Just A Dream

Quando mi risveglio, la testa mi pulsa orribilmente. A stento noto la stanza in cui sono, sicuramente non la mia.

È un dettaglio di fondo, di cui al momento non m'importa nulla. Invece vedo subito mia sorella che cammina avanti e indietro, molto nervosa.

Provo a parlare, ma dalla gola non esce che un rauco suono; almeno ho attirato la sua attenzione. Gira di scatto la testa e mi guarda con la bocca spalancata. Prima che possa riprovarci, mi accorgo di avere una maschera sul viso e mi sembra quasi di soffocare, come se avessi qualcosa in bocca; mia sorella corre subito fuori dalla stanza.

Ma io ne ho bisogno. È come se le parole mi raschiassero dall'interno per uscire. Ho un disperato bisogno di raccontare il mio sogno.

Un assurdo, inverosimile sogno durato mesi.











2 giorni dopo....

Fatico ancora a credere di aver passato due settimane della mia vita in un letto d'ospedale, in coma. È una cosa così surreale, da film, e non credevo mi sarebbe mai successo.

Inoltre, già ho il mal di testa al solo pensiero di tutti i compiti e le spiegazioni che mi sono persa nell'ultimo periodo; il classico non è uno scherzo e già solo se sto indietro di un giorno inizio a mettermi le mani nei capelli.

Due settimane? Forse dovrei iniziare a predisporre i preparativi per la mia finta morte, una nuova carta d'identità e un viaggio per il Missouri. A detta di Tony Stark è sulla Terra, quindi perché no? Potrei trovare anche Quill.

Subito mi parte in testa la scena di Infinity War quando i Guardiani e gli Avengers s'incontrano.

"What master do you serve- sussurro, imitando la voce di Doctor Strange- What master do I serve? What I am suppose to say, Jesus?". Finisco, con il tono di Star Lord e ridacchiando.

"Tesoro, cosa hai detto?". Fa mia madre, ed io scuoto la testa, il sorriso ancora sulle labbra.

"Niente, niente". Almeno, la mia memoria del MCU non è stata scalfita. Ed è una gran cosa, visto quanto importanti sono per me quei film; poi, non credo che avrei mai il tempo di rivedermi ogni singolo film, ed ora stanno aggiungendo anche le serie, della lista. Quindi è una gran cosa.

A quanto pare sono stata investita mentre attraversavo distrattamente una strada; la macchina si è fermata, ma non ha potuto evitare di colpirmi, e non so quante fratture e contusioni ho riportato. Mi hanno detto che hanno dovuto indurre il coma farmacologico perché il mio corpo si riprendesse e la mente avesse il tempo di riposare.

Quando mi sono risvegliata, poi, è stato un po' uno shock; era come se nella mia testa collidessero due realtà, quella sognata e quella che avevo vissuto prima dell'incidente.

Straordinario come la chimica nel mio cervello abbia potuto produrre un sogno del genere, così pieno di particolari, così... realistico. Anche se, il dato meno veritiero era proprio nel protagonista maschile di quest'incredibile film mentale che mi ero costruita.

Insomma, io e Tom Holland? Ed è lui che vuole stare con me più di una volta? In realtà è divertente pensarci, in un secondo momento ed a mente lucida. Anche tutta la storia che i miei neuroni erano riusciti a costruire, con il cattivo di turno, i ruoli dei miei amici, la relazione di continuo tira e molla con il mio attore del cuore.

Quando mai succederebbe nella realtà?

"Vi serve qualcos'altro?". Chiede papà, pronto ad andarsene.

"No, tesoro. Ora che torni, puoi fare insalata e toast con i wurstel, per cena". Della serie, conosciamo tutti le tue scarse qualità culinarie, non mandarmi in ospedale anche l'altra figlia.

Papà fa il saluto militare ed esclama un 'Sissignora' davvero buffo, poi mi da un bacio sulla fronte e va via.

"Tu gli dai pure corda". Fa mamma, per la mia risata; devo dire che sono molto fortunata, almeno per la mia famiglia. Lei è la classica donna che comanda a bacchetta e vuole avere tutto sotto controllo, e lui la lascia fare, il più delle volte. Mio padre è uno di quegli uomini davvero buoni, che ti fanno venire voglia di abbracciarli ventiquattro ore al giorno.

