Buongiorno
Aurora accolse i primi clienti da dietro il bancone, preparando il solito cappuccino a Lino, il vecchio lupo di mare che ogni mattina le raccontava una storia diversa e avvincente trascorsa nei suoi anni in marina.
Con un sorriso a trentadue denti si fermò a parlare con tutte le persone e le famiglie che si avvicinavano per ordinare qualcosa e stranamente quel giorno tutti erano disponibili nel parlarle.
Di solito i turisti non erano abituati alla logorroica e invasiva Aurora che tutta la città conosceva e si era adeguata al suo modo di essere, per questo la ragazza a volte si mordeva un labbro quando vedeva un turista non particolarmente in vena di conversare.
Amava parlare ma così più importante amava le persone, incondizionatamente. Le erano già capitati quelle persone chiuse e dure come una scorza di ferro con tutti, ma alla fine lei riusciva a farli sorridere, a dar loro una giornata degna di essere vissuta.
Aurora amava la vita e spesso quando questa la feriva anche in modi irreparabili lei sorrideva e aspettava la felicità docile, senza perdersi in folli battaglie interiori ma cacciandosi sempre in guai da ragazzini adolescenti.
Amava guardare indietro e ridere dei suoi errori più sciocchi.
Viveva senza porsi troppi problemi ma troppo spesso cercando di scappare dalle responsabilità.
Certo, quando aveva torto lo ammetteva, ma dentro aveva paura delle responsabilità e se faceva un errore a volte irrimediabile tendeva ad alleggerirsi la colpa a volte scherzandoci su quando invece doveva rimanere seria.
Era quella la macchia sul suo curriculum.
Per questo cercava i guai, ma i guai sciocchi non quello seri.
Dopo trenta minuti iniziò a fissare con i suoi occhi di giada la porta vetrata, aspettandosi di vedere il suo staff piombare goffamente dentro al locale e iniziare a lavorare, ma questo non accadde.
Non appena iniziò a preoccuparsi la porta si aprì, rivelando un uomo di media altezza con addosso una semplice maglietta a maniche corte e dei pantaloncini adorabilmente abbinati ad un paio di infradito.
Così in controluce non riuscì a distinguere il suo viso, ma non ci badò molto perché in quel momento stava discutendo animatamente con Lino su quale tipo di regalo doveva fare alla anziana moglie.
Dopo essere scesi ad un compromesso Aurora diede una pacca amichevole sulla spalla del marinaio, salutandolo mentre spariva dietro la porta d'ingresso.
Il suo sguardo si fermò sull'uomo di poco fa che sembrava essersi divertito alle sue spalle mentre discuteva con il vecchietto.
Sorrise caldamente.
-Buongiorno!
Lo salutò e questi sembrò stupito di primo impatto, come se si aspettasse un altro tipo di saluto, ma riuscì a nasconderlo in tempo. Aurora osservò il suo viso e i suoi occhi marroni e grandi quanto i suoi. Il ciuffo corto e scuro lasciava spazio al sorriso a dir poco perfetto.
Era un turista, il fatto era stato acclarato senza alcun dubbio.
-Buongiorno!
Rispose l'altro tutto d'un fiato e tradendo un errore nella pronuncia di quella semplice parola e Aurora capì subito che oltre ad essere turista era anche straniero, inglese senza dubbio.
Decise di non metterlo in difficoltà parlando in italiano e proseguì il resto della conversazione in inglese nonostante la sua pronuncia fosse molto italianizzata ma corretta.
-Dimmi tutto.
Lo vide sciogliere la tensione non appena parlò la sua lingua.
-Certo, ehm...vorrei due brioche alla Nutella e un cannolo alla crema da portare via per cortesia.
Era un buongustaio. Aurora lo fece accomodare sullo sgabello vertiginoso davanti al bancone e, vedendo che era un po' spossato, prima di recarsi in cucina e fare quello che il suo staff doveva fare, preparò al volo un caffè e senza complimenti mise la tazzina davanti alle mani grandi e intrecciate dell'uomo che la guardò sorpreso ma riconoscente.
-Offre la casa.
Gli fece l'occhiolino e corse a preparare le brioche e il cannolo, maledicendo tutto il suo staff che tardava ad arrivare.
Non appena finì le sue piccole opere d'arte le impacchettò per bene e uscì dalla cucina, trovandosi disarmata davanti a quei due occhi grandi.
L'uomo lasciò i soldi sul bancone e prese la busta, dirigendosi verso la porta.
-Ciao e grazie del caffè!
Enunciò in italiano, azzeccando alla perfezione la pronuncia.
Aurora ricambiò il saluto e senza dare peso a chi realmente aveva incontrato continuò il suo lavoro per tutta la mattina finché non arrivò il suo staff che subì una divertente lavata di capo da parte della proprietaria.
Quell'uomo sembrava diverso non perché era straniero, ma diverso in qualcosa di inspiegabile.
*raga aggiorno così presto perché così non mi sveglio mezza rimbambita. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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