Don't stop the music
Svariati attori stanno facendo la break dance davanti a me nella palestra della scuola. È strano, indossano tutti la stessa maglietta blu.
Girovago tra di loro, che pian piano passano alla danza classica mista ad un po' di lap dance. Non credo che riuscirò mai a levarmi dalla testa Pratt che fa una piroetta e poi si mette a sculettare, facendo un balletto che è di per sé tutto un programma.
Al centro dell'ambiente c'è una piscina e qualcuno ha la malsana idea di iniziare una gara di tuffi; esco dalla palestra prima che la situazione degeneri e mi ritrovo in un paesino della Sardegna. Vedo il mare in lontananza e delle persone che lanciano petali di rose.
Poi realizzo che li stanno lanciando a me... sono io la festeggiata! Tengo la mano stretta ad un ragazzo, ma è come se qualcosa mi impedisse di girare la testa per vederlo; i petali continuano a volare, trasformandosi in una rossa cascata che investe le strade e si trasforma in un fiume. Noi ne siamo travolti, ma le persone continuano a lanciare petali incuranti del frastuono che si solleva.
Finalmente riesco a voltare la testa e a guardare il ragazzo a cui mi sto aggrappando, ma all'improvviso il sole mi colpisce gli occhi e non vedo più nulla.
Le persiane sono aperte, così come la porta. Dal salotto proviene un rumore infernale di piatti che vengono lavati ed io mi rigiro nel letto con un gemito, lanciando un'occhiata all'orologio. È domenica, è possibile che nemmeno oggi possa dormire in pace?!
"Sono solo le ottooooo". Gemo, afflitta.
"E tu ti devi alzareeee". Mi urla mia sorella, appena comparsa magicamente sulla porta della stanza e già con la divisa di pallavolo.
"Ma la gara non era alle dieci?".
"Ah? Oh, si! Ma ovviamente ci vuole un po' prima l'allenatore. Come al solito, no?". E così se ne va, lasciandomi a chiedere perché cavolo mi abbia svegliata allora.
Vado molte volte alle sue partite, ma per oggi le avevo già detto che non sarei venuta. Ho voglia di restare a casa, mangiare schifezze e guardare un milione di film o serie tv. Ieri abbiamo miracolosamente avuto sciopero a scuola, il primo a cui anche i nostri professori abbiamo partecipato.
Lasciando perdere il fatto che siamo stati due ore a girovagare per la città senza meta, poiché ovviamente dovevamo restare per vedere se almeno l'insegnante della seconda ci fosse, direi che serpeggiava un clima di contentezza in tutta la classe.
Non abbiamo saltato compiti e l'unica interrogazione del giorno era scienze, che ha iniziato prima degli altri, ma ehi! Sempre un giorno buca è.
Il problema è che il mio corpo e la mia mente hanno questo patto diabolico secondo cui un giorno in più di pigrizia vuol dire farmi impigrire per tutto il resto della settimana. E ho iniziato a sentirne gli effetti già oggi.
"Allora, noi usciamo. Fai colazione e lava la tazza, poi cerca di far arieggiare un po' prima di farti il letto. Vedi di studiare un po' se proprio non vuoi venire con tua sorella". Mia madre passa avanti e indietro dalla stanza urlandomi ordini e io alzo gli occhi al cielo.
"Ok, ok e li ho finiti già i compiti per domani!". Le urlo dietro ributtandomi le coperte sopra la testa, ma lei come un fulmine entra in camera e me le toglie da dosso.
"Alzati, e finiscila di urlare- quando si dice ipocrisia portami via- È maleducato nei confronti dei tuoi vicini! Sicura sicura di non voler venire?".
Apprezzo tutta questa voglia di invogliarmi a fare qualcosa ma no, grazie.
"Nope. Totally not. Hai presente il prossimo periodo scolastico? Sarà un bombardamento in piena regola di compiti e interrogazioni. Ho bisogno di un giorno di completo break out". Dico sbadigliando.
"Non ho capito molto oltre i borbottii assonnati, ma recepito il concetto! Cerca di dedicare un po' di tempo alla tua famiglia, comunque. E da quando parli così tanto in inglese? Sembra essere diventata la tua seconda lingua".
"Mi esercito molto". Faccio spallucce, ma un sorrisetto che mi affretto a nascondere compare sulle mie labbra.
Stranger è davvero divertente. Anche dopo un mese che ci scriviamo, non mi sono ancora abituata a chiamarlo Stanley.
