Journey II

Capitolo XXVI

"Nuoterò e navigherò in mari selvaggi,
Senza mai avere paura di affogare"

-Erutan

(Le champs elysees, Paris-France) 

▶️Castiel◀️

(3 giorni prima della partenza...)


-Quando torno voglio sapere ogni cosa, ogni minimo particolare del vostro incontro-
Ero pericolosamente alterato in quel momento; all'idea che Paris era uscita con Hansel. Dal momento che si erano incontrati senza rendermi partecipe. E non perché volessi farmi gli affari loro ma, conoscendo Hansel e la sua forte attrazione per Ariana, era difficile non pensare male, credere che non avrebbe ferito mia sorella.
-Non hai il diritto di interferire nelle mie relazioni, men che meno quando sono io la primogenita! La figlia maggiore!-
La sua faccia era imbronciata e il corpo scosso da moti di rabbia.
-Fidati che le tue relazioni non sono il mio problema, Hansel è il problema! Hansel Jagger lo è!-
Paris si scostò le ciocche bionde dalla faccia, incrociando poi le braccia sul petto.
-Non abbiamo fatto nulla di male, abbiamo solo parlato davanti a una birra! Insomma, mi stava consolando per via di Richard!-
Mia sorella si era da poco lasciata con Richard, ora il suo ex compagno, e proprio per questo mi ero aspettato un comportamento più maturo da parte sua.
Chi rompeva con un tipo per poi flirtare con un altro due giorni dopo?
-E tu vuoi farmi credere che la cosa finirà con quel bicchiere di birra?-
Mi avvicinai, arrestandomi davanti a lei, dinanzi ai suoi occhi verdi tendenti all'azzurro.
-Ho visto come lo guardavi quel giorno in Ufficio...-
Strinsi i pugni, ricordando il suo viso sommerso dal piacere.
Appagato da quello che vedeva.
-Infatuata vuoi dire?-
Mia sorella mi tolse le parole di bocca, serrando la mascella con aria stizzita.
Annuii.
-Allora lascia che sia... Se mi ferisce è un problema mio-
Se prima ero solo alterato ora la rabbia regnava sul mio volto.
-Paris! Smettila di comportarti come una stupida! Smettila di rendere le cose più complicate di quelle che sono!-
Si spostò verso il divano prendendo la sua borsa, allacciando i bottoni aperti della sua elegante giacca di pelle.
-Dove stai andando?-
Odiavo farla arrabbiare ma non mi dava altra scelta.
-Sai una cosa Castiel...?- Il tremolio nella sua voce era udibile.
Paris voltò il capo per qualche secondo dalla mia parte, permettendomi di vedere i suoi occhi lucidi.
-Non dovresti azzardarti a dirmi come devo comportarmi, non quando mi hai nascosto la verità su quella ragazza che stai investigando! Non quando non mi hai detto dei tuoi sentimenti per lei, pur sapendo che è pericolosa!-

***


(Presente)

Tutt'ora ero rimasto allibito, scioccato dalle sue parole. Tradito dall'idea che Dave, l'uomo di cui mi fidavo aveva spifferato tutto in preda a una crisi emotiva.
Violato al solo pensare... Che qualcuno al dì fuori di me conosceva la verità.
La mia verità.
Il dubbio e il dolore.
L'impeto e l'assalto che sorgeva dalle radici del mio cuore al solo pensare a lei.
Pertanto, come se non bastasse... Come se non fosse già abbastanza arduo, Hansel mi aveva detto di raggiungerlo a Parigi.
Mi aveva detto di continuare il caso di Ariana Clark a Parigi.
Tra stress e nervosismo; pace e quiete, avevo fatto le valigie e comperato il biglietto.
E ora sedevo sul treno, in compagnia di un uomo anziano e un giovane signore.
In balia dei miei pensieri oramai compagni fedeli di viaggio, poiché erano sempre lì.
Come lei era sempre lì.
La pioggia parigina fu la prima ad accogliermi una volta arrivato.
Lenta e debole in una leggera pioviggine sul mio capo.
Parigi era spettacolare, bellissima come me la ricordavo da bambino.
L'arte e lo stile non erano cambiati.
Restava eterna e indissolubile; e così anche il fascino che provavo nei suoi confronti.

