La partenza

Aurora stava pedalando lentamente per stare al passo con Robert che non la finiva di parlare al telefono con sua moglie, a giudicare il tono da "oh si amore, ti amo anche io, oggi ho mangiato degli spaghetti al sugo e sono andato in bagno dieci volte".
Parlava in un inglese spedito e quindi lei non ci capì molto del loro interessantissimo discorso, ma capì che l'argomento principale era riguardante un film.
Aspettò pazientemente che quello strazio di vocine dolci e smielate finisse, distraendosi guardando il cielo e salutando le persone che passavano di li.
Sembravano Marshall e Lily di How I Met Your Mother, l'unica serie televisiva decente che Aurora conosceva in tutta la sua scarsa conoscenza del mondo televisivo e cinematografico.
E in quel momento lei si sentiva esattamente come Ted, anche se la moglie di Robert non era lì fisicamente altrimenti si sarebbe infilata due dita in gola e tanti cari saluti.
Il suono della chiamata chiusa arrivò alle sue orecchie come il dolce suono di un'arpa suonata da un angelo direttamente da un concerto live del paradiso.
-Ecco, siamo arrivati.
Disse Robert in italiano dopo aver fatto ripassare alla rosa tutti i verbi e aggettivi possibili e immaginabili della lingua inglese.
-Oh ma dai, mi mancavano ancora due aggettivi e avevo ripassato da cima a fondo quasi vent'anni di lezioni di inglese.
Rispose lei fingendosi dispiaciuta e facendolo ridere.
-Se vuoi posso parlarti in inglese per tutto il tempo.
Aurora chiuse gli occhi per un istante e lo guardò male.
-Ti insulterei dopo il primo hello.
Robert le fece l'occhiolino e entrò nel piccolo e super accogliente hotel del paesino, mentre lei rimase fuori a cavallo della sua splendida mountain bike scintillante.
-Tu non entri?
Chiese lui facendo capolino con la testa dalla porta di ingresso.
-Tua moglie ti richiamerà?
-Credo di si.
-Per l'amor del cielo, no!
Robert la derise imitando la vocina sdolcinata di una coppia innamorata durante una cena di San Valentino e poi entrò nel piccolo palazzetto.
La ragazza aspettò pazientemente un'oretta prima di vedere Rob uscire in strada vestito da ciclista professionista a bordo di una mountain bike nera con telaio in fibra di carbonio e dei cerchioni da urlo.
-Ti stavi mettendo lo smalto oppure ti è venuto il ciclo?
Chiese giocosa lei.
-Mi stavo facendo ammirare dallo specchio, sai com'è, non aveva mai visto un figo come me e voleva un autografo.
Rispose più ironico lui.
Continuarono così finché Robert non pedalò fino a mettersi al suo fianco, infilandosi il casco e porgendone uno ad Aurora che non ne aveva mai avuto uno.
-Io non lo metto!
Esclamò lei, rifiutandosi di sentire i suoi capelli oppressi dal polistirolo senza lasciarli al vento.
-Vuoi rischiare di morire?!
Chiese sorpreso lui e avvicinando il casco alla ragazza che incrociò le braccia al petto.
-Va bene, allora io non ti aiuterò quando un'auto ti investirà e il tuo cranio verrà...
-Okay papà, metto il casco.
Aurora afferrò la protezione e se la mise in testa, testando che fosse della sua misura prima di allacciarselo.
Si misero in posizione di partenza, guardandosi prima negli occhi.
-Ho chiesto alla reception e il percorso più veloce da qua fino al rifugio sopra al monte più alto è stato di tre ore esatte.
Disse lui.
-Noi lo batteremo.
-Si!
Esclamò Robert, battendo un sonoro cinque alla rosa.
Partirono così, tra il divertimento e l'inizio di qualcosa scritto nel destino, il loro.

*yep, stasera mi è venuta in mente una di quelle idee leggen, non muovetevi, darie! Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

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