Such a rush

Io... non... insomma è tutto assurdo. E confuso.

E... e...

Cosa dovrei fare ora? Chi dovrei chiamare?

Mi siedo sulla panchina, con la rabbia e la tristezza che mi invadono. E poi, arriva il lutto.




Quella mattina...

Sono. In. Fibrillazione.

È una cosa stupida, lo so. Ma che ci posso fare?

Non ci vediamo da un mese e sarebbe stata la prima volta da soli. Però poi ho combinato quel casino con Raffaele, e andremo tutti e tre per le strade di Verona a divertirci appassionatamente. Fantastico, no?

Amici o meno, ho paura che si creino quei momenti di silenzio imbarazzanti, o che faccia figuracce così esorbitanti da farli vergognare, o che non abbia...

Ok, stop.

Non è che elencare a mente tutto ciò che potrebbe andare storto mi fa bene.

Non l'ho ancora detto a nessuno dei due, praticamente lo scopriranno vedendosi.

E se si arrabbiassero? E se...

Fatti un auto schiaffo mentale e finiscila, Mary! L'ha detto anche la "distruggi pensieri romanticamente illusori", detta anche Agnese. Le altre sono convinte che ci sia qualcosa tra me e Stranger, quindi per schiarirmi le idee l'altro giorno sono andata a parlare con l'anti- cupido per eccellenza.

Oltre a consigliarmi di fare solo ciò che mi sento, mi ha ripetuto più e più volte che se è solo un'uscita tra amici posso portare un'altra persona senza che nessuno se la prenda.

Ha anche cercato di far supportare le sue tesi dalla Camilla, che con monosillabi piuttosto distratti dal disegno che stava facendo ha continuato a darle ragione. Non credo che sapesse nemmeno di cosa stessimo parlando, ma è stato divertente vederla assentire a tutto in modo quasi inconsapevole.

Il punto della situazione è: perché mi sento così in colpa? Come se stessi facendo un torto a qualcuno. Soprattutto pensando a quanto abbia ragione Agnese, unica causa del mio convincimento nel non disdire con entrambi all'ultimo momento.

Ho bisogno di vedere Stranger, e anche con Raffaele non mi trovo per niente male. Insomma, vedremo come andrà.

Ormai sono sul bus, diretta in piazza Bra. Appena arriverò, Raffaele sarà già lí ad aspettarmi, come mi ha scritto in un mess cinque minuti fa. È arrivato in anticipo e, rispetto a Stranger, sa benissimo dove si trova la fermata del bus.

Il mio caro straniero lo incontreremo dopo, invece. Quello stesso che sto evitando da due giorni; ha provato a chiamarmi più volte, ma ho sempre trovato scuse, anche non molto originali, e ci siamo sentiti solo per mess. Non sono quel che si suol dire un'abile ingannatrice, e non volevo dirgli che alla nostra uscita si è aggiunta una persona. Non per telefono, almeno.

Mi sembrava... sbagliato. Non so spiegarlo nemmeno io, sinceramente. Negli ultimi tempi le mie emozioni sono incredibilmente altalenanti.

Appena il bus si ferma, sussulto. Com'è possibile che proprio quando deve andare più lentamente, arriva in due nano secondi?

E com'è possibile che siano qui dinanzi a me, a pochi metri l'uno dall'altro e con la testa china sul telefono, entrambi i miei accompagnatori? Noto subito i capelli di Stranger. Si è tolto il colore, e sono ritornati al naturale castano che tanto mi piace.

Scendo dal bus, non sapendo cosa aspettarmi. Non doveva andare così.

Appena si chiudono le porte alle mie spalle, alzano entrambi gli occhi e mi vedono.

Benissimo. Mi sento come Muzio Scevola mentre tutti gli etruschi lo stavano guardando bruciare la mano destra sul braciere. Un po' meno drammatico forse, ma anche io sono serena fuori e sto morendo dentro. Solo, di vergogna.

"Ciao". Faccio ad entrambi, e loro finalmente si accorgo l'uno dell'altro.

"Who's this guy?". Stranger ha le braccia incrociate al petto, mentre Raffaele continua a far passare lo sguardo da me a lui, cercando di capire.

