Capitolo 6 - Parte 1
Una settimana più tardi da quando aveva vissuto l'agghiacciante situazione di vedere e sentire il cadavere di una donna uscire dallo specchio della sua camera, Astrid aveva ripreso a vivere con tranquillità. Non aveva più rivisto Viktor, tanto meno aveva sentito parlare di lui.
Alastair, al contrario, aveva chiesto ad ogni singolo individuo che viveva nella cittadina di Wönder se lo avessero mai conosciuto. Il falegname non riusciva a smettere di pensare al fatto che non conoscesse dove un simile soggetto soggiornasse.
Al solo pensiero voleva prendersi a schiaffi.
Nessuno lo conosceva, nessuno lo aveva mai visto, e la cosa iniziava ad essere sospetta.
Per quanto riguardava Bernadette, la ragazza scomparsa, non avevano trovato nulla che riportasse a lei. Era come sparita dalla faccia della terra. I suoi parenti, compresa Gretchen la Grassa, avevano iniziato ad andare così tanto nel panico più totale che avevano coinvolto la maggior parte della quiete cittadina per andare a cercarla, ma i pochi che accettarono di vagare nella foresta maledetta non trovarono nulla se non cadaveri di animali.
All'imbrunire, quando il sole fu calato dietro le montagne innevate, Alastair ritornò a casa dove lo attendeva il padre. Arvid Bergen era un brav'uomo, sempre disponibile per tutti, e non avrebbe mai fatto mancare nulla al suo unico figlio.
«Alastair? Sei tu?» chiamò l'uomo dall'armeria.
Quella mattina, Bjorn Helßin era venuto insieme al figlio Fred per portare il carico di armi nuove e in quel momento Arvid le stava controllando per poi catalogarle nella stanza. Secondo lui, era un modo per rilassarlo.
Alastair varcò la soglia della porta, levandosi dal capo biondo il cappuccio e mugolando.
Era stanco, aveva cercato in lungo e in largo la ragazza, Bernadette, e anche Viktor.
Sembravano solo un frutto della sua immaginazione. Era così frustrato.
«Sistemati e vieni a darmi una mano. Bjorn ha portato più pallottole del solito, e anche un nuovo giocattolo» gli disse il padre, senza guardarlo tanto era indaffarato a pulire l'interno delle canne del fucile.
«Papà...» lo chiamò Alastair. Era l'unico a cui non l'aveva chiesto.
«Sì, figliolo?»
«Tu hai mai sentito parlare di un uomo che si chiama Viktor che vive nella foresta?» gli chiese, e il modo in cui si bloccò all'improvviso rispose alla sua domanda.
Arvid posò il fucile sul ripiano e si girò lentamente verso suo figlio per guardarlo in viso. Era turbato, strano, e molto stanco.
Assomigliava molto a lui, diversi anni prima aveva avuto quello stesso dubbio.
E la storia si ripeteva, perché ora tormentava il suo unico figlio.
Non sentiva nominare "l'uomo nella foresta" da anni, da quando era morta sua moglie...
«Un uomo che vive nella foresta, hai detto? Sai altro?» chiese l'uomo, avvicinandosi alla libreria che aveva nella stanza. Estrasse un libro tra i centinaia che erano presenti.
Alastair si avvicinò a lui e riprese a parlare, sorpreso dal fatto che lui avesse risposto alla sua domanda in un modo quasi affermativo.
«So che non lo conosce nessuno, e che ha guardato Astrid in una maniera strana, quasi fosse...» disse, ma Arvid lo interruppe.
«Stregato?» finì la frase il padre, prima di mostrare la pagina di un libro dove vi era disegnato un uomo dalle fattezze di un lupo che stringe una donna tra le mani mentre tante anime lo circondano.
«Alastair, potrebbe essere un licantropo quest'uomo, secondo te?» chiese porgendo il libro a suo figlio.
Il falegname prese il libro tra le mani e lo chiuse immediatamente non appena vide la figura di un mostro mangiare una donna.
«Papà ma che assurdità è mai questa?» ringhiò Alastair. «Un licantropo? Un mostro mezzo uomo e mezzo lupo? Devi smetterla di bere, ti sta rovinando la ragione» lo riprese lui, appoggiando il libro sul ripiano da lavoro.
Arvid guardò il figlio e si costrinse a contenersi.
«Alastair, i Licantropi esistono. Sono stati loro a...» iniziò a dire, ma si bloccò fissando il vuoto, come se i ricordi si fossero impossessati di nuovo della sua mente.
Alastair lo guardava, sempre più confuso, e cercava di non ammettere a se stesso di provare un po' di inquietudine.
«A fare cosa, papà?» lo invitò il figlio a parlare.
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