Capitolo 3

Spinel Pov.

Sono nel letto a piangere.

Non ho amici, sono depressa, e mi chiedo anche se mia madre mi voglia bene, anche se ne dubito. Lei è un po' particolare.

Mia mamma aveva un fidanzato, e successivamente con quest'uomo ha avuto un figlio, poi è andata via quando il bambino non aveva ancora un mese. Ha incontrato mio padre, e poi sono nata io. Mio padre però è morto quando avevo poco più di un anno, quindi di lui ricordo poco.

Questo è tutto ciò che so della sua vita

Da bambina ero tranquilla e avevo tanti amici, ero anche molto brava a scuola, ho addirittura fatto la primina, ho iniziato la scuola a cinque anni, dato che ero brava.

Ma poi sono cambiata. Ho iniziato a comportarmi male con le persone, e mi sono ritrovata senza amici, e ora nessuno mi vuole più.

"Spinel, basta piangere, che ne dici se vieni giù e mi aiuti a cucinare?" Mi dice la mamma.

Ecco a volte è molto buona, gentile, carina, altre mi urla in faccia e mi tratta male, ma è perché è molto stressata, lei mi vuole bene.

Poi quando abbiamo scoperto che sono depressa è diventata ancora più apprensiva, anche se mi tratta male lo stesso, qualche volta.

"Va bene mamma." Le rispondo.

"Vieni Spinel, facciamo in pancake insieme." Mi dice nonappena scendo le scale.

Vado accanto alla mamma e mi alzo in punta di piedi per darle un bacio sulla guancia.

Adoro i pancake, e adoro la mia mamma.

Poi ripenso a Connie.

Io e lei ci conosciamo dalle medie, e non ci siamo mai state simpatiche.

Vorrei poter essere sua amica, però mi sta un po' antipatica.

Forse è meglio lasciarla stare.

Elisabetta Pov.

Non riesco a mangiare.

Continuo a pensare a papà.

Non so cosa pensare su di lui.

Io gli voglio bene, perché è pur sempre mio padre, ma allo stesso tempo lo odio, per averci abbandonato e per essersene fregato di noi.

Molte persone mi prendevano in giro, soprattutto alle medie, dove mi davano della ladra, della figlia di un pazzo, e altre persone che mi vedono per strada mi guardano male.

Poi però penso a Jeannie.

Lei mi ha sempre difesa.

Ogni volta che mi prendevano in giro lei era pronta a difendermi.

Sorrido pensando alla mia amica.

Alzo la testa, e vedo Jeannie mangiare. Lei guarda davanti a lei, nella mia direzione, sorridendomi.

Non so come farei se non avessi Jeannie.

"Mamma io ho finito, vado agli allenamenti di calcio." Dice mio fratello.

"Va bene tesoro, vai." Risponde mamma.

"Salutami Joe." Dice Jeannie.

Joe è il fratello di Jeannie ed è molto amico di mio fratello.

"Perché?" Sento dite da mia sorella.

"Come Rachel?" Le chiedo.

Lei sa essere misteriosa e inquietante, come adesso.

"Perché non hai parlato a papà?" Mi chiede.

"Rachel, io... non potevo... vedi, lui..." Mi blocco.

Sento delle lacrime scivolati lungo la guancia.

"Lui cosa?" Chiede mia sorella.

Non riesco a risponderle.

"Lui cosa?" Urla sbattendo le mani sul tavolo.

Io mio spavendo e piango ancora di più.

"Smettila Rachel." Dice mi madre.

"Ma mamma..." Replica.

"Ho detto smettila!"

Rachel smette di urlare e io mi asciugo le lacrime.

Poi penso che Jeannie ha appena visto questa scena e non ha detto niente e mi viene un po' da ridere, ma mi trattengo.

Lo so, sono fatta così. Ora sto piangendo e tra un minuto mi vedi ridere.

Rachel però sta ancora aspettando una risposta, e dato che nessuno gliela da si mette a gridare di nuovo, nonappena mamma va in cucina.

"Dimmi subito perché non gli hai parlato. Sei solo un'ingrata, ed è colpa tua!" Grida.

Colpa mia?

Lei è cresciuta senza un padre... e sarebbe colpa mia?

"Colpa mia? Forse non te ne sei accorta, ma in questa storia anche io sono una vittima. Ti ricordo che è anche mio padre, e anche se lui è vivo io mi sento orfana." Le urlo.

