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<<Allora Luce cosa ti piace fare?>> domandò Louis sorseggiando il caffè. In quel esatto momento a salvarmi fu la signora De Laurentiis che ci diede il buongiorno avvisando che sarebbe uscita subito dopo colazione.
<<Allora cosa ti interessa?>>
<<Le piace molto la lettura.>> afferma la loro madre, potrei scommettere che si fosse immobilizzata nella speranza che io parlassi ma sapenndo che alla fine non avrei fatto prese lei la parola, nel mentre, per tutto il tempo, non avevo mai staccato gli occhi dal piatto.
<<Ehm... bene ragazzi mi raccomando fate i bravi, vi voglio bene. Lucille, ricorda cosa ti ho detto. A dopo>>.
<<Che genere di libri ti piacciono?>> Alzo le spalle.
<<Okay senti io e Kate questo pomeriggio usciamo in centro e andiamo a prendere qualche snack per sta sera, se vuoi puoi venire c'è una libreria molto bella potrebbe piacerti>>.
<<Buongiorno>> la voce mi giunge ovattata alle orecchie, e subito ripenso a sta mattina presto, a come mi aveva chiamata.
<<Dormito bene signorino Gabriel?>>
<<Si Claire e smettila di chiamarmi signorino>> afferma sorprendentemente gentile.
<<Allora anche voi vi unirete ai vostri fratelli?>>
<<Hey esisto anche io>>
<<Oh lo so bene ma petit Kate comunque ancora non mi giunta risposta>>.
<<No>> dopo pochi istanti sento una mano posizionarsi sulla mia spalla e comprendo all'istante che è Claire ed a darmene conferma è la sua voce dolce e soffice che da quando si è svegliata mi ringrazia.
<<Okay bene. Signorina Lucille grazie per aver pulito i vetri, devi esserti alzata molto presto, non sarai mica stanca?>>
Nego assumendo uno sguardo del tipo 'sono una persona mattiniera', il che non è affatto vero, ma preferisco mentire che spiegare o per esser meglio precisa preferisco omettere. Per poi rispostare lo sguardo al piatto senza dare un occhiata agli altri.
<<Va bene ma petit fille>>
<<Claire ha l'abitudine di parlare francese qualche volta, con il tempo abbiamo imparato a capirlo più o meno>> afferma Kate con voce fiera e pimpante, dove potrà mai trovare tutta questa energia?
<<mmh... ne sei sicura ma chéri? Che significa 'Ta mère m'a dit que Jade t'avait invité à dormir demain.' ?>>
<<ehm... che mamma ha detto che Jade mi ha inviato a dormire a casa sua domani>> esclama contenta
<<Brava. Vedi signorina Lucille sono frasi che dico così spesso che ormai ha imparato la traduzione a memoria>> esclama riempiendo la lavastoviglie con i piatti vuoti dei ragazzi meno il mio e quello di Gabriel.
<<Hey!... No, beh è vero.... comunque Luce lo capisci il francese?>> a chiedermelo è Thomas che fino a poco fa dormicchiava appoggiato alla spalla di Louis.
Per evitare di rispondere annuisco, decidendo finalmente di alzare lo sguardo. Si è seduto di fronte a me. E mi squadra con delle occhiate quasi come se gli desse fastidio la mia presenza.
<<Vediamo. Claire falle una domanda e che sia difficile>> esclama Louis con aggiunta di versetti d'approvazione di Kate e Tim.
<<Okay, vediamo... Puisque vous lisez beaucoup, je suppose que vous avez lu "L'étrange cas du Dr Jekyll et de M. Hyde">>
Annuii un po più decisa del solito, il francese è una delle poche cose che mi da la sicurezza che solitamente mi manca.
<<Wow. Sei molto brava>> lo comprendo dalla voce che Thomas è realmente colpito.
<<Signorina Lucille, come lo hai imparato ma petit fille?>>
Mi alzo dal tavolo scuotendo la testa, per poi sciacquare velocemente il piatto e riporlo nella lavastoviglie con gli altri.
Mi obbligo a fuggire dalla situazione a testa bassa e mentre scappo in camera sento gli sguardi indagatori dei ragazzi e di Claire.
Quando giungo in stanza non esito un secondo ad aprire il libro che ho iniziato ieri sera "The Giver: il donatore", mi metto le cuffie e mi immergo nella lettura, fino a scollegarmi dal mondo che mi circonda.
Ma poi dopo una buona oretta di lettura, naturalmente solo quando arrivi a uno dei punti cruciali devono interromperti e nel mio caso a farlo è Thomas.
<<Ciao scusa il disturbo, volevamo sapere se stessi bene, quando sei uscita di corsa prima sembrava che stessi... sembrava stessi male>>
E ora che dico. Che sì mi sentivo male. Che sto male. Che in questo momento se fossi in piedi e non seduta non riuscirei a reggermi? Ma naturalmente non posso dirlo, non posso farlo.
Sta zitta!
<<Stai bene?>>
Annuisco.
