Capitolo 2

Peridot Pov.

Primo giorno di scuola andato.

Devo ancora parlare a Lapis però.

Sta andando verso la fermata del pullman.

Forse è meglio seguirla.

"Hey Lapis." Dico dopo averla raggiunta.

Lei non mi degna di uno sguardo.

"Lapis!"

"E dai Lapis, rispondimi."

Lei si mette a correre e io la seguo.

Ad un certo punto lei si ferma e sbatto contro il suo zaino cadendo.

Lei si gira arrabbiata.

"La smetti di darmi fastidio? Io non parlo con te!" Mi urla.

"Posso sapere almeno il motivo?" Le dico triste.

"Sai qual'è il motivo." Mi dice malinconica girandosi dall'altra parte.

Voglio parlare con lei.

Non mi lascia scelta.

Prendo il telefono e chiamo mia mamma avvisandola che mangio a casa di una amica.

Andrò con Lapis.

"Eddai Lapis, almeno rispondimi." Dico continuando a seguirla.

Niente.

Vabbè, tanto la seguo.

Arriva un pullman e lei sale.

Salgo anche io.

Faccio il biglietto e vado a sedermi.

Lei mi fissa.

"Puoi anche smettere di segurmi." Mi dice.

Io la ignoro.

Dopo un po' scende e io scendo con lei seguendola.

Entra nel suo condominio e sale le scale.

Arriva davanti ad una porta e suona il campanello.

"Puoi anche andartene ora." Mi dice fissando la porta.

"No." Le rispondo.

"Cosa hai detto?" Mi dice girandosi.

"Ho detto no."

Lei sta per rispondere qualcosa, ma la porta si apre ed esce una donna alta.

"Oh, ben tornata Lapis." Dice la donna

"Ciao mamma." Risponde Lapis.

"E tu sei...?" Dice la donna guardandomi.

Ha una voce meravigliosa.

"Sono Peridot, un'amica di Lapis." Dico e
Lapis mi guarda male.

"Molto piacere Peridot, io sono Blu, la mamma di Lapis. Non mi aveva avvertito che venivi a pranzo. Entra pure."

"Grazie mille Blu."

Sembra molto gentile.

Intanto Lapis mi guarda male.

"Questa me la paghi." Mi dice bisbilgliando.

Io le sorrido.

Connie Pov.

Ho scoperto che quel ragazzo figo del ciambellone è un mio compagno di classe e si chiama Steven.

E che una ragazza che mi sta antipatica, Spinel, è nella mia classe.

Prima era veramente antipatica, ora sembra depressa.

Ma mi sta antipatica comunque.

La vedo uscire.

Oh no.

Sta venendo nella mia direzione.

Vorrei andare via, ma al cancello ci sono troppe persone e non riesco a uscire.

Mi giro provando ad andare più lontano i modo da non incontrarla, ma nonappena mi giro le sbatto addosso e cadiamo.

Seconda figuraccia in cinque ore, è un record.

"Ahia... aspetta... tu?!" Mi dice guardandomi male.

"Potrei dire la stessa cosa." Rispondo.

"Già non sopporto il fatto che siamo nella stessa classe, pensa ora che tra tutte le persone della scuola ho dovuto incontrare proprio te, la sfigata." Dice.

"Senti chi parla." Rispondo a tono.

"Come ti permetti!" Risponde.

Le sto per tirare uno schiaffo, ma arriva Perla.

"Connie, andiamo, o perdiamo il pullman. Oh, ciao Spinel." Dice e ci aiuta a rialzarci.

Spinel non dice niente.

Intanto noi andiamo alla fermata del pullman.

Stiamo parlando della nuova scuola.

Ad un certo punto vediamo dall'altra parte una nostra compagna, mi sembra si chiami Ametista.

Anche lei è solitaria, ma non come Spinel.

Perla si incanta a fissarla e si ferma.

Io mi fermo e torno indietro da lei.

"Hey Perla, come mai ti sei fermata?" Le dico.

Non mi risponde, allora io mi sposto e vedo che sta fissando la ragazza e che arrossisce.

"Oddio Perla!" Le urlo.

"Eh? Che c'è?" Dice lei.

"Ho capito perché ogni volta che ti presento un mio amico non ti piace mai." Dico con gli occhi a stella.

"Cosa?" Dice lei.

"A te piacciono le ragazze!"

"Cosa? Chi? Io? No... le ragazze?" Mi dice con una voce che trema

"Tranquilla Perla, non ti sto giudicando, per me tu rimani sempre la solita Perla." Le dico per rassicurarla.

"Oh Connie." Mi dice in lacrime e mi abbraccia.

È la prima volta che mi abbraccia di sua volontà.

Intanto vedo la ragazza che ci guarda accigliata.

Bene, è gelosa, vuol dire che forse Perla ha una possibilità.

Jeannie Pov.

"Sbrigati Eli, così perdiamo il pullman."

"Non è colpa mia se tu ti sei fermata al ciambellone mezz'ora." Risponde lei.

Non resisto e mi metto a ridere.

Mamma mia quanto la adoro.

Lei per me è mia sorella, e so che per lei è lo stesso.

Non abbiamo mai litigato.

Riusciamo ad arrivare alla fermata proprio quando arriva il pullman.

Saliamo e ci sediamo affannando.

Ci guardiamo negli occhi e scoppiamo a ridere.

Lei smette improvvisamente di ridere guarda verso l'autista e sorride chiamandomi.

"Hey Jeannie."

"Cosa?"

"È appena salito Anthony."

"Oddio." Dico.

Anthony è il ragazzo che mi piace.

È stupendo.

Lui si avvicina e va dietro.

Poi si gira, ci nota e ci saluta.

"Ciao Ely."

