Capitolo 6
Corro nella mia stanza con gli occhi lucidi e la testa in confusione totale.
Apro l'armadio con foga, prendo la scatola e tiro fuori quel ciondolo.
Mia madre mi nasconde qualcosa, il gruppo di Alex é strano e misterioso. Sono appena arrivata e nessuno ha detto una sola parola concreta!
Tiro un calcio alla scatola e chiudo l'armadio con una spinta. Mi viene spontaneo buttarmi sul letto, infilarmi sotto le coperte, stringere il ciondolo e sperare che sia tutta una finzione della mia testa adolescenziale.
Sento qualcosa cominciare a suonare, un suono fastidioso e continuo. Mi viene spontaneo aprire gli occhi e trovare la sveglia che vibra e suona sul mio comodino. Con una mossa svogliata porto la mano sulla sveglia, con l'intento di spegnerla, ma essa si... Rompe!?
«Oh cristo!» esclamo balzando sul letto. Mi avvicino alla sveglia e noto di averla completamente piegata.
Sto diventando pazza...
Mi alzo e raggiungo lo specchio intero. Resto sorpresa rendendomi conto di aver dormito con i vestiti.
«Cosa mi sta succedendo?» sussurro passando le mani nei capelli scompigliati.
Apro l'armadio e prendo una t-short a maniche corte, nera e un jeans a vita alta. Non mi sono mai piaciute le gonne o i vestiti. Preferisco i jeans, di tutti i tipi, questo si può anche capire dal mio armadio.
Indosso il tutto e metto la collana sotto la maglietta.
Mi dirigo verso il bagno, mi lavo il viso con l'acqua fresca che riesce sempre a svegliarmi e poi sciacquo la bocca con il colluttorio alla menta.
Non mi piace molto il trucco, a parte il mascara non metto niente.
Sistemo i capelli e vado a mettere le scarpe.
Questo sarà il mio primo giorno nella nuova scuola. Non so se essere annoiata, impaurita, ansiosa o tranquilla. Ciò che mi preoccupa é arrivare lì e sentirmi sola. Non é facile ambientarsi per "la ragazza nuova". Anche Melissa si era trasferita dopo qualche mese nella nostra scuola e, se non ci fossi stata io, sarebbe rimasta sola.
Scendo le scale in fretta, bevo velocemente un bicchiere di latte che mia madre ha appena versato, corro a prendere lo zaino nero appoggiato al l'attacca panni e corro verso la porta.
«Ciao mamma!» esclamo aprendo la porta, ma poi mi ricordo di una cosa importante.
«Ah... Ehm, mamma!?» dico rientrando ed attirando la sua attenzione. «Ci serve una sveglia nuova» detto questo, senza sentire la sua risposta, chiudo la porta e attraverso il cancelletto.
Solo un piccolo problema mi risale in mente: quale strada devo prendere per arrivare a scuola?
Mio dio perché non ho chiesto informazioni a mia madre?
Ora mi toccherà vagabondare senza meta per trovare o la scuola o un'indicazione.
Mi guardo intorno con angoscia. Non é possibile che sono così imbranata!
«Hannah!» sento una voce raggiungermi. «Non vai a scuola?» domanda Alex raggiumgendomi.
Cammina con lo zaino in spalla e le mani nelle tasche dei jeans scuri. Dietro di lui ci sono le due ragazza e al suo fianco il ragazzo dai capelli castani. Gli stessi con cui stava parlando di cose senza senso.
«Si ma, non credo di aver capito bene dove devo andare» confesso con imbarazzo.
Noto che lui e il suo amico mi osservano con una sorta di arroganza, mentre le ragazze dietro sembrano essere arrabbiate con me per non so quale strambo motivo.
«Se vuoi ti accompagnamo noi» propone il ragazzo dai capelli castani.
E noto che le due ragazze dietro sbuffano e stringono i pugni.
«Grazie mille, vi devo un favore!» esclamo iniziando a camminare con loro. Alex, si mette vicino a me, mentre quel ragazzo resta vicino ad Alex ma ho come la sensazione che cerchi di spostarsi solo che Alex non glielo permette. Sarà solo la mia testa che mi gioca brutti scherzi. Devo dormire di più, non posso continuare a sentire voci nell'armadio o a sospettare che mia madre nasconda qualcosa.
«Per noi é un piacere!» esclama il ragazzo facendo un piccolo salto in avanti. «Comunque io mi chiamo Aaron. Da quanto ho capito tu sei Hannah»
«Si» confermo sorridendogli.
«Loro invece sono: Julia» dice indicando la ragazza mora che mi guarda con rabbia e superiorità. «E Lucy» dice indicando la ragazza bionda, che mi rivolge un sorriso finto che dura minimo due secondi.
«Siamo arrivati!» esclama Aaron indicandomi l'immensa scuola bianca.
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