Shadow
Capitolo XXXV
"La memoria è una maledizione, si, ma anche il dono più sublime.
Perché se perdi la memoria, perdi tutto."
(da "Il Vampiro Marius"- Annie Rice)
[Amsterdam, Hotel De Looier, Paesi Bassi]
Il sangue di lei sporcava i vestiti di lui.
Imbrattava il suo torace, in piccole macchie di sangue sparse qua e là.
La sua massa corporea schiacciava sotto di essa quella minuta di lei.
Quasi come se lei fosse un suo oggetto, una sua proprietà. Come se lui fosse l'erba che rivestiva la terra.
Le stelle che componevano il firmamento.
Non vi era niente di normale, nulla di sobrio.
Perché quando Uriel disonorava Anastasia, era come andare in guerra.
Le pallottole dovevano arrivare e il male doveva farsi sentire.
- Brava bimba... -
La sua bocca vicino al suo orecchio, in lenti sussurri sensuali.
Mentre si faceva strada dentro di lei.
La ferocia nei gesti, nei movimenti, nella maniera in cui le sue mani graffiavano la sua pelle. E le unghie incidevano la sua carne.
Anastasia a stento riusciva a parlare, investita dal dolore, e dalla foga che aveva lui di spingersi dentro la sua intimità.
Il sangue dovuto alla violenza fisica esercitata sul suo corpo. All'abuso sconsiderato di poche ore fa, nel quale lui aveva pensato bene di violentarla senza pietà.
E di nuovo, con Uriel era come andare in guerra.
Le pallottole dovevano trapassare e il sangue fuoriuscire.
[_____ fine flashback]
- Ariana...?-
Rinvenni dal mio flashback, incontrando due famigliari occhi verdi.
Riconoscendo il dolce profumo di Castiel: una vergine innocenza, un essere dal cuore troppo genuino. Non imbrattato di nero. Non sporco di veleno.
Non interamente corrotto.
Castiel sapeva di fresco, nuovo, di qualcosa ancora non violato.
Avvolto da un'aroma di muschio e vaniglia. Una fragranza effervescente e penetrante.
- Per te solo Follies...-
Risposi, arrestandomi immediatamente, frenandomi dal frenetico desiderio di disonorarlo.
Di spezzarlo come si spezzava un ramoscello.
Un broncio parve comparire sulle sue labbra cedevoli e morbide.
-Non capisco... Perché Hansel può chiamarti come vuole?-
Spostai gli occhi sull'ampia finestra davanti a me, che dava spettacolo sul verde e sulla fattoria.
Ero seduta al buio su una vecchia poltrona a dondolo, accompagnata soltanto dalle poche candele accese in giro per il soggiorno.
-Okay va bene, non faccio domande-
Castiel farfugliò qualcos'altro sotto i baffi, invertendo i suoi passi verso le scale.
- Vieni qui-
Osservando il suo riflesso dalla finestra, aspettai che tornasse verso di me.
-Tu non sei Hansel- esordii con tono carezzevole.
- Hansel mi chiamava Anastasia sin dal principio. Lui mi ha conosciuta quando ancora amavo portare quel nome. Mentre tu mi conosci ora-
Castiel infilò le mani nelle tasche dei pantaloni, abbassando lo sguardo verso il pavimento.
-Okay, come vuoi tu-
Le sue labbra ancora curvate in una smorfia imbronciata.
Piegai la testa di lato, osservando la sua figura, aspettando con pazienza che chiedesse quello per cui era venuto a cercarmi.
Fuori era notte fonda e Hansel era stranamente andato a dormire prima. Diceva di sentirsi stanco, sebbene, fossi consapevole della sua ira. Alterato dalla mia confessione, dal fatto che Uriel volesse il suo sangue.
- Follies... C'è un qualche modo per evitare che questo Uriel arrivi a Hansel?-
Scossi la testa piano, distendendo le braccia sui braccioli della poltrona.
- E' un bene che voglia Hansel, è peggio se volesse te. Hansel al contrario, è astuto in queste situazioni. Furbo e audace-
I suoi occhi si incupirono e la sua espressione sembrò offesa.
- Castiel non ti devi offendere. Tu non reggeresti quel tipo di agonia, perché non ne sei abituato.-
La mia frase apparve offenderlo ancora di più.
Portai una mano sotto il mento per sorreggere la testa, focalizzando la mia totale attenzione sull'uomo di bell'aspetto accanto a me.
Sulle sue espressioni turbate e frustrate.
Confuse e perplesse.
- A cosa stai pensando?-
Si morse il labbro inferiore, corrugando la fronte. Lo sguardo tormentato e fermo sul bagliore delle candele.
- Quel Uriel... Ha qualcosa a che fare con il tuo trauma giusto? Con quello che non ricordi, non è vero?-
Socchiusi gli occhi, ponderando le sue parole. Infastidita dal blocco nella mia mente. Un muro che si innalzava fra me e la mia memoria.
Mi alzai dalla poltrona incrociando le braccia sul petto, appoggiandomi sul muro con il peso della spalla.
E poi tornai a fissare Castiel, il quale mi guardava avvilito, nella speranza di poter capire su cosa stessi riflettendo.
