Hustle
Capitolo XIII
"Lascia che lei creda nella virtù, e che la sacrifichi a me; lascia che l'idea di cadere la terrorizzi, senza però impedire la sua caduta. E che sia scossa da mille terrori, i quali può dimenticare, sconfiggire, solo tra le mie braccia".
-Pierre Choderlos de Laclos, Les Liaisons pericoloses
Guardai la scena sconcertato: una mano sul labbro spaccato, e una ferita sulla tempia sinistra. Tutto questo a causa di Aser, alla quale, si erano accostati altri stupidi. Per vedere come sarebbe andata a finire la rissa tra il gorilla e le principesse, così si erano giustificati. E al posto di aiutarci a fermare King kong, si erano messi a cerchio a tifare. Insomma, uno show gratis con l'ingresso libero. Avevo schivato un paio di pugni nella mia direzione, sferrando una gomitata sotto il mento del gorilla, il quale imbestialito aveva cercato di radermi al suolo.
- Eh no! Così non è più divertente! Bisogna essere alla pari!-
Una chioma rossiccia emerse tra la folla, l'aria da emerito imbecile, di uno che si era appena svegliato nell'anno nuovo. Mi voltai guardandolo in cagnesco.
-Ha ragione! Servono altri due uomini!-
Un altro rincoglionito intervenne facendo eco alla protesta dell'altro. E poi si guardarono tra di loro, per vedere chi si sarebbe unito al gorilla. Ora dire che ero solo adirato era un'attenuazione.
-Ma che cazzo?! Sono seri?!-
Drake irruppe voltandosi verso di me. Alzai gli occhi al cielo non sapendo come rispondere.
-Ma che merda vi fumate?! Vi sembra un merdoso show di Wrestling?-Aser ribatté, perdendo la pazienza.
-Con chi pensi di star parlando principessa!-
Mi portai una mano sulla fronte esasperato.
Apposto, come fare andare tutto a puttane...
-Con te brutto cornuto!-
Come non detto.
Il tipo offeso si avventò su Aser, e presto altri due si unirono alla rissa. Mi scansai di lato, evitando una ginocchiata nello stomaco, le mani in posa da combattimento.
Perfetto. Ora potevamo seriamente andare a farci benedire.
🔸FOLLIES🔸
Hansel Jagger, fratello di Uriel Levain...
Mi appoggiai contro il marmo della vasca, immersa nell'acqua calda. I capelli insaponati come il resto del mio corpo. Totalmente sopraffatta dalla confessione di Uriel e dal peso di quella verità.
Dopo tutto quello che avevo fatto ad Hansel, dopo tutto quello che gli aveva fatto Uriel, come potevi dargli una notizia del genere? Come potevi dirgli che lo stesso uomo che lo aveva quasi fatto uccidere in un bordello, era lo stesso uomo che portava con sé il suo sangue?
-Fa quasi ridire...-
Uriel stava davanti allo specchio del bagno, intento ad allacciare la cravatta nera attorno al collo. Un ghigno sarcastico. Quasi divertito.
-Credo la mia esistenza faccia ridere...-
Potevo chiaramente vedere gli occhi spenti. Sadici. Privi e vuoti. E per un secondo, mi fece male guardarlo. Mi fece male guardare l'abisso nel suo cuore. Lo stesso vuoto che disfava la mia persona.
-Non dirglielo. Non dire che sono suo fratello. Almeno per ora-continuò lui.
Annuii lentamente. Lo sguardo perso tra le bolle di sapone. E chi voleva dirglielo?
-Bene, devo andare. I miei clienti mi aspettano-
Si voltò verso di me, gli occhi fermi sulla mia figura. Le labbra storte in un mezzo sorriso.
-Aurevoir, mon seul motif...- mi mandò un bacio con la mano, prima di sparire verso l'uscita.
Sospirai, chiudendo gli occhi, sprofondando oltre la coltre di schiuma, sotto la superficie. E per un attimo trattenni il respiro. Mi girava la testa, ovvero, mi sentivo vorticare, annaspare. Quasi come se mi mancasse l'aria. E non l'aria comune ma un ossigeno spirituale, intimo. Un ossigeno per l'anima.
-Signorina Clark! Signorina Clark!-
Venni trascinata al presente dai colpi dati alla porta. Strappata a forza dai miei demoni nella mente.
-Entra - ordinai infastidita. A momenti adirata.
Una cameriera entrò con il fiatone alle stelle. Era una donna mora di mezza età e di statura bassa. Una delle tante che si occupava della cucina principale.
-Che vuole?-chiesi acida. Abbastanza gelida da farla sussultare.
