Capitolo 9

Un mese dopo...

Perla Pov.

Sono ancora fuori con Ametista.

Mi piace passare il tempo con lei.

"Ieri dove sei stata?" Chiede Ametista.

"Sono stata al centro commerciale con Connie. Lei aveva bisogno di comprare alcune cose, così l'ho accompagnata."

"Ma state insieme?"

Ok, è da un mese che me lo chiede tutti i giorni.

"No Ametista. Non stiamo insieme. Te l'ho già detto un sacco di volte."

"Solo perché state sempre insieme e sono curiosa."

"Ametista?"

"Dimmi."

"Ma tu sei gelosa?"

"No certo che no."

"Io ti piaccio, non è così?"

"No, no, non mi piaci. Insomma, sono lesbica anch'io, ma non sei, come dire... il mio tipo, ecco."

"Oh, bene. Volevo solo averne la certezza." Dico triste.

Forse però le piaccio.

Non lo so.

E se non le piaccio?

Divento ancora più triste.

"Ametista, sei interessata a qualcuno?"

"Bhe si, c'è una ragazza che trovo molto carina. Tu?"

"Anche a me piace una ragazza. È stupenda." Dico.

Devo rischiare.

Ok, rischio.

"La ragazza che mi piace è nella nostra classe, ma non è Connie." Le dico.

Spero abbia capito che è lei.

"Davvero?" Dice sorridendo.

"Certo"

"Anche la ragazza che mi piace è nella nostra classe." Dice Ametista.

Potrei essere io.

Se così fosse sarei la persona più felice del mondo.

Parliamo tutto il pomeriggio, e alle 6 torno a casa.

Per fortuna domani non abbiamo compiti.

Potrei essere la ragazza che piace ad Ametista.

Spero sia così.

Arrivo a casa e vado in camera.

Sento bussare.

"Sì?"

Entra mia sorella.

"Volleyball! Va tutto bene?"

"Sì Perla... posso sedermi accanto a te?"

"Naturalmente! Vieni."

Io sono più piccola di lei, ma è come se fossi sua madre.

Lei è timida è insicura, e la sua cecità la blocca.

È stata sempre bullizzata.

Si siede accanto a me e tiene la testa abbastanza.

"Dovevi dirmi qualcosa, Volleyball?"

"Sì..." Dice piano.

"Dimmi. Io ti ascolto."

Lei scoppia a piangere.

"Tu e mamma mi avevate detto di provare a stare in una classe diversa dalla tua, ma mi prendono tutti in giro, e io non lo sopporto. Voglio venire nella tua classe. Non ce la faccio più." Dice piangendo.

Lei è nella mia stessa scuola, ma nella sezione C, io e la mamma le abbiamo consigliato di stare da sola per fare amicizia e per diventare più indipendente, dato che ci sono sempre io a proteggerla, ma a quanto pare è ancora bullizzata.

"Va bene Volleyball, quando la mamma torna dal lavoro ne parliamo con lei, ok?"

Lei annuisce asciugandosi le lacrime.

Poi si alza e va via.

Io sorrido.

Le voglio tanto bene.

È troppo timida.

Mi viene da pensare a quando Ametista e venuta un mese fa' a casa mia, e Volleyball non l'ha neanche salutata.

Ne ho parlato con Ametista, e lei mi ha detto che capisce la situazione e che non ce l'ha con mia sorella.

Pensando a quel giorno, mi viene in mente il fatto che da quel momento lei ha iniziato a chiedermi di Connie.

Ci guarda sempre male quando scherziamo insieme.

È palesemente gelosa.

Mi chiede sempre se stiamo insieme o se è fidanzata.

Aspetta... mi chiede se è fidanzata Connie, non se sono fidanzata io.

Mi chiede di Connie.

Oggi era felice quando le ho detto che Connie non mi importa in quel senso.

Ha detto che la sua crush è nella nostra classe.

Guarda male Connie quando parliamo.

No... non può essere...

Mi metto a piangere.

Ho capito.

Ho capito tutto.

Inizio a lanciare tutto quello che trovo.

Metto a soqquadro la stanza.

Senza rendermene conto inciampo sullo zaino e cado.

Mi metto in ginocchio.

Continuo a piangere.

Ametista è innamorata di Connie.

Che odio.

Che odio!

Prendo il telefono e mi asciugo le lacrime.

Devo scrivere quel messaggio.

'Hey Bismuth sono Perla. Scusa se ti scrivo soltanto ora. Volevo solo dirti che possiamo organizzarci per uscire insieme. Fammi sapere quando' scrivo.