- Può darsi... Eppure perché ho la sensazione che stai per dire una cazzata?-
Lui esitò per qualche secondo, spostando lo sguardo da un'altra parte.
Un atto che faceva quando sapeva che lo avevo colto nel sacco.
- Ho pensato... Che questo Uriel potrebbe essere la soluzione alle nostre domande, potremmo interrogarlo e farci dire tutta la verità!- esclamò lui, trascinando una mano sotto il mento. Con aria decisa e interrogativa.
- E come pensi di catturarlo?- sibilai a denti stretti.
Castiel fu distratto dalla mia ostilità, interrompendo il suo visibile monologo interiore.
- Ti ho fatto di nuovo arrabbiare?-
Scossi il capo impaziente.
- Continua la tua teoria.-
Si portò una mano tra i capelli con fare nervoso. Tentennò sulle sue parole prima di continuare.
- Dato che Hansel è molto intelligente, deve rimanere al tuo fianco. E chiamare la polizia, io farò da esca...-
- Spero che tu stia scherzando Castiel-
Il furore cresceva dentro di me a una velocità assurda. E a malapena riuscivo a trattenerlo.
Il mio corpo era tremante di rabbia e i nervi pronti a esplodere.
🔹Castiel🔹
Il suo sguardo era vibrante e pieno di disprezzo. Inebriata da un'intensità solcante.
-Perché sei così arrabbiata? E' un'idea che potrebbe funzionare...-
- No!- replicò in tono secco, tagliente.
La sua rabbia mi convinse che c'era puzza di bruciato e forse stava cercando di evitare qualcosa.
- Perché? Non ti fidi di me?-
Si strinse nelle spalle, gli occhi duri e brillanti.
- Castiel non è solo quello. Secondo te perché vuole Hansel?-
Mi sedetti sulla prima sedia che trovai nelle vicinanze, liberando un sospiro nel processo di sedermi.
-Perché forse lo odia?-
Ariana fece un mezzo sorriso, sciogliendo le braccia conserte.
- Non esattamente.-
Per un qualche attimo parve stanca e sfinita, come se volesse riposarsi e non alzarsi più.
-Lo fa per ferire me, lui pensa di annientarmi facendo del male a Hansel. Solo che conosco le potenzialità di Hansel e so che potrebbe sfuggire ma tu... -
Si fermò e fece una breve pausa.
Una strana amarezza occupava il suo sguardo pensante.
- Tu no Castiel, e io forse morirei nel tentativo di salvarti-
Sgranai gli occhi alle sue parole.
Che cosa voleva dire?
Ariana colse la confusione nei miei occhi, arrabbiandosi in un lampo.
E non riuscivo a comprenderne il perché.
- Oh uomo imprudente e stolto! Non capisci che non sopporterei l'idea di te nelle sue mani? Tu credi forse che starò ferma a guardare quando lui ti farà ogni tipo di male?-
Sussultai leggermente. Colpito da un senso di piacere nel petto e di paura nello stomaco.
Piacere perché Ariana stava dicendo che finalmente, forse le importava qualcosa di me. Paura, perché non volevo sapere quali erano le torture che avevano conosciuto Hansel e Ariana.
E né volevo essere il prossimo.
- Castiel, se tu fai da esca, la polizia non sarà veloce abbastanza e lui ti prenderà come ostaggio. E peggio, se scopre che sei la mia vittima-
Era sincera quando parlava e molto diretta. Né si vergognava di dire quello che pensava.
-Non sono la vittima di nessuno, nemmeno tua-
Se prima era arrabbiata, ora sembrava pericolosamente divertita.
Assurdi erano i suoi stati umorali: un momento era infuriata e un secondo dopo maliziosa.
-Ah sì?-
Sorrise di nuovo. Un sorriso assai disarmante.
Sublime e luminoso.
Doveva sorridere spesso. Volevo vederla sorridere spesso.
-Se pensi che starò qui ha discutere su questo, ti sbagli-
Mi sorpassò, dirigendosi verso le scale.
Un sorriso furbesco sulla bocca e lo sguardo disonesto.
-Dove vai?-
La mia domanda parve precipitosa e irrequieta.
E questo perché avevo creduto di rimanere a dialogare con lei allungo.
Pensavo, che si sarebbe aperta e avrebbe rivelato segreti criptici con me.
Parlare con Ariana stava diventando un vizio, un abitudine, qualcosa che ultimamente mi rendeva... Felice? Insomma, vivere sotto lo stesso tetto e vederla ogni giorno, era quasi un sogno.
Non riuscivo a smettere di cercare la sua compagnia, la sua presenza, di sentire cosa avesse da dire.
-A dormire cherì-
Fece scivolare il braccio lungo il corrimano, salendo alcuni gradini.
-Dovresti dormire anche tu...-
Per un istante nel suo volto perfetto vidi un'intensa vulnerabilità.
Un'inspiegabile frustrazione nelle sue orbe scure.
Mi osservò per qualche minuto dall'alto delle scale, per poi proseguire la sua ascesa ai piani alti.