"Allora, come dire...".

"Ma capisce?". Sbuffa Raffaele, che sembra aver capito che andremo a far compere in tre e non più in due.

E il mio caro Stranger, che conosce davvero molto bene l'italiano ormai ma si ostina a parlare in inglese quando vuole per orgoglio patriottico, gli lancia una di quelle occhiatacce da fulminare sul posto una persona.

"It's rude to interrupt a girl". Dice, intestardendosi con l'inglese.

Bene. Cominciamo proprio bene.

"Allora, la situazione è questa. Non ho molto tempo nell'ultimo periodo, e oltre ad uscire con te dovevo anche aiutare lui con un regalo... a gift- faccio io rendendomi conto che non ha capito l'ultima parola- Quindi ho pensato che sarebbe stato carino-".

"Carino". Ripete Stranger, dando un tono molto più lugubre alla parola.

"Si, carino uscire tutti insieme".

Non mi sembra che la stiano prendendo con questa grande filosofia. Continuano a lanciarsi occhiatacce a vicenda, senza alcun pudore.

"Bene!- sbatto le mani- Dove andiamo di bello?".

"Ecco, io pensavo di prenderle qualcosa di cartoleria, che le piace tanto...". Inizia Raffaele e mi viene subito in mente il luogo perfetto.

"Da Fabriano?".

"Si, ad esempio! Vedi, non ci avevo pensato!".

"I say go first to the place I say. I don't know what time it closes". Si intromette allora Stranger.

"Ma ho poco tempo!".

"You go out with a girl and you have to get back home early?". Lo prende in giro Stranger.

"E tu non hai un insegnante dove andare che ti faccia parlare decentemente in italiano?".

Manco i bambini piccoli. Manco loro fanno così.

"Sciopa".**** Aggiunge Raffaele sottovoce.

Ahimé, povera ed ingenua ragazza che credeva di non far nascere alcuna discussione con una semplice domanda.

"It's for your girlfriend?". Gli chiede allora, per fortuna non sembra aver capito molto di quello che ha detto Raffaele.

"No. Non ho la ragazza". Ma quanto siamo strani a parlare in italiano con un inglese che conosce la lingua della penisola ma si ostina a parlare nella sua?

"Ah. Good- mi lancia un'occhiata- Italian girl, you like these things, don't you?".

"Yeah, of course... volevo dire, certo".

"Io davvero non ho moltissimo tempo...". Sto per intromettermi e cercare di far ragionare Stranger, ma lui mi sorprende con un'espressione d'improvviso gioiosa. Ma è bipolare il tizio o cosa?

"Ok then. We'll go first to buy this gift. Per cosa è?". Addirittura una frase in italiano, nonostante una parte sbagliata. Ha completamente cambiato atteggiamento. Chissà cosa gli frulla nella testa.

"Per mia madre".

"Oh, you're such a good boy". Sebbene sia un complimento, ho ben notato la sottile nota ironica della frase.

Per tutto il tempo questi due non fanno che battibeccare. Appena arrivati al negozio, per poco non veniamo cacciati per tutta la confusione che fanno; faccio un gesto di scuse alla commessa. Non so nemmeno che dire per questo comportamento tanto immaturo. Dovremmo essere tutti maggiorenni, insomma!

"Finitela!". Sibilo io, e Stranger esce fuori dal negozio con uno sbuffo ad aspettarci. Non ce la fa proprio a comportarsi bene senza sembrare un bambino, per niente.

Io invece mi perdo nel mondo di penne, quaderni e cosette troppo carine del negozio. Adoro queste cose, ma i prezzi sono abbastanza alti per poter prendere qualcosa ogni volta che ci vengo. Appena ho un po' di tempo e mi ritrovo a vagare per le strade di Verona senza una precisa meta, arrivo sempre qui. Trascorro ore a provare tutti gli stili diversi, sotto gli sguardi bonari delle commesse. Sanno che comunque faccio acquisti almeno una o due volte al mese, e poi le penne prova sono messe lì apposta per giocarci. Almeno per come la vedo io.

