Adrenalin

Capitolo XVI

"Ero in quei rari momenti in cui mi sembra di non pensare a nulla. La mia mente non aveva forma".

-Intervista col Vampiro( Anne Rice)-

Mi destai al rumore di passi ovattati. Gli occhi semichiusi nella penombra della stanza. Le luci spente e solo la luce naturale della luna e delle sue stelle provenienti dall'esterno. Per ora era un rumore di passi innocuo, eppure c'erano. Lei c'era, era lì. Proprio dentro casa mia.


"Non so ancora come lo fa, né come il suo cervello funzioni ma, quella dannata riesce a trovare l'esatta stanza dove ti nascondi"

Portai la mia mente su quanto aveva detto Hansel, in effetti era tranquillamente riuscita a entrare in casa mia anche dopo aver bloccato tutte le finestre e le porte principali. Come diamine ci era riuscita? Cosa aveva usato per aprire la porta?
Tutte queste domande mi portavano a pensare che dopotutto, Ariana, ero molto più intelligente e furba di quanto lasciasse intendere; e forse la questione della follia mentale era solo una copertura.
E tante volte avevo sentito Hansel formulare frasi confuse e incomprensibili.

"Ah si!? Sono io quello infantile Follies? O forse colei che tutt'ora osa fingersi folle e malata!"

Da come parlava Hansel sapeva molto di più, forse anche la sua interazione con Ariana in passato era un indizio. Dovevo scoprire come si erano conosciuti e perché era cresciuto in loro un sentimento di astio e vendetta.

"Certo che sapeva, la ragazza non è poi così stupida e ingenua come invece piace far pensare".

Mettiamo che Ariana stia davvero fingendo di essere malata per farsi passare agli occhi della gente come una vittima, allora perché lei stessa mi ha detto di temerla?
Perché cambia umore così velocemente?
Perché minaccia di uccidermi e perché... Parla di voler torturare le sue vittime?
E se fosse cosciente di quello che fa? Se davvero fosse una serial killer che finge di essere innocua?
Scossi il capo eliminando l'ultimo pensiero.
Oh Dio, non volevo crederci. Non lei.
Avvicinai lentamente il cellulare verso di me.
" Hansel, Ariana è dentro casa mia, credo mi stia cercando"
Portai velocemente le dita sullo schermo tastando i polpastrelli rapidamente sulla tastiera.
Hansel non perse tempo a rispondere, sollevandomi il morale per qualche secondo; rincuorato di non essere del tutto da solo.
" Stai in allerta e non fiatare, forse potrebbe anche risparmiarti se non ti trova subito"
Deglutii leggendo il breve messaggio del mio collega, abbassando il cellulare sul pavimento e immergendo entrambi le mani tra i capelli.
In quale casino mi ero cacciato? Forse se avessi ascoltato la mia coscienza, se avessi tenuto le mani apposto sin dall'inizio e non avessi dato ad Ariana la libertà di toccarmi sarei stato ancora libero ed esente da ogni problema.
Pertanto, i passi sembrano farsi più forti e vicini.
E poi... Un improvviso rumore di trapano, tanto da farmi sobbalzare sul posto.
Il rumore di passi si fermò davanti alla mia porta e per un breve attimo, ringraziai il cielo di avere quel tipo di porte che toccavano completamente il pavimento. Porte che non davano la possibilità agli altri di sbirciare le persone altrui né dal buco della serratura e né dallo spiraglio sottostante.
Il trapano partì di nuovo accompagnato da un assiduo ronzio, costringendomi a tapparmi le orecchie.
Voleva perforare la porta per poi buttarla giù. Ma per fortuna c'era il grosso armadio davanti ad essa.
Ciò nonostante, non capivo perché Ariana mi avesse consigliato di bloccare l'entrata con un armadio, sapendo che la cosa l'avrebbe ostacolata.
Ariana Clark era semplicemente un enorme pozzo di confusione.
Mi alzai con cautela dal pavimento afferrando il cellulare nel mentre, avvicinandomi ai cassetti per osservare la pistola che non volevo usare e scongiuravo di non dover usare.
Ariana invece andò avanti a bucare la porta con il trapano clamoroso, per poi persino bucare l'anta dell'armadio.

-Follies sei davvero tu? -

Non so cosa mi spinse a parlare, cosa mi fece credere di poterla placcare, perché poi me ne pentii amaramente nel preciso istante in cui lei smise di far rumore e il cellulare al contrario, prese a vibrare.
Abbassai gli occhi.
Hansel di nuovo.
" Ah, un'altra cosa bello, non parlarle"

Fremetti leggermente a quel messaggio, realizzando di averlo appena infranto.
"Perché?".
Ci fu una breve pausa, riempita da un silenzio struggente.

