Same Mistake

Per la prima volta negli ultimi due mesi, sono andata a Quidditch con piacere. È solo così... rilassante poter avere un pretesto per colpire le persone.

Quando sono arrivata ed il coach ha assegnato i ruoli per la partita d'allenamento, mi sono subito offerta come battitore; oltre il ruolo del cercatore è forse quello che consuma più energie. Non devo solo correre ma riuscire a prendere i giocatori della squadra avversa per fargli perdere tempo tornando agli anelli. Non è semplicemente fantastico?

Tiro di nuovo la palla, ma prendo solo di striscio Mattia. La prossima volta sarò più precisa, non preoccuparti.

Per fortuna Monique non ci ha fatto preoccupare con ricadute improvvise o altre cose del genere; ieri, un solo giorno dopo l'operazione, già stava saltellando per tutta la stanza, pronta a combinare guai e chiedendo insistentemente di tornare a casa. In realtà, mi ha confidato che si trova bene in ospedale e che ha fatto amicizia con alcune infermiere, però vuole far riposare la mamma nel suo letto, ed anche Raf. È preoccupata per la famiglia.

Quella bambina così piccola ed in costante pericolo, per quanto il suo corpo sia piccolo e non molto in salute, ha una quantità infinita di gentilezza ed amore da dare. Nessuno che la conosca può dire di averla trovata antipatica o egoista, al contrario di alcune sue coetanee che già si mettono a fare le "diable" della situazione. Bambine col telefono in mano che vogliono comandare tutti. Noi abbiamo una vera principessa, invece.

Per quanto il pensiero di Monique e di come si sia ripresa, per il momento, mi faccia un po' tranquillizzare, non riesco ad allontanare per molto il motivo della mia rabbia.

Ho fatto quelle stupidissime analisi. Ieri, subito dopo essere andata di nuovo in ospedale, sono andata in una sorta di centro che mi ha detto Tom, di cui non conoscevo nemmeno l'esistenza, in realtà; non sembravano nemmeno specializzati in queste cose, quindi chissà quanti soldi avranno pagato per poterlo fare. Ho perso ben due ore, sprecando il tempo prezioso della mia vita, per delle cose di cui già conosco il risultato.

Tom è un brutto... non proprio ma comunque un idiota... scemo e...

Non poterlo insultare per davvero non fa che aumentare la mia rabbia.

Ritiro la palla, stavolta c'entrando in pieno la mano di Filippo; subito ferma la corsa e lancia un grido di dolore. Ops. Questa deve aver fatto male.

"Dove hai la testa oggi, ragazza?! Tu vai a metterci del ghiaccio e tu, vedi di sbollire un po' fuori campo. Per oggi hai finito di giocare".

"Ma...". La voce mi manca, mentre vedo i miei compagni farmi gesti d'incitamento con le mani. Di sicuro quando colpiamo così forte non è un male, ma il coach deve comunque confrontarsi con i nostri genitori, in caso d'infortunio. Ed ha paura più di loro che di perdere, quindi deve fare la parte di essere incavolato.

"Niente ma. Vai, muoviti- dice, per poi abbassare la voce- Bel lavoro ragazza". Esco dal campo infastidita per aver perso la mia valvola di sfogo della giornata, senza nemmeno un po' d'orgoglio per la forza dimostrata.

Per una volta che mi serviva sudare come una matta nonostante il caldo che ha iniziato a fare da un po' ti tempo a questa parte! Vado verso la zona borse, uscendone dopo poco con in mano la borraccia e l'asciugamano di Filippo; quando gli faccio segno di avvicinarsi, non devo avere un'espressione molto rassicurante perché fa un passo indietro e dice:

"Sono un padre di famiglia. Giovane, bello e atletico, certo, ma non sono buoni motivi per cui uccidermi".

"Lo sarebbe la tua modestia". Borbotto, per poi impregnare l'asciugamano di acqua e mettergliela attorno al polso.

"E il mio ghiaccio?".

"Senti, principino dei miei stivali, la stanza delle Necessità oggi è chiusa, si consiglia di non infastidirne il proprietario. Grazie e buona guarigione".

"Siamo arrivati alle frasi minacciose tratte dal mondo potteriano. Qui la situazione si fa seria. C'è di sicuro qualcosa che non va...".

"E fammi capire, è stato il tuo grande intelletto a farti arrivare a questa brillante conclusione o solo la tua grandiosa stupidità?".

"Direi l'intelletto, ma noi grandi menti siamo modesti quindi meglio non esprimermi". Lo guardo male, prima di rialzare gli occhi al cielo, per l'ennesima volta oggi.