Invio il messaggio e butto il telefono sul letto.

Mi sdraio di nuovo a terra e continuo a piangere.

Peridot Pov.

Voglio parlare con Lapis.

È così strana.

Non vuole mai parlare.

Devo chiarire con lei.

Ma non ho tempo di andarla a trovare.

Sono nel parco.

Sto facendo una passeggiata.

Ho messo le cuffie.

Voglio godermi questo momento di pace.

Anche perché a casa mia sono sempre stressata.

Tengo la testa abbassata.

Chiudo gli occhi e faccio qualche metro, ma vado contro la schiena di qualcuno.

"Ahia!" Dico massaggiandomi il naso.

Alzo la testa e vedo la schiena di Lapis.

Lei si gira tutta incazzata.

"Lapis!" Dico felice.

"Lo sapevo che eri tu! Devi sempre rompere le palle! Mi perseguiti! Non voglio parlare con te! Hai visto che ero io quella alla quale hai sbattuto, no? Bhe, vai via! Non mi dire un cazzo! Non lo hai capito che non ti voglio tra i piedi? Che vuoi? Dimmi che cazzo vuoi dalla mia cazzo di vita!" Urla arrabbiata.

"Scusami Lapis... voglio solo parlare..."

"E non fare la pecorella mite del cazzo." Dice interrompendomi.

"Scusa tanto, non l'ho fatto apposta te lo giuro. Posso almeno sapere perché non vuoi parlare?" Le chiedo piano.

"Vattene perfavore."

"Ma perché..."

"Perché, perché, perché... ma perché mi devi rompere i coglioni?"

"Voglio solo parlare!"

"Io no!"

"E cosa vuoi?"

"Voglio solo che tu vada via!" Urla ancora di più.

"Ok" Dico piano allontanandomi

Menomale che non c'è nessuno e non si è sentita la nostra discussione.

Vorrei non avere mai fatto la bulla.

Vorrei cancellare il mio passato ed essere amica di Lapis.

Vorrei che tutto questo non fosse mai successo.

Adesso neanche io vorrei venderla.

Scoppierei a piangere.

Rimetto le cuffie e abbasso di nuovo la testa.

Faccio qualche metro e sbatto di nuovo, stavolta contro un palo come una cogliona.

"Porca troia. La testa!" Sussurro massaggiandomela.

Sento qualcuno ridere.

"Che rincoglionita!" Sento dire da qualcuno che si avvicina me.

Mi giro.

Jasper.

"Hey Jasper... come va?" Dico cercando di sorridere.

Ho paura.

Sorride in modo cattivo.

"Ti sono mancata?"

E mo che le dico?

"Sì"

"Puttanate!" Urla correndo verso di me.

Non riesco a muovermi.

Mi tremano le gambe.

Alla fine cedono e cado in ginocchio.

Lei arriva e mi prende dal colletto della camicia sollevandomi."

Non riesco a parlare.

Non riesco ad urlare.

Non riesci a respirare.

Ho paura.

Scoppio in un pianto isterico.

"Lasciami! Perfavore!" Riesco a dire soffocata dalle lacrime.

Che mi vuole fare.

"Perché mai? Saresti la prima traditrice che mi fa incazzare a bestia che verrebbe uccisa da me. Ora che ci penso non ho mai ucciso qualcuno, quindi la tua sarebbe una morte lenta e dolorosa." Ride

"No!"

"Sto scherzando cogliona! Non meriti niente."

Lapis sta passando.

È preoccupata.

Forse avrà sentito Jasper gridare.

Si avvicina un po' e ci guarda.

La sua faccia cambia.

Ha paura.

Come me.

Ci fissa.

Perché non fa qualcosa?

La sua espressione cambia di nuovo, e diventa arrabbiata.

Corre verso di noi e quando arriva alle spalle di Jasper inizia a darle pugni sulla schiena.

"Lasciala brutta stronza! Non sei cambiata! E non cambiarei mai!"

Jasper si gira.

Nonappena vede Lapis sorride in modo cattivo e mi lascia.

Cado sul sedere.

Che male.

Prende Lapis.

"No!" Urlo

Faccio la stessa cosa che ha fatto Lapis, le do' pugni sulla schiena, ma neanche si gira.

Non so che fare.

"Jasper! Che cazzo fa?" Urla qualcuno.

Ci giriamo.

È Ametista.

Jasper lascia Lapis.

Ametista ci guarda sorridendo.

Si avvicina a Jasper.

"Vaffanculo stronza! Ti avevo detto di starle lontana!" Urla Ametista

Le dà un pugno nello stomaco.