"Non solo le dai la conferma che sei lì, ma ora sarà più determinata a entrare".

Alzai di scatto la testa verso l'armadio posizionato davanti alla porta.

"Follies è sempre così silenziosa dopo che le hai parlato?".

Ormai ero perso in un frenetico -botta e risposta- con Hansel.

"Se me lo chiedi significa che le hai parlato".

Sospirai dandomi mentalmente del coglione.

La casa era troppo silenziosa per i miei gusti, perché Ariana non faceva più rumore?

" Hansel non sento più nulla, non so perché sia così silenziosa".

Mi accostai lentamente all'armadio, appoggiando l'orecchio sulla parete di fianco alla porta.

"Castiel per caso possiedi una finestra nella stanza in cui ti trovi ?".

Trasalii capendo solo in quel momento a cosa stesse alludendo il mio collega.

Mi voltai in tempo per notare una figura scura dietro le tende, all'esterno nel mio giardino.
Cazzo.
" Hansel che faccio ?? E' già davanti alla mia finestra e possiede un trapano!".
Non volevo spararle una gamba o qualcosa del genere.

Santo cielo Ariana! Non costringermi a ricorrere all'autodifesa.

Non volevo per nessun motivo al mondo premere il grilletto.
" Scappa. Scappa se non vuoi ferirla".
Strabuzzai gli occhi alla sua risposta sentendomi internamente vacillare.

" Ti vengo a prendere con la mia auto al bar Renegade vicino a casa tua, ma tu devi spostare quell'armadio velocemente e uscire da lì".

 Quasi come se Ariana potesse sentirci prese a trapanare la finestra rompendo i vetri, lasciando che le schegge aguzze volassero per tutta la stanza.

Approfittai del frastuono per spostare l'armadio e aprire la porta, in tempo per vederla voltarsi e correre via.
Stava indubbiamente venendo dalla mia parte.

Merda Ariana!

Corsi fuori dalla stanza, dritto verso la porta sul retro della cucina, ormai scassinata dal suo trapano, avvistando la sua figura agile nella breve distanza.
Nelle sue mani non c'era più traccia di quel maledetto trapano ma peggio, di una grossa ascia da falegname.
Mi voleva davvero morto.
Ogni atomo e particella di lei, in quel momento, sembrava spaventoso.
Gli occhi spenti e traboccanti d'odio, i leggeri muscoli della sue braccia tesi come anche il resto del suo corpo snello. Il pigiama di seta lungo fino alle ginocchia, macchiato da qualche goccia di sangue.
Era ormai buio pesto dalle mie parti, e il vicinato era completamente addormentato.
Non c'era nessuno sulle strade e per la prima volta mi ritrovai a odiare la scelta della mia abitazione.
Avevo pensato di prendermi un appartamento vicino al verde dei boschi, una zona silenziosa e pacifica, non isolata dalla vita notturna e rumorosa, ma comunque distante dai bar chiassosi e le discoteche rimbombanti. Pensavo di trarne beneficio per i miei studi serali e invece ora, la mia scelta mi stava condannando verso la morte.
Continuai a correre come un forsennato inoltrandomi nel piccolo bosco che precedeva il bar Renegade, trovandomi presto in quel tipo di film horror dove la vittima è in preda a una corsa folle nel bosco, perseguitata da un pazzo maniaco serial killer.
Ariana era determinata a raggiungermi proprio come la luna decisa a splendere.
-Fermati Ariana! Non mi riconosci!- tentai di persuaderla in qualche modo, di risvegliarla dalla sua mente dormiente. E come già previsto, lei non si scosse, né si piegò al suono della mia voce. Anzi, prese a correre più velocemente. Quasi come se il mio "pregarla di smettere"fosse invece un incoraggiamento a continuare.
Follies non sembrava volersi fermare per nessun motivo.
Rinunciai a ogni tentativo di dissuasione, riportando lo sguardo davanti a me, scansando i rami che contribuivano a intralciarmi il cammino.

***

Giunsi col fiatone davanti al piccolo bar, sotto gli occhi incuriositi delle poche persone intente a fumare e bere. 
Follies non c'era più. 
Si vede che si era fermata lungo il tragitto, non appena aveva intuito che mi stavo dirigendo verso il locale.
-Ha bisogno di qualcosa giovane signore?- una donna ubriaca si appoggio con poca raffinatezza su di me, portando una mano dietro il mio fondo schiena. Cogliendomi alla sprovvista.
-Non credo abbia bisogno di una sgualdrina come te- una voce familiare e piuttosto profonda ci interruppe, seguita da una mano agile che scostò prontamente la donna dal mio corpo esausto.
-Hansel!- Non l'avrei mai detto in ventun'anni ma ero dannatamente felice di vederlo.