"Mi sta salendo l'istinto omicida in questo momento. Per davvero".

"Già mi hai ucciso il polso, ragazza. Non guardare nemmeno altre parti del mio corpo". Nemmeno a dire che cosa rifaccio. Ormai sarà la centesima volta che i miei occhi guardano verso il blu del cielo che, tra parentesi, presenta un tempo così bello come se volesse prendermi in giro.

Grazie, davvero molte grazie. Quando si dice il tempo che rispecchia l'animo di una persona, per me è esattamente il contrario. Altra presa in giro per la sottoscritta e no, non sto avendo manie di protagonismo da Calimero nei confronti dell'universo.

"Si può sapere cosa ti è successo?".

"A me? Niente. Proprio niente- metto un altro po' di acqua sull'asciugamano per poi premere di nuovo sul polso- È solo... che... voi ragazzi a volte siete semplicemente gli esseri più ottusi del mondo!".

"Ah, problemi di ragazzi quindi".

"Ho detto che non ho nessun problema!". Lui mi guarda, sbarrando gli occhi e togliendo cautamente il polso con l'impacco d'acqua dalla mia presa.

Che problema avrei io? Nessuno! Non ho nemmeno intenzione di risentirlo. Storia chiusa, completamente. Che altro c'è da dire? Niente, punto. Nada de nada.

"Ti credo, ora a cuccia... volevo dire puoi smetterla di lanciare laser dagli occhi ragazza fantastica- lo guardo nuovamente male, prima di mettere a posto la borraccia- Ma mettiamo caso che, una cosa del tutto irrealistica ed inverosimile, eh, tu abbia dei problemi con un ragazzo. Per pura fantasticheria, diciamo".

"Fai altre fantasticherie, allora".

"Le faccio già, e molte, su mia moglie. Stavo parlando di pensieri d'altro genere". Lo guardo a bocca aperta.

"Filippo!".

"Che c'è? Almeno hai calmato i tuoi bollenti spiriti. Non so se ne ho risvegliati degli altri, ma per quelli non è un problema mio". Fa spallucce ed io resto ancora più allibita.

"Fai gli auguri a tua moglie. Sarà difficile per lei crescere ben due bambini, di cui uno che è un Peter Pan più grande di lei".

"Ahah, divertente. Ma ritorniamo alle nostre teorie".

"Bravo, si. Parlami della Marvel per distrarmi".

"Della Marvel... ah ok. Forse è meglio parlarne. Ad esempio non vedo l'ora di sapere se ci sarà o no il multiverso nel nuovo film di Spiderman, e...". Appena nomina quel supereroe, mi ritorna subito alla mente Tom; l'ho conosciuto attraverso quel ruolo. Come potrei mai non collegarli, ed i miei pensieri andare dall'uno all'altro appena sentono qualcuno nominarli?

Damn. Non è giusto. Io sono ancora qui a farmi chissà quanti scrupoli, ed a chiedermi quanto poco debba valere per lui se mi ha chiesto di fare una cosa del genere a cuore così leggero, e in un modo così codardo; lui probabilmente non mi starà proprio pensando. Sono la vera ed unica stupida della situazione.

"Stop! Non parliamo della Marvel. Meglio".

"Perché?".

"Perché mi fa venire istinti omicidi". Rispondo, tranquilla per accentuare la minaccia non poi tanto sottile di far cadere subito l'argomento.

"Caspita, questo ragazzo... del tutto teorico, ovviamente, in teoria avrebbe invaso la tua mente e non ti avrebbe fatto pensare ad altro. Sempre a livello teorico. E continuando ad ipotizzare, direi che ti ha fatto un grande torto... vero?".

"Un grande torto? Ah! È stato un codardo, ecco cosa. Voi ragazzi fate sempre la parte dei principi azzurri, ma quando si tratta di giocare il tutto per tutto ed avere il coraggio di crederci veramente ve ne fuggite via come delle puzzole!".

"Ma... che c'entrano le puzzole?". Fa lui, storcendo il naso. Poverino, si trova a parlare con una persona strana come me, presa dagli sbalzi d'umore improvvisi per il suo amore- odio per un certo qualcuno; a tratti lo compatisco, il mio povero compagno di Quidditch.

"È la prima cosa che mi è venuta in mente". Dico, guardando il muro bianco e nero con le cui strisce strane ho provato ad impegnare la mia mente negli ultimi minuti, e che mi hanno fatto pensare a quell'animale.

