The Other Side
Teo's Pov
I miei occhi s'immergono nel passato e la ragazzina diviene la mia dolce sorella. Quella che sarebbe dovuta restare per sempre al mio fianco, che non mi avrebbe mai abbandonato.
Aria. Il suo nome era Aria, un elemento della natura, ironicamente, impossibile da controllare per davvero.
Ancora devo scoprire il motivo della sua ossessione per Tom, mentre il mio è semplice: lei.
Lei che aveva rinunciato alla sua vita, a me, perché quest'attore di ancora scarsa fama, in quel periodo, non la considerava. Lei che mi aveva abbandonato come fossi carta straccia.
Ma io non ero carta straccia, e non lo sono neanche ora: mia madre ha scelto il mio nome accuratamente, per ricordarmi ogni giorno quanto sia stato un dono di Dio.
Non era la decisione di quella ragazzina ciò per cui ritenevo quel ragazzo colpevole e dunque sottoposto a giudizio. No, quella era stata mia sorella.
E la ragazza che era riuscita nella mossa divina, la ragazza che avrebbe dovuto solo continuare con la sua mediocre normalità o finire come Aria, avrebbe visto la punizione degli dei scagliarsi contro di lei.
Mentre il ragazzo senza macchie, che aveva arrogantemente deciso in quel momento di abbassarsi al livello della gente comune e scegliere una compagna tra questi, avrebbe saputo, avrebbe capito che il suo unico posto era lì, in alto. Che non si doveva immischiare con persone al di fuori del suo rango, proprio come non si era immischiato con la mia altra persona.
Entrambi avrebbero capito il loro posto. Per questo li ho portati qui, ma sembra che abbiano molta difficoltà a capire.
Questo è il mio ultimo passo, e me lo godrò sino in fondo.
Sparo un colpo in aria, che risuona magnificamente tra queste pareti insonorizzate.
"Non mi piace ripetermi. Non è un gioco, cerca di farlo capire alla tua mente deviata da quei film fantasy ed adrenalinici". Lancio delle piccole bustine dalla loro parte e, quando non accennano a muoversi, godo dei momenti di silenzio che mi stanno regalando.
Finalmente la mia mente può riposare un po'.
Purtroppo, però, non ho tutto il giorno. Ogni cosa mi sta distraendo al momento, dalle ombre che la luce fioca e traballante forma sulle pareti, alla canna fumante tra le mie mani. Non posso concentrarmi solo sulle cose inanimate: devo riprendere il controllo, evitare il nettare del silenzio e seguire il mio piano.
È ciò per cui mi sono esercitato nell'ultimo periodo.
"Prendile. E dalle a loro". Mi rivolgo a Mary, con l'esatto intento di ottenere nuovamente una reazione da Tom. E il mio giocattolo d'oro non tarda ad accontentarmi.
"Talk with me!". Ripete, sempre più aggressivo, prendendo le buste. Quando caccia le siringhe piene di liquido, però, la sua spavalderia scompare e sbianca.
Guarda verso le ragazze, una rabbiosa quanto lui, l'altra con ancora in circolo la dose che l'ha stesa prima. Probabilmente sarà letale.
"O le siringhe, o la loro vita". Mi sto stancando; non doveva andare così, doveva essere il mio grande momento. Ma l'indecisione che permea l'aria continua a deridermi.
Il volto di mia sorella si materializza di fronte a me, e di nuovo cerco di delinearne i contorni. La mano vola in aria, e non mi preoccupo più di quei volti cui devo dare attenzione, né del tempo che sto sprecando.
Vai avanti.
Ed ancora una volta, ascolto il mio ordine.
Quando mi rigiro, l'attore inglese è a pochi centimetri dal mio viso, la mano che cerca disperatamente di passare attraverso la grata.
Ma è troppo piccola. Sono divertito ed infuriato per questo suo gesto, per il comando di Aria, per la manciata di granelli che mi restano. Gli punto la pistola contro, i nostri sguardi infuriati che s'incontrano per la prima volta.
Lui fa un passo indietro, ed esegue il mio ordine. Non ci mette molto ad agire, la droga, e divengo orgoglioso del mio capolavoro appena capitolano nuovamente a terra.
"Ora lei". Gli comunico, indicando l'altra siringa e la ragazza.
Lui spalanca gli occhi, sbiancando. Inizia a scuotere la testa. Sa che le azioni che gli sto facendo compiere sono potenzialmente letali. È bene che la pensi così, perché il ricordo non svanisca mai, per tutta la vita.
