Capitolo 2

Mia madre porta la sua valigia dentro casa, mentre io mi avvicino al cofano per prendere le mie.

Mentre mi avvicino nuovamente al cancelletto, qualcosa mi colpisce in testa «Ah!ma che diavolo...» mi porto una mano alla testa mentre mi guardo attorno.

A terra trovo una palla da Baseball con una scritta sopra. La prendo in mano per leggere ma qualcuno me la strappa dalle mani.
«Ehi!» esclamo guardando qualcuno alla mia destra.

I miei occhi finiscono su un ragazzo dagli occhi neri e i capelli molto scuri. É molto alto e a anche possente.
Ma si può sapere cosa ci fa qui?

«Non si toccano le cose degli altri» dice con un tono di voce arrogante mentre sulle sue labbra compare un sorrisetto sornione.

«Sei tu che hai lanciato questa cosa sulla mia testa!» esclamo con rabbia puntando un dito contro il ragazzo.

«Calma signorina, non c'è bisogno di arrabbiarsi» ridacchia il ragazzo con il suo ego irritante.

Lo guardo dall'alto in basso con gli occhi socchiusi e il volto serio.
«Ma si può sapere chi sei?»

«Il tuo principe azzurro non vedi» dice sarcastico indicandosi.

Osservo i suoi vestiti e indossa una maglietta nera, un jeans nero e ovviamente le Converse... Nere!
Quanti colori...

«Più che il principe azzurro sembri il cavaliere senza testa!» sbotto avvicinandomi con un aura di rabbia.

lui sorride e muove la testa a destra e sinistra in modo pacato.
«La mia testa é saldata al mio collo, non vedi?»ridacchia avvicinandosi ancora di più.
Ma chi si crede di essere questo tipo!?

«Forse perché io ancora non ho provveduto a fartela saltare in aria»
Mi avvicino ancora. Ma in quel momento non penso a quanto siamo vicini ma a quanto lui mi fa saltare i nervi.

«Sai, mi piaci già... Principessina» lui si allontana di qualche passo e mi osserva in modo spavaldo e presuntuoso.

«Io ho un nome, e di sicuro non é "principessina"» io mi riavvicino con gli occhi socchiusi e ormai colmi di nervosismo.

Lui ridacchia e incrocia le braccia al petto.
«Allora dimmi. Qual'è il tuo nome?»

Sto un attimo zitta, per riflettere se rispondete o no alla domanda. Anche se forse é meglio dirglielo, non vorrei essere chiamata con nomignoli idioti.

«Hannah... Hannah Davis» rispondo seria.

Mi accorgo che lui si irrigidisce e indietreggia un po'. Ma rimane sempre con quell'arroganza sul volto.
Prima di parlare ridacchia e si guarda intorno. «Interessante, io sono Alex Monroe, e sono sicuro che ci rivedremo molto presto... Davis» dopi aver detto quella frase si passa una mano tra i capelli e posso notare un anello con incastonata al interno una pietra nera e brillante.

Il ragazzo va via, e io non so spiegare la sensazione che ho provato dentro quando ho visto quella pietra.

Faccio un respiro profondo riprendo la valigia e la porto dentro casa.
Subito dopo la porta c'é un piccolo corridoio dalle mura sempre rosa antico. Dopi il corridoio noto che: a sinistra c'é la cucina, mentre a destra il salotto, e di fronte a me, dopo poca strada ci sono delle scale.

Mia madre é in cucina che controlla tutto ciò che manca o che già é presente.
«Perché ci hai messo tanto?» domanda restando di spalle.

«Ho incontrato un vicino... Credo»
Rispondo camminando verso le scale e redendomi conto che prima di loro c'é una porta, messa lateralmente.
La curiosità mi porta ad aprirla. Anche se rimango delusa quando scopro che si tratta del bagno di servizio...

Cerco di portare la valigia su per le scale, anche se pesa parecchio e ogni tanto sembra che sto per cadere giù per le scale.

Una volta arrivata al piano superiore davanti a me compare un secondo corridoio, composto da due stanze da un lato e tre da un altro.

Inizio a camminare verso la prima stanza a sinistra, quella parete composta da tre stanze.
E trovo un secondo bagno più grande di quello al pianterreno.
Vado verso la stanza successiva e trovo una camera di media grandezza con le pareti turchese, il letto matrimoniale, un armadio in legno bianco, due comodini dello stesso materiale un tappeto uguale alle pareti e un mobile al muro di sinistra con tante foto e cianfrusaglie di ogni tipo. Chiudo quella stanza rendendomi conto che non fa per me.
Così vado verso la terza e trovo una stanza per un ragazzino di dieci anni. Pieno di premi, giochi di ogni tipo, pareti blu, cartelloni di squadre di calcio e così via. Non sapevo che mia madre avesse un fratello.
Nonna ha sempre detto che lei era figlia unica.

Esco dalla stanza e mi avvio verso la parete di destra composta da due stanze. Apro la prima che trovo davanti, ma mi rendo conto che essa é chiusa a chiave. Chissà cose c'è dentro.

Vado verso l'ultima porta e sono sollevata nel vedere un stanza di media grandezza con un letto singolo ad un lato, le pareti viola chiaro, un armadio abbastanza grande un comodino, una scrivania e uno specchio a misura intera. Tutto sui toni del viola.

Tiro un sospiro di sollievo. Poso la valigia in un angolo e mi lancio sul letto. Ignorando il fatto che ho lasciato altre due borse nella macchina.

Certo che quel ragazzo era proprio strano, e non capisco per quale motivo si é irrigidito quando ho detto il mio nome? E perché ho provato quella strana sensazione nel vedere quella pietra?
Sono appena arrivata e già sono confusa.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top