Someone like you
Mentre messaggio con Chiara, caccio un enorme sbadiglio. Sono ormai tre giorni che cerco di indagare senza farmi scoprire sui suoi possibili sentimenti verso Raf, ma niente! Tutta colpa di Tom. E colpa sua è anche il mio perenne sonno insoddisfatto: non riesco proprio a dormire bene.
Ma non è questo l'importante ora come ora.
Quando sono ritornata a casa, dopo la figuraccia della caduta, non c'è voluto molto prima che il mio cellulare venisse intasato da richieste su come stessi o cosa stessi facendo e teorie del mio pomeriggio da doppio appuntamento in cui non avevo avuto effettivamente nessun appuntamento. Avevo così sostenuto una video chiamata di gruppo di ben due ore e quarantatré minuti di spiegazioni, scleri e urla; in particolare Miguel, non riusciva proprio a crederci e continuava a darsi dello stupido per non averci pensato prima. Sara invece l'aveva presa con più filosofia e mi aveva detto che avrei dovuto sfruttare per lo meno la situazione a mio vantaggio: un paio di autografi di un attore famoso non fanno mai male.
Gaia, invece, beh... sapeva già tutto. Chiara aveva avuto la reazione che più mi aveva fatto ridere: non riusciva a tal punto a capacitarsene che aveva continuato ad aprire e chiudere la bocca per cinque minuti buoni, senza emettere un suono.
Tra tutti, una scena davvero buffa, ho pensato all'inizio; prima di scoprire che era un preludio al tormento. Miguel e Chiara, infatti, non hanno fatto altro che parlarne negli ultimi giorni e, anche quando svio, ritirano prontamente fuori l'argomento. Ora, vorrei sapere come dovrei riuscire a prendere informazioni sui sentimenti di Chiara, quando l'unica cosa che sembra interessarle al momento è, ovviamente, Tom Holland. Ho promesso a Raf di portargli ben presto informazioni, ma come faccio così? Credo mi serva un'uscita faccia a faccia; l'unico problema sarebbe in quel caso che non avrei tempo per rimuginare su un certo messaggio e costruire una tattica di risposta per farle rivelare qualcosa.
Mica è semplice fare la spia, anche senza tutte quelle acrobazie alla Bond, James Bond. Musichetta dei suoi film nella mia testa, partita.
Rido tra me e me, metto le mani a formare una pistola.
"Credevo che Natale venisse una volta l'anno". Imito la voce, per poi scoppiare a ridere. Nemmeno mi accorgo della porta che viene improvvisamente aperta.
"Guarda questa mia sorella! Sta diventando completamente pazza!". Si affaccia dalla porta, alzando gli occhi al cielo. No, direi che non è solo un mio tratto distintivo; è proprio dei geni della mia famiglia questo tic, a quanto pare.
"Cosa vuoi?!". Mi lamento, rigirandomi sulle coperte.
"C'è una persona che ti cerca".
"Una persona? Chi chiama sul telefono di casa e non sul cellul... ah. Si sarà di nuovo rotto il telefono a Gaia o Mig". Faccio spallucce, alzandomi, ma la sua risposta mi fa fermare di botto.
"Non è al telefono. Sta aspettando fuori".
"Eh? Ma si può sapere chi è?!". Mi sbrigo ad andare verso la porta, per sbirciare dalla telecamera del citofono. Niente, se non chiama qualcuno questa non si aziona. Peccato, sarebbe stato un buon strumento di spionaggio! Ritorno in camera per vestirmi, mettendo le stesse cose usate oggi a scuola per fare prima, mentre mia sorella continua la conversazione dall'altro lato della porta chiusa.
"Non lo so. Ha solo detto che preferisce aspettare fuori. Non è voluto entrare nemmeno nel parco- scuote la testa e mi guarda col sopracciglio alzato- Non è che... lui centra con... l'altro giorno?". Mi fa, all'improvviso tutta dolce e tenera.
"Ehi! Se non so nemmeno chi è, come faccio a dirtelo? E comunque no- apro la porta e le sorrido- Lui non sa dove abito".
