Mine

Capitolo VI

"Sia dannata la speranza, che mi ha fatto credere di averti in abbondanza".

J.kai

[Canada/ "Hyacinth Ville"~ Reggia di Uriel]

Sadira, Galilea e Nairobi entrarono nella sala principale, seguite dalle loro più fidate cameriere di turno.
Al contrario di ciò che si pensava, Uriel possedeva altre due sorelle oltre a Nairobi, solo che quest'ultime non cavalcavano la stessa onda. E preferivano di gran lunga vivere tranquille, in compagnia della madre.
Uriel a differenza loro, era un lupo solitario: Amante della sola compagnia di se stesso. Prepotente, abusivo e vanaglorioso.
In quanto a Nairobi, favoriva la compagnia di suo fratello, e spesso lo seguiva in tutte le sue ignobili e svariate imprese.
Simile a una pecora smarrita, che trovava piacere nel seguire un solo pastore.
-Oh Anastasia, non hai nulla da fare che giocare con quel coltello?-
Ero seduta a capo della grande tavola rotonda. E con aria svogliata giravo il pugnale nella mano destra. Obbligata ad aspettare che Uriel tornasse da qualsiasi missione importante, fosse andato a sostenere.
-Non sai nemmeno distinguere un coltello da un pugnale-
La schernii, alzando gli occhi sulla sua figura sinuosa. I lunghi capelli ramati e la pelle abbronzata.
Le sorelle di Uriel non condividevano nessun lineamento con lui, nate dallo stesso padre ma di madre diversa. E mentre i suoi occhi erano come una notte senza stelle, e la carnagione simile alla luna innevata; le sue sorelle sembravano donne baciate dalla sabbia del Sahara.
Sadira sbuffò, agitando una mano nel vuoto, quasi come se volesse spazzare il mio commento lontano da sé.
-Anastasia, per tua informazione! Stiamo organizzando una grande cerimonia per gli ospiti e i nostri lontani parenti, saremmo molto felici se ci aiutassi a finire i preparativi-
Alzai gli occhi al cielo, intascando il mio pugnale dal pomo dorato, nel suo fodero sotto la gonna.
-Ti sembro una tipa da cerimonie?-
Inarcai un perfetto sopracciglio.
Galilea scosse il capo con disappunto.
-Puoi fare quello che vuoi, basta che non spaventi gli invitati. Guai se qualcuno si lamenta di te!-
Sorrisi appena, leggermente divertita.
-Sempre che riesca a lamentarsi in tempo...- commentai in un sussurro.
Sadira mi guardò inorridita.
-Anastasia! Tu non rovinerai la mia festa e non spaventerai i miei invitati!-
Girò i tacchi, seguita da Galilea, che le andò dietro cercando di calmarla. Le cameriere ancora più preoccupate di loro.
Nairobi invece, rallentò il passo, voltandosi verso di me. E con visibile esitazione parlò. Gli occhi grandi e speranzosi.
-Hai notizie di Castiel?-
Alla sua domanda, mi irrigidii improvvisamente. Stizzita come un albero pietrificato nel gelo dell'inverno.
Anzi, l'intero mio sistema sembrava ribellarsi.
E non voleva sentir parlare di lui. Men che meno, portarlo alla mente.
Nessun ricordo. Nessuna reminiscenza.
Nemmeno l'odore, né il profumo, o l'insaziabile bisogno di possederlo; di averlo e di renderlo una vittima perfetta. Pertanto, che il suo nome uscisse dalla bocca di Nairobi, con così tanta naturalezza, mi dava da pensare.
Mi procurava un certo fastidio sconosciuto. Un malessere straniero.
All'idea che ciò che doveva essere solamente mio, alla fine, diventava anche degli altri.
Inclinai il capo, osservandola meglio.
Le sue mani chiuse in un pugno, l'aria ansiosa, nell'eventualità di sentire una bella notizia.
-No, e se devo dirla tutta, non ho notizie sue da mesi ormai-risposi, con evidente indifferenza.
Nairobi ne sembrò offesa. Le sue labbra si aprirono per poi non emettere alcun suono.
Era interessante, se non esilarante, pensare che quella sciocca parlava come se Castiel le appartenesse. Come se fosse così facile.
-Ma come? E non ti importa sapere dov'è? Pensavo fosse il tuo sacrificio inestimabile!-
Socchiusi gli occhi alle sue parole impertinenti.
-No, non mi importa saperlo, perché a te sì?-
Nairobi mutò la sua espressione ansiosa in favore di una adirata.
-Sì! Voglio sapere dov'è e se lo sai, ti pregherei di dirmelo!-
Mi alzai dalla mia postazione, aggirandomi per la grande sala, verso il bancone riservato alle bevande. Il brandy stava lì assieme ai bicchieri di cristallo. Allungai le dita, versandolo nel bicchiere, per poi portarlo con estrema grazia alle labbra.
-Se in caso lo scopri, fammi uno squillo-replicai ironica.
E come previsto, Nairobi avanzò furiosa verso di me. A qualche centimetro dal mio viso.
-Non essere spiritosa! Sono seria e voglio sapere come sta! Dimmi dov'è?!-
Con voluta lentezza alzai il bicchiere al dì sopra della sua testa. E poi lasciai cadere la sostanza liquida sui suoi capelli e i suoi vestiti.
-Non darmi ordini Nairobi. Io non so dov'è Castiel, e anche se dovessi saperlo non te lo direi-
Appoggiai il calice sul tavolo, per poi lasciare la figura tremante di lei, alle mie spalle.
-Perché no?! Cosa ti costa aiutarmi? Sei stata tu a lasciarlo andare! Quindi cosa ti importa? Che t'importa dirmi dov'è?!-
La sua voce strillante si sentiva per tutta la sala. Sbuffai, non volendo restare in sua compagnia  per più di un secondo. Una persona ingenua come lei non avrebbe potuto capire nulla. Né comprendere le diverse ragioni del perché avessi preso tali decisioni. Una volta tornata da Uriel non ero più andata a cercarlo, e mi ero rifiutata di renderlo parte del mio inferno personale. Era meglio che restasse al sicuro con la sua famiglia, lontano da me o da ogni cosa che aveva conosciuto. Similmente per Hansel, anche lui doveva trovare la sua strada. Un nuovo inizio che non riguardasse il passato.