Forse anche perché noi ci siamo solo scritti. O abbiamo avviato delle video-call. Tra suoi e miei impegni nessuno aveva il tempo per un incontro dal vivo, ma ormai mi sono abituata alla nostra routine di chiamate serali con contorno di figuracce mega galattiche.
Per esempio, è stato molto divertente quando, per reggergli il gioco e allontanare delle avances sgradite, mi sono finta la sua ragazza arrabbiata che aveva visto tutto stando in video-call. Non credo che riuscirò a scordarmi mai la faccia della poverina che, per ripicca, ha dato uno spintone a Stranger facendogli finire addosso il té che aveva comprato in un bar.
Ma anche io ho fatto dei grandissimi scivoloni; letteralmente, l'altro giorno sono caduta prendendo, in un modo che ancora non riesco a spiegarmi, una bruttissima storta. In realtà è guarita in pochissime ore, ma Stranger si è preoccupato moltissimo ed è andato nel panico. È stato davvero molto carino, in realtà, perché non aveva idea di che cosa fare o dirmi di fare. Alla fine, l'ho tranquillizzato io, facendogli capire che stavo già molto meglio, per poi fare un altro capitombolo per terra.
Il colpevole, identificato almeno nel secondo caso, era un funko pop. Non me la sono nemmeno presa; come si può essere arrabbiati col funko di Mando che tiene in braccio Grogu? È l'immagine personificata della tenerezza!
A questo punto il caro Stanley non sapeva se ridere o preoccuparsi di nuovo, quindi ha iniziato a singhiozzare tra le risate domande su come stessi. Alla fine, tutto era finito tra risate e un piccolo impacco di ghiaccio che mi aveva costretto a preparare.
"Allora noi andiamo!". Urla di nuovo mamma dalla porta di casa, dopo un tempo indefinito.
"Ok!". Le grido di rimando e vado a preparami la colazione.
Non so bene come vadano queste cose, ma mi sono avvicinata a Stranger in questo poco di tempo che ci conosciamo, più di quanto non abbia fatto con persone che conosco da tutta la vita. Non so se sia una cosa normale, solo... non vorrei affezionarmi troppo.
Ed è per questo che ci sto andando coi piedi di piombo. Non è solo la mancanza di tempo che m'impedisce di dirgli di si ogni volta che mi chiede se ci potremmo vedere di persona; in parte, è anche colpa della mia testa, che assolutamente non vuole lasciare troppo spazio all'affetto in vista di una nuova possibile scomparsa improvvisa.
Nonostante la pigrizia mi abbia assalita oggi, per avere un minimo senso del tempo dopo aver fatto colazione mi vesto come se dovessi uscire. Già così sono un po' più sveglia e pronta a decidere cosa fare di bello. Ora, iniziare subito con la televisione non mi sembra un buona idea, ma nemmeno studiare come ha gentilmente suggerito la mia solerte madre.
Decido così di prendere un bel libro e la sdraio di papà per la spiaggia e di mettermi in giardino a leggere. Ormai è marzo e il caldo ha iniziato a raggiungere anche le parti alti d'Italia; non sono proprio in canottiera e pantaloncini, ma con una tuta e il sole che mi scalda si sta proprio bene. Inoltre, è una delle poche volte in cui posso stare fuori senza indossare mascherina, ormai.
Passo le ore successive a perdermi con la strega Bishop nel sedicesimo secolo, dietro alle vicende socio-politiche di quel secolo, all'ingiusta caccia alle streghe e alla più misteriosa e avvincente Scuola della Notte. È un libro immenso e, sebbene m'immerga completamente nella storia, per ora di pranzo sono arrivata appena a metà.
Non ho voglia di mettermi a cucinare, per nulla, così preparo due panini e apro una busta di patatine, per iniziare poi a fare zapping sui canali della tv. Una puntata di Don Matteo o di una serie crime mai vista prima?
Mi dispiace per il detective col basco, ma anche per gli ispettori, perché ora sta facendo una puntata dei Chipmunk e "ALVIIIIIIIIIN" vince su tutto.
Mentre mangio lancio delle occhiate al telefono; dai miei nessuna nuova, probabilmente staranno ancora pranzando con gli altri genitori della squadra di pallavolo. Invece ho parecchi messaggi dal gruppo, dove si divertono un mondo a litigare sui personaggi di una serie Marvel con una grande battaglia di sticker; io li lascio alla lotta, facendo da spettatore esterno e mandando ogni tanto qualche sticker di risposta a mia volta.
