Masterpiece
Capitolo XII
"Come caratteristica del vostro cuore perverso che desidera solo ciò che accade essere fuori portata."
― Pierre Choderlos de Laclos, Les Liaisons dangereuses
Fissai lo sguardo sulla manetta attorno al polso di Ariana, legata come una delinquente contro il piede del letto. E nello stesso modo ero stato legato con entrambi i polsi dietro la schiena.
-Hansel per favore, smettila con questa cretinata!-
Mi aveva minacciato di spifferare tutto non solo a lavoro, ma di renderlo uno scandalo pubblico su tutti i giornali.
"Il detective Smith accusato di avere relazioni illecite con la folle paziente di Megan Hospital".
Hansel sfoggiò un sorriso provocante e sarcastico.
-Cretinata? Definisci cretinata- replicò, incrociando le braccia sul petto, accavallando le gambe con aria troppo autoritaria.
Fastidiosamente superiore.
Ariana al contrario di me, era invece immersa in un silenzio soffocante. Lo sguardo impassibile e indecifrabile, proiettato sulla figura dominante di Hansel. Occhi dischiusi e calcolati.
Lontani e gelidi.
-Dicci Follies, che tipo di relazione possiede con il detective Smith?- Squadrai il mio stronzo collega, notando solo in quel momento, gli occhi posseduti da una strana luce vendicativa.
Che costui fosse assettato di
vendetta...?
Riportai di nuovo la mia attenzione sulla figura di Ariana. Sorpreso di vedere simile astiosità nei suoi occhi.
Cosa mi stavo perdendo...?
-Normale- rispose Ariana, con tutta la sua attenzione su di lui.
-Normale? Hai fegato per dire cazzate!-
Hansel strinse i denti rivelando occhi brillanti di odio.
- Non eri poco fa avvinghiata al suo corpo? Non vi stavate forse professando amore eterno?- ci schernì lui, ridendo con disinvolto piacere.
Un Ironico e sarcastico piacere.
Abbastanza da farmi scattare i nervi come l'interruttore della luce.
- Quindi ci stavi spiando!-
Intervenni alquanto consumato dall'irritazione.
- Certo che vi stavo spiando, mi credi stupido Smith? Pensavi che io non sapessi cosa si stesse muovendo fra di voi?-
I suoi occhi parvero felini, In agguato come un predatore feroce.
Ariana rispose al suo temperamento con aria non curante.
- Non ho mai visto tanto spirito infantile in un solo uomo- esordì in tono carezzevole. Sotto la carezza un profondo sarcasmo.
Hansel balzò in piedi, raggiungendola in ampie falcate mosse dall'ira.
- Ah si!? Sono io quello infantile Follies?O forse colei che tutt'ora osa fingersi folle e malata!-
Che voleva dire con quelle parole...?
- Voi due già vi conoscete?-
I miei occhi allarmati e turbati. Entrambi si voltarono verso di me, per un attimo complici e colpevoli di un reato che io non conoscevo.
- Ah! Qualcuno ha finalmente aperto gli occhi!- esclamò lui, con fare strafottente.
La sua risposta mi obbligò a dimenare i polsi legati nella fasulla speranza di poterlo colpire in faccia.
-Stai giocando anche con lui? E' un altro martire Follies?-
Hansel mi sorprese serrandomi la mascella nella sua morsa; riuscendo a destarla dalla sua irremovibile posizione, obbligandola a saettare gli occhi sulla mano ferma sotto la mia mandibola.
Gli occhi virili di Ariana incontrarono i miei perplessi.
Non riuscivo a capire cosa stesse pensando, Ariana appariva lontana come un antico manoscritto sigillato.
- Rispondi! Non è anche lui un'altra vittima che vuoi privare di ogni cosa? Un altro che vuoi totalmente dissipare?-
Hansel mantenne lo sguardo su di lei, stringendomi il mento con più forza.
- Sì, voglio completamente dilavarlo e logorarlo, hai forse qualche problema?-
Si sciolse in un sorriso misurato.
Quel genere di sorriso domato nell'apparenza ma spietato nel profondo.
-E dato che è il mio prossimo martire, ti pregherei di non imbrattare la mia vittima prediletta con mani sudice- il suo commento asciutto e risoluto.
- Ah davvero? E che ne dici se rovinassi la tua vittima ancor prima che tu possa appropriartene? Che ne pensi se te la sottrassi ancor prima che tu possa farne un supplizio?-
Non riuscivo a intenderli, non comprendevo di cosa stessero parlando.
- Ti rovinerò ancor prima che tu possa solamente rovinarla- asserì Ariana, sfilando una serie di denti bianchi.
Hansel finalmente mi lasciò andare, ritraendo il braccio a sé.
- Uhm, e così l'arte nera si invaghisce per l'arte bianca?-
Hansel si alzò in piedi portando un dito sul labbro inferiore con fare meditabondo.
-Non direi. E' solo che esiste una minuscola crepa in ogni cosa, ecco come la luce riesce a filtrare-
Chiusi gli occhi per un attimo; trovandomi a essere maledettamente confuso dal loro parlare in codice.
Non stavo più capendo un accidente!
- Okay, Basta così. Castiel, tu ora verrai a casa mia a parlare da veri uomini- sentenziò riferendosi a me.
