Diana Clark II

Capitolo XXIV


"Ogni volta che qualcosa è troppo sgradevole, o troppo vergognoso per noi da intrattenere, lo respingiamo.
Lo cancelliamo dai nostri ricordi.
Ma l'impronta è sempre lì. "

-Understanding, Evanescence-

-Sono venuta perché chiede di me. Vengo alla luce soltanto perché lei rinnega il buio-
Parole straniere e lontane. Non parte di un mondo ordinale ma spirituale.
Più profondo e remoto.
-Era gia qui?-
Schiusi gli occhi osservando la donna enigmatica seduta di fronte a me.
-No. Ho saputo da parte di alcune mie conoscenze più fidate che lei mi stava cercando. Per questo ho scelto di farmi trovare-
Un sorriso lussureggiante era dipinto sulle sue labbra rosse.
-Oh davvero? Possiede spie persino all'interno della caserma e dei manicomi?-
Ero profondamente stupito, perché, ogni cosa che riguardava Ariana era un fottuto mistero.
-Non direi... Ho solo strette conoscenze che vivono da quelle parti- rispose, con fare arcano.
-Tipo Infermiere?-domandai, lasciandomi andare contro lo schienale della poltrona.
Lei annuì col capo.
Hansel mi aveva accompagnato qui con l'auto, in un quartiere costeggiato da piccole villette arancioni. Dinnanzi a una casa nello stile del bengala. Formata da un piano e mezzo. Nascosta nel bel mezzo di piante tropicali e grosse palme verdi.
E poi, mi aveva abbandonato lì sulla soglia della porta, dicendo che la visita non era per lui ma per me.
-Perché ha sentito il bisogno di farsi scovare da me? In fondo, non voleva mica evitare di essere interrogata?-
Ragionai sulla sua persona, raccogliendo nella mente alcune informazioni che avevo scoperto sul suo conto.
Diana Clark non amava essere sottoposta a domande personali, menchemeno parlare. Era una persona molto riservata.
-Perché se non venivo io, lei non mi avrebbe mai trovato-
Ancora quel parlare strano e calcolato.
-Che vuole dire?-
Mi insospettii corrugando la fronte, ancorando le braccia sul petto.
-So nascondermi molto bene detective Smith. E se in questi due anni non mi ha mai trovato nessuno, fidati, che non lo faranno neanche dopo-
Era davvero un personaggio interessante quanto la sua figlia adottiva.
I suoi occhi grigio chiaro sembravano oltrepassarmi e dissezionarmi un pezzo alla volta.
-Bene, ritorneremo su questo argomento in un altro momento. Ma ora... voglio sapere chi è Anastasia Stuart-
Osservai per qualche istante i dintorni della casa, ricalcata nelle orme dell'antico stile indiano: Oggetti orientali e quadri raffiguranti i primi indiani vissuti in america.

-Bene. Però mi faccia una promessa-

Riportai l'attenzione su di lei, incuriosito dalla sua affermazione inaspettata.
-Dipende dal peso della promessa- dichiarai, accavallando le gambe e incrociando le dita sulle ginocchia.
-Mi prometta di non guardarla con altri occhi dopo queste rivelazioni. Di non trattarla come una bestia. E specialmente di restarle vicino-

Perché me lo stava chiedendo proprio a me? Cosa dovevo temere di Ariana Clark? E con quali occhi era stata guardata dagli altri?

