I Want You

Capitolo V

" Per fare a meno di te, non so quanto cuore avrò...io mi difenderò..."
-Giorgia-

Lasciai che Dave mi accompagnasse fino alla stanza di Ariana.
Entrando, notai la dottoressa Carly intenta a pettinarle e spazzolarle i capelli, dandole una bella presentazione; trasformandola in una donna dall'aspetto gradevole.
Ora i suoi lunghi capelli scuri ricadevano ordinatamente sulle spalle e sul suo petto.
Inoltre notai anche che si era presa cura delle sue unghie mangiucchiate.
Era davvero bella.
Una bellezza eterea.
-Salve Detective Smith!-esclamò la dottoressa Carly, sorprendendomi con un ampio sorriso stampato sulle labbra piene.
-Salve a lei- risposi educatamente.
-Vi lascio soli- proseguì, abbandonando la spazzola sul letto e avviandosi verso la porta.
Non appena la dottoressa abbandonò la stanza, marciai dritto verso di lei, avvicinando il mio viso al suo.
-Ora basta. Smettila di manipolare la mente degli altri. Ne ho abbastanza! D'ora in poi ti limiterai solo a rispondere alle mie domande, sono stato chiaro ?- minacciai carico di rabbia.

🔻FOLLIES 🔺

Non feci a meno di andare in estasi alla vista del suo viso contratto dall'ira.
Le ciocche ribelli gli ricadevano sulla fronte alta, ero tentata di allungare le dita e spostargliele.
I suoi occhi verdi ardevano di qualcos'altro oltre alla rabbia e le sue labbra erano così invitanti, tanto che l'azione che presi successivamente stupì anche me.
Mi sporsi catturando le sue labbra nelle mie voracemente, spinta da un'improvvisa attrazione, un senso di bramosia.
Lui si staccò sorpreso, guardandomi allibito.
-Ma che cazzo...?-
Alzai gli occhi al cielo afferrandolo per la cravatta e premendo impazientemente le mie labbra contro le sue.
Dalle sue labbra sfuggirono una serie di gemiti che non capii se fossero dovuti al piacere o a qualcos'altro.
Lo forzai ad aprire la bocca per permettermi di esplorare il suo interno.
Lentamente cominciò a ricambiare il mio bacio e ne fui estasiata.
Stavo finalmente sciogliendo la sua corazza e abbassando la sua guardia.
Affondai le dita nei i suoi folti capelli: tormentandoli e tirandoli con passione, rimanendo stupita quando mi sollevò dalla sedia, portando le mie gambe attorno alla sua vita.
Questo atto mandò i miei pensieri in subbuglio.
Cercai le sue labbra ancora e quando fece per tirarsi indietro, lo assalii di nuovo.
Ripetutamente.
Castiel mi allontanò appoggiandosi sulla parete per respirare.
Contenta tornai a sedermi sul letto, con un sorriso soddisfatto sulle labbra.
-Non posso credere di averlo davvero fatto...- ammise evitando il mio sguardo.
- Io andrei anche per un secondo round- confessai piena di malizia.
-Dobbiamo cominciare l'interrogatorio- affermò ignorando il mio commento.
Andò a sedersi sull'unica sedia vicino alla brandina, io ormai avevo preso l'abitudine di sedermi sul letto.
-Ieri mi avevi detto che non eri l'unica ad averlo pugnalato... e dunque hai qualche sospetto su qualcun'altro ?-mi domandò sovrappensiero.
- Come ti ho detto... Non solo i pazienti sono pazzi, dovresti stare attento anche a coloro che lavorano qui. Non posso dirti molto perché mi fanno uscire raramente da questa stanza. Ma le poche volte che sono uscita, ho notato degli atteggiamenti davvero sospetti da parte degli impiegati- spiegai, portandomi un dito sul labbro.
-E sei sicura che tu non centri nulla con tutto questo?- mi domandò Castiel, incrociando le braccia sul petto.
Lo guardai di sottecchi valutando la sua domanda.
-Non ho mai detto di esserne sicura, soffro di amnesia e non ricordo molto di quello che ho fatto prima della morte di Gavin harper. Gavin è l'ultimo impiegato che è deceduto recentemente. L'unico che io sappia e ricordo di aver ferito. Gli altri, per quanto io voglia averli massacrati con le mie stesse mani, alla fine, non ricordo se averlo fatto o meno-risposi, portando il mio sguardo sull'espressione tormentata di Castiel.
-Perché avresti voluto massacrarli? Sempre che sia stata tu...-
Si morse il labbro inferiore, corrugando la fronte con fare da pensatore.
-Te l'ho detto. Abusavano di me continuamente, come se fosse stata una normale routine del giorno-dissi acida.
- Mi dispiace davvero per quello che ti hanno fatto...-cercò di consolarmi Castiel.
-Non voglio la tua compassione- ribattei con profonda veemenza.
-Ma non sto provando compassione sto solo dicendo che mi dispiace!- disse Castiel stringendo i pugni.
-Il tuo dispiacere non cambierà una virgola di quello che è successo- dedussi velenosa.
-Preferisci che ti dica che ti sta bene! Che te lo meriti?-
Guardai i suoi occhi brillanti per la rabbia.
-No, ecco il punto, non devi dire nulla. Nessuno ti ha chiesto nulla-risposi distaccata.
-Ma cazzo! Perché te la prendi così tanto? Volevo solo essere gentile! -insistette Castiel, portandosi una mano tra i capelli.
-Non te l'ha chiesto nessuno- ribattei di nuovo. Non era colpa sua. Ma odiavo anche soltanto il fatto che qualcuno si dispiacesse per me.
-Penso che andrò a interrogare altri pazienti!-annunciò alzandosi dalla sedia.
Portai i miei occhi su di lui.
-Fa quel cazzo che ti pare- asserii con voce ferma.
-Sei davvero stronza oltre a essere folle!-