Di quanto sia stato sbagliato che si sia mescolato con gente che non è alla sua altezza.
"No". Il suo rifiuto mi colpisce in pieno, sento il pugno colorato dalla sua rabbia entrare nella mia testa e scuotermela. Non doveva farlo.
"Per terra". Gli urlo. Quando vedo il suo ulteriore rifiuto, punto la pistola contro l'unica anima ancora sveglia, ripetendo il mio ordine. È estenuante come esseri così piccoli ed insignificanti mi facciano fare cose per cui normalmente ucciderei.
Anche perché il finale è sempre dalla mia parte e lui non può che eseguire.
S'inginocchia di fronte a me, proprio quando i pugni di Mariachiara si stringono. Proprio quando capisco che il corso degli eventi andrà come doveva, se la codardia non avrà la meglio in quel fragile animo umano.
"Colpisciti". Ordino ancora, e per fargli comprendere bene il gesto, lo mimo con la mano.
Non può far a meno di eseguire anche questo. Noia. I pugni della ragazza si chiudono ancora di più, lo sguardo diviene più fermo. Noia, noia, noia.
"Ancora". Dico. Appena il suo pugno colpisce la mascella affilata, ripeto il mio ordine iniziale.
Lui non si gira nemmeno, si chiude per un attimo su se stesso, le mani fra i capelli, impazzendo tra le due scelte.
Cosa farà a questo punto? In che modo rischierà la vita di quella ragazza? Lasciandola sola con me o dandole la dose potenzialmente letale per l'intossicazione di farmaci: sono le uniche alternative che ha.
Eppure, ecco la mossa divina che cambia i pezzi sulla scacchiera.
Mariachiara prende in mano la siringa e imita i gesti di poco fa del ragazzo: l'iniezione è fatta, il prescelto deciso. Aspetto qualche minuto prima di entrare vicino a quel bambino tradito. Aspetto che il mix di farmaci faccia effetto, e che inizi a mandarlo al tappeto per me.
Poi, apro la grata, la pistola ancora in mano come memento mori per la ragazza divenuta temeraria. Mi abbasso vicino a lui con un sorriso, sicuro della mia carta vincente.
"Sei sicuro che tuo fratello non c'entri niente?". Gli sussurro all'orecchio il mio incantesimo, ed il suo sguardo impaurito è ora più che una ricompensa per me.
Continua a scuotere la testa, per un attimo dimentico di ogni altra cosa al mondo se non della sua famiglia. Bravo. Pensa al tuo mondo. Oggi, io mi preoccuperò dei pezzi che ti sei lasciato dietro.
Pensa alle domande che ti tormenteranno d'ora in avanti. Oggi, io mi preoccuperò di non farti scovare le risposte.
Pian piano i suoi occhi si chiudono ed io sospiro, già stanco di questo gioco. Quando ho scoperto di come il cloroformio fosse solo una finzione letteraria e cinematografica devo dire che ci sono rimasto davvero male. Sarebbe stato il finale perfetto per il mio film. Eppure, forse è stata anche la salvezza di questo palcoscenico.
Renderli indifesi due volte con lo stesso metodo... no. Nessuno l'avrebbe mai fatto.
Ed io non sono nessuno.
Il triclorometano non funziona bene da solo, ma con la giusta dose di farmaci e droghe, è stato perfetto per l'inizio di questa bella giornata. Ora, l'adatta dose di promazina perché abbia la ragazza tutta per me; una decina di minuti. Non riuscirei a resistere di più, e non mi serve altro.
Sono tutti addormentati, ed alzo per un attimo la mano sopra le loro teste, fili invisibili che li fanno divenire miei burattini.
Ma adesso? Adesso lo show deve continuare con scene diverse.
Chiudo di scatto la mano, e sento quell'esserino con un destino sbagliato sussultare.
"Non sono morti. Ancora".
Prima che possa dire altro, punto la pistola contro la sua amica antipatica e sparo un colpo: Mariachiara urla, mentre io non mi preoccupo nemmeno di vedere dove possa averla colpita. Mi avvicino all'anima sveglia e le metto una mano sul collo.
"Ricordati di oggi. Ricordati quello che hai fatto. Lui non è fatto per te. Come non lo era per Aria. Ricordalo". La testa sbatte contro il muro una, due volte.
Faccio un passo indietro e le sorrido. Un ultimo regalo. Poi, la pistola spara un altro colpo proprio mentre la luce rientra nella stanza.
Qualcuno è entrato.
Troppo tardi.
-3,
Tiger
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