<<Oh ehm okay bene poi alle due e mezza, tre usciamo se ti va ancora di venire>>
Confermo nuovamente aspettando che esca per poi rintanarmi nuovamente nel mondo particolare e interessante di Jonas.
Dopo aver letto per un paio d'ore ho scritto a Claire un avviso che avrei saltato il pranzo, con la scusa che solitamente non facendo mai colazione non sarei riuscita a pranzare e pare se la sia bevuta.
Perciò rimasi in camera a sistemare le ultime cose, visto che ieri avevo solo sistemato dei libri e altri piccoli oggetti, non mi andava di togliere tutti i vestiti dalla valigia.
Ripensando alla colazione mi domando come mai non conoscano il francese, in fondo tre di loro hanno un nome francese e hanno anche una domestica originaria della Francia, perché non impararlo? Boh forse è meglio così, meno lo sento meglio è.
Quando mi riprendo dall'ennesimo vortice di pensieri, mi accorgo che ormai si sono fatte le 14.26, così decido di scendere e sedermi fuori su una delle sedie che sono sul portico.
Non vedendo nessuno mi rilasso o almeno ci provo ma senza le mie cuffie o senza un libro non riesco a sentire il silenzio, anche se per essere realisti non c'è letteralmente nessun rumore neanche dei miseri cinguettii, ma senza la mia personale cura sento solo rumore.
<<Quindi vieni. Pensavamo non saresti venuta>>
Accenno a un lieve sorriso vedendoli uscire quasi tutti.
<<Claire ci accompagna nessuno di noi è abbastanza grande, o per meglio dire determinato, per guidare eccetto Gabriel, ma noi preferiamo Claire anche all'autista. Oh ed inoltre si aggiungono anche Tim e Tom. No, okay non lo dirò più, suona come una presa in giro>>
<<Sono i nostri nomi!>> esclama offeso Thomas guardando male Kate.
<<Si certo come vuoi ora andiamo che qui si muore di caldo>>
<<Se te muori di caldo mi domando come farà Luce>>
Solo in quel momento Kate si sofferma a guardare i miei vestiti che possono sembrare pesanti, anche perché indosso una camicia a scacchi dalle tonalità scure con sotto una maglia chiara nascosta dalla camicia abbottonata e dei leggings rigorosamente neri.
Lei invece è completamente diversa. Ha un altro stile, praticamente l'opposto del mio. Un top bianco e dei pantaloncini jeans azzurro che risaltano le sue forme.
Ed ad accompagnare il tutto sono i capelli biondi raccolti in una coda alta, mentre i miei sono raccolti nel solito "chignon" disordinato, ma che lascia libere le ciocche ribelli che mi tiro dietro alle orecchie.
<<Togliti quella camicia>>
Nego con un cenno del capo e mettendo su il broncio.
<<Kate...>>
<<No, okay scusa, ma guardala schiatterà dal caldo così>>
<<Beh Kate non ha tutti i torti>> Thomas ammette prima di rivolgersi nuovamente a sua sorella <<Ma se vuoi convincerla lo farai da sola, perché sono più che sicuro che a vincere questo scontro sarà Luce perché te davanti a un tenero visino con il broncio ti addolcisci>>
<<Non sei d'aiuto Thomas!>>
<<Andiamo va, continuate in macchina che è meglio>> esala senza speranze Timothée.
Dopo neanche una quarantina di minuti giungiamo in centro dove ognuno va per i fatti propri mentre io e Thomas passeggiamo.
Comprendo che è in difficoltà, non deve essere facile provare a comunicare con chi pur di evitare di parlare fa finta di non aver capito una semplice domanda.
<<Non sei tenuta a rispondere, quella che ti sto per fare è l'unica domanda che ti farò oggi... Stai bene?>>
Mi paralizzo a quelle parole, lo sguardo che fino a qualche secondo fa era sulla mie scarpe schizza in cerca del suo viso per notare se sono presenti discrepanze. Dopo neanche due passi si ferma accorgendosi che lo osservo, si gira verso di me per non darmi la schiena e mi osserva, probabilmente ho la faccia di chi a visto un alieno, ma tutto ciò che fa è riprendere a camminare come se niente fosse ed io lo seguo a ruota.
<<A colazione sei scappata via dopo la conversazione sul francese, avevi un espressione più afflitta di quella di adesso, ma ci va vicino, sembrava che avessi visto un fantasma. E poi sei rimasta chiusa in camera per il resto del tempo, quindi... stai bene o no?>>
Io annuii tornando a concentrarmi sulle scarpe, quando Thomas mi si para davanti sbarrandomi la strada.
<<So che probabilmente l'ultima cosa che una persona farebbe è quella di confidarsi con un suo coetaneo, soprattutto per quelli della nostra età, ma la domanda è sincera. Mi interessa la risposta, so che la domanda 'come va?' o 'come stai?' le si dicono sempre come forma di cortesia, ma non è una domanda che si fa con leggerezza. Se non stai bene, se qualcosa ti turba, per parlare io ci sono o anche solo per stare in silenzio. Mi basta una parola, forse nel tuo cosa anche solo un accenno. Solo uno. Ed io ci sarò se hai bisogno...>>
Davanti a queste parole non so come reagire e dopo vari attimi di esitazione dove egli attende una mia risposta, decido di agire di impulso.
