Harmony
Capitolo V
"Amor che nella mente mi ragiona cominciò egli a dir si dolcemente che la dolcezza ancor dentro mi suona."
- Dante Alighieri
Potevo sentire il battito del mio cuore, il respiro corto. La sudorazione fredda e la voglia di sotterrarmi. E questo, per come il mio corpo reagiva alla sua voce.
Per come, instancabilmente cercasse un contatto. Un briciolo della sua pelle. Un frammento del suo profumo. Imprecai sottovoce, stringendo gli occhi per gli impulsi voluti e viscerali. Per la tremenda tentazione di mandare tutto all'aria e farla mia. Di nuovo e ancora. Senza alcuna restrizione. Tuttavia, non potevo. Cazzo, non potevo. E non dovevo.
Una frustrazione atroce, senza antecedenti e precedenti.
Ariana inclinò la testa di lato, fissandoci con aria torva. Dal momento, che nessuno di noi le stava dando una risposta concreta. Ero l'ultima persona che doveva permettersi di replicare, eppure presi io la parola.
-Volevo fumare e ho chiesto ai miei compagni di farmi compagnia-mentii, spudoratamente. Senza battere ciglio.
Lei portò gli occhi su di me, quegli abissi imperscrutabili. Quei pozzi senza fondo.
E con calma, alzò gli angoli della bocca. Un sorriso malizioso, se non maligno.
-Sei tu che detti le regole?- mi chiese, con lo scopo di prendersi gioco di me.
La guardai per qualche secondo, incatenato dalla potenza del suo sguardo.
Per il modo in cui ti studiava con una certa avidità. Un'esigenza famelica. E non potevo nemmeno distogliere l'attenzione.
-No, come puoi vedere, le ho appena infrante. Ma lascia che mi prenda carico delle loro colpe-
Ariana guardò il resto del gruppo per poi ordinarli di andarsene.
E questi se ne andarono senza farsi pregare due volte.
E ora, restavamo solo noi due come dal principio.
-Come hai richiesto, lavorerai il doppio di loro, fino a quando non estinguerai la tua e la loro punizione- disse fredda. Distaccata.
Il sorriso era sparito dalle sue labbra.
Annuii, grato al buio della notte che nascondeva i miei lineamenti, rendendoli meno visibili.
-Ora che sa dei miei motivi, posso chiederle dei suoi?-
Ariana fece qualche passo verso di me, sedendosi sulla panca. Lo sguardo perso nel vuoto.
-Ero a caccia-
La sua risposta fu netta e fluida.
Aggrottai la fronte, confuso.
A caccia? A mezzanotte?
-Ma lei non possiede nemmeno un fucile da caccia...- affermai perplesso.
Non era nemmeno vestita con gli abiti da cacciatore. E non si era portata nessun elemento che facesse pensare fosse andata nei boschi a cacciare.
Ariana sorrise di nuovo, maliziosamente.
Quasi divertita dalle mie parole.
-E chi ha detto che vado in cerca di animali?-
Sussultai appena, incontrando la sua luce sinistra. L'insistente bagliore funesto che dominava il suo volto.
-Se non caccia animali... Cosa cerca?-
Spostai lo sguardo lontano dai suoi occhi, mordendomi il labbro inferiore. Fingendo di non sapere la risposta.
Si alzò dalla panca, tornando a fissarmi dall'alto. Gli occhi inchiodati su di me. La bocca chiusa in una linea ferma.
Forse la mia domanda doveva averla turbata. Perché poi sembrò incupirsi.
-Le conviene tornare al suo dormitorio, se non vuole essere lei la preda-
Un tono improvvisamente ostile e minaccioso. Irriconoscibile.
Fece per darmi le spalle, ma la fermai.
-Aspetta...!-
Che merda stai combinando Castiel? Non dovresti esporti troppo!
Tirai un lungo respiro, valutando le parole della mia coscienza. In effetti, non mi stavo comportando da giovane astuto; bensì, da sciocco.
-No, non fa niente- scossi il capo, alzandomi dalla panca.
Ariana socchiuse gli occhi, insospettita.
L'espressione illeggibile. Come una parete bianca. E non riuscivo a capire a che cosa stesse pensando.
-A quale settore appartieni? E qual'é il tuo numero?-
Con mia sorpresa, allungò una mano, scostandomi i capelli dall'orecchio sinistro.
Il contatto della sua mano contro la mia pelle, mi fece leggermente trasalire. E non tanto per le mani fredde, ma perché volevo di più. Volevo sentire di più.
-Orecchino argentato...- sussurrò tra sé, gli occhi in un lento spostamento tra me e il piercing.
-Occupo il settore dodici, e il mio numero è il 9-
Spostò lo sguardo dall'orecchino, al tatuaggio sul mio braccio.
-Bene, numero nove. Le conviene sparire prima che cambi idea-
Mi allarmai, fissandola perplesso.
Ariana sfoderò un sorriso divertito. Gli occhi sadici. La mano di nuovo al suo fianco.
-Credimi, lei non vuole saperlo. E la pregherei di non insistere. Non voglio essere responsabile della sua curiosità-
E con questo, si allontanò, trascinandosi con sé l'ebbrezza invernale. L'abito chiaro, come una luce nella notte buia.
🔸FOLLIES 🔸
Mi feci strada nelle stanze di Uriel, superando le dieci guardie del corpo che stavano nei corridoi.
Le décolleté nere nella mano destra, i piedi nudi contro il lungo tappeto rosso. Odiavo mettere i tacchi se non per motivi validi. E se potevo, gli sfilavo appena possibile.
Buttai le scarpe nell'angolo della stanza, raccogliendo i lembi dell'abito nelle mani.
Senza alcuna fretta, salii le scale che precedevano la stanza principale, trovandovi un Uriel annoiato. Tormentato.
-Hai con te il ciondolo?-
Annuii, estraendo la collana nascosta nello spazio tra i seni.
-Esegui sempre, un lavoro perfetto. Meglio di tutti i miei impiegati-
Uriel sedeva su una poltrona rossa, davanti al fuoco scoppiettante nel camino.
Un bicchiere di vino raffinato nella mano.
Abbandonai la collana sul tavolo, andando a sedermi sulle sue gambe.
-E' stato difficile convincere Mr Skyler?-
Gli rubai la bevanda dalle mani, inumidendo le labbra.
-Se promettergli una notte selvaggia, basta a farmi dare un ciondolo... Allora credo sia stato facile-replicai.
Mr Skyler era un notevole funzionario del governo. Il quale mi aveva appena venduto il gioiello di famiglia in cambio di un incontro sotto le coperte. Convinto in cuor suo, che avrei seriamente acconsentito. Peccato, che anche gli uomini più potenti potevano essere così stupidi.
-Sei la mia truffatrice preferita-
Uriel mi toccò le gambe in gentili carezze. Il viso immerso nei miei capelli.
-La mia unica frode divina...-
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top