Capitolo 8
Il giorno dopo
Elisabetta Pov.
Sono appena arrivata a scuola.
Ieri ho pianto tutta la sera per Jeannie.
L'ho davvero ferita.
Mi dispiace poverina.
Mi manca tanto.
Sono sempre stata abituata a stare con lei
.
Ma da un po' già la ignoravo.
Sono stata una stupida.
Sono le 8 esatte, infatti è suonata la campanella.
Vado verso la classe.
"Hey Elisabetta." Sento dietro di me.
Mi giro e vedo Connie.
"Ciao Connie." Dico triste.
"Cos'hai?"
"Ho litigato con Jeannie."
"Cosa?!"
Le spiego la situazione mentre siamo nel corridoio.
Mi fermo al mio armadietto a prendere un paio di libri.
"Lo sai che ti sei cacciata in bel guaio, giusto?" Continua Connie
"Sì, lo so. E non mi sei di aiuto così. Comunque hai ragione. Stanotte non ho dormito pensando a Jeannie."
"Però mi dispiace. Andiamo in classe, e se hai bisogno di aiuto chiedimi." Mi fa l'occhiolino.
"Grazie Connie, andiamo."
Arriviamo in aula e ci salutiamo.
Mi siedo al mio posto.
Sono da sola.
Jeannie non è ancora arrivata.
Non ce l'ho fatta ad aspettarla, ero troppo in colpa.
La vedo arrivare e fissare il suo banco e me.
"Prof, posso cambiare posto?" Chiede.
Dai, no!
"Certo, siediti accanto a Spinel."
La guardo triste.
"Almeno sarà meno traditrice di te." Mi sussurra.
Non ce la faccio.
Mi viene da piangere.
Non abbiamo mai litigato.
"Prof, oggi posso sedermi accanto Elisabetta?" Chiede Zaffiro.
"Certo, vai."
Lei saluta Lapis e viene da me.
"Hey, che c'è?" Mi chiede Zaffrio con la sua voce dolce.
Le spiego la situazione.
"Mi dispiace tantissimo."
"Lo so Zaffiro, tu sei molto gentile con tutti."
"Tranquilla, capisco la situazione." Dice e mi abbraccia.
"Se capisci allora perché non vai da Jeannie? E lei che sta subendo più di tutti."
"Perché tu stai male, e sei mia amica, e io non voglio vedere i miei amici stare male."
"Grazie Zaffiro."
La abbraccio.
Iniziamo a seguire la lezione.
Mi sento un po' meglio, anche se sono ancora a terra.
Giro la testa a sinistra verso Zaffiro.
Sorrido.
Grazie mille.
Spinel Pov.
No, ti prego.
Non voglio la super felice accanto a me.
Anche se sto meglio non voglio avere nulla a che fare con... quella... cosa.
Non so come definirla se non 'cosa'.
Si è appena seduta.
Ora sicuro si mette a parlare.
Ok, sono passati 5 minuti e non ha aperto bocca.
"Jeannie, cosa c'è?" Le sussurro.
"Cosa?"
"Cosa c'è?"
"Ti interessa?"
Non era mai stata così scontrosa.
"Bhe, se te l'ho chiesto, evidentemente si."
Sospira e mi racconta la storia con Elisabetta.
"Non ci credo! Che traditrice!" Le dico.
"Spinel! Jeannie! Smettetela! Non vi ho messe insieme per chiacchierare durante la lezione di matematica! La prossima che una di voi parla avrà un due!" Urla la prof.
È gentile, ma quando vuole sa essere cattiva, la prof.
"Io più che traditrice la chiamerei puttana." Mi dice Jennie.
Ma non ha capito che deve stare muta?
"Allora, una bella nota per Jeannie." Dice la professoressa.
E siamo solo alla terza settimana.
"Ma non aveva detto che metteva due?" Dice Jeannie.
"Allora mettiamo anche un bel due... anzi, due meno."
"Ma come lo recupero il due meno?"
"Bhe Jeannie, semplicemente potevi parlare con Spinel dopo. Ora se non la smetti ti mando anche fuori."
