Role

Capitolo LIII

"Ho scavato due tombe per noi, mia cara. E non posso fingere di essere stato perfetto, lasciandoti nella paura.
Oh che mondo, le cose che sento,
Se potessi agire sulla mia vendetta, allora, oh, lo farei?"

-Revenge, (XXXTENTACION)

[Alcune Ore Prima- Ospedale Contea King] /Pomeriggio/

-Perché compiere un gesto così sconsiderato?-
Uriel passò oltre la soglia, superandomi e raggiungendo la piccola finestra. Una apertura alla destra del letto su cui giacevo.
Le mani inabissate nelle tasche dei pantaloni eleganti.
-Perché Anastasia? Cosa ti ha spinto a essere così maldestra?-
Lo sdegno si percepiva nel fondo della sua gola, e così anche la mandibola serrata. Le vene verdastre sul collo, in tensione, come tatuaggi in rilievo sulla carne.
Il nero negli occhi. La luna sulla pelle.
Un individuo dalla carnagione chiara come la neve. Tanto da risaltare le iridi dal colore così intenso e profondo.
Potevo sentire la sua rabbia galleggiare sotto le mie narici come un profumo.
Perché in effetti Uriel, portava un odore inconfondibile con sé. Astratto.
E allo stesso tempo concreto.
Un'effervescenza che non poteva toccare chiunque ma solo pochi.
Sospirai, spostando lo sguardo sulle mie mani abbandonate.
Lasciate composte sul mio grembo.
-Sei qui per sgridarmi?-domandai, con leggera curiosità.
Per nulla sorpresa di trovarlo là, nella stanza dell'ospedale. E per come fosse facilmente riuscito a sorpassare l'intero corpo medico e la sicurezza, senza tanti problemi.
Uriel sorrise incrociando le braccia sul petto, la schiena addossata contro la parete giallo-canarino.
-Parli come se non ti avessi mai sgridato…-
Fece una pausa, Inclinando la testa di lato.
-Come se rimproverarti servisse a qualcosa...-
L'espressione pensierosa e calcolata.
I capelli neri tirati indietro con del gel lucente.Tranne qualche ciuffo ribelle sulla fronte.
-Non mi daresti ascolto nemmeno sotto tortura. Quindi è futile farlo-
Si raddrizzò venendo a passo lento nella mia direzione. Le mani di nuovo all'interno delle tasche dei pantaloni.
-Che cosa vuoi Uriel?-
Andai dritto al punto, infastidita dal largo giro di parole. Pertanto, dal momento che Hansel era sparito. E il tempo non era dalla mia parte.
-Sai bene cosa voglio mia cara…-
Infilò una mano tra i miei capelli, affondando le dita nella mia chioma.
-Tu sai bene cosa voglio Anastasia!-
Un ringhio sommesso abbandonò le sue labbra rosee, le parole pressate sotto i denti. Il gelo, parte integrante della sua voce.
E con un gesto rapido mi tirò i capelli esponendo il mio volto verso l'alto. A pochi centimetri dal suo viso chinato su di me.
-Sono solo curioso del perché ti lasceresti pugnalare per un essere infimo come quello! Tu! Che non ti sei mai fatta sorprendere di spalle…-
Fissai la mia attenzione nei suoi occhi. Con lo scopo di leggervi qualcosa, di cogliere almeno una sottile traccia del ragazzo che era stato al collegio.
Tuttavia non vi era più nulla di sano, di umano. Solo gelosia, rancore e vendetta.

Quale tunnel senza via d'uscita…? Quale peccato senza ravvedimento…

Alzai un braccio liberando i miei capelli dalla sua presa, e poi portai entrambi le mani sulle sue guance. E così rimasi per qualche minuto.
Immobile, a studiare un personaggio misterioso. Oscuro e crudele come lui. Come me. I suoi occhi altrettanto, restarono nei miei. Senza battere ciglio.
Senza alcun ombra di esitazione.
Follies esplodeva, impazziva dal bisogno lacerante di prendere possesso di tutta la mia mente. Un'esigenza frustrante di schiacciare Castiel, Hansel sotto i suoi piedi; di rimuoverli dall'intera mia esistenza.
D'impluso, in preda a una necessità carnale premetti le mie labbra sulle sue.
Uriel ricambiò subito, investendomi con prepotenza, aprendo la mia bocca con la sua. Un atto di follia che trasformò quell'innocuo bacio in uno violento e sanguinante. Una foga nel suo animo.
Una sete incessante.
I suoi denti scalfirono la superficie delle mie labbra e poi la lingua. Le unghie infilzate ai lati del mio viso.
Un bacio divoratore e consumante.
Di quelli che davo a Castiel, con lo stesso desiderio di privarlo dell'aria, dell'ossigeno e di tutto quello che avrebbe potuto farlo respirare. Poiché vi era una perversa e appagante sensazione nel sapere che la tua vittima non poteva sussistere senza di te.
Io ero aria. Io ero quello che respirava. E nella stessa identica maniera Follies era prigioniera di Uriel.
Nonostante ciò, la minuscola parte razionale di me cercava in tutti i modi di resistergli, di combattere contro tutta la potenza opprimente che minacciava di farmi soccombere.
-Dov'è Hansel? Dove lo hai portato?-
Mi staccai con uno strattone, riportando lo sguardo nei suoi occhi spruzzati di bramosia. Lussuria e piacere.
-Perché interromperci ora?-
I nostri respiri affannosi. Il fiato corto.
Scossi leggermente il capo, cercando di mettere insieme le parole.
-E tu perché persisti a toccare ciò che è mio?- chiesi, allontanandomi dalla sua figura; creando spazio tra i nostri corpi accaldati.
Uriel si ricompose, tornando a contemplarmi dall'alto.
-Anastasia dovresti sapere che io non ho nulla contro di loro. Puoi avere tutte le vittime che vuoi e fare di loro tutto ciò che vuoi...-
Le dita occupate a giocherellare con la fascia di anelli sulla sua mano sinistra.
-Il mio problema nasce quando tu poni questi ultimi al di sopra di me.-
Uriel alzò lo sguardo guardando l'orologio appeso sul muro della stanza.
Pareva pronto a congedarsi.
-Se vuoi tanto sapere dove si trova Hansel…- riportò lo sguardo su di me.