"Meglio. Perché l'avrei conciato per le feste- sbatte i pugni tra loro e mi rivolge un sorriso rassicurante, che rassicurante non è per niente. Ho quasi paura per Tom- Comunque, se proprio devi passare il pomeriggio con il tizio lì fuori, non fare tardi per cena! Ah, ho già fame... guarda che iniziamo senza di te!".
"Pensi sempre a mangiare! Vado a vedere chi è... ah sì, mascherina e chiavi". Mi guardo intorno alla ricerca di queste ultime, individuando il posaoggetti sul bancone della cucina. Dico io, non potrebbe avere un posto fisso?
"Non c'è bisogno delle chiavi, ci sono io a casa".
"E secondo te mi fido di quella che canta a squarciagola nella doccia, tanto da sentire a stento il rumore dell'acqua che ti scorre addosso?". Sbatto le palpebre innocentemente, per poi uscire da casa. Con le chiavi in mano.
"Cattiva!".
"Vado!".
Appena mosso un piede fuori, prendo un bel respiro; pur avendo la mascherina, stare all'aria aperta, farmi coccolare dai caldi raggi solari e sentire la leggere brezza sul mio viso... o almeno metà di esso, ecco tutto questo pur con la mascherina cura la mia anima. Arrivata al cancello, do un'occhiata fuori prima di aprirlo; è allora che lo vedo.
Tom è proprio di fronte a me, con il suo maledetto cappellino, le uniche cose che ci separano, le sbarre. Sebbene sia io quella dietro il cancello, da questa posizione mi sento più difesa che in trappola; sarà forse per questo che, appena i nostri sguardi s'incrociano, trovo il coraggio di voltarmi e ritornarmene in casa. Non prima, però, di sentirlo urlare:
"Non vado via!". Arrischiando un'occhiata indietro, vedo che si siede appoggiato al cancello. Non farà sul serio.
Per quanto riguarda me, altro che coraggio. Codarda, proprio.
Mi richiudo la porta del condominio alle spalle e aspetto che il mio cuore si calmi un po'. Cavolo! Non mi aspettavo proprio questo. Attacco a sorpresa.
Resto per minuti infiniti in quel corridoio, prima di essere riscossa dall'insistente suoneria del telefono; chi altro potrebbe mai essere se non lo scocciatore numero uno in persona?
S: Non vado via!
M: Capito, capito
S: Brava ragazza, so came out
M: Oh, no. Hai detto che non vai via, allora resta pure lì. Io ora rientro
Resto ad aspettare mentre l'icona del "sta scrivendo" continua a lampeggiare sullo schermo per un tempo variabile da un minuto ad esagerato. Lo fa apposta, me lo sento.
No, Mariachiara. Non c'è niente da sorridere. Datti degli autoschiaffi mentali, e levati quel sorrisetto dalle labbra.
S: Stavi aspettando me, prima di entrare?
Ah! AH! Brutto, sfacciato, cattivo e... e... AH! Come se fosse questo l'importante, poi.
Sbuffo e chiudo la porta di casa alle spalle. Vuole giocare, giochiamo. Lo lascerò lì tutta la serata se necessario, ma sono convinta che se ne andrà tra uno o due minuti; è una celebrità e non è capace di resistere tanto tempo senza tutti i comfort del caso, così, seduto per terra.
Mia sorella mi guarda rientrare come una furia, ma intelligentemente non dice nulla. Io sbatto le chiavi sulla scrivania, vado a lavarmi le mani e riprendo caparbiamente i libri in mano. Tra mezz'ora andrò a controllare, così, giusto per essere tranquilla.
Continuo a chiedermi come abbia fatto a trovare il mio indirizzo; insomma, nessuno dei miei amici lo avrebbe detto, no? Specialmente dopo avergli detto tutto. Quindi come ha fatto?