"Ma fai un po' come cazzo ti pare." Dice Jeannie scocciata.
Vedo Elisabetta che ci guarda stupita.
"Basta Jeannie! Questo è troppo! Dalla preside! Ora!" Urla la professoressa.
Jeannie si alza e esce dalla classe.
Fuori dalla porta fa il dito medio alla prof.
Lei per fortuna non se ne accorge.
Ci stavano tutti guardando, e mi guardano ancora.
Ecco perché voglio stare da sola e non avere compagni di banco.
Connie Pov.
Anche questa giornata è finita.
Zaffiro va da Rubino, e io mi avvicino ad Elisabetta.
È più giù di stamattina.
"Come va?" Le chiedo mentre usciamo dalla classe.
"Non aveva mai parlato così. È sempre gentile, è un angelo. Io davvero non capisco."
"Ti riferisci a Jeannie, vero?"
Annuisce.
"È strana. Non avrei dovuto dirle niente su Tony."
"Jeannie è una ragazza molto intelligente, lo avrebbe scoperto da sola."
"Forse hai ragione. Ma mi manca."
"Lo so. Ma se ti vuole bene tornerà da te, tranquilla."
"Lo spero. È arrivato il pullman. Devo andare. Ciao Connie."
La saluto con la mano.
Poverina.
Si vede che sta male.
"Finalmente ti ho trovata!"
"Perla, stavo aiutando Elisabetta."
"Che ha?"
Forse non glielo dovrei dire.
Elisabetta starebbe male.
Ma io di Perla mi fido tanto.
Decido di spiegarle come stanno le cose.
"Wow... è grave."
"Già."
"E Jeannie come l'ha presa?"
"Non lo hai visto in classe?"
"Dici che ha risposto alla prof per quello?"
"Non so che dirti, ma Elisabetta la conosce da tanto, e mi ha detto che è per questo."
"Non lo so Connie... a me non sembravano arrabbiate. Mica hanno litigato."
"In classe no, ma hanno già discusso ieri."
"Mi dispiace, poverine."
"Anche a me."
"Bhe, guarda il lato positivo."
"Lato positivo? C'è anche il lato positivo?"
"Sì, bhe, più o meno."
"Cioè?"
"A noi non succederà mai."
"Hai ragione."
Le sorrido.
"Che mi dici di Ametista?" Continuo
"Usciamo insieme, ma come amiche. Poi ieri è successa una cosa."
"Cosa?"
"Ero con Ametista, e ho incontrato Bismuth, la sorella di Zaffiro. Lei mi ha dato il suo numero e mi ha chiesto se mi va di uscire con lei un giorno."
"Che bel triangolo."
"Smettila Connie! Lo sai che sei fastidiosa quando fai la cogliona?" Dice Perla arrabbiata.
"Ok... scusami Perla."
Lei sospira.
"Scusa tu, è che tengo tanto ad Ametista, e in questo momento non voglio pensare a nessun'altra cone possibile fidanzata. Scusami se spesso sono suscettibile."
"Fa niente Perla. Io ti capisco."
"Per questo sei la migliore Connie."
"Troppa dolcezza. Non sei Perla."
Lei ride.
Rubino Pov.
Sono arrivata a casa.
Ogni volta ci impiego una vita.
Invidio tanto Zaffiro.
Nonappena penso a lei mi viene da sorridere.
È così cute.
Ormai è la mia migliore amica.
Non le dirò che mi piace per un po'.
Non voglio rovinare tutto.
I miei genitori non ci sono.
Mi hanno mandato un messaggio poco fa' dicendo che sono andati al supermercato e che tornano tra un po'.
Intanto metto le cose in camera mia.
Non voglio studiare.
Arrivano i miei.
"Rubino, siamo a casa." Dice mio padre.
"Eccomi."
Vado in cucina.
Saluto mio papà.
"La mamma?"
"Sta salendo, mentre salivamo le scale l'hanno chiamata dal lavoro, e si è fermata vicino al portone, dove c'è più campo."
"Capisco."
Inizio a mettere a posto la spesa.
Sono felice della mia vita.
E anche molto soddisfatta.
Finisco di sistemare.
