On the same side

"Vuoi stare con me?". La domanda aleggia nell'aria, e noi rimaniamo per lunghi istanti come sospesi in quella stramba posizione.

"Raff... Raffaele. Io non so che dire, cioè... tu non, insomma piacermi in quel... insomma, ecco". Mi stoppo, non sapendo come spiegarmi. Sarebbe facile in realtà, ma non vorrei ferire i suoi sentimenti... cosa che probabilmente sto riuscendo a fare comunque.

Quando finalmente rialzo gli occhi su di lui, notando il mio sguardo imbarazzato diventa rosso in viso e inizia a dondolare freneticamente avanti e indietro.

"Oddio, no! Cioè, non in quel senso. No no no. Non mi piaci tu... cioè come persona sei fantastica ma non è che non mi piaci in quel senso. Cioè non mi piaci in quel senso ma...". Prende un bel respiro e si stoppa, senza andare avanti, sempre più rosso.

Non so cosa pensare. Cioè, allora cosa dovrebbe chiedermi? Insomma... la sua domanda è stata così equivoca? La sua voce, frenetica, irrompe nuovamente nei miei pensieri.

"È che... è tutto il giorno che cerco di parlarti, e ho visto che sei strana e che c'è qualcosa che non va e mi dispiace e se ne vuoi parlare ci sono, ma...". Ricomincia lui, prima di stopparsi nuovamente. Sembra un cartone animato, è buffissimo con quelle guance tutte rosse e ho l'impulso di fargli un po' d'aria con le mani; intelligentemente, respingo tale impulso.

"Ci sono anche io se vuoi parlare". Finisco per lui, rilassandomi. Do un'occhiata all'orologio, ormai è tardi; anche correndo più veloce che posso, se il bus non è in ritardo l'ho perso.

Ok, Mariachiara. Respira profondamente e non arrabbiarti troppo che già è abbastanza in imbarazzo, il ragazzo. Non farglielo pesare.

"Devo prendere il bus in piazza Bra tra mezz'ora, quindi andiamo lì, ci sediamo sulle panchine, e mi dici tutto. Ok?". Gli faccio. Lui non risponde e inizia semplicemente ad incamminarsi, con l'imbarazzo ancora dipinto in volto.

Mentre andiamo alle panchine, mi vorticano in testa mille possibilità diverse su ciò che mi deve dire. Non credo riguardi la sorella, sennò non sarebbe così in imbarazzo.

Abbiamo appurato che non riguarda me... no, un momento! E se mi avesse mentito per costringermi ad ascoltarlo per bene? Oddio, mi sto mettendo in questa situazione da sola! Non voglio doverlo rifiutare.

Ma che poi sono proprio convinta che parli di me? Insomma, è stato Lui a mettermi tutti sti dubbi... stava solo giocando con me? Anche su questo?

In fondo, non ne sarebbe stato capace?

Sbuffo, accorgendomi di come i miei pensieri vadano a finire sempre sullo stesso argomento, ormai; purtroppo, sono fatta così. Rimugino troppo sulle cose. Spero che entro pochi giorni la mia mente inizi ad allentare la presa ed a concentrarsi su altro; che so io... il tanto trascurato studio degli ultimi giorni?

Arrivati in piazza, andiamo a sederci su una delle panchine vicino la fontana; per fortuna non ci sono molte persone in giro a quest'ora, e gli studenti preferiscono aspettare gli autobus vicino la fermata per non perderli. Almeno, non dovremo affrontare questa- non si sa bene cosa sia- conversazione da alzati.

L'unico problema è che Raf si limita a fissarmi per alcuni secondi, distogliere lo sguardo, concentrarsi sulla fontana, chiudere le palpebre per qualche momento e voilà, il giro ricomincia; di questo passo non solo il tempo passerà davvero lentamente, ma avrò perso inutilmente una buona mezz'ora della mia vita!