E poi c'è quella scalmanata, ruba videogiochi e Polaroid, di mia sorella. Senza gusto per la moda, aggiungerei; io sono quella che riesce a creare un triliardo di costumi per ogni festività, anche originali. Della serie, modestia portami via. Lei invece pensa solo al suo adorato sport. Almeno, in qualche modo ci ritroviamo comunque.

Eppure... mi porto la mano al cuore per un momento, e mamma è subito da me.

"Ti senti bene? Ti fa male da qualche parte?".

"Si, si. Sto bene, davvero". Le sorrido, e lascio cadere la mano.

"Menomale. Aspetta qui, vado a prendere qualcosa dal bar prima che chiuda". Ha deciso di rimanere con me per le prossime notti, finché non mi dimetteranno e, per fortuna, non manca molto.

Esce e mi saluta con un bacio da lontano; in questi giorni sto sopportando tutte le smancerie del mondo, perché sembra che per lei sia stato un grande trauma. Ho sentito come piangeva, ieri, e rivelasse a mio padre di come si fosse sentita in colpa per non avermi salutata quella mattina.

Non devono essere state due settimane facili, per i miei o per mia sorella. E neppure per i miei amici, che è da quando li hanno avvertiti che mi sono svegliata continuano a fare la processione per il corridoio davanti la mia stanza ogni pomeriggio. Tutti vogliono vedermi, sapere se sto meglio, alcuni hanno anche domande strane sul dolore che ho provato al momento dell'impatto; io, però, non ricordo niente. Comunque, sta succedendo di tutto e di più in questi giorni.

Vedo che mamma scompare in uno dei corridoi, perché ovviamente la mia privacy è inesistente con la parete frontale di vetro e le tende non tirate; non le tira mai, quando non c'è nessuno con me. Forse, ha paura che mi senta male e tutti i macchinari che mi circondano smettano misteriosamente di funzionare e non diano l'allarme; così, almeno mi vedono da fuori. Un ragionamento che non fa una grinza, insomma.

Mi riporto piano la mano al cuore, e guardo il soffitto, prima di farla cadere per l'ennesima volta; una successione di gesti che mi ha accompagnato dal mio risveglio, da quando la mia mente ha avuto abbastanza tempo per iniziare a pensare.

Eppure... è come se sentissi un grande vuoto. Come se avessi davvero dimenticato qualcosa di enorme. Mi manca qualcuno, e non so nemmeno chi sia.

Ma ricordo i volti di tutti i miei familiari, i miei amici, ed anche persone che sono solo conoscenti.

Ricordo tutti, almeno credo.

Allora cos'è questo grande vuoto? Premo di nuovo la mano sul petto. Niente, è come se non riuscissi a colmarlo.

E fa un po' paura, più di tutta la questione dell'incidente, come se non potessi mai più sentirmi completa.

Ripenso ai primi minuti di delirio dopo il risveglio, a come cercassi Tom e le mie amiche, credendole in grave pericolo. Ma poi ho scoperto che stanno entrambe bene e che non ho mai conosciuto Tom. Eppure la mia testa, inizialmente, non riusciva a capacitarsene.

Ho preso il telefono ed ho controllato tra i contatti, tra i messaggi, per verificare se ci fosse stata anche solo la minima traccia del suo passaggio nella mia vita. Ho addirittura chiesto ai miei amici, che hanno incolpato i farmaci per i miei deliri e promesso che solo una volta che mi fossi rimessa in piedi, avrebbero iniziato con le prese in giro.

Insomma, pian piano mi sono convinta che nulla è stato reale e che quei mesi condensati nelle due settimane di coma indotto erano stati un puro parto della mia fantasia. Quando mai, poi, se avessi per davvero conosciuto Tom Holland, lo avrei mandato via e più di una volta, inoltre?

Non credo che sarebbe mai successo. Piuttosto, probabilmente, per quanto male potesse farmi lo avrei sempre perdonato, in qualche modo; il fatto, poi che abbia preteso anche un rapporto di reciproca fiducia... nah. Pura invenzione, ecco tutto. Nella realtà lo avrei seguito come ogni altra groupie come un cagnolino scodinzolante e lui si sarebbe presto scocciato di me. Forse, l'unica cosa vera è che avrei rispettato la sua privacy. Insomma, fan si, ma non tanto da voler sapere e divulgare al mondo ogni informazione su di lui.

