Euphoria II
Capitolo XX
"Ho consultato i moralisti più severi per imparare come comparire, filosofi per scoprire che cosa pensare e romanzieri per vedere che cosa avrei potuto ottenere. E alla fine, ho distillato tutto per un principio meravigliosamente semplice: vincere o morire."
-Marquise de Merteuil, Dangerous Liaisons
Balzai giù dalla finestra, atterrando sul freddo cemento, in tempo per sentire il suono dei suoi passi dietro i miei.
Non avevo ben capito dove volesse veramente colpirmi.
Le gambe? Il cranio? O peggio... uccidermi sul colpo?
Eppure dalle ricerche che avevo svolto su di lei, non uccideva le sue vittime.
Ariana non spegneva il fiore del loro essere, ma le spingeva verso il limite delle loro forze. Fino a quando non erano loro a desiderare la morte.
Finché non era parte di loro scongiurare la fine.
Ci imbattemmo in un vicolo cieco, nel quale mi ritrovai presto con le spalle al muro.
Voltandomi in fretta, scorsi la sua figura minacciosa e l'ombra dell'arma del delitto.
Ariana proseguì dritto verso di me, alzando la lama a mio svantaggio.
Mi spostai rapidamente con il cuore in mano.
-Follies fermati!-
Cercai di frenarla, mentre la lama si incastrava sulla parete, a qualche centimetro dalla mia faccia.
Per un pelo...
La mia vita mi era appena scivolata davanti come la pellicola di un film.
Alterato, allungai una mano verso l'ascia, cercando di sottrargli l'arnese dalla mano.
-Follies lascialo a me!-
Le gridai contro, insistendo sulla presa.
Si morse le labbra infuriata, adirata dal fatto che la stessi ostacolando.
Stavo per confiscarle l'ascia, insomma c'ero quasi riuscito quando inaspettatamente, si avventò sulla mia mano, affondando i denti dentro la carne.
Un lamento dolente lasciò le mie labbra, costringendomi ad arretrare e mollare la presa.
-Fottiti!-
Inveii contro di lei, trascinando gli occhi sulla ferita sanguinosa.
Che cazzo voleva fare?! Strapparmi la pelle??
Dilatai le pupille inorridito.
I suoi occhi erano inchiodati sul mio sangue.
Pareva come rapita.
Simile a una bambina invaghita della sua bambola preferita.
Il sangue le piaceva.
E dire che ero solo deluso, era una grossa attenuazione.
Come se non bastasse, tentò di colpirmi di nuovo.
Evitai l'attacco rimettendomi subito in fuga, verso il parco pubblico che si stagliava in lontananza.
Attraversai i marciapiedi deserti, domandandomi perché le persone sparivano quando avevi bisogno di loro.
O forse, si erano tutti messi d'accordo per non incrociare il mio cammino...
Stavolta, non avevo Hansel a cui chiedere aiuto.
E la mia famiglia per quanto desiderassi chiamarla... non potevo.
Non potevo se questo significava metterli in pericolo.
Dave... Potevo chiamare Dave?
Avevo veramente tempo per fermarmi dentro una cabina telefonica?
Potevo realmente farlo con una folle omicida che mi tallonava?
Raggiunsi i cancelli del parco, facendomi strada nel viale fiorito, convinto di raggiungere la fine del viale e uscire nella piazza della città.
Sicuro che almeno in quelle zone, avrei trovato un aiuto conveniente.
Sfortunatamente invece, caddi a terra, inciampando su una grossa radice fuoriuscente dal terreno.
Ariana cadde insieme a me, scontrandosi contro la mia schiena.
Entrambi rotolammo per il breve pendio.
Al contrario di me, lei si ricompose in fretta, cercando di ostacolarmi.
Pensando bene di braccarmi con il suo peso femminile.
Spostai gli occhi sull'ascia adagiata sull'erba, a qualche metro dalla nostra postazione.
Lei mi fissò un secondo, per poi slanciarsi verso l'arnese, tentando di afferrarlo prima di me.
D'istinto la ghermii per un piede, tirandola indietro, superando la sua figura distesa.
Una volta raggiunto, buttai l'aggeggio il più lontano possibile.
-Ora che non hai più la tua stupida arma cosa vuoi farmi?!- domandai tra sospiri affannosi.
Stanco a causa della corsa e della breve lotta.
I suoi occhi inchiodati e riflessivi.
Il suo petto in un continuo alzarsi e abbassarsi ritmicamente, dandomi la conferma che anche lei, nel suo, era stanca.
Persino gli assassini più feroci prima o poi si stancavano.
A mia sorpresa però, estrasse un pugnale militare dalla parte superiore del vestito.
Nascosto nel reggiseno: precisamente tra lo spazio che divideva i due piccoli seni.