-Per cominciare, mia figlia non ha avuto un'infanzia facile. Nemmeno gli anni avvenire furono migliori. In pratica, ella non ha tregua da diversi anni ormai. E credo che i traumi nel corso della sua vita l'hanno resa una persona insensibile e fredda. Indurendo il suo cuore e cancellando l'amore nei suoi occhi-
Ascoltai le sue parole con trasporto. Totalmente assorbito dalla donna dai lunghi capelli rossi.
Un rossiccio tendente all'arancione.
Se non sbaglio aveva una quarantina di anni eppure, era molto bella e in forma.
-Ariana, come sa, si chiama Anastasia Stuart. E col tempo, ho scelto personalmente di cambiarle il nome. E non perché volessi sradicare le sue origini, ma perché lei stessa un giorno, all'età di tredici anni mi chiese di darle un altro nome. Semplicemente, voleva dimenticare il suo passato-
Diana spostò lo sguardo verso il tappetto rosso sotto i nostri piedi.
-Sua madre... Rebecca Stuart, amava sua figlia. E credo che l'amò anche dopo aver scoperto che Anastasia soffriva di una duplice personalità. Ma ciò non funzionò invece per il padre. Il quale, insieme ai suoi fratelli le diedero il soprannome di "Demonio" e "Bestia"-
Non riuscivo a credere a quello che stavo sentendo.
-Quanti anni aveva Ariana durante quel periodo?-
-Solo sei anni detective. E già era considerata un abominio da parte della sua famiglia e dei suoi parenti-
Trascinai una mano sulla faccia, arrestandola tra le mie ciocche ribelli.
-Era solo una bambina...-
-Lo so Detective Smith. Inoltre, dopo averla abbandonata con una scusa dalla loro zia, con cui sicuramente lei avrà parlato, Sidney Nolan la affidò senza esitazioni all'assistente sociale-
Fin qui conoscevo la storia anch'io e tutto sembrava andare secondo il fascicolo che mi aveva consegnato la dottoressa Carly.
-Il peggio arrivò dopo detective Smith.-
Diana Clark liberò un lungo sospiro. Chiudendo gli occhi per qualche secondo. E poi riprese.
-Non trovarono nessun parente disposto a prenderla sotto custodia e quindi l'affidarono alle suore del collegio di " Notre dame". E deve sapere... che penso sia stato lì dove Ariana ha perso ogni speranza e ogni senso morale. Anche perché tuttora non so cosa le hanno fatto o cosa sia successo tra quelle mura. So solo che quando decisi di trasferirla a casa mia, lei era diventata un'altra persona.-
Sbarrai gli occhi, sentendo un forte bisogno di fumare per placare il senso di sconforto.
-Tuttavia, c'è una cosa che molti non sanno Detective. Una cosa che non troverai nei documenti di Ariana. Ovvero, io conoscevo Anastasia già da quando aveva nove anni. Insomma, a dire il vero, quando mi proposero di adottarla ero ancora molto esitante e giovane. Spaventata dall'idea di crescere una bambina con una duplice personalità. E per questo feci una prova, una prova dove la portai a vivere con me per due settimane.-
Spalancai leggermente gli occhi sorpreso, dovendo riconoscere che in effetti, nel fascicolo di Ariana Clark non appariva questa informazione. Bensì, c'era scritto che una volta messa in adozione era subito finita in collegio.
-Detective... Non sono riuscita a reggerla. Non sono riuscita a dormire sapendo che ogni notte tentava di uccidermi. Non quando parlava tra sé e sé. Non quando leggevo l'odio nei suoi occhi. E quindi l'ho data subito via dopo le due settimane. Ecco come poi fu inserita in collegio.-
Diana scosse il capo per poi riportare lo sguardo su di me. Sembrava rattristata e scoraggiata.
-Sai... ho avuto sensi di colpa per quattro anni. Perché capii di non essere stata migliore della sua famiglia ma anche io, in preda alla paura, l'avevo abbandonata.-
Portò le mani curate sul grembo, mordendosi le labbra rosse.
-E penso che in parte sia colpa mia se lei è peggiorata col tempo. Perché sono stata io a mandarla in quel collegio di suore. Pensando che forse poteva ritornare se stessa. Invece peggiorò in modo irreversibile.-

Caspita... E pensare che avevo creduto di essere arrivato ad un buon punto con il caso. E invece ero sempre e di nuovo al punto di partenza.

-Ariana incontrò Hansel in quel posto. E tra loro crebbe un'amicizia folle e fuori dal normale. Hansel pareva un burattino nelle sue mani. E non nego di aver trovato segni di frusta sulla schiena del ragazzo. Penso che lui soffrisse in tutti i sensi per lei.-

-Scusa se la interrompo. Ho bisogno di registrarla-

Le informazioni erano troppe da assimilare, dovevo assolutamente trascriverle da qualche parte. Tirai fuori il cellulare facendo partire la registrazione.

-Ma certo. Anzi se vuole le porto anche qualcosa da bere- propose lei alzandosi e avviandosi verso la grande cucina luminosa.

Tornò subito dopo con due calici di birra. La ringraziai afferrando il bicchiere dorato, per poi portarmi la bevanda alle labbra.
Avevo la gola secca e la mente annebbiata.
Insomma avrei dovuto capirlo. Avrei dovuto capire che dietro l'impertinente atteggiamento di Hansel c'era nascosto qualcosa.
Ora tutto aveva senso. Tutti quegli sguardi di odio tra di loro erano dovuti a qualcosa.

Come dovevo affrontarli ora? Come dovevo muovere le mie pedine in questa grande scacchiera?

-Detective si sente bene?-
La voce calda di lei spezzò il mio breve trance, portandomi alla realtà.
-Sì signora Clark, ora può continuare- Le feci un cenno con la testa, portando nuovamente il calice di birra alla bocca.
-okay. Allora stavo dicendo... -fece una pausa, trascinando gli occhi sulla bevanda all'interno del calice.
-Hansel era un essere gentile e ingenuo all'epoca. O almeno lo era. Non so bene cosa provò quando incontrò Ariana. Ma ti giuro che sembrava totalmente sedotto e ipnotizzato da lei.
Come se al posto di Hansel ci fosse un servo pronto a soddisfare ogni desiderio più remoto e macabro per lei-

-Vuole dire che Hansel era completamente asservito?-

Diana Clark annuì.