Invece c'è Chiara che su Instagram mi ha inviato un post; conoscendo la mia passione per Tom Holland, ogni volta che le capita un video o un'immagine bella me la manda. Stavolta invece si tratta di una news sulla serie tv che hanno in mente di fare a proposito del Signore degli anelli con Prime. Finalmente sono uscite le nuove immagini, e ci mettiamo a scriverci tutte contente di quello che potrebbe succedere, anche se esprimo tutto il mio rammarico per alcuni attori ormai troppo vecchi per reinterpretare i personaggi.
Proprio mentre ci lamentiamo a proposito di quest'ultimo argomento, mi arriva una videochiamata da Stranger.
Ok, smettiamola di prenderci in giro. Per me lui si chiama così, quello è il suo nome, mi dispiace per Stanley. Più o meno. Sempre un nome strano è...
"Hai appena interrotto una magica conversazione sul Signore degli Anelli".
"Con il tuo ragazzo?".
"No". Alzo gli occhi al cielo, sa benissimo che non ho un ragazzo. Non in quel senso, almeno.
"Oh, con un tuo amico allora?". Grazie alle nostre conversazioni il suo italiano ormai è ai massimi livelli. L'accento mi fa ancora ridere, e molto, ma su quello ci si può lavorare... se lo dovremo fare.
Non ho voluto pensarci molto fino ad ora, ma non sono ingenua. È un turista in cerca d'indipendenza, ma ormai è in Italia da più di un mese. E vive in un hotel. A meno che i suoi genitori non siano milionari, non credo che potrà permettersi a lungo questa vita... e poi se vuole un po' d'autonomia in teoria non dovrebbe mantenersi con l'aiuto dei genitori, no? O è giusto un filino ipocrita o ha un lavoro davvero molto remunerativo e che gli permette uno stacco così lungo.
Giocatore di Football? O quello è più americano? L'unica cosa che sono riuscita a sapere per il momento è che prima di venire in Italia ha vissuto per la maggior parte del tempo a Londra e oltre al fratellino patito di té ha altre due sorelle.
Quando parla della sua famiglia sembra trasformarsi, lascia da parte i modi sfacciati alla Damon Salvatore e diviene dolcissimo, ma sono rari momenti. Cerca sempre di evitare argomenti personali, e ormai sa moltissimo di me mentre io davvero poco di lui.
Credo che c'entri il fatto che quando chiama la maggior parte delle volte sono in camera mia e può vedere tutti gli oggetti che ho intorno; lui invece è sempre, perennemente in giro. A quanto pare non vuole perdersi nemmeno un vicolo della città e ha partecipato a molte mostre nelle ultime settimane. La passione per l'arte e per la storia è una cosa che abbiamo in comune, e nelle conversazioni spesso s'inseriscono discussioni su personaggi storici. Ecco, su questo invece potremmo avere delle idee un pochino contrastanti, col nostro patriottismo.
Ma riuscirò a fargli vedere la supremazia della cultura italiana, prima o poi.
"No, con una mia amica molto bella e forte che fa kick". Gli dico.
"Kick?".
"Did you know it, didn't you? Kickboxing".
"Maybe... forse...".
"Dovrebbe essere simile alla boxe... almeno credo. Cioè so che usano dei guantoni, se non sbaglio, ma per il resto non lo conosco molto".
"Uh, ok". Fa spallucce.
"Se vuoi te la presento". Faccio io, con un sorrisetto malizioso. Ormai battutine di questo genere sono giornaliere tra di noi, quasi diventate la routine. Ma oggi la risposta mi sorprende, molto meno giocosa di quanto pensassi:
"No, thanks. Sono impegnato already".
"Oh, e da quando?". Alzo le sopracciglia, stupita.
"Da un po'". Dunque Gaia si sbagliava; lui non ci stava provando con me all'inizio, semplicemente ha voluto dapprima una guida e poi... cosa siamo ora? Amici? Amici.
"Oh, e come si chiama? L'hai conosciuta in Italia?".
"Alright alright, keep calm. You're the only Italian girl in my heart". Si porta drammaticamente le mani sul petto, facendomi ridere. Ecco, sono tornati i suoi modi sfacciati.