Il pugnale era curatamente chiuso in un fodero marrone che lei rimosse con molta fretta, liberando la lama scintillante nelle sue mani.
-Sul serio!- imprecai, spingendo una mano dentro la mia folta chioma.
Ariana sorrise maliziosamente, avanzando verso di me.
Scossi il capo indietreggiando, invertendo i piedi per riprendere la corsa insensata nel parco.
Stavo ragionando in silenzio, pensando a quando estrarre il taser dalla cintura interna.
A questo passo, se non mi sbrigavo, quella avrebbe finito per trapiantarmi il pugnale da qualche parte.
Corsii per qualche metro ancora senza fermarmi.
Il corpo stanco e debole.
Avevo una gran sete e un urgente bisogno di riposare.
Esausto ma allo stesso tempo, pieno di adrenalina.
Rallentai il passo guardandomi alle spalle.
Solo per...
Dannazione!
Ariana non era più dietro di me.
Avevo smesso di ascoltare il suono dei suoi passi a causa dell'ansia nel cuore. Un ansia che aveva preso le sembianze di un assordante tamburo.
Mi voltai guardandomi attorno, completando un giro di 360°.
Ma tutto quello che vidi furono solo alberi, viali e cespugli.
Fui invaso da un'altra fitta di pura agonia, assorbendo brividi tremolanti fin dentro la spina dorsale.
-Follies! Smettila di giocare a nascondino!-
Urlai contro il nulla, nella speranza che uscisse allo scoperto, che finisse questo gioco stressante e deplorevole.
-Follies...?-
Avanzai di qualche passo, senza una meta ben precisa.
Esci fuori stupida!
-Mi cercavi Cheri?-
Mi girai velocemente trovandola dietro di me, trasalendo e imprecando per lo spavento.
Senza nemmeno il tempo di ricompormi, Ariana mi spinse energeticamente contro il terriccio umido, sistemandosi di nuovo a cavalcioni.
Impaziente, spinse il pugnale sotto la mia mandibola. Premendo la lama fredda contro la pelle del collo.
Alzai le mani in segno di resa, stringendo gli occhi per qualche secondo.
-Follies non ti sembra di esagerare?- la mia voce si era fatta soffocata e bassa.
Lei spostò i suoi pozzi neri dalla lama argentea ai miei occhi turbati, chinandosi quel poco, ma abbastanza per vedermi meglio in viso.
-Follies apri gli occhi! Sono io! Non mi riconosci? - feci pressione, scorrendo gli occhi sull'espressione scaltra dipinta sul suo volto.
I suoi lunghi capelli scendevano come una cascata scura, solleticandomi il viso e mischiandosi insieme alle mie ciocche più chiare.
Rimanemmo in silenzio per qualche istante ancora, e poi Ariana, cominciò a muovere la lama sul mio pomo d'adamo, percorrendo la pelle fino a raggiungere la clavicola destra.
-Follies non far...-
Avvertii il pezzo di ferro incidere superficialmente sulla carne sotto l'osso, e successivamente l'orrenda sensazione di bagnato.
Ansimai appena, mordendomi il labbro inferiore nel vano tentativo di prevenire qualsiasi suono di sofferenza
Era stregata dalla visione del sangue, incantata dal suo odore e dalla sua consistenza.
Socchiusi gli occhi amareggiato. Sconfitto dal fatto che Ariana non mi avesse riconosciuto.
Faceva male pensare che nemmeno la mia voce era stata in grado di spegnere il suo spirito infuocato.
Neanche la buona volontà che avevo investito sin dall'inizio era servita a qualcosa.
Quindi, se nemmeno io ero in grado di fermarla, chi poteva farlo?
Cosa poteva annientarla?
Era come cercare di spegnere il fuoco con le fiamme.
Una cosa sbagliata e impossibile da eseguire.
Qui ci voleva una fonte d'acqua, e io non la possedevo.
Percepii ancora la lama premere da qualche parte nell'addome.
Sentendo ancora quella sensazione pungente e bagnata.
Un'altro gemito lasciò le mie labbra dischiuse, questa volta più pronunciato. Obbligandomi a serrare le labbra nuovamente.
Dovevo fare qualcosa, e in fretta. Prima che potesse incidere il pugnale da un'altra parte.
Infilai cautamente la mano dentro la cintura interna, approfittando del suo stato di plagio per estrarre il taser; con il quale porre fine alla sua indecorosa avventura.
Dovevo addormentarla, bloccarla.
Era l'unica via di fuga.
-Buon riposo Ariana...- sussurrai tra un respiro e l'altro.
Lei si allarmò riportando lo sguardo su di me. E proprio mentre stava per reagire, premetti il grilletto della pistola elettrica.
Ariana cade in avanti giusto in tempo, planando sul mio torace dolorante.
Chiusi gli occhi, rilasciando un altro lungo sospiro di sollievo.
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