Godo.

"Andiamo via!" Continua Ametista.

Jasper è piegata mentre si tiene la pancia.

Ametista fa' un salto e prende Jasper da un'orecchio.

"A casa facciamo i conti."

Sembra mia madre.

Si gira verso di noi.

"Scusatemi per come si è comportata questa cogliona." Dice e se ne vanno.

Tutto qui?

Mi giro verso Lapis.

Sono ancora un po' debole.

Mi alzo e vado da lei.

"Va tutto bene?" Le do la mano.

"Sì, tu piuttosto? Io sono alta un metro e settanta, dieci centimetri più bassa Jasper, quindi non mi ha fatto male, ne quando mi ha presa e ne quando mi ha lasciata. E poi mi ha tenuta poco. Tu piuttosto stai bene? Sei alta un metro e cinquanta, ti sei fatta male durante la caduta. E poi ti ha tenuta più di me, e posso giurare che tu mancava il fiato, e poi sei debole. Vieni ti accompagno a casa." Dice gentile.

Mi prende a principessa e mi porta verso casa mia.

Arrossisco.

Arriviamo a casa mia e suona il campanello.

Mi fa scendere e la sua faccia cambia.

"Se ti ho aiutata e perché non voglio averti sulla coscienza." Dice annoiata.

Nonappena mia madre apre la porta lei se ne va senza neanche salutarmi.

Io la guardo andare via.

Mentre è un po' lontana si gira verso di me.
Io la saluto con la mano.

Zaffiro Pov.

"E non ti ha ancora scritto?" Chiedo a mia sorella.

Solo ora mi dice che un mese fa ha dato il suo numero a Perla, e lei ancora le deve scrivere.

"No... ma sono sicura che lo farà... almeno spero."

"Come l'hai incontrata un mese fa?"

"Era con una sua amica, e dopo che l'ho vista le ho chiesto di parlare in privato, siamo andate dietro l'angolo e le ho dato il mio numero dicendole di scrivermi."

"Descrivimi questa sua 'amica'."

"Era alta come te, capelli di un marrone da sembrare viola, timida, aveva un sorriso che sembrava quello di un gattino... mi ha detto il suo nome, ma non me lo ricordo."

"Se ti dico il suo nome sai dirmi se è corretto?"

"Posso provare."

"Ametista?"

"Sì! Era lei!"

"Bene, non hai speranze con Perla."

"Perché scusa?"

"Perché si vede lontano un miglio che Perla è cotta di Ametista."

"Dici?"

"Ne siamo tutti sicuri al 100% in classe."

In quel momento le arriva un messaggio.

Prende il telefono e lo legge.

"Rassegnati, non hai speranze." Continuo.

"Tu dici?" Dice Bismuth senza alzare gli occhi dal telefono.

"Sì, lo dico."

"E allora guarda qua e dimmi cosa leggi."

Mi mostra il telefono sorridendo.

Io lo prendo e leggo.

-Hey Bismuth sono Perla. Scusa se ti scrivo soltanto ora. Volevo solo dirti che possiamo organizzarci per uscire insieme. Fammi sapere quando-

"Non ci credo." Dico ridandole il telefono con una faccia perplessa.

"Credici bambola." Dice sorridendo.

"Ma sembrava che si piacessero."

"L'apparenza inganna molto come hai potuto vedere. Comunque, cosa le scrivo?"

"Cosa le vuoi scrivere, scusa? Ti ha chiesto quando vuoi uscire, diglielo."

"Le dico la settimana prossima?"

"Sì, come vuoi."

"Ok... fatto. Le ho scritto."

"Bene."

"Vabbè, vado in camera mia a scriverle. Non ti chiedo cosa hai fatto prima perché lo so che eri con la tua 'migliore amica' Rubino." Dice lei andando via.

Sorrido.

Ha perfettamente ragione, ero con lei in giro.

"Solo una cosa." Dice mia sorella affacciandosi alla porta.

"Cosa?"

"Siete troppi giovani per perdere la verginità, fate attenzione quando siete da sole." Dice ridendo.

"Ma smettila di sparare stronzate!" Urlo lanciandole un cuscino addosso.

Lai se ne va prima e il cuscino cade a terra.

Sempre a sfottere, lei.

Mi alzo dal letto e prendo il cuscino.
Che stronza.

In quel momento sento il telefono squillare.

Poso il cuscino e rispondo.

È Elisabetta

"Pronto?"

-Hey Zaffiro ti disturbo?-

"No tranquilla, mia sorella è appena uscita dalla mia camera, stavo parlando con lei."