Quando alzo finalmente lo sguardo verso Stranger, lo noto a fissarmi intensamente ma gira subito la testa e si scompiglia i capelli, come fa quando è pensieroso.

"Ehi, allora? Secondo te cosa potrebbe piacerle?". Raffaele compare dietro di me con alcune cose in mano, e facciamo abbastanza presto a scegliere il regalo perfetto.

Ha voluto che venissi anch'io, ma ha di per sé un gran gusto, il ragazzo: le poche cose tra le sue mani sono tutte belle idee, ma la vincitrice indiscussa si rivela essere una penna in legno di noce con una base d'appoggio d'accompagnamento.

Una volta usciti, Stranger sembra ancora in pensiero. Mi lancia uno sguardo allarmato quando lo scuoto per risvegliarlo, ma poi si leva quell'espressione dal viso e riprende il suo atteggiamento spavaldo.

"Dove andiamo ora, butei?". Chiede Raffaele. Non parla quasi mai in dialetto, e guarda caso proprio oggi si fa uscire tutte queste espressioni.

"Hai preso il regalo?". Chiede Stranger, facendo finalmente calare del tutto il siparietto che aveva messo in atto con quei dialoghi all english.

"Si, pure molto bello, la Mary mi è stata molto d'aiu-".

"And you're not in a hurry?".

"Eh?". Se Raffaele non ha capito, io invece l'ho fatto benissimo. Gli lancio un'occhiataccia e cambio discorso.

"C'è un bar carino qui vicino. È quello che fa caffé viennese. Lo conosci, Raf?".

"Raf". Mi scimmiotta Stranger sotto voce, ma lo lascio perdere. Oggi non credo si possa avere una conversazione civile e matura con lui.

"Oh, certo io... un attimo". Il telefono di Raffaele vibra e si allontana un attimo per rispondere, così ne approfitto.

"Puoi finirla?!".

"Why he's here?".

"Te l'ho già detto".

"Certo".

"Yes! Oh Dio. Basta passare dall'inglese all'italiano che mi confondi soltanto". Alzo le mani al cielo e lui sbuffa. So già che non mi ascolterà e continuerà a fare come vuole, ma un tentativo valeva la pena farlo.

"Ehi, allora c'è stato un casino a casa e devo andare via". Dice Raffaele, ma dallo sguardo che ha, si capisce che è qualcosa di più di un semplice problema.

"Oh, posso aiutarti in qualche modo...".

"No, no- fa lui, di fretta- Monica sta male e mamma non può lasciarla da sola a casa per andare in farmacia. Devo stare lì con lei". È preoccupato e nel panico completo e proprio come Stranger si passa più volte le mani tra i capelli, scompigliandoli.

"Ehi, ehi. Tranquillo, vedrai che la tua sorellina starà benissimo. Sarà una di quelle cose che hanno i bambini, molto leggere e passeggere".

"Già, lo spero... se non fosse per lui...". Gli occhi di Raffaele si accendono di rabbia. So benissimo a chi si riferisce, non abbiamo parlato solo di sciocchezze o libri nell'ultimo periodo.

"Ora non ci pensare, ok? E poi non credo che tua madre andrebbe solo in farmacia se avesse a che fare con quello".

"Si, si... io ora scappo, ok?".

"Ok, poi fammi sapere!". Gli grido dietro, mentre lui ha già iniziato a correre verso casa; per fortuna vive in città e non è molto lontano da qui, non so come avrebbe fatto altrimenti.

In tutto questo, Stranger è rimasto in silenzio dietro di me.

"His... sorella sta malle?".

"Con una l- lo correggo, senza pensarci- Si. Me la vuole far conoscere un giorno, ma già la adoro. Sembra così tenera e matura per la sua età... poi, da come ne parla lui sembra anche un angioletto sceso in terra che fa molto spesso dispetti e capricci". Rido, ma anche io sono preoccupata. Non ho mai visto Monica e grazie a Raf già le voglio bene e la ammiro.

"Do you know that family well? Family's friends?".

"Uh? No, no. Ma non vedo l'ora di conoscerli".

"He too". Borbotta, nuovamente sottovoce ma lo sento lo stesso.

"Che intendi?". Chiedo, arricciando il naso. So già che mi pentirò della domanda.