Lo abbraccio.
Mi fiondo tra le sua braccia, che solo dopo vari istanti, dove probabilmente realizza l'accaduto, mi stringe infondendomi un senso di calore e serenità che da tempo sentivo la mancanza.
Quando ci separiamo dell'abbraccio accenno a un sorriso che viene immediatamente ricambiato.
<<Vieni che ho promesso a Timmy di portarti in libreria>>
Subito a sostituire il mio timido e impacciato sorrisino è un vero e proprio sorriso, che agli occhi di Thomas non passa inosservato, visto che scuote la testa ridendo e dicendo qualcosa di simile a 'siete proprio uguali'.
Dopo che Thomas si riprende dalla ridarella ci incamminiamo spediti in direzione della libreria. Durante tutto il tragitto Tommy mi sta davanti per farmi strada, così ne approfitto per osservarlo.
È piuttosto alto, dalla corporatura snella e slanciata. Così come gli altri ha i capelli biondo cenere, anzi più sul castano, gli occhi sono gli stessi di Kate e Tim, verdi con vari tipi di sfumature marroni.
Anch'egli, come me, non si veste in modo molto appariscente come gli altri ragazzi della sua età, anzi per quel poco tempo che ho trascorso con lui lo sempre visto con jeans grigi o azzurri accompagnati da maglie a scollo a v, bordeaux o blu scuro.
Mi perdo così tanto a guardarlo che quando si ferma per poco non vado a sbattere contro la sua schiena.
Quando sto per chiedere se siamo arrivati, scorgo l'insegna luminosa della libreria, non perdo neanche un istante che mi ci fiondo dentro.
<<Bella vero?>>
Sobbalzo dalla sorpresa all'udire la voce di Timothée che neanche mi ero accorta fosse dentro o che addirittura mi avesse affiancato, annuisco e ritorno a guardare i libri con l'aria sognante di quando ti mettono un vassoio di dolciumi sotto al naso.
<<Sapevo ti sarebbe piaciuta. A mio parere è tra le più belle della città, forse anche la più bella.>>
Nel mentre ci incamminiamo nel corridoio a osservare le varie copertine, passando da un genere all'altro fino alla sezione fantasia e fantascienza, dove cerco quel libro.
Analizzando copertina dopo copertina, leggendo titolo dopo titolo, eccolo. Lui l'ultimo della saga che mi manca, e della mia saga preferita soprattutto 'The Giver:'.
Quando mi incanto a fissarlo con un sorriso che cerco di trattenere Thomas mi incoraggia a prenderne uno ed a sfogliarlo, naturalmente non ci penso due volte che lo prendo e inizio a sfogliarlo.
<<The Giver ah. Sono sorpreso, ti piacciono i libri distopici.>>
So bene che non era una domanda ma comunque non esito un secondo ad annuire. Dopo vari minuti che a me parevano ore lo riposo sullo scaffale e mi giro verso i ragazzi che si sono immersi in un dibattito piuttosto frenetico riguardo ad Harry Potter.
Sul serio? J.K.Roling ha spiegato un intero mondo, complicato e contorto sotto certi aspetti, alla perfezione. E questi devono rovinare l'atmosfera magica dei suoi libri con tutto questo chiasso.
Così tento di intromettermi cercando l'innesco di tutto questo casino e scopro che i due semplicemente avevano delle affermazioni divergenti sulla nascita di Dobby.
Quando mi intrometto gli sbatto in faccia una ricerca su google dove si afferma che non si conosce l'anno preciso della nascita dell'elfo così facendo i due cessano la discussione che si conclude con la vittoria di Tim che felice si allontana in cassa con 'Harry Potter ed il principe mezzo sangue' tra le mani.
<<Mi dispiace per l'acceso dibattito su Dobby. Dio che cosa davvero stupida.>> afferma Thomas mentre usciamo aspettando suo fratello ed io sorrido leggermente scrollando le spalle.
<<Tim ti assomiglia, con lui condividi la passione della lettura. Purtroppo non riesce a leggere molto colpa della scuola, ma nelle vacanze si rifà. Per la verità anche a Gabriel piace leggere, loro sono i lettori in famiglia>>
<<Hey allora che facciamo adesso?>> esclama Louis accompagnato da Kate e Claire strapieni di borse della spesa e più.
Da dove sbuca Louis? È sempre stato con noi?
<<Serve una mano?>> Thomas si offre prendendo un po' di borse dalle mani di Claire.
<<Si torna a casa!>>
Detto ciò ci dirigiamo all'auto mentre Kate racconta di come Louis si stava dimenticando il telefono su uno degli scaffali del supermercato e di come dopo venti minuti passati a cercarlo lo hanno ritrovato in un frigo accanto al gelato alla fragola.
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