Ma quindi, può essere che sia per questo? Che non mi sia ancora abituata alla realtà e continui a tenere un piede in quel fantastico, ma non proprio, mondo dei sogni? Spero di no.

Perché, beh, riprendersi anche solo da un finto rapporto con Tom fantastico ragazzo Holland potrebbe davvero essere uno dei traumi più grandi della mia vita.

Mentre aspetto mamma, vedo passare davanti la mia camera un ragazzo abbastanza alto, e castano. Si aggrappa ad uno di quei bastoni su rotelle, con appese le sacche di farmaci, e cammina lento lungo il corridoio; probabilmente starà facendo fisioterapia.

Ma il suo viso... il suo viso! Spalanco gli occhi e, anche se non dovrei, scendo dal letto in fretta e furia. Non che ce ne sia davvero bisogno, vista la lentezza con cui cammina, ma non posso fare a meno di correre il più possibile. Devo vederlo bene in volto.

La gamba mi fa davvero male, appena metto piede a terra, ma non me ne preoccupo. Non penso nemmeno ai rimproveri che avrò dai miei genitori e dai dottori. Devo raggiungerlo.

Lo prendo per la manica, facendolo fermare, e pian piano si gira verso di me.

"Stranger". Sussurro, la bocca spalancata.

"Sì... ehm... I don't speak very good English, so...". Fa però lui. Deve avermi scambiato per una straniera in cerca d'informazioni.

"No. Parlo anche io italiano". Gli dico, inclinando lievemente la testa; niente da fare, resta uguale a quello del mio sogno! Ma è impossibile!

"Oh, bene...". Il ragazzo è in imbarazzo, e non sa come continuare, quando vedo gli ematomi sulle braccia e sul collo e, manco fossimo amici di vecchia data, impreco a gran voce. Mi darei uno schiaffo da sola. Non l'avevo mai fatto prima! Ma è come se la mia mente si fosse completamente slegata dal resto del corpo.

"Che ti sei fatto?!". Gli chiedo, con affanno, sfiorandogli la striscia viola sul collo e la benda che ha dall'altro lato; le mie stesse parole, sono come un colpo al cuore.

Che ti sei fatto?! Sento ripetere nella mia testa, come un déjà-vu. All'improvviso, il mondo sembra iniziare a girare su se stesso e la testa inizia a farmi davvero male; lo sconosciuto simile al personaggio del mio sogno, fa per prendermi la mano, probabilmente con l'intenzione di allontanarmi, ma io la ritraggo e mi rannicchio per terra, tenendomi forte la testa.

Il ragazzo si allarma immediatamente e, dopo qualche passetto per avvicinarsi, inizia a chiamare aiuto; non sapendo cosa fare, immagino, si abbassa vicino a me ed avvolge le sue braccia intorno al mio busto, tirandomi su.

I miss you, Italian girl.

Non è successo per davvero, non sono veri ricordi! Perché continuo a stare così male al solo pensiero?

Always.

Che scemo.

What did you shout?

Poor boy.

Una serie di voci continua a mischiarsi nella mia mente, ma anche se continuo ad urlare loro di smetterla non mi lasciano in pace.

You're perfect.

Sciopa.

Guarda quanto blu! Sposatelo, ora.

Couple?

Cosa sarebbe sconcio e impuro?

Non è lui che mi piace.

Pian piano le tenebre mi assalgono, ed i miei occhi si chiudono. Non ce la faccio più, è come se avessi mille aghi conficcati nel cranio e mi viene da piangere. Sono forse diventata pazza dopo l'incidente? L'urto mi ha scombussolato qualcosa nel cervello e d'ora in poi non riuscirò più a scindere la realtà dalla fantasia, il giusto dallo sbagliato?

Non voglio essere pazza, non voglio. Sento lacrime amare scorrere sul mio viso e bagnarmi la bocca.

Poi, mi lascio semplicemente andare, e il buio mi accoglie nelle sue braccia confortanti quanto il peluche di Baby Groot.

Acqua. Ho bisogno d'acqua.









Solo, non uccidetemi.

-2.

Xoxo,

Tiger.

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