"Come on, it's obvious".

"Cosa? What?". Non riesco davvero a capire cosa intenda, e lui alza gli occhi al cielo per poi guardarmi dritto negli occhi.

"La famiglia, uscire...".

"E?".

"Lui è innamorato di te". Scandisce bene ogni parola, per farmi arrivare chiaro e tondo il concetto.

"Ahahahah". Io, obviously come direbbe lui, scoppio a ridergli in faccia. Certo. Proprio così.

Ma lui alza le spalle, come a dire credi a quello che vuoi, e il sorriso mi scompare dal viso. Sta dicendo sul serio.

"Me ne sarei accorta". Ribatto, ma non ottengo altro che farlo ridere di rimando.

"Certo, certo- cantilena lui- But the boy was very nervous while he was waiting for you".

"The boy has a name". Incrocio le braccia al petto, ma vengo completamente ignorata.

"He kept going back and going back. For minutes. Even if I hadn't met him yet, he would notice". (trad. Continuava ad andare avanti e indietro. Per minuti. Anche se non l'avevo ancora conosciuto, si notava subito)

"No, no! Smettila, shut up! Io non piaccio a lui e lui non piace a me! Fine della discussione, ok?".

"Poor boy". Sorride lui.

"Finiscila".

"Non piace a te?". Mi ripete, di nuovo.

"No, è solo un amico! Con cui mi diverto, e parlo anche di cose serie e problemi vari, ma solo un amico".

"Sicura?". Stavolta sono io a guardarlo negli occhi, più sincera che mai.

"Non mi piace nessuno, ok?". Lui sbatte le palpebre e sembra essere felice. Non ho potuto non vedere la fugace ombra passata sul suo viso, con un tono di tristezza di cui non capisco l'origine.

"Anyone?".

"Perché hai cambiato colore dei capelli e sei tornato al naturale?". Lui fa spallucce e ripete la domanda, allora io alzo gli occhi al cielo.

"Nessuno". Ribatto nuovamente io e lui si zittisce.

Trascorrono minuti di silenzio, in cui camminiamo vicini ma ognuno perso completamente nel proprio mondo. Beh, non so se sia proprio esatto definire così i miei pensieri, totalmente rivolti a lui. Quindi sarei persa nel suo mondo... meglio non preoccuparci di tali sottigliezze.

"Andiamo in un posto". Esclama allora lui, improvvisamente.

"Quello che dicevi prima? Quel negozio che secondo te io non conosco?".

"No no non negozio. Another time that". Fa lui, senza aggiungere altro.

"Allora dove?!".

"Shut up and follow me, ok?". Mi prende per mano e inizia a trascinarmi percorrendo Corso Porta Borsari al contrario, verso Piazza Erbe.

"Verona is a very popular city, but London is much more frequented. I know London, and I have my seats, but every time I go abroad I try to find a place for me...".

"È veramente bello". Dico, facendolo ridere. No caro ragazzo non sono capace di stare in silenzio. Sopratutto se me lo ordini, invece di usare quella strana cosa chiamata gentilezza.

"Yes. But it's something that everybody does, actually. Nothing special". Lui alza le spalle, ma io non sono d'accordo per niente.

"No, non è vero. Cioè io lo faccio, e forse anche alcune delle persone che conosco, ma... rimane comunque una cosa bella. E speciale. Di sicuro per me lo è, ho tanti di quei posti segreti". Sorrido, ripensandoci. È così bello quando non vuoi essere disturbata da nessuno stare così, al sole o sotto l'ombra di un edificio, in un posto tutto per te.

Ci fermiamo davanti ad un vicolo e io mi riscuoto. Lui mi sta guardando, di nuovo pensiero.

"Anyway, it was not easy here. But... there's almost never anyone here". Quando entriamo nel vicolo, mi accorgo finalmente di dove siamo.

È la Corte Sgarzarie. Effettivamente è un posto molto tranquillo, quando non ci sono giorni di sagra o altre occasioni speciali. Di solito ci vengo coi miei amici d'estate, perché di pomeriggio è sempre immerso nell'ombra ed è uno dei pochi luoghi all'aperto dove puoi rinfrescarti un po' e prenderti una piccola pausa dalla calura estiva.