Il problema è che, con la mente in subbuglio, il tempo passa in fretta; e quando vado a vedere, lui è ancora lì, non più seduto ma facendo avanti e indietro per la via. Più testardo di quanto mi aspettassi. Bene, gli do un'altra ora, giusto perché mi sento gentile. Prima che possa vedermi, ritorno subito dentro, con una voglia matta di tagliare le alte siepi del nostro giardino e poter vedere il cancello stando comoda a casa.
Perché dovevano farle così alte? Che si aspettavano, che venisse a viverci la figlia del Presidente della Repubblica? Mi ributto sulla sedia, ben consapevole di quanto sia ingiustificata tutta questa mia improvvisa rabbia; è che... è solo che... ARGH.
Non mi aspettavo di dovermi confrontare, ancora, con lui. Credevo che dopo l'episodio della scuola avessimo finito.
E invece no, invece no! Sarà perché è abituato ad avere tutto ciò che vuole, e se ciò che vuole è continuare una sorta di pseudo amicizia basata su trucchi e bugie, credo che non riuscirà mai ad ottenerlo.
Quando vado a controllare, ancora, è quasi ora di cena. Esco benedicendo il caldo che è arrivato, nonostante l'allergia al polline che non mi lascia vivere serenamente; almeno non prenderò freddo o mi ammalerò per tutta questa stupida storia. Guardo fuori, ma non lo vedo.
"Lo sapevo". Ripeto tra me e me, con un sorriso vittorioso. Esco fuori dal cancello, fissando il punto dove era stato seduto prima. Bel tentativo. Spero che dopo questo abbia finito.
Mi rigiro e, prima di rendermene conto, vado a sbattere contro qualcuno... anzi, qualcosa. Del liquido si è sparso su tutta la maglietta, e anche su quella del ragazzo che mi è difronte; guardo la lattina per terra. Birra.
Birra in lattina. Ma chi beve birra in lattina? Non la usano solo i personaggi dei film americani?
Guardo il ragazzo davanti a me e, vedendo la sigaretta tra le sue labbra, mi rendo conto che non ha la mascherina; faccio un balzo indietro. Ma non urlo. Tutto è cominciato da quel maledetto urlo, quindi stavolta mi sto zitta e lo guardo con gli occhi sbarrati.
Gli occhi castani fissano un punto sopra di me, inespressivi; è davvero molto alto ed ha un tatuaggio che gli copre metà collo. Seguendone il movimento, si vede che fa parte dello stesso disegno che ha sul braccio: sono curiosa di tutto quel colore brillante, ma non stupida. Faccio un altro passo indietro.
Lui però non fa niente, non prova nemmeno ad avvicinarsi; prende la lattina, ci spegne sopra la sigaretta, e butta entrambe nel cestino davanti al cancello del parco, per poi ritornare dinanzi a me. Io non mi muovo e devo sembrare davvero spaventata, perché alza gli occhi al cielo e si prende la mascherina dalla tasca, mettendosela.
"Contenta? Ora torna a casa, bambina, sembri molto spaventata". Sbuffa e mi oltrepassa, senza degnarmi più di uno sguardo. Arrivato in fondo alla via, lo sento praticamente urlare:
"I bambini non dovrebbero girare a quest'ora!". Poi svolta, e non lo vedo più. Ma riesco a sentire benissimo la sua risata.
Bambina? A me? Ah! Avrà la mia età più o meno!
Ma tutti a me gli psicopatici con un cervello davvero molto poco sviluppato e manie di grandezza?
Imito il suo sbuffo arrogante ma, nel mentre, mi accorgo che Tom è spuntato magicamente davanti a me. Ma. Agli attori viene data anche la Giratempo della Granger o semplicemente è una dote naturale comparire così all'improvviso e far venire degli infarti alle comuni persone mortali di questo mondo?
"Ehi". Mi saluta, impacciato.
Missione evita scontro frontale: fallita.
"Cosa vuoi?". Gli faccio, incrociando le braccia.
"Parlare".
"Ci siamo già detti tutto, se non sbaglio". Non risponde, e io nascondo un sorriso amaro sotto la mascherina. Appena provo a tornare verso il cancello, però, mi blocca prendendomi per il braccio.
La situazione è così... così...