Lo guardo chiudere gli occhi e stropicciarseli per quella che sarà la decima volta in un paio di minuti e allora decido di prendere in mano la situazione.

"Allora compare di sventure, cosa affligge il tuo cuore?". Gli sorrido, ma lui arrossisce di nuovo.

"Cuore. Cuore? Chi ha parlato di cuore?". Ribatte, frenetico. Sto iniziando a preoccuparmi seriamente.

"Forse... qualcosa a casa? C'entra il bastardo?".

"No, no... niente di nuovo su quel fronte". Sospira, visibilmente frustato, il suo sguardo totalmente rapito dagli zampilli dell'acqua. Inizio a perdere la pazienza e oggi non ne ho molta di mio; insomma, se proprio deve fare così allora che parli con la benedettissima fontana!

"Cosa è successo allora?". Gli chiedo.

"Credo... che dovremmo tornare all'argomento iniziale". Fa lui, e riecco il rossore colorare le sue guance. Quale argomento iniziale? Quello del... ah.

"Cuore?".

"Già- ribatte strofinandosi il petto, come a voler sottolineare la sua frustrazione- Il fatto è che... non ho molte amiche femmine ed ecco... mi servirebbero dei consigli". Continua a non guardarmi, mentre io mi rilasso.

"Consigli? Certo. Per una cosa del genere credevo che saresti andato più dalla Chiara, in verità, ma...". Lui finalmente solleva gli occhi, solo per lanciarmi un'eloquente occhiata ed io mi zittisco. Ah.

Ahhhh.

Gli piace Chiara!

Non posso fare a meno di sorridere e, nonostante la mascherina, lui sembra accorgersene perché gli occhi s'illuminano.

"Tu credi... credi che potrei avere qualche chance?". Io lo guardo, incredula, e per poco non scoppio a ridere.

A scuola non si frequenteranno molto, ma vivendo vicini escono spesso insieme, da soli o con gruppi di amici dell'uno o dell'altro; nelle ore di lezione tendono a stare di più sulle proprie, con i loro gruppetti, ma è successo che a volte qualcuno li trovasse a ridacchiare insieme o a parlare appassionatamente di un certo argomento. In verità, tutti in classe hanno passato i primi due anni a vederli come la ship perfetta, sogno che non si è mai avverato. Fino ad ora, almeno.

Sono così sollevata e al contempo così felice, che continuo a sorridere come una sciocca; è uno dei rari momenti in cui oscillo tra il maledire o il benedire la mascherina. Di solito opto più per la prima.

"Certo! Oddio, sareste stra carini!". Lui ridacchia e mi fa segno di abbassare la voce con la mano, guardandosi attorno. In effetti in piazza ci sono alcuni ragazzi della nostra scuola, ma non così vicini da sentire ciò che ci stiamo dicendo. Lo trovo molto dolce, a fare così e mostrarsi in imbarazzo.

Mille volte meglio di quei ragazzi che pretendono che si buttino tutti ai loro piedi solo perché hanno ereditato buoni geni. Chissà Lui che genere di ragazzo è?

Scuoto frettolosamente la testa. No Mary. Cambio di rotta dei pensieri, subito. Non fare il Titanic della situazione e cerca di evitare più che puoi quel grosso iceberg con le fossette.

"Si, però vedi, io non so bene come muovermi. Insomma, sembrerà la frase più banale del mondo, ma se rovinassi tutto? O se non le piacessi? Ci tengo alla nostra amicizia e... facciamo finta ok? Se tu fossi venuta a sapere che ti piaccio, come la prenderesti? Vorresti che te lo dicessi? Tu- Chiara, vorresti sapere queste cose o preferiresti continuare con una bella e tranquilla amicizia? Senza complicazioni o altro, insomma". Per poco non scoppio a ridergli in faccia. A me hanno effettivamente detto che piacevo a Raf. E non l'ho presa particolarmente bene. Ma insomma, perché non mi piace in quel modo; invece, provo a mettermi nei panni della mia amica.