▶️Follies◀️

-Girati...-
Mi voltai verso lo specchio svogliata, osservando le mani di Hansel a lavoro con i nastri del mio busto dietro la schiena.
Un busto stretto e ricamato, alla quale seguiva una sinuosa gonna ampia.
Sembravo una donna ottocentesca; con tanto di pizzo, corpetto e un rigido sottogonna.
Per farla breve, indossavo un elegante vestito color verde smeraldo, molto in voga nel carnevale veneziano del diciottesimo secolo, o almeno, così aveva detto Hansel per incitarmi a indossarlo.
Perché mi stesse obbligando a indossarlo era difatti inspiegabile, tanto meno l'esigenza che aveva di partecipare a un ballo in costume.
-Perché ci stiamo andando?-
Mi allontanai dalla sua presenza una volta stretto il busto, preferendo la mia solitudine alla compagnia di qualcuno.
-Che domande tesoro... Non ti vuoi divertire?-
Hansel si sistemò il fiocco allo specchio, pettinandosi con le dita la chioma corvina dietro le spalle.
In questo ultimo mese i capelli gli erano cresciuti in sacco, tanto da ricadergli appena sulle spalle larghe. E non solo, pareva essere più distratto del solito...
Quello era un altro fatto di lui che era mutato, per il fatto che Hansel era sempre stata una persona attenta.
-No-
Si fermò nelle sue azioni, portando le braccia sul torace per poi sospirare di proposito.
-Avanti Anastasia, pochi capricci-
Dischiusi gli occhi alle sue parole, serrando le labbra al suo intento di schernirmi.
-Oh no! Qualcuno sta aggiungendo qualche ruga di troppo alla sua bella fronte!- disse divertito, facendosi strada dietro di me.
-Che cosa vuoi fare...-
Ancor prima che potessi finire di parlare, Hansel mi sollevò tra le sue braccia.
-Mettimi subito giù-
Non gli risparmiai il tono velenoso, seguendo invece con lo sguardo i suoi occhi in movimento.
-No Stasia, puoi continuare a parlare ma noi a quel ballo ci andiamo insieme-
-Hansel non provocarmi...-
Abbassò lo sguardo su di me, scendendo le scale dell'hotel con cautela.
-Ma io voglio provocarti...-
Rispose con un sorriso malizioso.
-...E soltanto perché tendi a darmi tutta la tua attenzione quando sei arrabbiata-
Distolsi gli occhi dai suoi guardando invece cosa mi circondava.
Hansel aveva scelto "l'Hotel de Crillon". Una modesta e lussuosa struttura a 5 stelle, il quale ospitava una sala da ballo nei piani inferiori. E così eravamo stati invitati a partecipare con altra gente di alta classe sociale.
E io non volevo esserci, non volevo andare.
E questo perché avevo da sempre detestato le persone, se non di più quelli che osavano elevarsi più in alto degli altri.
Una volta arrivati davanti ai portoni, Hansel mi permise di scendere, prendendomi subito sotto braccio; conducendomi insieme a lui nella vasta sala da ballo. Dinnanzi agli sguardi curiosi degli altri invitati.
La pressione degli sguardi altrui restò su di noi per molto tempo, e tante donne cercarono d'interagire con Hansel ogni volta che si allontanava per prendermi da bere.
Allo stesso modo vari uomini cercarono di farsi avanti nella mia direzione, ma inceneriti dallo sguardo di Hansel a miglia di distanza.
La sua possessività mi diede leggermente fastidio, dato che non mi sarebbe dispiaciuto intrattenermi con qualche zucca vuota. Insomma, era piacevole abbindolarli e portarli fino alle stelle, frantumarli con la stessa frenesia nella quale gli davo speranza di credere in qualcosa.