Non lo guardo nemmeno, ma continuo a restare girata, mentre lui non sembra volersi muovere da questa posizione. All'improvviso, mi tira verso di sé, stoppandomi prima che vada a sbattere contro il suo petto.
Ora i nostri sguardi sono incatenati e finalmente lo noto: è solo Tom. Non ha messo trucco, né lenti colorate; è venuto qui senza maschere. Ci credo, è una situazione completamente sicura per lui. Nessuno in giro a quest'ora, mentre il sole cala sempre di più oltre l'orizzonte, gli unici nei paraggi siamo noi, unici testimoni dello stesso segreto.
Insomma, non ha dimostrato niente con questo gesto. Se è stato calcolato, poi. Potrebbe semplicemente aver pensato che è inutile nascondersi visto che già so, ed essere venuto qui così.
A proposito. Cerco di spingerlo via, ma non mi lascia andare i polsi; mi sto davvero incavolando. Non può trattarmi così, chi si crede di essere? Ah, giusto. Tom Holland il fantastico e solo.
Chiudo gli occhi e gemo. Vorrei schiaffeggiare i miei stessi pensieri per quanto sono incoerenti, ma almeno non l'ho detto ad alta voce.
"Cosa stai facendo!".
"Verifico una teoria". Finalmente mi lascia andare, e io lo guardo male. Cosa avevo detto? Sono circondata da psicopatici.
"Come hai saputo di...". Mi guardo dietro, ad indicare il parco, finalmente spezzando il nostro gioco di occhiate.
"Oh... non lo vuoi sapere". Io apro la bocca, sorpresa.
"Come non voglio saperlo? Si che voglio saperlo!".
"Well... ho alcuni informatori".
La realtà si abbatte nuovamente su di me, in modo prepotente. Certo. Lui è Tom Holland dopotutto.
"Please... possiamo parlare?". Cerca di avvicinarsi, ma lo stoppo con un solo gesto rabbioso della mano.
"Non ti azzardare mai più a fare ricerche su di me! Non ne hai nessun diritto, capito? Nessuno!".
Delle lacrime iniziano a rigarmi il volto e sono stupita e al tempo stesso spaesata dalla mia emotività. È come se non avessi limiti con lui. Non riesco a pormeli, le mie emozioni sono un fiume in piena; la rabbia in special modo. Ma anche la delusione.
"Lasciami stare! Perché non mi lasci semplicemente stare?". Non cerco nemmeno di nascondere le lacrime, perché so che comunque capirebbe subito.
È così frustante! Così frustante avere un'amicizia del genere con lui. Sono a mio agio e un attimo dopo per me è un estraneo. Ci divertiamo e poi non so come gestirlo. Mi affeziono a lui e poi ho paura del suo lato bugiardo e capace di recitare in modo così realistico.
Lui mi guarda, e leggo la mia stessa tristezza nei suoi occhi. E questo, è ancora più frustante.
Si avvicina di nuovo, come per abbracciarmi, e apre entrambe le braccia; poi però sembra ripensarci e lascia cadere una mano poggiandomi l'altra sulle spalle.
Lo guardo, tirando su col naso, mentre mi trascina al cancello e lo oltrepassa. Solo allora mi lascia andare, con lo stesso sguardo triste di poco fa.
"Va bene. Ti lascio andare". Mi dice, sconfortato.
Io lo guardo mentre ritorna indietro, ma all'improvviso si ferma e si gira a guardarmi. Abbassa la mascherina.
"Ti voglio bene, Italian Girl". Dopo avermi scoccato un enorme sorriso, si rialza la mascherina e chiude il cancello dietro di sé.
Se n'è andato. E, credo, definitivamente.
Ma non sono nemmeno un poco contenta, anzi. Stranamente, quel sollievo che credevo avrei provato, si è trasformato in un indelebile dolore che, sono sicura, mi attanaglierà per molto tempo.
Me ne ritorno in casa, scossa come ogni volta che vedo quel ragazzo.
Con la terribile sensazione che questa, però, sarà l'ultima volta.
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