Weakness


Capitolo XXXIX

"Rinuncia al tuo potere di attrarmi ed io rinuncerò alla mia volontà di seguirti."

-(William Shakespeare)

🔽[2 Giorni dopo...]🔼

L'incessante ticchettio dell'orologio mi risuonava nella testa, assieme al rumore delle unghie spezzate contro la superficie della scrivania bianca.
Gli agenti non avevano fatto altro che cercare d'intimidirmi, mettermi paura. Avevano provato a minacciarmi e farmi del male; ma ciò era servito a poco.
Non era possibile piegare una pianta una volta che essa era diventata un albero.
-Dove nascondono il detective Castiel?!-
Credevano che fossi una complice, un'alleata di Uriel. Mi avevano subito incolpato di aver preso parte al sequestro.
-E come facevi a sapere che Uriel lo stava già aspettando in casa sua?-
Domande futili e a dir poco ridicole.
- Perché conosco Uriel.-
Risposi secca, alzando gli occhi al cielo.
Erano trascorsi due giorni e mezzo. E io ero ancora qui.
Avevo solamente l'onore di essere liberata la sera per andarmi a riposare per poi, la mattina seguente, essere riportata in caserma.
Pertanto, il tempo stava volando e Castiel era ancora disperso chissà dove.
L'ira e l'agitazione era tutto ciò che avevo provato in questi ultimi giorni. E questo, dal momento che avrei potuto essere là fuori a cercarlo, a vendicarmi di Uriel. Una vendetta divenuta ormai un cavernoso risentimento. Ma invece, ero stata rinchiusa come una delinquente nelle mani di questi stupidi, che non riuscivano a vedere il problema maggiore.

🔹HANSEL🔹

Le cose non stavano affatto andando bene.
Più che altro, non ero nemmeno riuscito ad avere una normale conversazione con Ariana.
Da quando l'avevano arrestata, era stato persino un problema vederla.
Il turno di sorveglianza era mio, e quindi questo voleva dire che forse stanotte le avrebbero permesso di stare a casa mia.
- Caffè?-
Alzai lo sguardo verso la così ormai voce famigliare.
Paris Smith stava lì in piedi. Una mano tesa verso la mia con la bevanda ancora fumante.
Un vestito lussureggiante che metteva in risalto il corpo florido e formoso.
I capelli lasciati sciolti dietro la schiena scoperta.
-Grazie- risposi, afferrando il bicchierino di plastica.
Lei rimase in piedi per qualche secondo in più, contemplandomi attraverso le sue lunghe ciglia.
Tra le mani smaltate teneva anch'essa un bicchiere di caffellatte.
- Si vede tanto che sono così stanco?-
Non mi meravigliavo di avere due borse sotto gli occhi; non quando mi spostavo da un posto all'altro per cercare indizi sul rapimento di Castiel. Per poi, tornare in caserma e svolgere altre lunghe mansioni.
Ero profondamente stanco e dormivo davvero poco ultimamente.
- Solo un pò...-
Si sedette sulla panca di fianco a me, sorseggiando il suo caffè in silenzio.
-Che ci fai qui?-
Mi passai una mano tra i capelli, lasciandomi andare contro lo schienale di legno.
Paris veniva qui ogni pomeriggio, assieme a suo padre il quale prendeva parte nell'interrogatorio di Ariana.
E poi veniva a cercarmi...
Mi inseguiva nello stesso modo in cui io bramavo Ariana.
Quasi come se non volesse perdermi di vista, nemmeno per un secondo.
- Cosa vorresti dire?-
Lei accigliò lo sguardo, l'aria interdetta impressa sul suo volto gentile.
Una beltà assai diversa da quella di Ariana.
Qui si parlava di un polo nord e un polo sud.
Di un corso d'acqua che non avrebbe mai incontrato l'Oceano. Un affluente che non si sarebbe mai congiunto con gli altri fiumi.
E mentre con Ariana parevo affogare nel turbine di un oceano impetuoso, con Paris sembrava invece navigare su un mare dopo la tempesta.
Erano completamente diverse.
- Io sono venuta qui con mio padre per...-
La interruppi, scuotendo il capo gentilmente.
- Non intendo quello... Perché sei qui con me?-
Paris avvampò improvvisamente, cercando di nascondere le guance scarlatte.
Sorrisi appena alla vista del suo volto imbarazzato
-Non vuoi che resti?-
Il viso ora leggermente imbronciato.
La testa china verso il suo caffè ormai tiepido.
- Non ho detto questo- replicai, buttando il bicchiere vuoto nel cestino accanto a noi.
- Allora perché me lo chiedi?-
La sua domanda audace e colma di curiosità.
Mi sedetti di nuovo, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni.
- Perché pare che tu voglia qualcosa da me...-
Le sue labbra rosse si schiusero per lo stupore.
E ancora una volta le sue guance parvero prendere colore. Mi sporsi verso di lei, infilando le dita tra le sue ciocche bionde.
Vicino al suo corpo irrigidito e teso. Allarmato e caldo.
- E se ti dicessi che mi piace la tua compagnia? La tua persona?- ribatté lei, il tono assorto e basso.
Con mia sorpresa avvicinò la sua faccia alla mia. La sua fronte sulla mia, il naso contro il mio.
- E cosa ti fa pensare che io sia un rifugio sicuro? Un'isola incantata nella quale approdare la tua barca?-
Il suo respiro incalzante contro la pelle, miscelato con l'aria che usciva dai miei polmoni.
- Mio caro Hansel, pensi che non abbia visto il cartello di pericolo su quell'isola? Ho scelto io di approdare...-
Socchiusi gli occhi, incerto.
Nella mia mente, ancora convinto che lei si dovesse allontanare dall'uomo che ero.
- Sei ancora in tempo per fuggire- insistetti, con lieve arroganza.
Ritirai la mano dai suoi capelli con l'intenzione di allontanarla, tuttavia, lei fu più veloce di me, intrecciando le sue dita nelle mie.
- Ma io non voglio farlo... E che il cielo mi perdoni ma, non penso di averlo mai voluto fare.-
Avvicinò le sue labbra, premendole cautamente sopra le mie. Aspettando il mio permesso per poter entrare. Per poter oltrepassare la porta che per ora solo Ariana era stata in grado di aprire.
E per quanto volessi mettere da parte ogni cosa e seguire il mio istinto dovetti invece dissentire.
Arretrai poggiando lo sguardo da un'altra parte.
Lontano dal peso dei suoi occhi brillanti.
Perché io amavo Ariana come le stelle al fianco della luna.
E quello non lo potevo smentire, sebbene, sembrava che una minuscola particella del mio cuore stesse invece gravitando verso Paris Smith.
E ciò era per me impossibile...
Ovvero, era possibile amare due persone allo stesso momento?
Potevo io permettere a un'altra persona di entrare dentro il mio universo?
- Hansel...?-
Paris tentò di avvicinarsi ancora, una mano sotto la mia mandibola, trascinando di nuovo la mia attenzione verso di lei.
- Non ti voglio forzare a scegliermi adesso... Insomma... Sono consapevole che per ora il tuo cuore appartiene a un'altra donna-
Gli occhi verdi spruzzavano sincerità e comprensione da ogni angolo.
- Hansel Io... -
Restai in silenzio, aspettando che parlasse.
Scombussolato dalle nuove emozioni che stavano sorgendo dentro di me.
- Io voglio aspettarti.
Prendi tutto il tempo che vuoi ma non respingermi...-