In seguito, Hansel mi invitò a ballare, sfoggiando il mio vestito sulla pista da ballo, avvolgendomi tra le sue braccia e facendomi roteare in rapide piroette.
La musica incalzante  portò presto ogni invitato a ballare, dimenticandosi delle gelosie e delle invidie portate con sé quella sera.
La serata andò avanti così finché non mi stancai, chiedendo di potermi sedere.
Hansel mi accompagnò fino ai divanetti di velluto rosso in fondo alla sala.
-Vuoi qualcosa da bere?-
Rispetto a me pareva diversamente vivace, per via dei troppi bicchieri di vino mandati giù.
-Sì vorrei dello champagne- risposi, guardando le donne sorridenti vicino a noi, che non avevo notato prima.
-Ti dispiace se te lo rubiamo per poco tempo?-
La semplice richiesta mi colse impreparata, pur sapendo che l'avrebbero formulata.
Hansel era di mia proprietà?
Non avevo mai pensato a Hansel sotto quell'aspetto se non a un servo fedele e masochista.
-Non lo so dovrei...? Hansel tu vuoi?-
Alla mia domanda Hansel parve offeso, a momenti infastidito.
-Dimmi tu cara-
Sospirai, avvolgendo un dito tra le mie ciocche scure.
-Sì, lo voglio-
Hansel prese le due donne sotto braccio fissandomi con aria competitiva, assottigliando gli occhi chiari e mutando la sua espressione in una scaltra e sfacciata.
L'odio pareva essere dipinto sotto quella finta maschera che persisteva a indossare come un trofeo.
-Come vuoi tesoro-
E così si diede alle danze, lasciandomi seduta sulla poltrona senza la bevanda richiesta.
Portai l'attenzione sulla sua silhouette: la sua figura alta e slanciata; la sua persona, le sue innate qualità, rivalutando il tutto sul tavolo di un cuore che non possedevo.
Tra un pensiero e l'altro dimenticai di trovarmi in quel luogo affollato, fino a quando non fui destata da qualcosa di ammaliante.
O meglio, qualcuno.
Qualcuno che conoscevo così bene eppure da poco tempo.
Perché il suo odore si era instaurato nella mia mente e nei miei pensieri, sulla mia pelle e sotto le mie unghie.
La sua presenza mandava ogni cosa a farsi fottere, e tutti i miei sensi bramavano la sua essenza dentro e nel fondo del mio io.
Che il mio istinto omicida si svegliasse maggiormente quando ero vicina lui e tramontasse quando se ne andava... Restava un enigma irrisolvibile.
Perché Il fuoco e l'acqua non potevano sussistere insieme, e così nemmeno la morte e la vita, eppure, ecco la magia, se esisteva, ecco il miracolo dell'inverosimile che incontrava il verosimile.
L'opposto che andava d'accordo con il suo opposto.
Castiel stava lì, sorridente.
In piedi sul fondo della sala, coinvolto in un dialogo amichevole con diverse donne dalle gote rosee. L'improvviso bisogno di affondare una lama nella carne di quelle fanciulle fu forte e asfissiante.
Castiel doveva guardare solo me in quel modo, bramare solo il mio suono in una stanza consumata da un millione di suoni.

Follies risparmia tali confessioni, ti ricordo che sei un mostro.
Vesti da mostro e sei una bestia. I sentimenti non esistono e così anche le emozioni.
Il mostro non pensa ma agisce.

Le parole della mia coscienza annebbiarono subito la mia mente, prevalendo sulla mia anima.
Ancora una volta, colorandola di nero; ricordandomi che nulla di buono poteva uscire da un frutto marcio.

Uccidilo prima che uccida noi...
Uccidilo prima che rovini il nostro regno.
Il mondo che ci siamo create per sopravvivere.

Sì, è vero.
A cosa stavo pensando? Che cazzo stavo facendo?
Mi venne quasi da ridere che per qualche secondo avevo preso in considerazione l'amore. Qualcosa che non esisteva.

-Anastasia, credo sia tempo che tu vada a dormire-
Hansel stava davanti a me con lo sguardo impassibile.
-Stai spaventando le persone- disse allungando un braccio, alzandomi dal divano con parecchia fretta.
Difatti, le persone che prima mi avevano ammirato con trasporto, stavano ora lontane.
Esterrefatte.
Spaventate dal mio sguardo cattivo e dai miei occhi plagiati dall'odio.
Nella nostra breve camminata verso l'uscita, incontrai i suoi perplessi occhi verdi e lui... la mia florida follia.

Castiel non perse tempo a muoversi nella nostra direzione. E in un istante ci stava rincorrendo fuori dalla sala, mentre i passi veloci di Hansel continuavano ad avanzare.
-Aspetta Hansel! Dove andate?-
Hansel non si fermò, anzi, prese a camminare più spedito, strattonandomi il braccio come una bambola di pezza.
-Non capisco! Che succede!?-
La sua voce era dentro il mio sistema. E ora ero certa di volerlo immediatamente. Dovevo avere il suo sangue in tutta la sua magnificenza.
-Rispondimi Idiota!-
Uccidilo...
Non riuscivo più a controllare i miei stimoli. L'impulso era forte e implacabile.
Quasi mi faceva male. Non potevo più reprimerlo.
Lui ci raggiunse braccando la strada, posando il suo sguardo confuso e angustiato su di noi.
-Castiel non ora, togliti dalla strada!-
Hansel digrignò i denti spingendolo sulla destra del corridoio. E per poco non rischiò di perdere l'equilibrio.
-Hansel ma che cazzo!-
Indifferente, riprese a camminare, portandomi verso l'ascensore, sotto gli occhi tormentati di Castiel.
Il quale rimase fermo e trafitto mentre le porte dell'ascensore si richiudevano davanti a lui.

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