- "Cerca dove non batte il sole.
Quando la terra non tocca le nuvole.
In un luogo senza regole.
Dove il cuore dell'uomo è inevitabilmente debole".-

Mi sorrise sdegnosamente, fiero di sé, lasciando la stanza come la nebbia.
La quale non sapevi da dove veniva e neppure dove si ritirava.

[  PRESENTE ]

🔹CASTIEL🔹

Portai lo sguardo verso il finestrino del taxi, guardando le strade immerse nel buio della notte.
Il corpo silenzioso di lei accanto al mio.
Potevo sentirne il calore, la tensione, mescolata alla confusione.
-Ari diamine! Dimmi cosa sta succedendo? E perché siamo su un taxi?-
Non osò voltarsi e come previsto, mi ignorò restando ferma con lo sguardo.
E così partirono altri cinque minuti di puro silenzio. Se non il rumore del motore e della radio accesa.
Cosa poteva essere successo? E quanto grave poteva essere la situazione?
Prima Ariana mi aveva chiesto se avevo notato qualcosa di strano durante la cerimonia. Sembrava volermi dire qualcosa. O meglio pareva come se volesse che capissi qualcosa.
Socchiusi gli occhi, concentrandomi sugli ultimi eventi della cerimonia fino al momento dell'ambulanza.

Le persone erano difatti state il primo sospetto a cui avevo assistito.
Per come in modo ambiguo mi avevano ignorato per tutto il tempo. Mi era quasi sembrato di essere in un teatrino dove tutti avevano un ruolo ben preciso, eccetto me.
E forse era tutta una messa in scena.
Mi illuminai voltando lo sguardo verso di lei, la quale mi stava già osservando con discreta attenzione.
-Era una trappola per Hansel vero?-
Mi morsi il labbro, ricorrendo con la mente allo scontro con Uriel. Quando mi aveva sottolineato di voler rapire anche lui.

Oddio…
Parlava seriamente allora…

-Ci arrivi solo adesso?- il tono di lei per niente simpatico.
Aggrottai la fronte squadrandola con una certa irritazione.
-Smettila subito...- inveii sfidando le sue orbe scure. La luce sinistra che talvolta si muoveva nei suoi occhi virili.
A volte stentavo a capire se volesse aiutarmi o denigrarmi totalmente.
-Perché devi fare così? Ti ho soltanto chiesto di dirmi cos'è successo?-
Mi accigliai, aspettando una risposta con acerrima impazienza. Una risposta che lei decise di non condividere.
Ariana era di nuovo arrabbiata per qualcosa che sicuramente non sapevo. E che certamente non mi avrebbe detto.

Una volta a destinazione, mi fece scendere davanti a un hotel, fuori città.
Evitai di fare domande, dal momento che aveva personalmente stabilito di tenermi sulle spine.
Eppure, la frustrazione, unita al suo silenzio soffocante, minacciava di farmi sbroccare.
Entrammo nella struttura a quattro stelle, oltrepassando il bancone. Evitando lo staff cordiale che tentava di rifilare un sorriso nella nostra direzione.
Ero troppo distratto e tormentato per ricambiare, mentre Ariana, troppo adirata per degnarli della sua attenzione.

La seguii su per le scale fino alla stanza che aveva prenotato.
Di tanto in tanto, si scopriva a sbirciare nella mia direzione; limitandosi a qualche rapida occhiata in tralice, da sotto le lunghe ciglia scure. E poi come niente riprendeva a ignorarmi.
A punirmi per qualcosa che non comprendevo.
Inserì la tessera nella serratura con un click, aprendo la porta a una stanza modesta ed elegante.
E fu una tale sorpresa per me, trovare mia sorella in piedi, davanti a noi.
-Paris…?-
-Castiel?!-
Sgranai gli occhi scioccato. E lei fece altrettanto. Sorpresa e felice di vedermi vivo e vegeto. E senza alcuna restrizione mi corse in contro abbracciandomi in una stretta asfissiante.
Tutto sotto lo sguardo tedioso di lei, la quale ci riservò un'espressione impenetrabile, per poi sparire nell'altra stanza accanto.

🔹🔹
"In un luogo senza regole.
Dove il cuore dell'uomo è inevitabilmente debole".

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