, mi parve di essere stato pugnalato. Accoltellato un pezzo alla volta. Le sue parole mi ferivano ogni volta. E a volte la detestavo per questo, per come le venisse facile perforarmi l’anima.
-Sai una cosa? Lascia stare-
La allontanai con una lieve spinta dal mio corpo.
-Sono qui per lavoro dopotutto. Ho sbagliato a venirti a cercare-
Mi toccai l’orecchio dolorante, lo sguardo perso nel nulla. Ariana non si destò, e potevo sentire il peso del suo sguardo su di me. Un peso soffocante e opprimente.
-Dimentica tutto...- stavo ancora parlando quando si mosse velocemente.
Le sue mani mi cinsero il viso, portando la mia attenzione su di lei.
-E' questo che credi?-
Ariana fece pressione.
-...Pensi sia un fatto di non volerti Castiel? Pensi davvero che la mia squallida persona, l'egoista persona che vive dentro di me non ti voglia?-
Rimasi in silenzio, incantato dal modo che aveva di parlare.
-Io sono arrogante, ed egoista Castiel, e ti voglio per me.Voglio tutto per me-
Lei sospirò, distogliendo lo sguardo per un secondo.
-Ma devi capire che io non sono ciò che pensi!-
Si fermò per un secondo, come se le costasse molto parlare di se stessa. L'espressione assorta.
-Io fermento pensieri immondi… Voglio farti male. E son più le volte in cui voglio ferirti che farti del bene- replicò risoluta.
Una strana angoscia nei suoi occhi.
-Dopo tutto quello che ti ho fatto, che merda ci fai con una persona come me?-
Le sue pupille perse nelle mie. Così simile a un'implorazione. Una silente preghiera.
-Perché sei ancora qui…?-

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