🔸CASTIEL🔸

Ero in palestra ad allenarmi con gli altri, quando fummo interrotti. L’ufficiale ci aveva ordinato di lasciare qualunque cosa stessimo facendo.

-E che vogliono adesso?-

Aser si lamentò, l’aria ancora assonnata per le poche ore di sonno.
Drake scosse il capo in conflitto quanto me.
Non solo non ci avevano fatti dormire ma, avevano pure abbreviato il nostro tempo libero. E tra un allenamento e l'altro, a malapena avevamo toccato cibo.
L’intera massa era confusa, e molti bisbigliavano sottovoce.
-Buon pomeriggio delinquenti e principesse!-
L’ufficiale sfoderò un ghigno nella nostra direzione, sottolineando con enfasi a chi fosse rivolto il commento.
Alzai gli occhi al cielo, appoggiando una mano sulla spalla di Aser, il quale pareva pronto a fare a botte.
-Giuro che non lo sopporto! Lo farò diventare io una principessa, solo senza un pisello!-
Gli diedi una pacca sulla schiena per calmarlo, un sorriso fioco sulla bocca.
-Oggi come sapete, ci sarà una cerimonia, e lady Galilea e Sadira, hanno chiesto una mano. Alcuni di voi saranno chiamati ad assisterle e fare ciò che vi ordineranno-

Lady Galilea e Sadira? E chi erano?

-Non agitatevi, per questa volta abbiamo già deciso chi mandare-, l'ufficiale srotolò un pezzo di carta dalla tasca. E cominciò a leggervi il contenuto.
-Tyson Herbert, Jared Flynn, 
Clyde Cyrus, Aser Diaz, Drake Moore e Frances Denim-
Mi morsi il labbro inferiore, chiedendomi a che cosa poteva consistere questa cerimonia.
-Cosa? Non voglio fare il babysitter a delle ragazzine premature- asserì Aser, incrociando le braccia sul petto.
-Non credo siano ragazzine… Ho sentito da qualche parte che Uriel possiede tre sorelle-

Sorelle??

Mi voltai verso di lui, lo sguardo stupito.
-Come scusa?-
-Sì, la famiglia Levain, possiede un figlio e tre figlie.-
Ringraziai Drake per l'informazione, meditando sul loro cognome e sull'esistenza di altri famigliari di quel genio contorto.
E in cuor mio, speravo che non fossero come Nairobi. Dovevo assolutamente avvicinarmi a una delle due e farmela amica, magari restare sotto la loro protezione. E nel peggiore dei casi, allearmi con loro. Era l'unico modo per investigare casa Levain, indisturbato.
Senza temere alcuna minaccia da parte di Nairobi o di Ariana.

Spazio Autore: Il cognome si scrive
"Levain" ma si legge "Livein".

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top