-Buona notte Ariana...- sussurrai all'ultimo secondo, quando ormai la sua figura era sparita dalla mia visuale.
Avrei voluto che restasse...
Rilasciai un sospiro di delusione, alzandomi per spegnere le candele. Le quali erano sparse per le basse mensole del salotto.
E fu proprio mentre stavo per voltarmi, che notai una sagoma fuori dalla finestra. L'ombra di un uomo intento a osservarmi in lontananza.
Gli occhi neri come la pece, quasi come se il sole non fosse mai tramontato da quelle parti.
Due grandi occhi sprezzanti e pervasi da una luce malata.
Una forte scarica di terrore mi percosse tutto il corpo, rischiando di farmi sobbalzare per lo spavento.
Mi girai dall'altra parte, con l'intento di calmare il mio cuore galoppante. I denti contro le labbra per prevenire qualsiasi urlo nel cuore della notte.
Cazzo!
Avevo seriamente perso quattro anni di vita.
Contai fino a dieci, prima di trascinare lo sguardo di nuovo verso la finestra.
L'ombra dell'uomo era sparita come era apparsa.
E per un attimo credetti di essermelo immaginato.
Era forse Uriel o l'uomo che ci aveva inseguito quella notte?
[Giorno seguente]
Non fui in grado di dormire quella notte. Continuavo a sognare due occhi intenti a bucarmi la schiena.
Neppure le sigarette mi avevano aiutato, ed ero rimasto con gli occhi aperti e vigili gran parte del tempo.
In totale: avevo dormito solo tre ore consecutive.
Passai una mano sulla fronte, svegliato dalla luce del sole filtrata attraverso le tapparelle.
Dischiudendo gli occhi ai raggi fastidiosi, proiettati sulla mia faccia.
-Hai dormito bene?-
Sobbalzai, rischiando di cadere dall'altra parte del letto con tutte le lenzuola.
Ariana stava lì sul letto, intenta a guardarmi con aria tesa e turbata.
La testa sorretta dal braccio.
-'Fanculo Ariana! Diamine! Non puoi fare così!-
Sentivo il cuore battere contro la gabbia toracica con parecchia energia.
Rimasi un attimo in silenzio, contando per la seconda volta fino a dieci. E poi
mi risistemai all'interno delle coperte.
-Parlavi nel sonno e sembravi scosso-
Ignorò le mie imprecazioni, porgendo la sua affermazione con tanta impazienza.
-E come fai a sapere che parlo nel sonno?- Mi accigliai, mettendomi a sedere. Le braccia incrociate sul petto nudo.
L'irritazione ancora dipinta sulla mia faccia.
-Ho sentito qualcosa in giardino, ieri notte, e anche Hansel. Stiamo facendo le valigie-
Lo stava facendo involontariamente o stava ignorando tutte le mie domande?
-Lasciamo la Francia tra poche ore- continuò lei. I suoi pozzi neri indirizzati sulle mie mani e sul mio corpo.
-Oh signore...-
Mi lasciai cadere di nuovo contro i cuscini, colpito da un leggero capogiro.
Non era una bella cosa alzarsi con l'ansia e lo stress nello stomaco.
Ariana non demorse, oscurando la mia vista con il suo viso.
Lo sguardo curioso puntato nei miei occhi.
- Perché hai reagito in quel modo?-
Deglutii a fatica, sentendo che mi si stava spezzando la voce. E fui costretto a deglutire di nuovo.
-Che cosa...? Come cavolo vuoi che reagisca! Mi hai spaventato!-
Lei scosse la testa. La consueta espressione di frustrazione negli occhi, più evidente del normale.
-Castiel avevi paura. Come se avessi visto qualcosa...?-
Mi scrutò di nuovo e lo fece con più insistenza.
-Non so di cosa tu stia parlando. Ho dormito come un sasso- mentii, distogliendo lo sguardo.
Non volevo addossarli con altri problemi. Già Hansel sembrava piuttosto taciturno e meditabondo. Mentre Ariana stanca e agitata.
Lei sospirò, contraendo la mascella e stringendo i denti di conseguenza. Era di nuovo furiosa.
-Non mentirmi Castiel- il tono quasi minaccioso e acido.
- Pensa quello che vuoi, io non ho visto niente- ribattei con aria di sfida.
Proprio in quel momento Hansel fece la sua entrata teatrale spalancando la porta della mia stanza.
-Per quanto mi duole interrompere le vostre interazioni mattutine, e premetto che non è vero, vorrei ricordarvi che l'aereo non aspetta di certo i comodi di Anastasia Stuart e Castiel smith-
La sua voce incalzante e spiritosa.
Ariana alzò gli occhi al cielo, scostandosi dal letto.
-In quanto a te Castiel, spero che tu voglia fare le valigie! Sempre che tu non voglia uscire svestito!-
Lo fulminai con lo sguardo cominciando ad alzarmi dal letto.
-Oppure preferisci rimanere con la signorina Vincént... Sai, ci sa fare a letto!-
Sussurrò le ultime parole, gli angoli della bocca innalzati in un sorriso beffardo.
Oh Dio... Possibile che era sempre in vena di dire cretinate?
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