-Scusami signorina, è scoppiata una rissa nella zona militare! Gli ufficiali non ci sono e gli uomini sembrano impazziti!-
Mi alzai subito, avvolgendomi nell'enorme asciugamano bianco, imprecando sottovoce su quanto quei delinquenti potessero essere peggiori di un branco di facoceri. Nutrivo più rispetto per il gregge di pecore nella fattoria di Nairobi.
-Può andare-
Le feci un cenno con il capo, asciugandomi in fretta, per poi indossare una tuta. Lasciai cadere i capelli bagnati dietro la schiena, non avendo tempo per asciugarli.
E una volta vestita, scesi tutte le rampe di scale, verso i giardini che conducevano nell'altra zona delimitata.
-Voi due, venite con me!-
Due bodyguard in nero mi seguirono verso i bunker, armati di due pistole nella cintura dei pantaloni. Tutto fu esattamente come la descrizione della cameriera, ovvero, "Tutti contro tutti".
Alcuni nella foga del momento, si erano persino stracciati le divise, rimanendo a torso nudo. Sporchi di sangue e terriccio. Pieni di lividi e ferite. E in quella confusione, era impossibile distinguere gli innocenti da chi aveva dato inizio a quella zuffa.
Alzai la mano in un segno diretto, ordinando ai due uomini di dare fuoco. I due non persero tempo, sparando verso il cielo, con il tentativo di cessare la baldoria di quei uomini squilibrati.
I quattro spari riecheggiarono forti e nitidi, catturando la loro attenzione come antenne. I quali, non appena ci scorsero, si sistemarono subito in una fila retta. Avanzai con le guardie verso di loro, fissandoli uno ad uno.
-Siete vergognosi...-commentai, passeggiando davanti a loro.
-Fosse venuto Uriel al mio posto, sareste tutti morti...-
Molti deglutirono alle mie parole, nascondendo lo sguardo a terra.
-E questo lo sapete no? Quindi perché affrettare la vostra condanna?-
Mi sciolsi in un sorriso sadico, posando lo sguardo sui loro visi spauriti, agosciati dall'idea di morire. E poi, senza volerlo, cercai Castiel con gli occhi. La mia distrazione. Tremenda maledizione, venuta a divorarmi l'intestino; venuta a prosciugarmi il sangue e disintegrarmi le ossa.
Se ne stavi lì in piedi, tra due uomini. Il viso sporco di fango. Le labbra insanguinate. Diversi lividi sulle braccia e sul torace nudo. La salopette lasciata cadere contro i pantaloni.
Inclinai il capo, notando alcuni dettagli che non avevo notato prima, sino a quel momento. Il suo fisico appariva più tonico, pompato, rispetto a come me lo ricordavo. La pelle olivastra leggermente abbronzata. E per il fatto che non stesse portando le sue lenti a contatto ma mi stesse fissando attraverso i suoi maledetti occhi verdi.
Quei occhi così insidiosi e disarmanti. Abbastanza forti da farmi dimenticare la valigia di pensieri che mi portavo appresso.
E giuro che non mi piaceva come il mio corpo reagiva in sua presenza. Detestavo la confusione che faceva nascere tra me e le mie doppie personalità. Poiché con Castiel non capivo mai chi ero, e neppure cosa diventavo. Per come il mio bicchiere vuoto volesse appropriarsi di qualunque sorgente di vita scorresse dal suo cuore.
Perché se mi concedevo a Castiel, mi aprivo all'amore. E io odiavo il fatto di dover amare.
-Per punizione, non cenerete stasera. Anzi, vi saranno raddoppiate le ore di lavoro. Per tutto il mese di dicembre -affermai, presto travolta da un brusio di sussulti e proteste sussurrate.
-La prossima volta ci pensate due volte prima di fare cazzate-
Mi voltai verso le guardie con un cenno, congedandole, per poi fare un'ultima richiesta.
-Numero nove, è pregato di recarsi in infermeria questa sera, verso le nove. Sii puntuale- dissi, dandogli le spalle, pronta a lasciare quel luogo sconcertante.
-E se non volessi venire?-
All'obbiezione sfrontata di Castiel, seguì un altro brusio di voci sorprese.
Dopotutto, chi aveva mai osato parlare con tanta sfacciataggine?
Liberai un ghigno divertito, le mani incrociate dietro la schiena.
-Ti ci porterò con la forza. Vivo o morto-
Mi voltai in tempo per vedere il suo sguardo tramutarsi in un'espressione adirata. I pugni chiusi. Le vene pulsanti. Un sapore inebriante per il mio palato.
Era palese che volesse ricoprirmi d'insulti pesanti, che volesse farmela pagare a tutti i costi. E per un secondo, fui davvero tentata di provocarlo, giusto per sentire quali elogi mi avrebbe affibbiato. Tuttavia, il dessert era più buono se servito per ultimo.
-Mi raccomando Numero Nove, non farmi attendere...-
🔸🔸
___Spazio Autore
*Mon seul motif*: Mio unico movente.
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