"Lei non sa niente. I left my girlfriend before I came here to Italy and nobody still knows it and I don't want to make the situation become too confused. Do you... capire?". Di solito inizia a parlare in inglese velocemente quando è in imbarazzo o a disagio, quindi sorrido cercando di calmarlo. Se lo vorrà, dovremmo metterci a vedere i verbi in italiano, perché con quelli fa davvero fatica.
"Certo... sure. But... I was right! Is a girl known in Italy!". Cerco di mostrarmi entusiasta della cosa, ma stavolta è lui ad alzare gli occhi al cielo e a sbuffare.
"It's okay if we don't talk about it?".
"Oh, certo". Non mi ero resa conto di quanto l'avessi messo a disagio. Finisco la busta di patatine, una di quelle maxi tra l'altro, e la butto. Ormai la puntata dei Chipmunk è andata, finita da un pezzo.
"Quando ci vediamo? For real. Di persona". Mi chiede e io non so proprio cosa dirgli.
"Io... non saprei in realtà. Cioè...".
"Mary-mi interrompe lui- per favore. Can we see each other? If you have school commitments this week, then the weekend".
Io ci rimugino su un attimo, facendo finta di pensare a quali impegni ho il prossimo fine settimana. In realtà lo so già: nessuno.
Non dovrei essere così cocciuta, no? Dovrei lasciarmi un poco andare, perlomeno.
"Ora devo andare. Ti scrivo più tardi, ok?". Lui fa il broncio e chiude la chiamata.
Bambino. Alzo di nuovo gli occhi al cielo e metto un po' di musica rilassante. Rimuginare o non rimuginare, questo è il dilemma. Almeno credo.
Alzo il volume della musica e faccio partire la playlist pop, perdendomi nei pensieri e facendo dei balletti mentre spazzo.
Cosa dovrei fare? Lui è già impegnato, l'ha detto. È anche stato lui a chiedermi di uscire, però.
Chiaramente come amica, ovvio. Vista l'ultima confessione... ma poi perché dovrebbe essere diversamente? Perché ho pensato anche solo per un attimo che poteva intendere un'altra cosa?
Gaia e Miguel sono offline da stamattina, mentre Chiara è l'unica ancora online, quindi decido di scrivere a lei. Tanto, conosce già tutta la situazione.
M.- Ehi Chiaraaaa
M.- Secondo te
M.- se un ragazzo
C.- Stranger ti ha chiesto di uscire!
M.- ti chiedesse
M.- ah
M.- perspicace tu sei
C.- Basta con i modi da Yoda e dimmi tutto!
M.- Beh, ecco. Lui mi chiede di uscire da un po'...
C.- MARIACHIARA!
C.- Da quanto?
M.- Non lo vuoi sapere, credimi
C.- Digli di si. Il mio consiglio è digli di si, ora!
M.- Ma se poi
M.- lui ecco
C.- Mary dai! Nessuno ha scritto romanzi rosa con i se!
M.- Ma il mio non è un romanzo rosa!
M.- Non è proprio un romanzo!
C.- Buttatici! Ora!
M.- Comunque è già impegnato con un'altra
C.- Fidanzato?
C.- Sai chi è?
M.- Beh, non proprio...
C- A quale delle due
M.- Entrambe?
C.- Allora ricapitolando
C.- Non sta con nessuna
M.- Ma è interessato a una!
C.- Ti sta chiedendo di uscire da un tot
C.- Te l'ha richiesto oggi
C.- Beh pazzesco!
M.- Cosa?
C.- Che ora gli vai a dire di sì
M.- Forse, giusto forse, hai ragione
M.- Ma per me va benissimo il piano amichevole
M.- NON sentimentale
C.- Certo, certo. Da come me l'hai descritto sembra un angelo sceso in terra
C.- ma nooo tranquilla
C.- non potresti mai provare qualcosa per un tipo
C.- com'è che avevi detto?
C.- alto, bello, muscoloso, occhi azzurri magnetici ecc... ecc... ecc...
M.- Perché mi sembra che hai ingigantito un po' la mia descrizione?
C.- Io? Noooo!
M.- Comunque
M.- Credo che gli dirò di sì
C.- Ok, ora aspetto gli inviti al matrimonio!
C.- Devo andare ad allenamento, ciaooo
Nonostante la situazione sfiori il tragi-comico, rido e vado a scrivere a Stranger. A quanto pare ho in programma un'uscita per domenica prossima. E questa volta, dopo un mese di messaggi e videochiamate, saremo solo noi due.
Credo che stavolta mi servirà l'aiuto di tutti gli dei, altroché.
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