"Almeno dimmi perché non gli hai parlato. Tu lo hai avuto per tre anni, io non me lo sono neanche goduto. Sei un'ingrata. Io pagherei per conoscerlo, e tu lo hai accanto e non gli rivolgi neanche la parola?" Dice mia sorella.

"Tu non sai niente di lui, tu non lo conosci, non sai cosa ha fatto e cosa continua fare di negativo. Tu non sai chi è. E fidati, a questo punto sarebbe meglio non avere un padre, che essere figlia di quell'essere." Urlo in lacrime.

Non so neanche se hanno sentito l'ultima parte del mio discorso, le lacrime soffocavano la mia voce.

"Elisabetta, perché ora non ti calmi?" Dice Jeannie.

"Come scusa?" Dico sorpresa.

"Stai un po' esagerando. Calmati."

Non ci credo che anche lei mi dice queste cose.

"Voi non sapete cosa ho passato io. Non potete neanche immaginarlo." Dico alzandomi si scatto dalla sedia.

Ho le lacrime agli occhi e non vedo niente.

In più mentre mi alzavo ho anche sbattuto i pugni sul tavolo.

In lacrime corro fuori a fare una passeggiata, l'unica cosa che mi può calmare, mentre dietro di me sento mamma, Rachel e Jeannie chiamarmi.

Al diavolo.

Quando arrivo vicino ad un laghetto provo a fare dei respiri profondi per calmarmi.

Mi siedo a terra e guardo la natura.

"Hey Eli." Sento dietro di me.

Mi giro e vedo Anthony.

Gli sorrido e lo saluto con la mano.

Credo di arrossire.

Rubino Pov.

-Hey, ti va se andiamo a mangiarci insieme un gelato?- Scrive Zaffiro.

Non ho nulla da fare.

-Ok, tanto sono libera. Dove andiamo?- Le rispondo.

-Hai presente il ciambellone? Li vicino c'è una gelateria, potremmo andarci. Tu che ne pensi?-

-Penso che vada bene. Arrivo.-

Mi alzo dal divano e vado a darmi una sistemata.

Mi guardo allo specchio e mi sistemo i capelli.

Non mi piace molto truccarmi, lo faccio solo nelle occasioni importanti o per la scuola.

Anche se un filo di mascara lo potrei mettere.

Ma si dai.

Finisco e corro all'ingresso.

"Dove stai andando?" Mi chiede mio padre.

"Vado a prendere un gelato con una mia amica." Gli rispondo.

"Ok, divertiti. Avverto tua madre."

"Ok. Ciao papà."

Esco di casa e guardo il telefono.

-Io sto uscendo di casa- Scrive lei.

-Anche io. Ci vediamo dopo- Le scrivo e metto il cellulare in tasca.

Cammino sorridendo.

Poi però mi passa il sorriso.

Mi fermo a pensare.

Che palle però, il ciambellone è vicino la scuola, e Zaffiro abita lì vicino, io devo prendere il pullman.

Sbuffo andando alla fermata.

Più tardi

Finalmente.

Scendo dal pullman e cammino verso la gelateria.

Vedo Zaffiro seduta ad un tavolo che guarda il telefono annoiata.

Subito mi torna il sorriso.

Corro verso di lei.

"Hey Zaffiro" Le urlo da lontano.

Lei mi saluta con la mano sorridendo.

Arrivo da lei e mi siedo.

"Scusa se sono arrivata in ritardo. Mi sono dimenticata di dirti che abito lontano da qui, e non ho neanche pensato di avvertirti per strada."

"Tranquilla non fa niente. Andiamo a prendere il gelato?"

"Sì va bene." Sorrido

Lapis Pov.

"Allora, come vi siete conosciute tu e Lapis?" Chiede mia madre a Peridot.

"Ehm... ci siamo conosciute alle medie e siamo diventate subito molto amiche." Risponde lei

"Oh, davvero? Lapis non mi aveva mai parlato di te. Veramente Lapis non mi racconta mai delle sue amicizie. È molto riservata."

"Sì, infatti." Dice Peridot sorridendo.

"Va bene. Lapis, perché tu e Peridot non andate in camera tua a parlare?"

Non ho voglia di stare con lei, ma devo farlo.

"Va bene mamma. Vieni Peridot."

"Eccomi."

Passiamo per il corridoio e poi arriviamo i camera mia.

Apro la porta e lei rimane a bocca aperta.

"Che bella la tua camera, soprattutto il colore delle pareti. Ti piace il blu?" Domanda lei.