-Inizialmente pensai che fosse folle anche lui o che soffrisse di qualche problema mentale ma poi da un'amicizia strana si tramutò in amore. Lui l'amava mentre lei invece, lo vedeva solo come uno strumento da manipolare. E pur di accontentarla fece ogni cosa. A costo di essere punito al suo posto. In pratica i segni sul suo corpo. Furono tutte le volte che lui prese il suo posto. Risparmiando ad Ariana il dolore di essere colpita dalle suore-

Oh Dio...

-E vuole dirmi che nessuno ha mai provato a investigare? Nessuno ha pensato di riferire gli abusi sui minori alla polizia?-
Diana scosse la testa.
-Non subito. Passarono quattro anni. E quando decisi di riprendermi Ariana sotto custodia, io stessa avviai la denuncia alla polizia.-
Sospirai dentro di me; almeno sollevato che gente come quella non fosse più in giro.

-Furono arrestati tutti e il collegio fu affidato ad altri sani di mente-

-Come fa a sapere di Hansel? Come sa di tutte queste cose?-

Il desiderio di sapere era frustrante e irrequieto.

-Mia cugina adottò Hansel e quindi ho avuto tempo di conoscerlo e vederli ogni tanto crescere insieme. Anche perché molte delle cose me le ha difatti confessate lui-
Ero profondamente dispiaciuto per entrambi. Non era facile fingere di stare bene dopo un passato come il loro. Io per fortuna ero cresciuto nell'amore della mia famiglia. E nel corso degli anni non mi era mai mancato nulla.
-Ho sgridato Follies tante volte. Anche aggressivamente. Cercando di insegnarle di non abusare della gente come ha fatto con Hansel. Ma non c'era verso Detective. Ormai faceva parte di lei.-
Il dolore a questo punto era evidente sul mio volto.
-Hansel fu difatti la sua prima vittima. Cominciò a torturare lui per prima. Lo scoprii una notte, quando passando per la sua stanza, come usavo fare ogni sera, la scorsi intenta a trafiggerlo con aghi da cucito. Si divertiva a infilzarli e rimuoverli. Dovetti subito allontanarli e rispedirlo da mia cugina, annullando la vacanza al mare-

Trasalii al pensiero di Ariana occupata a fare certe cose spaventose al corpo di Hansel.

-Eppure, la distanza non la fermò. Col tempo scoprii che con la scusa di andare a farsi una passeggiata. Andava da Hansel e riprendeva a fare quello che aveva iniziato.-
Diana Clark si alzò rovesciandosi un altro bicchiere di birra.
Le sue mani parevano tremare e i suoi occhi sembravano lucidi.
-Vuole un altro bicchiere?-
Scossi il capo, rifiutando gentilmente. Aspettai invece che si sedesse di nuovo.
-E poi improvvisamente smise di torturalo. E solo con gli anni capii che si era facilmente stufata di lui. Hansel non l'appagava abbastanza. Non era abbastanza. E così crebbe il desiderio di torturare altri. E suo fratello Michael fu la seconda vittima. Il quale per poco, Ariana non rischiò di dissanguare.-
-Ariana ha mai ucciso qualcuno?-
Alla mia domanda Diana si strinse le spalle.
-No ma ha comunque cercato di farlo. E se non fosse perché anche i medici sapevano che era malata, sarebbe dovuta andare in prigione per tentato omicidio.-
Non potevo stare con lei. Non potevo. Dovevo perforza lasciarla andare
Il mio cuore doveva cedere e lasciarla andare.
-Ariana ha continuato a torturare altri di nascosto e alla fine, anche se non volevo, dovetti spedirla in manicomio, ovvero "Megan hospital". Senza neppure sapere che anche quello era un altro buco di pazzi. E tu sai quali stupri orrendi dovette sopportare-
Cazzo. le tragedie erano troppe. Troppe informazioni sconcertanti da digerire.
-Un'ultima cosa detective...-
Alzai le sopracciglia inclinando il busto leggermente in avanti.
-C'è un'altra cosa... una tragedia che accadde ad Ariana in quei quattro anni in collegio. Qualcosa di cui Hansel non ricorda e io non so. Qualcosa che nemmeno Ariana ricorda ma che lei deve cercare di farle ricordare. Sembra che il suo cervello abbia totalmente rimosso un trauma più grande. E voglio che lei la aiuti detective. Per favore-
La sua voce parve implorante e addolorata.
-Perché io? Perché pensate che possa aiutarla?-
Tutti sembravano dipendere da me. Persino la Dottoressa Carly e Mr Houston riponevano la loro fiducia in me. Anche Hansel...

