Inside Me
Capitolo XV
"Come il pianto di fuoco di un albero di cedro, So che il mio amore brucerebbe con me o vivrebbe in eterno".
-Hozier-
"Cosa pensi di Ariana, in breve, qual è la tua impressione?"
Ricordo ancora quando Hansel mi aveva posto quella domanda. Quando tutto era nuovo... e non mi ero ancora addentrato a fondo. Quando ancora, non faticavo e non soffrivo nemmeno.
Non che le mie giornate fossero migliori prima di lei, ma nemmeno peggiori. Perché se c'era qualcosa che avevo imparato, nell'accogliere qualcuno, era di accettarne anche i difetti. Non la accoglievi a metà, ma nel suo totale. Non la spezzavi, ma la apprezzavi nella sua complessità. E Ariana, non era una persona facile d'amare, tant'è che spesso, mi ero detto di lasciarla andare. E di dimenticare...
-Castiel! Vuoi Fermarti?-
"Un essere impensabile e sofisticato. Una donna impietosa e sadica. Terribile e avvincente".
Quella era stata la mia risposta, alla domanda di Hansel. Un pensiero tenuto per me, del perché mi fossi lasciato deviare da un individuo del genere...
-Castiel! Accidenti a te!-
Eppure, alcune persone non le conoscevi nella luce...
-Castiel!-
Trasecolai, voltandomi verso la causa dei miei mali. Le sue guance rosee per il freddo, il fiatone dovuta alla corsa che aveva percorso per raggiungermi.
Alle sue parole ero uscito dall'infermeria, precipitandomi verso l'uscita della reggia. Scottato e furente. Sicuro che avrei fatto un disastro se fossi rimasto per un secondo ancora in quella stanza. Dovevo uscire, prendere aria o sarei impazzito.
-Sei una testa di cazzo!-
E in qualche modo bizzarro, Ariana era adirata quanto me. Aggrottai la fronte al suo insulto impertinente.
- Mi hai seguito sin qui per ricoprirmi d'insulti?-
Sbuffai con l'intento di andare via, ma ostacolato di nuovo. La sua mano attorno al mio polso in una stretta ferrea.
-Sì, perché non capisci un cazzo…-
Mi fermai, tornando a fissarla. I suoi occhi scuri inchiodati su di me. Immobili e scrutatori. Riflessivi e profondi. La bocca socchiusa, come se volesse aggiungere altro ma non né avesse le forze. In quel freddo della sera portava solo una maglietta attillata e dei pantaloni da tuta. I lunghi capelli sciolti sulle spalle e morbidi sulla schiena.
-Cos'è che non capisco Ari?-
Per un secondo socchiuse gli occhi in due fessure. L'aria confusa e alterata.
-Come mi hai chiamato?-
Mi morsi il labbro, scuotendo il capo.
-Oh scusa, mi è scappato…- mi giustificai in fretta.
Inclinò la testa leggermente di lato, ora meno adirata del solito.
- Solo Diana usava quell'abbreviativo… Sei la prima persona che sento usarlo dopo tanto tempo…-
Se c'era qualcuno che aveva il diritto di odiarla, quello era Hansel. E io dopo di lui. E questo, per tutte le volte che mi ero promesso di fargliela pagare, e invece, finivo per esserne stregato di nuovo. Sconfitto un'ennesima volta.
-E il nickname ti piace?-
Ariana fece spallucce. Le mani infossate nelle tasche dei suoi pantaloni.
-Non mi dispiace…- rispose assorta. Persa in qualche pensiero passeggero.
-Bene, puoi tornare dentro. Sto andando a lavorare con gli altri-
Ariana mi fermò di nuovo.
-La punizione non era per te…!-
Annuì con un cenno del capo.
-Lo so, ma devo pur distrarmi in qualche modo-
Mi fissò perplessa, le dita chiuse a pugno sul mio maglione. Decisa a non lasciarmi evadere.
-Da cosa?-
Allungai il braccio, chiudendo il mio pugno sopra il suo.
-Da te…-
Ariana trasalì appena, non so se per l'aria fredda o per le mie parole, dal momento che era brava nel tenere nascoste le sue emozioni; eppure, anche se solo per un attimo, mi parve di scorgere un ombra di scoraggiamento.
-Ti ricordi cosa ti avevo confessato nel mio appartamento? Quella volta?-
Alzò lo sguardo dalla mia mano al mio volto.
-Sul fatto che avevo paura di rimanere ustionato…-
Ariana annuì piano, le sue pupille in moto, in cerca di qualcosa. Intente a studiarmi. A perforarmi dall'esterno.
-Ricordi cosa mi avevi risposto?-
Lasciai andare la sua mano, riportando il braccio al mio fianco.
-Di Spegnere le fiamme…-sussurrò lei.
Sfoderai un sorriso debole. Brioso ma allo stesso tempo falso. E poi le diedi le spalle.
"Ti ha fatto sentire così male...?"
Ripensai alla domanda posta ad Hansel, crescendo un forte desiderio di fumare, di raggiungere uno stato di estasi primordiale.
"Ecco dove sbagli di nuovo... Ariana fa sentire tutti così".
E in effetti, Hansel aveva da sempre avuto ragione. Poiché Ariana ti rendeva miserabile. Così tanto misero da spingerti verso la morte o la pazzia. Ti stancavi di amarla o ti stancavi di non essere amato.
Tuttavia, soltanto adesso mi sembrava di comprendere quella devota passione che aveva Hansel per lei, ovvero, capivo di non aver mai amato il colore scuro, se non l'oscurità che avevo conosciuto in Ariana Clark.
E forse, alcuni individui non nascevano alla luce del giorno, ma nel buio della notte, nei momenti più tristi e tetri della vita.
E Ariana, era una di quelle.
-Cherì…?-
Mi voltai piano, verso di lei.
La sua espressione frustrata, terribilmente turbata, quel tanto da allarmarmi.
Si avvicinò di qualche passo, verso di me.
-Io odio quando non riesco a capire quello che provo. Ti sto solo chiedendo di non prenderla sul personale… Sii paziente con me...-
Stavolta abbozzai un sorriso sincero.
-Stai cercando di consolarmi?-
Ariana si arrestò davanti a me, il capo inclinato verso l'alto per guardarmi meglio.
-Sta funzionando?-
Portai una mano sotto il suo mento, stringendole dolcemente la mandibola, per poi posarle un bacio sulla fronte.
-Credo di sì -
Appoggiai la mia fronte sulla sua, chiudendo gli occhi per un secondo. Avvolto dal suo profumo, dal calore che emanava il suo corpo.
-Lascia che spenga le fiamme, permettimi di farlo...-
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