Lei è una di quelle persone che, finché non le conosci per bene, appaiono un po' introverse. Premurosa, gentile, si preoccupa sempre degli altri. Ama kick, il suo sport, tanto quando odi stare al centro dell'attenzione; insomma, il corrispettivo femminile di Raf, forse un po' più deciso ed estroverso rispetto a lui.

Se credo che lei direbbe di si ad un tentativo di approccio da parte sua? Si, a giudicare da come le s'illumina lo sguardo ogni volta che ne parla. Un po' come Raf qualche attimo fa.

"Prova a parlarle col cuore. Come stai facendo con me adesso, senza discorsi o altro, ok?".

"Si, ma... non so se voglio davvero sacrificare la nostra amicizia, insomma...".

"Chi ha parlato di sacrificio?- gli sorrido, tentando una tattica d'incoraggiamento, ma questa volta non sembra notarlo. Ecco, ora sto maledicendo la mascherina- Facciamo così. Io, da amica fantastica qual sono, cercherò di tastare un po' il terreno. Le solite cose che fanno nei film romantici, cercando di non essere tanto evidente, ecco". Alzo le spalle, ripensando alle commedie romantiche e a come se solo avessero avuto qualche briciola d'intelligenza in più i protagonisti avrebbero potuto risolvere ogni impaccio e malinteso semplicemente ascoltando i loro amici.

Io giudico, ma in realtà non saprei proprio come comportarmi in certe situazioni. Probabilmente ricadrei negli stessi cliché dei personaggi di quelle commedie.

"Dici sul serio? Ne sei sicura? Cioè lo faresti davvero per me?". Spara a raffica, tutto emozionato; questo ragazzo diviene di secondo in secondo sempre più dolce.

"Certo, tutto per il fratello di Monique!".

"Cioè lo faresti solo per quella piccola peste che si aggira per casa mia?". Incrocia le braccia, fingendosi arrabbiato.

"Ovviamente. Sono una delle ancelle della suddetta principessa, per sempre a lei fedele. Fratello, levati. Ahahah, forse dovrei chiederle il permesso di appoggiare questo nascente amore".

"Permesso accordato, ragazza!". Entrambi scoppiamo a ridere data la rapidità della sua risposta.

Sarà interessante vedere lo sviluppo della relazione tra questi due; da un lato un'amante di calci e pugni, dall'altra uno scrittore alle prime armi. Ed a proposito di questo.

"Appurato quanto sia contenta di questa cosa, dimmi, ti servono altre scritte per i capitoli?".

"No, in realtà... sto avendo un piccolo blocco". Io lo guardo, raggelata.

"Come può essere? Sbloccati, allora!". Gli dico, schioccando le dita. Lui ride, ma io sono seria; pian piano ho iniziato a leggere sempre più parti della sua storia ed ora la mia curiositas m'impone di sapere come andrà a finire.

"Non è così semplice, ma cercherò di seguire tale saggio consiglio nella maniera più accurata".

Da diciottenne matura qual sono, gli faccio la linguaccia, consapevole di quanto poco si noti sotto la mascherina. Infatti, lui non sembra averci fatto proprio caso.

"Ma invece, basta parlare di me. Che ti succede? Hai cambiato completamente umore, così, dal pomeriggio alla mattina". Così, arriva il mio turno di fare un lungo sospiro e rivolgere lo sguardo intorno a me; il momento d'imbarazzo non dura molto però, perché ho deciso di non dirglielo.

"Non è ancora il momento di parlarne". Un po' incoerente da parte mia, lo so. Sopratutto pensando a come mi sia sfogata poche ore fa con Gaia e a come stasera racconterò tutto a Sara e Miguel. Ma... almeno una persona nella mia vita, vorrei che rimanesse incontaminata da questa storia.