"Lo conosci?".

"Certo. Non ci vengo molto spesso, ma è bello e tranquillo". Mi siedo sul muretto, non c'è proprio nessuno nei dintorni.

Un tempo doveva essere molto diverso come luogo. Pieno di voci, comandi e risate. Ci facevano la lana, poi è diventato una piazzetta a sé stante, non molto conosciuta.

"Allora, mi hai portato qui per uccidermi o avevi troppo caldo?". Scherzo io, ma ormai ho fatto pace con questa parte delle mie paure. Mi fido di lui. O almeno so che non è un serial killer. Nè semplice killer.

Nè altro del genere.

Ma lui prende sul serio la domanda e, con tutta la forza che sembra possedere, mi dice:

"Non ti farò del male. Mai". Lo sguardo intenso e deciso che mi lancia in quel momento, mi fa andare in totale confusione.

Che sta succedendo?

"I have to tell you something". All'improvviso mi assalgono centinaia di possibilità. E se dovesse tornarsene a Londra? E se la ragazza che gli piace gli avesse detto di no e lui fosse distrutto? Non mi sembra distrutto.

E se gli avesse detto di sì?

"Devi... devi andartene?".

"Oh, no, no! Adesso no". Adesso. Ha detto adesso.

"Allora... la ragazza che ti...".

"No! She doesn't like me. Sono sicuro- si stoppa e fa un respiro profondo- No, altra cosa".

"Dimmelo, prima di farmi impazzire. Per favore". Alzo di nuovo le mani al cielo. Sto trascorrendo troppo tempo con Gaia.

"Hai un... come dire...". Mima il gesto di soffiarsi il naso. Un fazzoletto. Che cavolo c'entra un fazzoletto ora, dei santissimi!

Sto decisamente passando troppo tempo con quella ragazza.

Lo cerco nello zainetto che ho portato, e glielo passo. Spero che arrivi dritto al punto.

Lui fa qualche passo indietro e si toglie la mascherina. È la prima volta che lo vedo senza. Anche quando eravamo usciti la prima volta e stavamo mangiando, lui ne aveva fatte fuori due mentre ci dirigevamo alle panchine, e stando dietro di noi. Le altre invece, le voleva mangiare più tardi.

Ha un volto molto bello, seppur con dei lineamenti strani. Sembrano quasi finti, come se si fosse truccato.

"Bipes?". Chiede lui allora, ma non so cosa voglia dire. Vado a cercare su google traduttore: salviette. Comincio a capire dove vuole arrivare e, grazie a mamma che mi ha tramandato la mania di essere pronta in ogni evenienza, ho pure quelle.

Gliele passo e lui comincia a passarsele sul viso, con grande forza. Si trucca perché ha il volto deturpato? È gay o bisex? Questo spiegherebbe, forse, l'improvviso allontanamento da Londra e la rottura con la sua ragazza.

Ma non mi sembra. Non che si debba avere un atteggiamento particolare per esserlo, ma... anche durante tutte le nostre conversazioni non ho mai captato una cosa del genere. Anzi, a volte seppur per scherzo sembrava che filtrasse con me.

Una volta finito, si gira dall'altro lato prima che io possa vedere, caccia il telefono e immagino che si specchi per vedere se ha fatto bene il lavoro. Poi caccia un piccolo contenitore bianco a due; lo riconosco subito, anche mio padre ce l'ha. Porta le lenti a contatto. Una volta messo tutto a posto nelle infinite taste della sua giacca, si immobilizza e prende dei bei respiri profondi.

"Allora? Che succede? Non mi tenere sulle spi-".

Si gira e la voce mi muore in gola, mentre il mio cervello cerca di collegare in svariati modi diversi le informazioni date dalla vista in questo momento. Ma la conclusione è solo una. E mi spiazza, completamente.

È Tom Holland. Stranger è il mio idolo del cuore Tom Holland.


**** parola di origine veronese (io avrei detto più ormanno misto a babilonese ed alienico), che vuol dire letteralmente- spero- "esplodi". Si pronuncia s-ciopa

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