"Abbastanza, è il mio colore preferito. Accomodati pure." Le dico sorridendo.

Perché sono così gentile?

Lei si siede sul letto intrecciando le gambe, e poi da dei colpetti accanto a lei, facendomi capire che vuole che io mi sieda.

Faccio come vuole.

Mi siedo accanto a lei e la fisso.

Lei si guarda intorno.

"Allora, come mai la tua stanza è molto grande?"

"Quando abbiamo comprato la nuova casa questa estate ho scelto la stanza più grande come camera mia." Rispondo.

"E perché?" Chiede.

Sembra una bambina.

"Perché sono claustrofobica." Le rispondo

"E da quando?" Chiede lei curiosa.

"Bhe, da quando tu e Jasper avete iniziato a chiudermi nell'armadietto." Le rispondo arrabbiata.

Si, è la verità, lo hanno fatto.

"Mi dispiace tanto." Dice lei triste.

"Bhe, anche a me. E sai cosa mi sarebbe piaciuto, invece? Che non lo aveste mai fatto." Le dico.

"Mi dispiace di aver fatto la bulla con te. Ma se vuoi ora possiamo diventare amiche." Dice sorridendomi.

"No, non voglio avere nulla a che fare con te."

"E allora perché mi trovo in casa tua e nella tua camera?" Replica lei.

"Perché tu mi hai seguito fino a casa. E poi davanti a mia madre ti sei spacciata per mia amica." Le rispondo offesa.

Non sopporto.

Guardo l'ora.

Per fortuna.

"Andiamo, alzati, devi andare a casa." Dico alzandomi dal letto.

"Perché?" Mi chiede lei incuriosita.

"Perché ho gli allenamenti di baseball. E tu non puoi stare qui."

"Va bene. Però sappi una cosa. Io sono cambiata, e voglio davvero essere tua amica, altrimenti non avrei avuto motivo di seguirti fino a qui per parlarti. Spero che cambi idea. Ciao Lapis." Dice uscendo dalla stanza.

Perché deve fare così male?

Ametista Pov.

"Dai Jasper, impegnati di più!" Le urlo.

"Mi sto impegnando!"

"Uffa, dai vieni qua."

Jasper è la mia migliore amica, anche se a volte fa la stronza.

Sta facendo il suo solito allenamento di boxe.

Lei si avvicina a me, si siede e prende l'acqua.

"Stai migliorando tantissimo." Le dico.

"Lo so." Mi dice con fare altezzoso.

"Hey, sai chi c'è nella mia classe?" Le dico.

"Chi?"

"Lapis, quella che bullizzavi."

"Ah si, quella stronza." Dice ridendo.

"Dai, smettila." Le dico

Non è proprio divertente.

Lei parla sempre male di Lapis.

A me invece sembra simpatica.

Ci devo fare amicizia.

"Quando incontro quel nano del suo amichetto che l'ha difesa lo riempo di pugni." Dice.

"Ah, sì, anche lui è nella mia classe."

"Allora devo fare un salto nella tua classe." Dice

"Non pensarci nemmeno."

Anche Steven sembra simpatico.

"Ma Peridot non la stai più sentendo?" Le chiedo.

"No, Peridot ha iniziato a fare la santarellina."

"Non va bene che tu insulti sempre le persone e le tratti male."

"Oh, scusami mammina." Dice ironica.

"Ma smettila." Dico ridendo.

Decidiamo di andare a fare una passeggiata.

Usciamo e camminando vedo altre mie compagne sedute ad un tavolo di una gelateria.

"Hey Jasper, guarda, loro due sono Rubino e Zaffiro, e sono altre mie compagne di classe." Le dico

"Capisco. Guardale come sono affiatate, secondo me si metteranno insieme."

Ora che le guardo meglio, Jasper ha ragione.

"Già..." Le dico sorridendo.

"E tu? Quando te la trovi una fidanzatina?" Mi chiede.

"Ma chi sei? Mia nonna?" Dico ridendo.

Ride anche lei.

"Bhe, in realtà potrebbe esserci una ragazza." Dico arrossendo.

"Davvero? E chi?" Chiede Jasper curiosa.

"Si chiama Perla, ed è della mia classe." Le dico.

"Ancora nella tua classe? Quante cose succedono in quella scuola?" Dice ridendo.

"Dai scherzo, raccontami di più su questa Perla." Mi dice.

Continuiamo a camminare mentre le parlo di Perla.

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