- In quanto a te Follies, non vedo l'ora di vedere dove questo caso ci porterà...-
Hansel mi alzò da terra, spingendomi verso l'uscita, sbarrando il mio tentativo di fuga e vietando ogni contatto visivo tra me e lei.
- Arrivederci Anastasia- disse lui, prima di chiudere la porta con parecchia violenza.
[...]
- Perché dovresti costringermi a venire da te! Non ho alcuna intenzione di mettere piede dentro quella topaia!-
Hansel continuò a sospingermi impazientemente, verso le scalinate che portavano al suo appartamento.
-Fai spesso così tanto rumore?-
Una smorfia apparve sulla sua faccia divertita, mentre con l'altra mano libera girava le chiavi nella serratura.
-Per il buon Dio lassù vuoi togliermi queste stupide manette!- protestai, una volta dentro casa sua.
Hansel andò avanti, entrando in cucina e prendendo due lattine di birra dal frigorifero, ignorandomi nell'intero processo.
Era una cosa assai snervante, quanto insopportabile. Ogni cosa di lui mi dava alla testa. Mi metteva a dura prova.
-Vuoi bere qualcosa Casty?-
Strabuzzai gli occhi al nuovo nomignolo.
Ma chi si credeva di essere?
Voltai la testa da un'altra parte, non osando prenderlo minimamente in considerazione.
-E' davvero un bel nome Castiel sai? Si dice che derivi da "Cassiel" uno dei otto arcangeli del paradiso, detto anche "l'angelo del silenzio". Ma a quanto vedo... Il silenzio non ti si addice, che ne pensi?-
Hansel sorseggiò la sua lattina di birra, muovendosi in diversi punti della stanza. Sbuffai, alzando gli occhi al cielo in segno di rassegnazione.
-Posso andarmene?-
Le manette stavano cominciando a torturarmi i polsi, essendo troppo strette. Jagger mi sorrise in faccia, appoggiando la lattina sul piccolo tavolino centrale.
Dirigendo i suoi passi lenti e misurati verso la mia figura stressata.
-Ti vedo piuttosto coraggioso, insomma, sai bene che possiedo il coltello dalla parte del manico eppure, continui ad atteggiarti come se il tuo destino non fosse nelle mie mani...-accostò il suo volto di fronte al mio, per poi spingermi contro il divano.
- Siediti!- assestò, facendo altrettanto.
Spostò una sedia davanti a me, avvicinando un posacenere e un pacchetto di sigari.
- Ne vuoi una Smith?-
Perfetto sorriso a trentadue denti.
Nonostante fossi in procinto di scoppiare e avessi realmente bisogno di fumare, dovetti cortesemente dissentire l'offerta.
-Peggio per te- rispose, appressando il grosso sigaro alla bocca sorridente.
I suoi occhi turchesi avvolti di nuovo in quella luce indistinta, quasi misteriosa.
Liberò una nuvola di fumo nell'aria della sala, indifferente che tale nocivo vapore mi stesse arrivando in faccia. Non che io fossi una persona salutare e ordinata ma almeno, riconoscevo che era assai scortese fumare in faccia a qualcun'altro.
-Cosa pensi di Ariana, in breve, qual'è la tua impressione?-
Il suo sguardo si fece serio e imperturbabile. Boccheggiai appena, trovando la domanda parecchio complessa e ardua.
Cosa pensavo di Ariana Clark? Oh cosa pensavo del mio minuto demonio?
Di quel essere impensabile e sofisticato.
Una donna impietosa e sadica. Terribile e avvincente.
Non sapevo ben dire qual'era la mia impressione, né perché mi fossi lasciato deviare da un individuo del genere.
Ero forse folle anch'io? Il mio cuore aveva forse intrapreso la strada dell'irragionevolezza..?
-E così Ariana... È in grado di lasciarti senza parole? E' possibile che forse sia l'arte bianca a essere perdutamente invaghita dell'arte nera?-
Socchiusi gli occhi soffermandoli su di lui.
- Arte bianca?-
La confusione non era solo parte di me, ma anche dentro di me.
-Oh non l'hai ancora capito? Sei tu caro Smith, l'arte bianca sei tu. Un capolavoro agli occhi di Ariana.-
Il mio cuore sembrò fremere alle sue parole, arrestarsi a tale significato.
Quando mai ero divenuto un capolavoro?
Hansel colse il mio disappunto; alzando gli angoli della bocca in un altro sorriso compiaciuto.
-Ariana è in grado di farti sentire come uno stupefacente capolavoro. Anastasia è capace di sollevarti proprio come l'elio innalza le cose; la sua natura può tenerti appeso a un filo, sospeso a mille metri da terra...-
Ero palesemente catturato da quello che diceva.
- Per poi infine... Lasciarti cadere da quella sconfinata altezza verso il suolo.-
Uno schianto doloroso e senza dubbi mortale.
- Ti ha fatto sentire così male...?-
Una parte di me era dispiaciuta e mortificata. Quasi come se volesse scusarsi al posto suo. Scusarsi con tutti per quello che era lei.
- Ecco dove sbagli di nuovo... Ariana fa sentire tutti così- replicò Hansel, rilasciando le ultime nuvole di fumo dal sigaro ormai consumato.
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