"Mostrami che sei diverso, contraddici la mia tesi su di te, confutala con la tua antitesi..."

Sembrava quasi come se... tutti si aspettassero che fermassi il fuoco rovente che si agitava dentro di lei.
-Perché io?- domandai, più a me stesso che a Diana.
-Non so ben dirti perché, e spero di non spaventarti ma... parlando con Hansel e con le mie conoscenze. Dicono tutti che lei ti guarda diversamente.-
Cosa?
-Cosa vuole dire signora Clark?-
Liberò un lungo sosprio dalle labbra, appoggiando il bicchiere sul mobile dietro di lei.
-Detective Smith, Ariana Clark tortura le sue vittime e poi si stufa. Lei non conclude mai quello che inizia.-
Si sporse un pochino in avanti. Posando le mani sui braccioli della poltrona.
-In questi anni l'ho guardata abbastanza per distillare una sorta di conclusione. Bensì, quando Ariana Clark è fortemente eccitata a causa di una sua vittima c'è solo una ragione...-
Inspirai trattenendo il respiro.

-Dove vuole arrivare...?-

-La morte. Ariana uccide cosa finisce per amare-

Persi completamente le staffe alzandomi di scatto dalla sedia. Dovevo sparire da lì.
Forse era veramente giunto il momento di trovare Dave e fare come aveva suggerito sin dall'inizio.

Rinchiuderla.

-Aspetti detective!-

Diana scattò dopo di me afferrandomi per l'avambraccio.

-Detective ascolti almeno l'ultima cosa! E poi decida lei che fare!-

Socchiusi gli occhi voltandomi verso di lei. Arrabbiato e afflitto.

-Ariana non ti ucciderebbe se non è perché le piaci. Pensaci, ha provato a uccidere me perché sono stata la prima ha cercare di accettarla ed amarla dopo tanto tempo. Ha cercato di dare fuoco alla casa dei suoi genitori perché nel profondo voleva ancora sua madre. E ora sta cercando di uccidere lei perché si sente minacciata da lei detective e non vuole permetterti di vincere. Non capisce che lei esercita un forte potere su Ariana Clark...? Lei esercita un potere così forte che persino i mostri nella sua testa ne sono a conoscenza-

Non so se mi stavano venendo gli occhi lucidi a causa del dolore o della rabbia soppressa ma, non potevo lasciarmi andare.
-La prego detective combatti contro di lei! Distrugga il mostro che vive dentro Ariana!-

"Castiel uccidimi prima che lo faccia io, scava nei meandri della mia sostanza"

Anche Ariana me lo aveva detto. Persino la diretta interessata l'aveva ribadito. E come potevo ucciderla? Come potevo farlo senza essere ucciso?

Diana Clark mi lasciò andare il braccio, portandosi le mani al viso per fermare le lacrime.

Mi morsi le labbra, avvicinandomi a lei con passo riluttante.
-Signora Clark le prometto
che ci proverò... - dissi portando una mano sulla sua spalla.
Non potevo promettere che l'avrei salvata ma di certo avrei tentato il possibile.

***

Verso tarda sera Hansel mi accompagnò a casa. Il viaggio fu pericolosamente silenzioso. Se non per la radio che riempiva il silenzio assordante tra di noi.
Una volta davanti a casa mia mi girai verso di lui.
-Hansel...-
I suoi occhi si incupirono. E la bocca la quale era solita essere maliziosa, ora era severamente inespressiva.
-No Castiel, ti prego, non darmi la tua compassione-
Scossi il capo cercando di fargli vedere che non volevo commiserarlo.
-Hansel no, voglio solo dire che...-
Mi interruppe spegnendo il motore.
-Che ti dispiace? Che forse se lo sapevi prima non mi avresti giudicato? O non mi avresti insultato?-
Studiai attentamente il suo volto impassibile e imperturbabile.
-No Hansel... voglio solo chiederti scusa-
Sembrò sorpreso dalla mia risposta, tanto da sgranare gli occhi per qualche secondo.
Spostando i suoi occhi turchesi su di me. E poi lì rimase per un pò.
-Sei davvero un personaggio Castiel...-
Si sciolse nel solito sorriso malizioso e divertito.
Però stavolta una luce diversa aleggiava nei suoi occhi chiari.
Una luce sincera e amichevole.
-Buona notte Smith, ci vediamo domani-
-Buona notte Jagger-
Si allontanò con l'auto sfrecciando l'asfalto deserto ad alta velocità.
Scossi il capo sorridendo appena, prima di oltrepassare la soglia di casa mia.

"La prego detective combatti contro di lei! Distrugga il mostro che vive dentro lei! "

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