Capitolo 6

Zaffiro Pov.

Rubino è appena andata via.

Non pensavo che anche lei fosse lesbica.

Però... no.

Non possiamo stare insieme.

Mia madre non me lo permetterebbe.

Alla fine però non abbiamo parlato di questo argomento, cioè della nostra sessualità.

Forse ne parleremo domani a scuola.

Non ci voglio andare però a scuola.

Il lunedì per me è traumatico.

Esco dalla stanza.

"Hai bisogno di aiuto, mamma?" Le chiedo mentre cucina.

"No tesoro, non preoccuparti." Mi risponde sorridendomi.

"Sei sicura?"

"Certo, vai a riposarti."

Vado in camera mia.

Voglio ascoltare un po' di musica.

Cavolo però, le cuffiette le ho lasciate in cucina oggi.

Devo andare per forza?

Non ho voglia.

Vado verso la cucina sbuffando.

"Mamma, hai visto le mie cuffie?"

"Sono vicino al divano tesoro."

"Grazie mamma."

In quel momento Bismuth entra in casa.

"Ciao mamma, ciao Zaffiro." Dice mia sorella.

"Bismuth, dove sei stata?" Chiede mamma.

"Ad allenarmi a casa di un'amica."

"E hai fatto i tuoi soliti esercizi da maschio? Come ti devo dire che devi essere femminile?" Chiede mamma aggressiva.

Bismuth sta per risponderle, ma io la fermo.

"Bismuth, vieni in camera mia perfavore? Devo parlarti."

La prendo per la mano e corriamo in camera mia.

Chiudo la porta e ci sediamo sul letto.

"Sei molto forte sorellina." Dice sorridendo.

"Bismuth, come faccio a dire alla mamma la verità?"

"Devi avere molto coraggio. Sei sicura di essere pronta?"

"Credo di sì. Prima o poi dovrà saperlo che sono lesbica anch'io."

"Tranquilla Zaffiro, io sarò sempre con te." Dice e subito dopo mi abbraccia.

"Bismuth, vieni subito qua!" Urla mia madre dalla cucina.

Bismuth si alza dal letto e va da lei.

Mamma le ordina di apparecchiare.

"Aspetta Bismuth, ti do una mano io." Le dico.

Mamma ci guarda male tutto il tempo.

Quando finiamo la mamma si avvicina.

"Bismuth, va' in camera tua, io e Zaffiro dobbiamo parlare.

Lei non dice una parola e va via.

"Zaffiro, perché hai aiutato Bismuth? Io avevo dato a lei l'ordine di apparecchiare. Tu passi davvero troppo tempo con lei, è questa cosa non mi piace. Ti può rovinare e attaccarti quella malattia che ha lei per le ragazze. Devi starle più lontano."

Io non dico niente, lei torna a cucinare e io corro in camera mia.

Mi siedo a terra e mi metto a piangere.

Elisabetta Pov.

Mi dispiace mettere Jeannie da parte, ma è davvero per il suo bene.

Devo vedermi con Anthony.

Stiamo solo rafforzando la nostra amicizia, niente di più.

Ma Jeannie non deve sapere la verità.

Ne questo, ne che Tony mi piace da una settimana.

Non la voglio ferire, meglio stare lontana da lei per un po'.

Ma i miei sentimenti per Trevis non sono cambiati.

Penso che mi piacciano entrambi.

Sto andando al laghetto.

Da quando ci siamo incontrati al parco quella volta vuole sempre andare lì.

E a me va bene.

Io arrivo, e lui mi saluta con la mano.

Lo saluto anch'io e vado da lui.

Lui si avvicina e mi abbraccia.

Non me lo aspettavo.

Lo abbraccio anche io.

Mi sento protetta.

Vorrei non finisse mai.

Purtroppo si stacca subito.

"Come stai? Pensi ancora a quella cosa di tuo padre?" Chiede subito lui.

"No, spero solo di non vederlo. Ho paura mi faccia del male."