[ 30 minuti dopo...]

-Come stai?-
Hansel mi porse un bicchiere d'acqua, posando lo sguardo sul mio corpo ancora in piena adrenalina, tremante e stanco allo stesso tempo.
-Contento di essere ancora vivo-replicai, con il fiato corto.
-Ora che hai visto una parte della sua natura marcia sei ancora interessato a lei?-
Hansel pareva deridermi, un fioco sorriso sulla bocca, mani infossate nelle tasche dei pantaloni eleganti. Chinato leggermente verso la mia figura seduta.
Non sapevo cosa rispondere, per ora non riuscivo a connettere le due personalità che componevano l'essere di Ariana. Non volevo pensare.
Forse, più che forse, ero ancora stranamente e deplorevolmente infatuato da lei, ma come ora volevo tacere.
Volevo non essere in grado di pensare, perché non c'era nulla a cui pensare.
Avevo bisogno di un'altra pausa, lontano dal caso e da Ariana Clark.

-Sono esattamente le 3.30 del mattino, vatti a riposare-

Hansel non aveva smesso di fissarmi, e diversamente da me era completamente sveglio e attivo. Non scorgevo nessuna traccia di sonno nei suoi occhi.
-Sapevi che sarei venuto da te non è vero?-
Inclinai la testa di lato, fissandolo con altri occhi, quasi come se ci stessimo guardando per la prima volta.
Un primo incontro.

-Ovviamente-

Un sorriso scaltro, angoli della bocca inclinati verso l'alto. Occhi brillanti di una luce sconosciuta.
-Hansel, cosa nascondi, perché conosci così bene quello che Ariana potrebbe fare?-
Hansel esplose in una risata apparentemente carezzevole ma piena d'ironia e mistero; mostrandomi una fila di denti bianchi in primo rilievo.
-Ti sei mai chiesto perché lei mi odia? Ti sei mai domandato perché ricambio lo stesso sentimento?-
Annui col capo lentamente, scrutando quel nuovo Hansel. Un individuo che sembrava cambiare ogni volta che lo osservavo.

-Io non ti sto aiutando Castiel. Io sto combattendo contro di lei-

Spalancai la bocca appena, dilatando le pupille alla sua audace confessione.
Tutte le informazioni ricevute dall'inizio a quel momento mi piombarono addosso come una montagna.

🔸🔸

(Flashback...)

- Voi due già vi conoscete?-
I miei occhi allarmati e turbati.
Entrambi si voltarono verso di me, per un attimo complici e colpevoli di un reato che io non conoscevo.
- Ah! Qualcuno ha finalmente aperto gli occhi!- esclamò lui, con fare strafottente.
La sua risposta mi obbligò a dimenare i polsi legati nella fasulla speranza di poterlo colpire in faccia.
-Stai giocando anche con lui? E' un altro martire Follies?-
Hansel mi sorprese serrandomi la mascella nella sua morsa; riuscendo a destarla dalla sua irremovibile posizione, obbligandola a saettare gli occhi sulla mano ferma sotto la mia mandibola.
Gli occhi virili di Ariana incontrarono i miei perplessi.

- Rispondi! Non è anche lui un'altra vittima che vuoi privare di ogni cosa? Un altro che vuoi totalmente dissipare?-
Hansel mantenne lo sguardo su di lei, stringendomi il mento con più forza.
- Sì, voglio completamente dilavarlo e logorarlo, hai forse qualche problema?-
Si sciolse in un sorriso misurato.
Quel genere di sorriso domato nell'apparenza ma spietato nel profondo.

-E dato che è il mio prossimo martire, ti pregherei di non imbrattare la mia vittima prediletta con mani sudice-
Il suo commento asciutto e risoluto.

- Ah davvero? E che ne dici se rovinassi la tua vittima ancor prima che tu possa appropriartene? Che ne pensi se te la sottrassi ancor prima che tu possa farne un supplizio?-

- Ti rovinerò ancor prima che tu possa solamente rovinarla- asserì Ariana, sfilando una serie di denti bianchi. 

🔸🔸 

-Sogni d'oro caro Smith-
Hansel mi abbandonò nel soggiorno, lasciandomi trafitto dalla verità e la consapevolezza di essere una pedina nelle loro mani.

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