Sembra un pensiero stupido, me ne rendo conto; ma ho una splendida amicizia con Raf, maturata nel corso degli ultimi mesi. Amicizia vera, a dispetto di una nuova stretta nello stesso lasso di tempo, a quanto pare. E per quanto suoni assurdo anche a me, non voglio parlargliene e contaminarlo con tutto questo. Non voglio altre occhiate compassionevoli che, sono sicura, almeno uno dei miei amici mi rivolgerà nei prossimi giorni. Voglio solo... la normalità.

"Ok, ma... nessuno dovrebbe aver il diritto di farti diventare così triste. Ricordalo, va bene? E non stare a tormentarti e rimuginare per ore su pensieri o situazioni che non puoi risolvere. Perché hai tanto l'aria di una che lo sta facendo".

"Proprio come te". La butto sul ridere, ma so che ha ragione. Stiamo dalla stessa parte della barca, solo che io mi sento come se fossi già stata rifiutata. Ironico, no? Dal momento che sono stata io ad allontanare Lui dopo la grande rivelazione. Ma tutte quelle bugie, tutte le mezze verità, le cose non dette, mi portano a chiedere se, in fondo, non fosse solo un copione; se, forse, semplicemente non riusciva a fidarsi di una ragazzina qualunque che gli aveva urlato contro al loro primo incontro.

Do un'occhiata all'ora sul telefono. Il bus dovrebbe essere qui a momenti. Mi alzo, iniziando ad aggiustarmi lo zaino sulle spalle e girandomi per vedere se ho lasciato qualcosa ne salutarlo in tutta fretta; sento un botto improvviso, e vedo Raf per terra che si massaggia la mandibola.

"Oddio, ti ho colpito? Mi dispiace un sacco, sul serio!". Faccio per chinarmi verso di lui, ma al contempo Raf cerca di alzarsi facendomi perdere il precario equilibrio. Cado, con tanto di peso dello zainone, sul mio povero amico che spero di non aver ucciso soffocato. Tocca a me ora essere rossa in viso e, senza sapere bene perché lo stia facendo, premo il viso infuocato contro il suo petto. Almeno così non mi vedrà.

"Ouch, cosa hai messo in quel benedetto zaino?". Si lamenta lui, con risate che però sdrammatizzano la situazione e rimbombano nella cassa toracica.

Prima che possa rispondere, una voce ormai fin troppo familiare, purtroppo, c'interrompe bruscamente.

"Uh là là. Romeo and Juliet? Ugh. Meglio. Rose and Jack. The perfect couple!". Ride, con la rabbia ben presente nel tono e una voce un po' strascicata. Non ho tempo per questo, ora.

Mentre la giornata si diverte ad andare sempre peggio, gli unici miei pensieri sono rivolti al bus che, dal basso, vedo arrivare.

Non ci penso due volte. Mi alzo e aiuto Raffaele a sollevarsi per poi salutarlo, senza degnare di uno sguardo Lui, e mi fiondo verso la mia ancora di salvezza. Faccio appena in tempo a salire e, una volta seduta, vedo Raf incamminarsi verso casa mentre l'altro se ne sta fermo vicino la panchina, con lo sguardo puntato sulla fontana. Giusto un attimo prima che il bus giri, lui alza il viso verso di me, incrociando il mio sguardo. Sono ben contenta di distoglierlo appena il mezzo prende la svolta.

Forse, solo forse, mi sbagliavo. E forse non lascerà davvero perdere con l'atteggiamento di una spocchiosa, viziata star di Hollywood. Forse, sono ancora nei guai.

Perché l'unica cosa che so, adesso, è che quello sguardo e quella rabbia non appartengono al mio Stranger. Lui non c'è più e so che non devo più chiamarlo così; e che, da ora in poi, avrò a che fare con un Tom molto diverso dall'amichevole Spiderman di quartiere dei film.

Oh grande Sparrow, Capitan Sparrow, proteggetemi, tu e la tua bussola rotta!

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