🔻CASTIEL 🔺

Mi maledissi successivamente dopo, non appena realizzai cosa avevo detto.
-Merda! Scusa... Non lo pensavo davvero- evitai di incrociare i suoi occhi. 

Ariana tuttavia mi stava invece fissando con un'espressione indecifrabile e misteriosa.

-Non guardarmi così-
Ariana continuò a scrutarmi, rendendo la situazione  ancora più scomoda. Mi voleva far sentire in colpa e ci stava riuscendo egregiamente.
-Potrei perdonarti solo a una condizione-esordì inaspettatamente.
-Quale?- domandai nervoso. 
In questi giorni ero giunto a capire che Ariana era una persona davvero imprevedibile.

***

Avevamo lasciato il manicomio da un pezzo ormai.
Ero in auto con Dave e stavamo andando dalla sua famiglia a cenare.
-Castiel, non mi hai ancora spiegato perché hai un succhiotto sul collo- cominciò Dave di nuovo.
Cazzo! Non capivo perché avevo permesso ad Ariana di farmelo.
Non avevo pensato alle conseguenze e in più, ero rimasto alquanto interdetto quando mi aveva detto che la sua condizione era quella.
Eppure non avevo mosso un dito per fermarla. Cosa diamine mi stava succedendo ?
- Castiel! Ma si può sapere perché sei cosi taciturno ultimamente ?-protestò Dave dandomi un'occhiata indagatoria.
-Non è vero!-protestai- sono solo stanco-mentii difendendomi.
-Si come no! Stanco per due settimane di seguito!- continuò Dave.
-Sei seccante Dave!-
Dave spinse il piede sul freno per entrare all'interno del suo garage e poi
spense il motore.
-Seccante...? Definisci Seccante! Non credo che un'amico che si preoccupa sia seccante!- sentenziò arrabbiato.
Era proprio quello che stavo cercando di evitare. Una lite.
-Scusa okay... Non lo faccio apposta-fui interrotto a metà frase.
-Cosa non fai apposta? A rimanere in silenzio o a farti fare un succhiotto durante le ore di lavoro? Sai che anche a me viene voglia di tornare a casa e scoparmi Erika ma non lo faccio?! Mentre arrivi tu e ti fai letteralmente toccare? Ma cazzo Castiel ! Vuoi perdere il lavoro?- mi sgridò Dave, premendo fortemente le dita sul volante fermo. Non volevo davvero parlare.
- Dave... Per favore-dissi spostando la mano verso la portiera con l'intento di scendere dall'auto.
Dave mi afferrò per la spalla girandomi verso di lui.
-Rispondimi! Che cazzo stai combinando?-
Guardai gli occhi scuri di Dave sentendomi scoperto come un libro aperto.
-È lei. Mi tenta e non riesco nemmeno a fermarla. Ti rendi conto? Io Castiel Jake Smith, io che non mi faccio mai controllare e sopraffare da nessuno. Io che non mi faccio mai intimidire... Dave è più forte di me. Lei esercita uno strano potere su di me e la cosa mi piace e mi spaventa - confessai, lasciandomi andare contro il sedile con un cuore turbato.
-Lei chi ?- mi chiese stupito.
-Ariana Clark-risposi.