"Certo che sei strana. E come tutte le ragazze del mondo generalizzi un po' troppo. Il ragazzo qui presente è un padre ventenne, altro che codardia".

"Facciamo che sei un caso a parte. Tipo, l'eccezione che conferma la regola, ok?!".

"Vista la mia grande esperienza con mia moglie, questo è il momento di assentire senza aggiungere altro".

"Funziona solo se non fai tutto il discorso, lo sai, vero?".

"Dettagli di parte- rimaniamo così per qualche secondo di silenzio, riempito dalle urla in sottofondo del coach che ha messo gli altri a faticare in lunghe sessioni di esercizi- Comunque approfitta del tuo amico maturo per avere consigli sui ragazzi, su, dai! Quando ti ricapiterà un'occasione del genere?". Si indica con le mani, come se stesse sostenendo il provino di una pubblicità e tutto dipendesse dalla sua gestualità. Devo dire che mi fa proprio ridere ed inoltre stare con lui è rilassante.

Lui non lo deve necessariamente sapere, però.

"Di avere un amico maturo che mi consigli? Quando mi capiterà ti farò un fischio, forse potrà darti qualche dritta anche per tua moglie".

"Wow. Questa era cattiva". Fa lui, colpendosi il petto. Effettivamente mi aveva detto che c'era qualche problema nell'ultimo periodo; nulla di grave, le solite litigate delle coppie sul poco tempo insieme, la scarsità di denaro, ed altre cose del genere. Ma alcuni matrimoni sono rovinate proprio da queste cose, per quanto banali possano sembrare.

"Il rapporto tra voi è così brutto?". Chiedo, pentendomi di averci scherzato sopra, sopratutto dopo aver visto il suo viso rabbuiarsi per un attimo. Subito dopo, però, è tornato a fare lo sbruffone.

Perché non possono fare tutti come Raf e Mig? Sarebbe diecimila volte più semplice se potessi leggere le emozioni delle persone come un libro aperto come faccio con loro.

Mi basterebbe anche solo riuscirci con una persona. Perché per quanto possa percepire, in quell'attimo in cui le mostra, della sua preoccupazione, nel resto del tempo non ho idea di ciò che passa. I miei pensieri sono inevitabilmente tornati su Tom. Sul ragazzo codardo che so che in realtà non è... su quello che mi nasconde tutto.

È come l'acqua, per me. Per quanto l'allontani, come il ciclo acquatico, ritorna sempre alla sua origine. Tom è la mia acqua. Ora so per certo di avere problemi mentali.

Comunque.

"Secondo te una donna con un marito come me può muovere tante critiche? Sono praticamente perfetto". Ricomincia a fare quei gesti con le mani per mostrare tutta la sua figura; che sia bello è innegabile. Certo, a me i tatuaggi affascinano solo all'inizio, poi diventato solo addobbi al comportamento di un uomo; per quanto riguarda il fisico... beh quello può affascinare sempre, aldilà del carattere. Ma alla fine a prevalere è il criterio su quest'ultimo.

Filippo è, ripeto, un bell'uomo. Ma non mi sento per niente affascinata o attratta da lui, per quanti misteri ancora nasconda sotto la sua perpetua aria di superiorità.

Non rispondo nemmeno alla sua osservazione e gli prendo la mano per guardare bene il polso; non sembra più tanto rosso, perlomeno.

"Ti fa ancora male?".

"Nah, ormai il dolore è passato da una vita". Fa lui, girandolo e contorcendolo per dimostrarmi come sta bene.

"Sei serio?! Io qui che continuavo a tamponarti con quest'asciugamano bagnata e tu stavi bene da un pezzo? Anzi, no, da una vita?!". Dire che sono irritata è dire poco, sebbene sia io stessa la causa di questa situazione; però, se cerchiamo il peccato originale, questo è a Londra. Posso dire anche il quartiere.

"Tutto pur di saltare un allenamento. Anche subire la tua ira". Sfoggia uno dei suoi sorrisi più brillanti proprio quando il coach fischia per annunciare la fine dell'ultima sessione di esercizi.

Ci battiamo il cinque di nascosto mentre gli altri arrivano verso di noi, diretti con addosso sudore e fatica alcuni alle docce, altri direttamente a casa. Non mi può importare di meno delle occhiatacce che mi rivolgono, visto che sono bella che riposata.

So che è uno sport che io ho scelto, e so anche che comporta, beh, sforzo fisico, ma adesso che il caldo inizia ad arrivare diventa sempre più difficile venirci. È come se i raggi del sole si posassero sulla mia pelle apposta per nutrirsi di tutta la mia energia.