"Eccomi, sono arrivata. Ciao tesoro." Dice mamma, e mi da un bacio sulla guancia.
"Hai fame, cucciola?"
"Sì."
"Ti riscaldo la pasta che abbiamo mangiato prima."
Torno a casa alle due, quindi mamma e papà mangiano prima.
"Giada, tesoro, perché pomeriggio non andiamo tutti e tre a fare una passeggiata?" Dice papà alla mamma.
"Scusa papà, ma oggi esco con una mia amica."
"Esci sempre con questa tua 'amica'." Dice la mamma con un sorrisino.
"Lo so, ma siamo diventate migliori amiche, quindi sto sempre con lei."
Mamma ride.
Loro sanno che sono lesbica, e mi supportano.
Anche perché sia mamma che papà sono bisessuali.
Dopo aver mangiato vado in camera.
Devo studiare matematica, la prossima settimana abbiamo la prima verifica.
Di già.
Mi viene da pensare a Jeannie.
Le voglio scrivere per vedere cos'è successo.
'Hey Jeannie, come è andata dalla preside? Posso sapere cos'è successo per esserti comportata così? Sei sempre gentile'
Ametista Pov.
"Smettila Corniola." Dico a mia sorella.
"Dai, prestami quel vestito."
"Lasciami stare."
"Smettetela ragazze." Dice mamma.
"Ok..." diciamo entrambe.
Meglio non far arrabbiare mamma.
È una cosa abbastanza pericolosa.
Oggi esco di nuovo con Perla.
Stavolta però vado a casa sua.
Mi ha invitata lei.
Esco di casa e corro da lei.
Abitiamo abbastanza vicine.
Lei è tipo super ricca.
Infatti vive in una villa.
Arrivo davanti casa sua.
Ha un portone enorme.
Suono il campanello.
Dopo un paio di minuti viene ad aprirmi una donna alta con un sacco di gioielli e un vestito bianco che le arriva fino a terra.
Ah, è pure molto truccata.
"Buongiorno, sto cercando Perla."
"Tu sei Ametista, giusto?"
"Esatto."
"Molto piacere stellina, io sono Bianco, la madre di Perla." Dice e mi porge la mano.
Io gliela stringo.
Ha un sacco di anelli e bracciali.
"Perla è il camera, ti accompagno."
La seguo.
La casa è immensa.
Arriviamo ai piedi di una scala lunghissima.
Saliamo fino in cima.
Una volta arrivata su vedo un'altra rampa di scale.
La saliamo.
Arriviamo alla fine e vedo un'altra rampa di scale.
Ma quante ce ne sono?
Per fortuna non saliamo ancora.
Andiamo in un corridoio.
Sia al lato destro che a quello sinistro ci sono tre porte.
Andiamo davanti alla seconda porta a sinistra.
Bianco bussa e poi apre la porta.
"Questa è la camera di Perla, divertitevi."
"Ciao Perla." Dico e corro verso di lei."
"Ametista!" Sorride.
Mi siedo sul letto e incominciamo a parlare.
Poi bussa qualcuno.
Entra un ragazza alta cone Perla, con due chignon.
Si avvicina noi.
"Ciao. Perla mi aiuteresti mettere le lentini colorate?" Dice.
Ha una voce molto calma, molto simile a quella di Perla.
"Certo, vieni qua."
Lei si mette davanti a Perla.
Solo ora noto che ha un occhio bianco, pallido.
Perla la aiuta e la ragazza esce.
"Scusala, non sopporta gli estranei. Si chiama Rosa, ma tutti la chiamiamo Volleyball, è mia sorella. Mi chiede sempre aiuto con le lentine. Vedi, lei è ceca dall'occhio destro." Dice Perla.
"Mi dispiace."
"Siamo gemelle, lei è nata prima. Sono stata fortunata, perché ho rischiato anche io di nascere ceca. Ma non pensiamo a questo, parliamo di altro."
"Tu e Connie, state sempre insieme. È la tua ragazza?"
"No, siamo buone amiche."
"Sicura?"
"Certo, perché?"
"No, niente."
Perché l'ho chiesto?
Che stupida.
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