-Castiel! Stai parlando di quell'essere folle?! E' una pazza ricoverata, una serial killer e peggio anche una malata mentale. Castiel non può piacerti! Sii lucido, forse sei veramente stanco e stressato!-
Sfiorai i contorni della mia mano mentre spronavo il mio cervello a trovare una soluzione per porre fine a questa discussione. Non volevo proprio parlare di questo con Dave.
-Castiel?-
Dave mi scosse piano per la spalla. Mi voltai verso di lui.
-Possiamo parlarne un'altra volta?-
domandai impaziente di uscire dall'auto.
-No ora!-impose spazientito.
-Ma cazzo! Non sono tuo figlio e tu non sei mio padre! Non puoi obbligarmi-
Questo fu quello che dissi prima di scendere dall'auto sbattendo la portiera.

🔻 Follies 🔺

- Follies ti va di uscire in giardino? penso che stare troppo in questa stanza non ti faccia bene-propose la dottoressa Carly prendendomi a braccetto, infischiandosene se fossi contraria, pertanto, nel momento in cui varcai il cortile del manicomio fui inebriata da un vecchio ricordo.

🔸🔸

- Sei strana lo sai? Insomma io so che tu lo sai. Che senso ha fingersi pazzi quando non lo si è ?- chiese Trevor, un vecchio amico di Ariana.
-Tu credi che io finga di essere folle?- domandò Ariana pensierosa, mentre le sue dita erano intente a creare una ghirlanda di margherite con i fiori del giardino.
-Sì Ariana... Ci ho pensato a lungo, apparentemente sembri folle ma  che infondo non sei male. Intendo che è bello il fatto che tu sia diversa ma, spero che la tua diversità non ti porti a chiuderti in te stessa-disse Trevor, osservando le dita di lei a lavoro con i fiori. Ariana socchiuse gli occhi concentrandosi sulle parole di lui.
-Pensaci Ariana, a volte ti comporti in modo strano e inquietante da spaventare chiunque ti si voglia avvicinare.
Per quale motivo lo fai? Cosa ti spaventa cosi tanto?-Continuò Trevor, cercando di scoprire qualcosa in più sul conto di Ariana.
Lei smise di fare la ghirlanda lasciando cadere le mani sul suo grembo.
- Ci sono certe cose che non si possono spiegare. Ci sono certe ragioni che la ragione stessa non può comprendere.-replicò Ariana alzandosi dall'erba.
- Aspetta ...! E che ragioni ti darai o darai a lui quando sarai innamorata ? Come gli spiegherai ciò che fai e ciò che sei ?-insistette Trevor.
-Semplice...Non darò nessuna ragione. Io non mi innamorerò mai Trevor-disse Ariana irritata.
- Ricordati una cosa Ariana; la strana caratteristica dell'amore è che raggiunge chiunque quando vuole e come vuole. Ti raggiunge a dispetto di ciò che sei e di cosa fai, anche se dovessi nasconderti o sparire. L'amore scova chiunque in qualunque momento e quando ti trova...Colpisce nel bersaglio. Resta infatti il più antico degli assassini...-le disse il ragazzo marcando col tono l'ultima frase.
Ariana strinse le dita in due pugni e si allontanò.
Non voleva più sentire una sola parola a riguardo dell'amore.

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