-Capisco. Posso sfogarmi?-

"Certo. Parli di Jeannie o di Tony?"

-Di entrambi-

"Spara"

-Non voglio rinunciare a nessuno dei due. Vedi, penso che Trevis mi piaccia, ma da quando abbiamo iniziato la scuola anche Tony ha iniziato a piacermi. Penso che con Tony sia qualcosa di diverso. Lui mi fa sentire bene, certo, anche Trevis mi fa sentire bene, ma con Tony è diverso, e se lui dovesse provare lo stesso per me io mi metterei con lui. Ma così deluderei ancora di più Jeannie. Io voglio tornare ad essere sua amica! Lei è tutto per me! Mi manca! Sembra che mi manchi l'aria. Sai, io sono claustrofobica, e se mi manca anche un po' l'aria muoio. Ecco, in questo caso è lo stesso per Jennie. Senza di lei io muoio! Non so che fare! Sto malissimo- dice prima singhiozzando, poi piangendo.

"Mi dispiace, non posso darti consigli. Purtroppo in questo caso non c'è una via di mezzo o un compromesso: o Tony o Jeannie"

-Grazie mille per l'aiuto. Sei una vera amica- dice sarcastica.

"Eli, sai che odio fare così, ma non so che altro dirti. Mi dispiace."

-No, nulla tranquilla. Scusami tu. Grazie per avermi sopportata. Buona serata Zaffiro-

"Ciao" Dico chiudendo la chiamata.

Poverina.

Mi dispiace per lei.

Tutti abbiamo delle difficoltà da superare.

La mia è il coming out.

Lo devo fare.

Non ora, ma lo devo fare.

Non voglio chiedere aiuto a Bismuth.

È una cosa mia. Riguarda me.

Devo dire quello che provo io, non quello  che prova Bismuth, devo solo trovare le parole e il coraggio.

Tanto coraggio.

Jeannie Pov.

Sono in camera mia.

Sto studiando Geografia.

Che palle.

Se Eisabetta fosse qui mi aiuterebbe.

Lei è molto brava in geografia e io sono molto brava in storia.

Ci aiutavamo molto.

Quando studio storia, soprattutto dagli ultimi anni prima di Cristo, mi sento come se fossi lì.

È strano lo so.

Qualcuno bussa alla porta.

"Avanti"

È di sicuro mio fratello.

Solo lui bussa.

"Jeannie, la prossima settimana c'è la partita, e dato che è di venerdì e tu sei libera volevo chiederti se ti va di venire." Dice Joe.

Avrei scommesso qualsiasi cosa che fosse lui.

"Giochi tu?"

"Sì"

"Allora vengo"

"Ok" Dice andando via.

"Aspetta!" Dico

Lui torna indietro.

"Dimmi"

"Nella tua squadra c'è anche Jhon?"

"Si. Perché?"

"Allora non vengo."

"Perché?"

"Perché se gioca anche Jhon allora la sua sorellina andrà a vederlo, e non mi voglio avvicinare a lei."

"Intendi Elisabetta?"

"Chi sennò?"

"Perché non la vuoi vedere?"

"Perché è una puttana."

"Perché lo pensi?"

"Da quando abbiamo iniziato la scuola ho iniziato a ignorarmi, le chiedevo spiegazioni, ma niente, mi diceva sempre che non potevamo passare del tempo insieme. Poi un mese fa' si è decisa e mi ha detto tutto. Ha detto che le piace Tony e che non ha intenzione di rinunciarci. E come se questo non bastasse mi ha anche chiesto di capirla. Che migliore amica è se si è messa a uscire con la mia crush?" Gli urlo arrabbiata.

Joe sa che mi piace Tony.

"Ma che stronza!" Dice mio fratello.

"Già. La odio così tanto!"

"Bhe, il tuo fratellone può risolvere la situazione."

"Come?"

"Parlando con Jhon"

"Ti conosco, Joe, e so quando tu dici che vuoi 'parlare' con qualcuno che mi ha fatto incazzare vuol dire che gli farai male... molto male."

"Vero... ma non ho detto che parlerò con Elisabetta, ho detto che parlerò con Jhon."

"Non mi fido lo stesso."

"Scusa, ma anche se dovessi fare male ad Elisabetta, a te cosa cambia? Non hai detto che la odi e che si è comportata da puttana?"

"Sì... ma non voglio lo stesso che tu la tocchi."

"Non le faccio niente, tranquilla."

"Sarà meglio per te."

"Non è che ti manca?"

"Assolutamente no!"

"E allora perché la difendi?"

"Perché sei pericoloso."