"Ciao Tony." Dice lei.

"Ciao Jeannie." Mi sorride.

"Ciao Tony." Gli sorrido anch'io.

Si va a sedere.

Mamma quanto è bello.

Rimango a fissarlo.

Non so per quanto l'ho guardato, so solo che Elisabetta ad un certo punto mi chiama.

"Jeannie muoviti, dobbiamo scendere." Mi dice.

"Sì, eccomi." Dico.

Oggi mangio da lei.

Scendiamo in tempo e camminiamo verso casa sua.

Poi vedo l'ultima persona che avrei voluto vedere.

Oh no.

Prendo Elisabetta per il braccio e la tiro dietro un cespuglio tappandole la bocca con una mano.

Vedo quella persona passare e tiro un sospiro di sollievo.

Non ci ha viste.

Elisabetta arrabbiata leva la mia mano dalla sua bocca.

"Ma che fai?! Sei pazza?" Urla.

"No, è che ho visto una persona..." Dico triste.

Non riesco a dirle chi.

"Chi hai visto?" Mi chiede curiosa.

"Ecco... tuo padre."

Lei spaventata si affaccia dal cespuglio e vede suo padre in lontananza.

Suo padre, Trigon, è un criminale ricercato dalla polizia che ha abbandonato la famiglia quando la sorella di Elisabetta era appena nata, e lei aveva solo tre anni.

Non si è mai preso cura della famiglia, ed è sua madre che deve mantenerli.

Lei scoppia a piangere e io la abbraccio.

Si appoggia la mia spalla piangendo.

Non riesco a vederla così.

Ogni volta che si parla di suo padre sta male.

Gli manca davvero molto.

Nonappena si calma un po', continuiamo a camminare verso casa sua.

Non ci scambiamo una parola, lei guarda a terra triste.

Mi dispiace per lei.

Odio vederla così.

Arriviamo davanti casa sua e ci apre sua madre.

"Ciao ragazze." Dice.

"Ciao Angela." Rispondo io.

"Ciao mamma." Dice Eli triste.

"Oddio amore, cosa è successo?" Dice sua madre preoccupata.

"Niente... è che ho visto papà." Dice con una lacrima che le scende.

Angela la abbraccia.

"Mi dispiace amore mio." Le dice accarezzandole la testa.

Angela è molto affettuosa con i suoi figli.

Trigon è molto pericoloso, una volta stava per picchiare Jhon, il fratello di Elisabetta, solo perché lo ha incontrato in strada.

Andiamo... il suo stesso figlio!

Penso che si droghi anche.

Mi dispiace per Elisabetta, ma suo padre è un pazzo.

"Gli hai parlato?" Chiede Rachel, la sorella più piccola di Elisabetta.

Noi la chiamiamo Corvina.

"No Rachel." Dice lei.

"Dopo giochiamo?"Chiede la piccolina a entrambe.

"Certo." Le rispondiamo.

"Ora andiamo a tavola." Dice Angela.

Zaffiro Pov.

Rubino mi fa morire.

Ci siamo scambiate i numeri e da quando sono arrivata a casa non faccio altro che scriverle.

Abbiamo già fatto amicizia.

"Hey Zaffiro, sei sempre chiusa qui dentro, esci un po'." Dice mia sorella entrando in camera mia bruscamente.

"Bismuth! Perché non bussi?" Le urlo.

A volte è così maleducata.

"Sto andando in palestra, vieni con me?" Dice.

"No grazie."

"Perché? Che stai facendo?"

"Sto scrivendo ad una mia amica."

"Oh certo... un'amica... ovvio." Dice lei con una faccia maliziosa.

"Eddai Bismuth." Dico ridendo.

Lei si siede sul mio letto.

"Dai, raccontami un po'."

"Cosa?" Rispondo.

"Com'è andata questa giornata a scuola, che avete fatto, come hai conosciuto questa ragazza... robe così."

Inizio a raccontarle tutto, soprattutto su Rubino.

"Wow, si vede che sei innamorata." Mi dice.

"Dai smettila, non è vero." Rido.

"Sì che è vero."

"No ti ho detto."

Inizia a farmi il solletico.

Riesco a fermarla.

Io e lei ci vogliamo un bene dell'anima.

"A proposito, sai chi c'è nella mia classe?" Le dico

"Chi?" Chiede lei curiosità.

"Perla." Le dico

"Oddio, davvero?" Dice lei con un sorriso da trentadue denti.

"Sì."

Perla è la ragazza che piace a mia sorella.

Siamo entrambe lesbiche e nostra madre è omofoba.

Che fortuna.

Bismuth ha 16 anni, e quando aveva la mia età ha capito di essere lesbica.

Sapevamo che nostra madre fosse omofoba, ma ha voluto comunque dirglielo.

Mia madre non l'ha presa bene, e mio padre si è arrabbiato con lei, con mamma intendo.

Dopo aver litigato tutta la notte mio padre andò via di casa.

Hanno divorziato e ora lui abita dall'altra parte della città.

Noi stiamo con mamma.

Non ho mai avuto il coraggio di dirle di essere lesbica come ha fatto Bismuth.

La stimo molto per questo.

Vorrei essere come lei.

Da quel momento la mamma non sopporta Bismuth e cerca sempre di farle cambiare idea, come se essere lesbica fosse una cosa che si può cambiare.

Invece per quanto riguarda me, mamma mi adora.

Ogni volta che Bismuth contraddice mamma su qualcosa lei mi guarda e mi dice: 'Menomale che tu sei sana'.

La odio quando dice così, ma non riesco a dirle niente.

Bismuth non se la prende con me quando non le dico niente, sa che ho paura.

Ma un giorno glielo dovrò pur dire.

Spero che quel giorno sia ancora molto lontano.

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