"Capisco, non preoccuparti. Ogni volta che starai male ricorda che puoi contate su un sacco di persone che ti amano. La tua famiglia, i tuoi amici, Trevis, me, Jeannie..."

Quando fa l'ultimo nome divento subito triste.

Chissà come sta.

Non voglio che soffra, ma se sapesse che in questo momento sono con la sua Crush, soffrirebbe da morire.

Non so se piaccio a Tony, ma se fosse così lei deve saperlo.

Spero solo che non ci rimanga tanto male.
Dall'altra parte della strada vedo proprio Jeannie.

Non deve vederci. Sta guardando proprio nella nostra direzione.

Devo fare qualcosa.

Senza pensare, sul serio, prendo Anthony dalla camicia, lo giro in modo che dia le spalle a Jeannie, e lo bacio.

Lui ha gli occhi chiusi, mentre io di lato vedo se Jeannie è ancora là.

Nonappena va via ci stacchiamo.

Lui mi guarda negli occhi con la bocca mezza aperta.

È tutto rosso.

Forse gli è piaciuto.

"Mi dispiace tantissimo Tony, ma stava passando mio padre ed ero in preda al panico, non sapevo che fare e non volevo farmi vedere." Mento.

"Tranquilla, capisco."

Mi prende per mano e iniziamo a camminare senza dire una parola.

Connie Pov.

Alla fine Perla si è messa a correre così in fretta che mi sono stancata e non sono riuscita prenderla.

La raggiungo piano piano ridendo e facendo respiri profondi per la stanchezza.

È stanca anche lei.

Cerchiamo una panchina libera e ci sediamo.

"Non farlo mai più."  Mi dice ridendo.

Io non riesco a risponderle, sto ancora riprendendo fiato.

Però, che esagerazione.

Pur di non avere un abbraccio si è fatta venire il fiatone.

Lei si alza e va verso il bar lì vicino a prendere qualcosa.

Io prendo il telefono.

Mi metto a guardare tutti i miei contatti.
Lo faccio sempre.

Magari guardandoli mi ricordo di dovergli scrivere qualcosa.

Sono strana, lo so.

Poi vedo il numero di Spinel.

Le dovrei scrivere?

Non so.

E se lo trovasse strano?

Resto qualche minuto a fissare il telefono senza fare nulla.

Torna Perla con una bottiglietta d'acqua e due bicchieri di plastica.

Me ne da uno e mi versa l'acqua.

Bevo tutto il bicchiere in cinque secondi.

"Ci voleva proprio dopo quella corsa infinita." Dico subito dopo aver finito di bere.

"Grazie Perla. Sei gentilissima Perla. Ti ringrazio di aver pensato a me. Ti voglio molto bene ma non ti abbraccerò perché rispetto i tuoi spazi." Dice Perla cercando di imitare la mia voce.

"Lo sai che sei scema?"

"Qualche volta me lo dicono."

Mi metto a ridere.

Poi prendo il telefono.

Ok, mi devo decidere.

Vado sul contatto di Spinel e le scrivo.

'Hey Spinel, so che non ci sopportiamo, ma dato che ora siamo in classe insieme e siamo cresciute dovremmo cercare di andare d'accordo, quindi vorrei provare a essere tua amica.' Scrivo.

"Hey Perla. Sai cosa ho appena fatto?"

"Cosa?"

"Ho chiesto a Spinel di tornare amiche."

Mi guarda male.

"Un giorno capirò che droghe usi." Risponde lei.

Sto per risponderle, ma mi arriva un messaggio.

-Penso che tu abbia perfettamente ragione Connie, dobbiamo finire questa guerra. Ci vediamo domani a scuola- Risponde Spinel.

Mostro il messaggio a Perla facendole la linguaccia.

Lapis Pov.

Sono andata a comprare alcune cose a mia madre.

Tornando a casa vedo Peridot sul marciapiede.

"Hey Lapis."

Non voglio stare vicina a lei.