[ NEL FRATTEMPO]◾

Il gelo attraversava il mio corpo nello stesso modo in cui l'ossigeno entrava e usciva dalle mie vie respiratorie.
Stavo disteso sul pavimento di pietra, sdraiato sul fianco. Gli occhi chiusi e stanchi. Lo stomaco vuoto e la gola secca.
Uriel era entrato questa mattina in tutta la sua gloria turbolenta.
Lo sguardo sprezzante, accompagnato da un sorriso malizioso.
La postura spavalda e sicura. Il passo frettoloso e impaziente.
E con una sola occhiata nella mia direzione, era riuscito a comprendere ogni cosa di me: il legame che mi teneva stretto alla enigmatica personalità di Ariana. Il fascino che sorgeva attorno all'ombra che l'avvolgeva.
Dopodiché, i suoi uomini ci avevano portato in un'altra dimora lontana dal tunnel oscurato.
In un magazzino agli estremi della città di Seattle, di fianco alla casa di Uriel.
In tutto questo, l'unica cosa positiva fu la concessione che ci diedero per poterci usare del bagno e della cucina. Dove alcune donne della servitù ci erano venute in soccorso.
Tuttavia ora invece, stavo isolato in una stanza illuminata.
Fredda, come se i raggi del sole non l'avessero mai attraversata.
- Buon pomeriggio bello-
Strinsi i pugni alla sua voce pungente, irrigidendomi sul posto.
Vi era qualcosa di lui che mi metteva i brividi. Una parte di lui che pareva essere tossica e pericolosa.
Ascoltai i rumori dei suoi passi avviarsi verso di me, e fermarsi a qualche centimetro dal mio corpo disteso.
- Neanche mi saluti?-
Digrignai i denti aprendo lentamente gli occhi alla sua figura alta.
Lui si sedette di fianco a me, mettendosi a gambe incrociate. Le mani ornate da una fascia di anelli dorati e argentei.
Seguii i suoi movimenti fino agli occhi scuri ripieni di oscurità. Ottenebrati dai firmamenti più neri che avessi mai visto.
- Non sai da quanto tempo aspetto d'incontrarti Castiel-
Il mio nome rotolò dalla sua bocca così freddamente da sembrare un insulto.
Non riuscivo ancora a capacitarmi di come un uomo del genere fosse un tempo stato il migliore amico di Ariana. O forse anche di più.
Un demone nelle vesti di un uomo...

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