"Più pericoloso di quel bastardo di suo padre?"

"Cosa hai detto?"

"Perché?"

"Dimmi cosa hai detto!"

"No."

"Fallo! Com'è che hai chiamato suo padre?"

"Bastardo! Com'è nella realtà!"

Non lo può dire.

Ne abbiamo già parlato, e lui non deve dire niente su Trigon.

Mi avvicino a lui e gli do uno schiaffo.

"Vattene brutto stronzo! Sarà anche un bastardo, ma è sempre suo padre!" Gli urlo.

"Ma che cazzo ti prende?! Non hai detto che la odi?" Urla arrabbiato.

"Ho detto vattene!"

Lui se ne va facendo il dito medio.

Stronzo.

Lo sa che non deve dire nulla su Trigon.

Ma perché ho reagito così?

Ha ragione, io la odio.

Non devo pensare che si potrebbe offendere o che è suo padre.

Joe ha fatto bene a insultarlo.

Lei mi ha ferito.

Come ha potuto farmi questo.

Mi metto a piangere.

La odio.

La odio da morire.

Mi ha ferita.

E voleva anche che io capissi.

Prendo un fazzoletto e mi asciugo le lacrime.

Noto una cosa al polso sinistro.

Il bracciale.

Il bracciale che ho da quando avevo tre anni.

È fatto con una corda elastica e delle perline di tante forme in legno.

Ci sono anche dei cuori, rosa e viola.

E poi su un cuore rosa e viola ci sono scritti i nostri nomi: Elisabetta e Jeannie.

Lo abbiamo fatto quando abbiamo iniziato ad andare all'asilo, e quando avevamo sei anni abbiamo scritto i nostri nomi. Non lo abbiamo mai tolto da undici anni.

Perché c'è l'ho ancora?

Perché non l'ho tolto?

Lei mi ha ferito.

Ricomincio a piangere.

Questo è tutta colpa sua.

Lo prendo e lo tiro rompendolo.

Butto l'elastico a terra.

Non lo voglio più vedere.

La odio.

La odio tanto.

Steven Pov.

"Steven, mi aiuti ad apparecchiare?" Sento da mio padre.

"Certo."

Inizio ad aiutarlo.

"Con chi sei uscito?"

"Cosa?"

"Sei stato fuori tutto il pomeriggio, con chi sei stato?"

"Con nessuno... solo... con una mia compagna."

"Compagna, eh?"

"Sì papà, era una mia compagna."

"Ed esci sempre con questa tua 'compagna'?"

"Cerco solo di farla sorridere, tutto qui."

"Hai davvero un cuore d'oro Steven. A proposito, perché non mi descrivi la tua compagna?"

"Ha i capelli rossi e lunghi, alta circa un metro e sessanta. Ho deciso si aiutarla perché era tutta sola a scuola, non aveva neanche un compagno o una compagna di banco."

"Capisco, però Steven, dimmi la verità, ti piace?"

"Che?"

"Steven, si sincero con me."

"Ecco, non lo so. È carina, ma non credo mi piaccia. Non è una semplice amica, però posso assicurarti che non mi piace. È come se fosse... non lo so... mia sorella forse."

Mio padre si mette a ridere.

"Ma Steven, lo sai che non hai una sorella."

"Non ce l'ho da parte tua, ma se fosse figlia di mamma?"

"Non credo Steven... è perfavore, non tocchiamo l'argomento 'mamma'."

"Ti manca?"

Lui annuisce.

"Papà... ti ha lasciato. Ti ha abbandonato, e ha abbandonato anche me. Avevo solo un mese io, ti ricordi?"

"Sì che mi ricordo, ma non capisco come mai. È cambiata una settimana prima che ci abbandonasse, fino a quel momento era gentile. Ti amava... amava me... ci amava... Non so cosa sia successo."

"Non mi vuoi raccontare niente di lei?"

"Sai già tutto su Rosa."

"Rosa?"

"Sì... vedi Steven non te ne ho mai parlato, ma il nome di tua madre non è Rose. Lei non voleva essere chiamata col suo nome, Rosa, e da quando stavamo insieme si è fatta chiamare Rose."

"Perché?"

"Non me lo ha mai detto, e io non le ho mai voluto chiedere niente. Ho pensato che se non me lo ha detto quando mi ha chiesto di chiamarla Rose allora non voleva che lo sapessi."

"Capisco. Mi dispiace di non ricordarmela."

"È normale che non te la ricordi, è andata via quando avevi un mese. So che è difficile, ma siamo insieme, ricordati che io ci sarò sempre per te." Mi abbraccia.

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