Quando torniamo agli spogliatoi, siamo i primi ad andarsene sotto lo sguardo torvo di compagni ed allenatore. Beh, sarà per una prossima volta; i miei muscoli oggi ringraziano.

Filippo prende subito il bus, mentre io devo arrivare a piedi ad una fermata che dista una decina di minuti. Ci separiamo, e ne approfitto per vedere le notifiche; con sorpresa, vedo nuovi messaggi di Tom. Da quando ho fatto le analisi sembrava aver desistito, ha ricominciato, invece?

Ha paura che per rabbia riveli qualcosa o semplicemente non vuole avere una ragazza troppo incavolata con lui?

I messaggi sono di qualche ora fa, ormai, e di poche righe:

S: The results... have arrived

S: negative

S: I'm so sorry, my Italian girl

Questo è l'ultimo messaggio, con la captatio benevolentiae nel mio soprannome alla fine. Non mi serviva che tu me lo dicessi, caro mio. Lo sapevo già di mio, che sarebbero risultati negativi, visto che non ho mai, e poi mai, toccato quelle lettere.

Sono davvero, davvero indignata, irritata, incavolata, infuriata ed incazzata nera.

Ci ha pensato almeno che non potessi essere io, quando me l'ha chiesto?

Continuo a camminare, di nuovo arrabbiata. Più che per il suo comportamento, sono davvero sconvolta dal mio. Dovrei averlo cancellato, ormai. E invece no! La mia stupidissima mente che mi fa fare stupidi sogni e stupidi pensieri su uno stupido ragazzo per i miei stupidi sentimenti.

Vorrei solo... dimenticarlo. Non sentirlo più.

Metto al posto il telefono, senza rispondergli. Ben gli sta. Mi sento molto meglio ora.

Realizzata, quasi.

Quando finalmente arrivo alla fermata, del bus ancora non se ne vede l'ombra. Ci sono altre due ragazze ad occupare la panchina, anche se non per intero, ma comunque non mi siedo vicino. Sarebbe... strano, ecco.

Cerco le cuffie per ascoltare un po' di musica mentre aspetto, quando all'improvviso una delle due esclama, a voce altissima:

"Hai visto cos'è successo?". Ragazza cara, non mi interessano i fatti tuoi e dei tuoi amici. Per favore, tieni il volume ad un livello perlomeno umano, non sei Zeus voce tonante.

"Cosa, cosa?". Chiede l'altra, urlando allo stesso modo. Ma stanno bene? Sono semi sorde o cosa? Cerco più in fretta le cuffiette ed accendo il telefono, andando un po' sull'applicazione dell'Ansa con i Fun che mi cantano We Are Young nelle orecchie.

Sono una brava ragazza che si tiene aggiornata, io. Non c'è niente di nuovo, o almeno, niente che mi interessi veramente; i soliti dibattiti politici, gli ultimi vincitori di alcuni premi di canto, un attentato a Kingston Upon Thames... aspetta un attimo.

Quello non è il quartiere di Tom, a Londra? Guardo meglio la notizia, ma non avendo l'abbonamento posso leggere solo alcune righe, che informano di questo fatto. A quanto pare un pazzo ha fatto esplodere una bomba carta nel bel mezzo di una strada. Per il momento, la conta da un morto e vari feriti gravi.

Mi tolgo le cuffie dalle orecchie, ora la musica rilassante è diventata quasi assordante, e mi guardo intorno. In che senso... come è possibile che... non è possibile. Semplicemente non lo è.

Riguardo la notizia, sbalordita. Ti prego, fa che sia tutto un brutto sogno.

"Che è successo?". Chiedo ad alta voce, dimentica per qualche istante delle ragazze vicino a me.

"Sembra che a Londra abbiano fatto l'ennesimo attentato. Della serie, tutto accade in America e Inghilterra". Ride lei.

"Attentato? Esagerata!". Risponde l'altra. Mentre quelle due litigano, io mi siedo accascio sul po' di spazio che hanno lasciato sulla panchina.

Non può essere.

Tom sta bene.

Tom... riprendo il telefono in mano, chiamandolo ma non risponde.

Tom sta benissimo. Si. Sta benissimo.

Continuo a ripetermelo, cercando di non pensare al peggio, ma più il tempo passa, più maledico l'autista del bus per il suo ritardo. Come... come è possibile che non possa fare niente?

Non ho nessun contatto d'emergenza o altro.

Non so niente.

E il cuore mi fa un dannato male per questo.

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