Mi metto a camminare più velocemente.

Lei accelera il passo, così io mi metto a correre verso casa.

Quando arrivo davanti al palazzo mi fermo un attimo.

Salgo le scale e arrivo al terzo piano.

Sto per mettere le chiavi nella serratura ma qualcosa mi blocca.

Ripenso ad una settimana fa', quando ero qui davanti alla porta e avevo Peridot accanto.

Vorrei fosse qui.

Faccio un respiro e apro la porta.

Do' la busta a mamma e vado in camera.
Vado vicino al computer.

Mentre cammino verso la scrivania guardo il comodino.

Mi siedo alla scrivania e mi fermo.

Mi alzo e torno al comodino.

Ci sono delle cuffie nere.

Io non ho cuffie nere.

Poi ripensandoci, Peridot aveva delle cuffie simili, e le aveva attaccate al cellulare.

Le avrà lasciate la scorsa settimana.

Come ho fatto a non accorgermene?

Le prendo ed esco di casa.

Vado verso casa di Peridot.

Busso e apre lei tutta imbronciata.

Mi vede e le torna il sorriso.

"Lapis! Che ci fai qui?"

"Le cuffie." Le dico semplicemente mostrandole il palmo della mia mano con le cuffie.

"Grazie mille Lapis. Le ho cercate in tutta la casa e pensavo di averle perse." Dice sorridente.

Si avvicina a me per abbracciarmi, ma io mi allontano.

"Chi è, Peridot?" Chiede qualcuno.

"Una mia amica, mamma." Dice Peridot.

Sia avvicina a noi una donna molto alta, come mia madre.

"Ciao, io sono Giallo, la mamma di Peridot. Tu come ti chiami?" Chiede la donna.

"Lapis." Rispondo secca.

"Vieni Lapis, accomodati pure." Dice Giallo.

"No grazie, stavo aiutando mia madre a fare un dolce e devo andare subito a casa."

"Visto Peridot? Queste sono ragazze che aiutano i genitori, non come te che stai sempre attaccata al cellulare." Dice Giallo.

Io saluto e vado via.

Che strana donna.

Come la figlia.

Ametista Pov.

Sono uscita con Jasper.

Come sempre.

Mi sta parlando della sua scuola.

Mi sto annoiando.

"Hey Ametista, guarda la." Dice indicandomi una ragazza.

Lapis.

"Ora vado e le faccio vedere io a quella stronzetta." Dice sorridendo

"Non ci provare Jasper. Resta qui."

"No, è da tanto che non picchio qualcuno."

"E quindi? Non è un problema mio."

La prendo per il braccio e la trascino via.
"Ma che fai? Ci potevamo divertire. Magari potevo insegnarti a fare la ragazza tosta."

"Questo non è essere tosti, è essere maleducati. E io non ho intenzione di fare del male a nessuno."

Ci mettiamo a litigare mentre camminiamo.

Andiamo vicino un bar e vedo uscire Perla.
Rimando incantata a guardarla.

È bellissima.

"Ametista? Mi stai ascoltando?" Chiede Jasper nervosa.

"In realtà no." Dico diretta e seguendo Perla.

Va a sedersi ad una panchina.

Accanto a lei c'è Connie.

Non mi piace quella ragazza, sta troppo tempo con Perla.

"Hey, è quella la tipa di cui parli sempre?" Chiede Jasper.

"Sì"

"Niente male. Davvero niente male. Te la sei scelta bene."

Io rimando a fissarla.

"E quella accanto chi è? La sua ragazza?"

"Si chiama Connie, e non è la sua ragazza, almeno credo."

Stanno sempre insieme, non so che pensare.

Comunque io e Perla spesso usciamo insieme.

Ci stiamo conoscendo e siamo diventate amiche.

È simpatica, bella, insomma, è perfetta.
La amo da impazzire.

"Non te la lasciar scappare. È davvero carina." Dice Jasper.

Io le sorrido e mi rigiro a guardare Perla.

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